02 marzo 2008

CI PARLAMM' E NUN C' CAPIMM'

In questo periodo mi è capitato di avere uno scambio di battute con un'amica. Questo scambio di battute forse è anche un po' degenerato, ma non è di questo che voglio scrivere. In questo post vorrei parlare di come sia, a volte, difficile farsi capire dagli altri.

Non so se vi sia mai capitato di dire una cosa, ed avete in mente in maniera ben chiara quello che volete dire, mentre la persona che avete di fronte capisce ben altro. Ammetto che la maggior parte delle volte ciò è dovuto al fatto che dò per scontato un sacco di cose, quello che sembra evidente a me, forse non lo è anche per chi ho di fronte. Questo difetto fa di me un pessimo maestro.
Va da se che capita anche a me d'interpretare male ciò che mi viene detto. Questo capita solitamente quando credo,spero, voglio, presumo che le cose siano come le vedo io.
Solitamente, in questi casi, basta parlarsi un po' per chiarire tutto. Quello che si credeva di poter esprimere con poche parole, magari d'effetto, forse richiede un po' più di tempo e di cura. Magari la scelta di parole più semplici anziché di grossi paroloni.

La cosa è più complicata se chi si ha di fronte si è fatta un'idea ben precisa di te, peccato che questa idea sia errata, o non del tutto vera. A volte si scoprono difetti che non si pensava di avere e su cui bisogna lavorare, e questa è una fortuna perché ti permette di conoscerti meglio e di crescere. A volte, però, chi sbaglia è l'interlocutore.
Cerco di spiegarmi con un esempio. Ci sono attori a cui viene attaccata un etichetta. Sex Symbol, caratterista, attore drammatico etc. tanto che gli vengono proposte solo parti di un certo genere, per poi scoprire che questi sono in grado di affrontare anche parti diverse dal cliché appiccicatogli, e di fare molto bene. Così lo spettatore resta sorpreso e gli addetti al lavoro sono costretti a cambiare i propri giudizi. C'è chi è abbastanza umile da cambiare idea e chi è più capoccione e si ferma alla prima impressione. Chi sa chi dei due ha poi ragione.

Una cosa che ho imparato è che la gente cambia, che le opinioni rigide non fanno bene, che le fissazioni delle persone sono più di quanto si pensi.
Avete mai provato a far cambiare opinione a qualcuno?

Solitamente da ragazzi ci si scontra con la classe insegnate, che se ti etichetta male ti costringe a fare il doppio per prendere la metà, sempre se non ti si accusi di aver barato. Crescendo viene il turno dei genitori degli amici e delle amiche, sino ad arrivare al tuo capo.
C'è chi ci ha campato su questo. Chi ha ricevuto l'etichetta di champagne anche se in realtà era poco più di un'acqua brillante e su quello ci ha costruito la carriera, ed ammetto che la mia invidia nei loro confronti a volte è forte.

Quindi quando mi capita di essere etichettato per quello che credo di non essere, ci resto male, soprattutto se questo avviene da parte di persone il cui giudizio mi interessa perché le reputo in qualche modo importanti. In questi casi cerco di riflettere e capire dove ho sbagliato, se è vera “l'accusa” che mi è portata. Se così fosse cerco di migliorare, altrimenti cerco di spiegare le mie ragioni sperando di far cambiare opinione alla persona che ha portato alla riflessione.
Se questo capita con persone di cui ho, io, una pessima opinione, la cosa mi scivola addosso.

Spero di essere stato chiaro, e se non lo fossi stato cercherò di esserlo nel prossimo post da Grillo parlante.



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