24 maggio 2007

Restituir il mal tolto

Ieri sera si è giocata la finale di Champions League tra Milan e Liverpool.
Dopo una cena frugale, come per la finale dei Mondiali della scorsa estate, ho preferito guardare solitario la partita in camera mia.

Non riesco a condividere questi momenti, li sento troppo. Ecco, in queste situazioni divento molto introverso e scontroso. Preferisco gioire e sacramentare in privato. Il mio non è egoismo o egocentrismo, soltanto penso che ostentare la propria gioia o la propria tristezza non è sempre una bella cosa. Mi sembra a volte di essere maleducato nei confronti di chi non condivide i miei stati d’animo. Riesco a sentirmi imbarazzato per una gioia, o un dolore, provocata da una cosa così futile come una partita di pallone.
Finita l’euforia e gli sfottò con i cugini, ed i parenti più lontani; finite le interviste e le immagini del cammino che ha portato il Milan a questo appuntamento ed ad altri più o meno felici; finiti i collegamenti dalle piazze e vie invase dai tifosi festanti o piangenti; finito il mio viaggio tra i sogni accompagnato da Morfeo;ecco che mi viene il nervoso perché inizio a sentire i commenti più assurdi del giorno dopo.

Mi è capitato di dover discutere con una persona che dispensava le sue idee, come “Gesù nel tempio” (citazione per amanti di De Andrè). Additava i tifosi pontificando che fosse facile stare dalla parte del più forte, tifare i più forti ed i più potenti. Identificava il Milan con Berlusconi, e non condividendo le idee ed i modi di fare del Cavalier Silvio sputava su tutto e tutti. Faceva come si suol dire di tutta l’erba un fascio, e forse in questo caso il vecchio motto calza a pennello come il collant sulla telecamera.
A darmi fastidio non erano tanto le parole dette, quanto il fatto che questa è un’altra cosa che rischio mi venga sottratta, portata via.

Chiariamo subito che la mia fede calcistica prescinde da chi sia il presidente della squadra, il suo allenatore, dalle sue vittorie, dalla posizione in classifica e dai suoi giocatori. Queste sono cosa che passano e cambiano, passano come la gioventù o l’acqua nel greto del fiume, e cambiano come le convinzioni politiche o le mode. È un tutto scorre che fa molto “RAPA NUI” (gaffe storica dei giorni che furono e che in molti avranno sentito raccontare nelle serate di commemorazione).
La fede calcistica è una delle poche cose che non passa, che non cambia, se è sincera.
Mi dà fastidio non poter tifare il Milan senza essere associato a Berlusconi, non poter esultare gridando “Forza Italia”, non poter indossare il bandana, non poter dire “mi consenta” o dare del “coglione” a qualcuno senza essere associato al capo dell’opposizione di governo.

Mi spiace ma continuerò a tifar Milan; continuerò a gridare Forza Italia quando i miei connazionali, più o meno, rappresenteranno il Bel Paese in qualche evento sportivo e culturale; continuerò ad indossare i miei bandana multicolore per riparare il mio capo (quello a cui sono attaccate le mie orecchie e difeso dal freddo da quattro capelli che non vogliono arrendersi alla calvizie ); a dire: “mi consenta” a proposito ed anche no; a dare del “coglione” ad uno che è troppo pirla per essere una “testa di cazzo” (scusate la scurrilità).

Per par condicio devo dire che non solo l’uomo di Arcore ha sottratto al popolo modi di dire e fare, ma anche la coalizione, che ora è al governo, si è appropriata indebitamente di gesti ed idee. Infatti, io continuo a soffiare sui pugni per riscaldarmi le mani quando il freddo rallenta la circolazione del rosso sangue nelle vene, come fa Dalema nei video mandati a più riprese sulle reti Mediaset; a pensare che la quercia e l’ulivo siano dei bellissimi alberi anche se ai più fanno pensare a simboli di partiti; a sventolare la bandiera della pace, contro ogni guerra, che sia giusta o sbagliata (le guerre giuste sono guerre sbagliate chiamate in un altro modo); ad essere più vicino ai no-global che al WTO, globalizzare i diritti e la libertà si, ma non lo sfruttamento dei poveri e degli indifesi; a pensare che il MrDonald (non è un errore, si legge merdonald) faccia schifo.

E se è vero che neanche quaranta ladroni possono derubare un uomo nudo, questo non si può dire per i politici (molto populista quest’ultima frase, fa molto finto non-politico, ma rubar ad un ladro non è reato, o almeo così si diceva una volta).