28 agosto 2007

Son tornato…

Ma com’è che il primo giorno di lavoro, dopo le ferie, più che meritate, è così pesante. Io che pensavo ad un rientro tipo scuola, rivedi i compagni, ti racconti delle vacanze, di cosa hai visto e di chi hai incontrato. Cerchi di occupare il tempo in attesa che la campanella suoni, perché anche i professori sono con la testa ancora in ferie, ed invece…uno schiacciasassi mi viene incontro. Lavoro arretrato che nessuno ha fatto, lavoro fatto da altri che mi tocca rifare…ma per fortuna che se chiudo gli occhi vedo ancora il mare, le colline, le spiagge e gli alberi. Treni, pullman, auto e barche. Piatti e risate. Vino e dolci…
Ed il cibo, ah il buon cibo, anch’esso un dolce e saporito ricordo. Mi devo mettere a dieta, altrimenti mi tocca rifare il guardaroba.

10 agosto 2007

SAP = Sono Alle Partenze

CHIUSO PER FERIE....MERITATE
RIAPRIRO' DOPO IL 27 AGOSTO 2007
A TUTTI QUANTI
BUONE VACANZE

08 agosto 2007

E sono di nuovo uno dei tanti

Che brutta sensazione scoprire di non essere poi così importante, di essere uno tra i tanti.
Tu che pensi di avere o di essere qualcosa di più, quel quid che…ed invece.
Si dice che nessuno è insostituibile, e forse la fuori c’è qualcuno che mi somiglia oppure a cui io assomiglio, non proprio uguali ma simili, e forse ce n’è più di uno. Eppure ho sempre pensato di essere nel mio piccolo unico.
Non mi basta essere riconoscibile. Voglio di più.
Non ho mai seguito mode o tendenze, ho cercato di essere sempre me stesso, magari esagerando a volte con l’originalità. Ho scoperto che molti miei amici, prima di conoscermi, pensavano fossi strano forte per il modo di vestire e di fare, ed a volte erano in imbarazzo quando prendevamo la metrò insieme.
E trovare persone, anni dopo l’università, che si ricordano perfettamente di te e tu non ci hai neanche mai scambiato una parola. Non più tardi di due settimane fa, ad una festa in una cascina nelle campagne tra Cremona e Mantova, ho incrociato un ragazzo che si ricordava di me dagli anni del poli, ed io non sapevo neanche chi fosse…mi ricordava a malapena Schumacher.
Penso che dopo le ragazze carine dei corsi, che ahimè erano sempre pochissime, la persona che più dava nell’occhio ero io.
Ma tutto questo non centra. Alla fine questo post è soltanto l’ennesimo sfogo per la mancanza di una persona accanto.
Cerco una donna, ho ancora gusti classici e semplici, per cui non essere: uno degli amici; uno dei colleghi; uno che è in fila con lei alla cassa del supermercato; uno che aspetta alla stessa fermata o con cui lamentarsi degli orari estivi dei pullman; uno che passava di lì in quel momento; uno per capire che si ama ancora l’ex o non lo si ama più; uno che c’è se serve.
Vorrei essere uno, due, tre…centomila…un milione…otto miliardi…dodici triliardi …novantasei fantastiliono… quasi la totalità per lei, ma non tutto e lo stesso sarebbe lei per me, ma forse questa è solo utopia.
Ed ora ci vorrebbe Daniele Silvestri, potrebbe cantare :
http://www.youtube.com/watch?v=xzMzAE3Ik7E

06 agosto 2007

La crisi del 6° Km

Ed ecco un’altra domenica mattina che mi vede trascinarmi, non del tutto sveglio, al parco, sotto un sole che alle 10 è già caldo da disidratarti. Il problema principale è che i miei soci di corsa sono tutti in ferie, ed io sono qui solo. Il che rappresenta un problema sia dal punto di vista della concentrazione per tenere il ritmo adatto, sia dal punto di vista della noia che ti assale. Dovrei correre con le cuffie nelle orecchie, ma preferisco sentire i rumori di fondo del parco.
Non ho fatto neanche 500 Mt. , e sono ancora alla ricerca del passo giusto, quando per fortuna una ragazza mi taglia la strada. Guardo e noto che il suo ritmo è solo leggermente superiore al mio, mi attacco, oltre ad essere un bel vedere.
Per non farle paura o cosa, non mi metto in scia, ma mi tengo leggermente di lato, così che mi possa vedere. Lei non si volta neanche a guardarmi, tira avanti. Due chiacchiere mi avrebbero fatto piacere, ma mi accontento anche di qualcuno che tenga il ritmo e del bel vedere (son sempre fatto di carne, anche se con questo sole si sta seccando).
Dopo poco più di 1 km. lei rallenta decisamente, allora prima mi affianco e poi la supero con l’intento di darle il cambio e farla recuperare un po’. Sento un mantice che si avvicina e mi supera. È lei che ha interpretato il mio gesto come un affronto alla sua superiorità ed alla sua stirpe di giovane guerriera amazzone.
Capito la cosa resto in dietro. La tengo come riferimento, tanto prima o poi cede. Ed infatti in prossimità del km. 3,5 cede. Mi affianco fiero e non la guardo neanche, come Luna Rossa cerco il vento giusto e la supero di slancio. Cavoli mi sento davvero figo. Al ristoro del 4 km mi fermo per rinfrescarmi un attimo e lei ne approfitta per superarmi, ma non mi preoccupo. Andrà in crisi da caldo così se non si rinfresca e reidrata. Ed infatti 700 Mt. dopo è ferma ad una fontanella, volto distrutto. È scoppiata. Io bello e fiero come un dio greco continuo. Peccato che ora senza punti di riferimento e nient’altro vengo colto da mille pensieri che prima ero riuscito a relegare in fondo al cervello. Il 6° Km è quello della crisi, sto percorrendo un tratto senz’ombra, il sole picchia ed asciuga tutte le mie forze. Ho la lingua talmente secca e ruvida che ci si potrebbe accendere un cerino. La mente continua a saltare da un segnale di dolore o di stanchezza che arrivano dalle varie parti del corpo ai pensieri più disparati:lavoro, ferie, amici, chi vincerà il gp oggi,casa, blog, blogger (o meglio ad una blogger in particolare). Sembra di assistere ad un ingorgo stradale. Ci vorrebbe un vigile.
Qui occorre far ricorso a tutte le energie rimaste, vado in modalità risparmio energetico. Piccoli obbiettivi. Arrivare: fino alla prima curva, fino a quel albero, fino a quella panchina e così via. Riesco così a terminare il secondo giro.
Arrivo alla macchina, apro il baule e vai di bibitone (acqua, limone e zucchero alla faccia di tutti i dopati che ci sono in giro).
Ed ora.
Il bibitone inizia a fare effetto, sento il beneficio degli zuccheri nei muscoli, ed il limone ha tolto la sensazione di sete simile a quella di un disperso nel deserto. Le gambe fanno meno male e sembrano meno pesanti, e dire che sino a poco fa sembravano due pezzi di granito. Inizio piano piano…cammino. Vengo superato dai pochi che corrono in questa prima domenica di agosto.
Ok ricomincio. Un passo dietro l’altro.
È arrivato, per fortuna, il vigile a sbloccare l’ingorgo. Peccato che un pensiero cerchi continuamente d’intraversarsi all’incrocio delle mie sinapsi cerebrali e di far saltare i miei ultimi 2 neuroni rimasti. Questa volta sono più forte.
Mi convinco a pensare ad altro, ma a cosa? Ad un bel post. Ma cosa scrivere…va beh potrei scrivere di queste ore che mi vedono impegnato in una fatica inspiegabile. Inspiegabile perché mi domando chi me lo ha fatto fare. Ed ecco che il titolo mi arriva di colpo: La crisi del 6° Km.
Il resto viene da se. Ed eccomi come per magia trasportato al parcheggio dove la macchina riposa all’ombra di un bel albero. Il trofeo di oggi è un’altra dose di bibitone, oltre al pranzo luculliano che mi aspetta a casa.
Ho corso per più di 12 Km., ed anche se il tempo impiegato è osceno sono arrivato sino in fondo, ed è questo quello che conta. Non fermarsi, rallentare, ma andare avanti senza farsi abbattere dalle difficoltà.

01 agosto 2007

Nascosti dietro ad una tastiera

Sono qui in ufficio che aspetto che la solita utente stordita si accorga che è passata l’ora di chiusura e che me ne voglio andare a casa. Ed in tanto spio i miei contatti messanger. A quest’ora la maggior parte ha lasciato l’ufficio, quindi sino a domani saranno presenti solo nel mondo reale. Va beh.
Sono qui ad attendere ed a guardare il telefono che non squilla (ho su le cuffie ed ascolto sigle di cartoni animati, perciò guardo il telefono, che possiede fortunatamente una luce rossa che si accende quando arriva una telefonata).
Mi ritrovo a pensare come sia diverso il modo di dialogare dal vivo o per via telematica. Nel primo caso i filtri, le inibizioni sono molto stringenti, mentre nascosti dietro i tasti di un pc ecco che anche la formica Amilcare riesce a strangolare l’elefante.
A dire il vero avevo sottovalutato la potenza di questi mezzi di contatto. Ho sempre pensato che uno sguardo, un profumo, un suono o un semplice contatto valesse molto di più di uno scambio di lettere digitali che non possiedono il calore di quelle vergate a mano. Non capivo come si potessero passare ore a messaggiarsi via pc o via sms. Ed invece.
Mi sentivo nel giusto come ci si sente quando ci si sbaglia, ed infatti mi sono sbagliato. Anch’io ho giudicato il piatto senza assaggiarlo, ed ora che l’ho assaggiato devo dire che mi piace. Devo stare solo attento a non “ingrassare” ed a “mangiare piano”.
Il problema è proprio qua. Mi ritrovo a massaggiare con più persone e con alcune di queste ad andare troppo veloce.
Troppo veloce nello scrivere. Troppo veloce nell’esprimermi. Troppo veloce nell’inviare. Troppo veloce nello scaricare. Troppo veloce nel rispondere. Troppo veloce nel chiedere.
Tutto questo porta ad una bella indigestione.
Quindi cerco di concentrarmi su altro. Ed il blog è un buon amico. Un amico che chiede poco, che c’è sempre, o quasi, quando lo chiami. Non sei costretto a rispondere alle sue domande. Lui è lì. Eppure anche questa è una forma di comunicazione. Ed anche qui le giornate a passate a controllare il numero di contatti, o i commenti lasciati. Oppure viaggiare sulla cartina per vedere da dove le persone si sono collegate e cercare nei puntini rossi gli amici lontani, ma solo geograficamente. È strano pensare che dietro a quei puntini ci siano persone in carne ed ossa che hanno speso almeno un secondo per venirmi a trovare, magari lasciando un saluto. Ed anche in questo caso, mi trovo al riparo dietro il fortino fatto di pulsanti, con le lettere a fare da vedette. Al sicuro do libero sfogo a tutto il mio ego, al mio egocentrismo, alla mia voglia di esprimermi e di esprimere ciò che si nasconde dietro.
E nascosto su questa barchetta navigo alla scoperta di altre persone, che inizialmente hanno solo una dimensione, poi due e forse un giorno tre.