17 marzo 2007

Due birre, un amore, ma soprattutto due birre

Apro gli occhi e la vedo seduta nella poltrona accanto alla mia. Indossa una canottiera rossa e degli short, ai piedi le amate infradito comprate insieme su una bancarella ad uno di quei mercatini di rione in una calda giornata estiva. Cerco la sua mano. Lei me la porge ed io la prendo come se fosse un dono delicato, la stringo ma con delicatezza. D’istinto la porto alla bocca e primo del contatto tra le nostre pelli è il suo profumo ad entrarmi dentro. Ad accelerare il mio battito. Il contatto tra le mie labbra ed il dorso della sua mano mi restituisce un’onda di emozioni.
Cerco i suoi occhi., lei distoglie lo sguardo dal libro che sta leggendo e mi fissa, ed è in quel preciso istante che vedo il mare azzurro in cui sono naufragato. Quel mare è lei…
DRIN! DRIN! DRIN!
Apro gli occhi, ma non c’è nessuna lei accanto a me. Sono nel mio letto. La maledetta svegli mi ha trascinato fuori dal sogno per portarmi in questa realtà. Nella realtà in cui lei è lontana e non sa. Non sa quanto è importante e quanto può far male.
Spengo la fredda, insensibile, inopportuna e precisa sveglia e mi alzo.
Solita routine: doccia; colazione; barba e denti; vestito e fuori. Dal lunedì al venerdì sempre uguale. Mi aspetta un’altra giornata popolata dalle mie arpie, alias le mie utenti. Queste si sono accordate per avere la sindrome premestruale a turno, così da non farmi dimenticare quanto questa può essere fastidiosa anche per chi, come me, alla parola ciclo associa delle ruote e a volte qualche ingranaggio.
Arrivato al lavoro sento ancora il profumo del sogno. La giornata passa tra alti e bassi, ma per fortuna è venerdì, il mio sabato del villaggio. Questa sera a cena con gli amici e per un po’ niente lavoro e casini. Ma mentre mi reco al luogo del ritrovo ecco che il sogno torna, e questa volta bussa al mio conscio. Cerco di ritrovare tutte le sensazioni provate nella terra di Orfeo, ma queste giungono deboli ed attutite. Ed ecco che mi ritrovo a scriverle sul quaderno, tra gli appunti del solito noioso corso aziendale e la brutta di un progetto per il lavoro.
È difficile scrivere mentre la metropolitana corre verso il capolinea, vedendo le fermare come ostacoli, da abbattere senza fermarsi troppo per vedere se ci sono resti. Non rinuncio a cercare di fermare sulla carta il sogno e scrivo. La calligrafia risulta incerta, ma la penna scorre, cercando di portare tra le righe del foglio il profumo che mi ha portato la mente più vicina al cuore.
Arrivato al capolinea smetto di scrivere e mi tuffo tra la folla che corre fuori.
La serata trascorre tra ricordi, ottimo cibo e superbe birre distillate in casa.
A fine serata tutti a casa.
La vita torna a scorrere placida, ma ogni tanto torno a pensare al sogno e mi chiedo, come un novello ragazzo della via Gluck, dove sia il treno dei desideri che all’incontrario nei miei pensieri va… magari lei è lì che mi aspetta.
Chi leggerà queste post penserà che il posto migliore per queste parole sia una di quelle riviste che leggono mamme e nonne, dal parrucchiere o quando cercano un po’ di tempo tutto per loro per poter sognare in “un attimo”.
Io le ho scritte per poterle guardare da lontano, cambiando prospettiva, provando a capire cosa ci sia dietro al mio viaggio onirico. Quali paure e quali desideri.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che non siano solo le mamme e le nonne a sognare "per un attimo"....
Peccato che poi si debba tornare alla realtà....e vivere la quotidianità! Maria

Anonimo ha detto...

"...Cada vez que toco un poco fondo,
cada vez que el tiempo vuela,
un recuerdo más que pasajero,
otra ilusión que llega.
cada corazón merece una oportunidad,
y está perdida sola en medio de la ciudad.
soy el que lo piensa por los dos
hasta que sale el sol.

No importa el problema,
no importa la solución.
me quedo con lo poco que queda
entero en el corazón..."

Oh,troppo egocentrico 'sto spazio,come posso dare sfogo a mi arte?

Noi che abbiamo una sensibilità femminile non possiamo rientrare negli stereotipi;è sempre altrove che dobbiamo ricercare la nostra completezza...ed è quella la forza che colpirà chi vorrà stare con noi.Quando ti sentirai vicino ad essa,mantienila e non costruire immagini vuote...a lei basterà.
Ogni donna,anche la più bella e sconvolgente,è fatta di acqua ed anima.

Gabriel

*per chiudere sul pratico,ricorda il poeta:"Nemmeno gli angeli cagano saponette"

Anonimo ha detto...

"...Queste si sono accordate per avere la sindrome premestruale a turno, così da non farmi dimenticare quanto questa può essere fastidiosa anche per chi, come me, alla parola ciclo associa delle ruote e a volte qualche ingranaggio..."

AHAHAAHHAHA CA-PO-LA-VO-RO!