05 dicembre 2007

Passo 5


I fiori sono piaciuti.
Sono passato il lunedì successivo a pagare il mio debito. Quando sono entrato Claudia mi ha accolto con un bel sorriso. In negozio non c’era nessuno e così ne ho approfittato per invitarla per un aperitivo. Lei mi ha fissato negli occhi per leggere le mie intenzioni, come potrebbe fare il cattivo tenente di polizia con la vittima dell’interrogatorio. Corruga un po’ la fronte ed inclina la testa nella posizione del riflessivo-pensieroso-dubbioso. Comunque la mia faccia da bravo ragazzo, che neanche il più famoso dei Richie Cunningham può eguagliare, ha fatto breccia nella sua linea difensiva. Riesco a strapparle un appuntamento per il giovedì successivo.
I giorni sono passati rapidi, saltando da una riunione ad una presentazione, ad un controllo dei sistemi, ad una nuova funzionalità…insomma immerso nel lavoro come sempre. A dire il vero non come sempre. Questa volta quando distoglievo la mente dalle incombenze lavorative la mia fantasia costruiva la sceneggiatura per il film dell’aperitivo con Claudia.
Arrivato Giovedì, sono passato a prenderla all’uscita del negozio e da lì, con la sua macchina, siamo andati in un bel locale in riva al fiume, nella zona più vivace della città.
Abbiamo iniziato a parlare. Le ho raccontato cosa faccio, che sono in trasferta in quella città, che ho imparato a conoscere negli ultimi mesi. Lei mi parla del suo lavoro, del negozio della zia dove lei fa la commessa. Di quanto le piaccia ballare, muoversi, viaggiare. I soliti discorsi futili che si fanno quando si cerca di conoscere una persona, peccato che siamo interrotti ogni cinque minuti dalla suoneria del suo cellulare. All’inizio di questa serata mi piaceva la canzone della Nannini, ma ora appena sento l’attacco mi innervosisco. Comunque beviamo e spilucchiamo dai vassoi presenti sul bancone. Cerco di mantenere allegra la conversazione, ma il suo cellulare è un bell’ostacolo per i miei tentativi.
Arrivati a fine serata riesco a convincerla a darmi il suo numero telefonico, così che anch’io possa far cantare la Nannini a richiesta, previo promessa che l’avrei accompagnata alla serata danzante organizzata dalla sua scuola di ballo. Peccato che io non sappia ballare, quando inizio a muovermi a ritmo di musica sono così goffo da far sembrare C-3PO, il droide antropomorfo di Star Wars il futuro Michael Jackson.
Comunque è bello poter avere in testa idee diverse dal rancore ed il lavoro.
I giorni sono passati abbastanza velocemente che neanche me ne sono accorto che oggi è il gran giorno. Questa sera si balla.
Con Claudia ci siamo sentiti per sms tutti i giorni. Chi sa se la Gianna nazionale ha perso la voce. Mi sembra di essere tornato adolescente, e come tale sono confuso, ho la salivazione azzerata e le mani mi sudano, sembro un teen ager di trent’anni, portati magnificamente, almeno a mio parere.
Lasciamo stare il tempo perso per prepararsi e decidere i vestiti da indossare. Per cominciare scarpe comode, niente jeans, fanno troppo casual, quindi pantaloni color cachi, camici e maglioncino bianco ghiaccio. Lo studio della mia mise mi è costato una settimana di ripensamenti e prove. Volevo un abito che non facesse il monaco ma il ballerino, e magari anche bravo.
La serata passa in modo piacevole, anche se per la maggior parte del tempo ho fatto da tappezzeria, proprio come quando ero adolescente. Non so perché ma le discoteche e le balere non sono i miei luoghi preferiti. Non si riesce mai a parlare, c’è sempre qualcuno che ti spintona, ti urta. Che fa il prepotente o ti offre paradisi sintetici che si rivelano poi un inferno reale o quelli che bevon troppo ed a ballare è il mondo che lì circonda.
Ho fatto un paio di balli con Claudia, ma lei è ad un livello superiore mentre io credo di essermi fermato a qualche film in bianco e nero di Fred Astaire.
Ho provato una strana sensazione ad abbracciare un’altra ragazza. Erano mesi che il massimo del contatto fisico con l’altro sesso erano al massimo strette di mano e quei finti baci di saluto che ci si scambia ad inizio e fine serata.
Questo contatto umano ha risvegliato in me una certa euforia. Lei è nel suo elemento, o almeno è quello che percepisco. Vedo quella felicità da soddisfazione nei suoi occhi mentre fa le figure con il suo maestro o con qualche compagno di corso, la stessa faccia che s’indossa quando sai di aver fatto bene qualcosa, ed intanto mi domando se esisteranno i secchioni anche ai corsi di ballo.
La sala si divide presto tra bravi in centro, meno bravi a far da contorno e quelli come me che stanno seduti al tavolo a sorseggiare un drink coloratissimo e dolcissimo con tanto di cannucce e pezzi di macedonia appesi ai bordi del bicchiere.
A fine serata lei mi riaccompagna al residence e mi ritrovo in una scena mal costruita, con i personaggi invertiti. Lei al volante ed io passeggero. Ogni tanto la guardo mentre guida, con il suo modo un po’ nervoso di affrontare la strada. Ed ora al momento dei saluti non so. Mi raccomando con lei per farmi uno squillo quando arriverà a casa. Apro la portiera e mi giro per dirle ciao e ho quasi la tentazione di baciarla, ma non credo che sia la cosa giusta e poi mi manca un po’ di quell’incoscienza che permette di realizzare azioni eroiche. Quindi ci scambiamo i tre bacetti, e sì perché devono essere un numero dispari, e la saluto. Scendo dalla macchine e la guardo partire. Ho ancora il sapore dolce della serata dentro di me e vorrei che questa sensazione potesse durare allungo.
Vado a dormire.

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