28 ottobre 2008

Notte a Torino

Seduto al tavolino della mia camera, ho appena finito di vedere un film ed ascolto musica di un paese lontano che però ricorda molto i suoni delle terre che hanno dato i natali ai miei avi. Forse anche questo è un segno che il mondo non è poi così grande.
Il cielo non promette che pioggia, anche se per ora ha dato tregua al suo pianto, e forse io farei meglio a distendere le mie membra sul giaciglio alle mie spalle, domani sarà una nuova giornata di lavoro. Eh sì, in questo periodo i giorni sono quasi tutti di lavoro, e visto il passato forse è meglio così.
Non so se vi è mai capitato di iniziare a canticchiare una canzoncina e poi continuare, senza farci caso, ad intonarla, anche in situazioni non proprio opportune. Come se una parte della mente avesse disertato per rimanere a casa e non partire per il fronte. A volte, al posto della arte cara ad Euterpe, vi è un pensiero e nei casi romantici una persona.
Facendo un piccolo salto, ma proprio piccolo, anche se mi permette di cambiare visuale, e mi chiedo come nascono le ossessioni. Come mai qualcuno si fissi su qualcosa o qualcuno? Come si diventa fan o collezionisti? E quando si supera il limite che porta alla follia? Oppure in fin dei conti nessuno di noi è normale e tutti abbiamo dei piccoli “tic”.
Ecco ora inizio a filosofeggiare… a quest’ora dovrebbe essere permesso solo se accompagnato dalle risate degli amici, da un po’ di piatti svuotati e di bicchieri ancora a rischio d’inondazione d’acqua di fuoco.
Sarà meglio finire qui.
Buona notte lettore e grazie della compagnia.

25 ottobre 2008

Torino/Bielsko-Biała - 33° puntata


Questa settimana è quasi finita. E già “quasi”, perchè ho iniziato a metter giù questo post mentre sorvoliamo l'Austria, direzione Piemonte.
Qualcuno si chiederà cosa faccio su di un aereo che sta sorvolando le Alpi orientali se lavoro a Torino e risiedo a Milano. Provo a spiegare l'arcano.
Questa settimana è iniziata con la solita colazione a casa mia, prima di incominciare il viaggio che mi porta ogni settimana nella città sabauda. Martedì, colazione in residence a pochi passi dalla Dora ed il parco della Pellerina, e mercoledì in un albergo di una piccola cittadina polacca, Bielsko-Biała.
Proprio così, la trasferta della trasferta, una trasferta al quadrato.
Se ora vi chiedete perchè partire e tornare a Torino è presto detto: la capa, nel senso della manager di progetto ha voluto così.
Gli aerei che abbiamo preso erano così piccoli che ho pensato che il collega più alto potesse incastrarsi nell'ingresso, o che esistono ascensori capaci di trasportare molte più persone. Comunque i voli sono andati bene, ed anche la mia paura dei decolli si è molto attenuata, tanto che al ritorno non ho fatto nessun esercizio di concentrazione. Volevo provare il metodo G.G.Marquez, ma non penso di essere così famoso da potermi presentare ubriaco al check in.
Atterrati e decollati da Katowice, che dista circa un'ora e mezza da Bielsko-Biała, ho potuto vedere una piccola parte del sud della Polonia. La statale che abbiamo percorso mi ricordava molto la A1 nel tratto Milano-Bologna, piatto con nulla oltre a poche case rurali ed alberi a far da cornice. Anche qui i lavori in corso e le relative code si sprecano. Ecco che inizio a misurare tutto con il metro del nazionalismo, confrontando quello che vedo con il bel paese e con quello che mi è stato raccontato.
La zona è famosa per le carni, i funghi e le zuppe, oltre ai pierogi (si pronuncia come pieroghi), piatto tipico polacco. Ed essendo famosa per questi cibi perchè non provarli, magari accompagnati da un po' di birra e vodka, quest'ultima va bevuta anche solo per aiutare la digestione o sentire di meno il freddo. Tutti i ristoranti che abbiamo visitato, tre, hanno la forma tipica delle baite, ed in una c'erano anche pelli e corna di animali appesi al muro e sparsi per il locale.
Non dimentichiamo che qui ci sono molte fabbriche italiane, ed in una di queste passo la maggior parte del tempo. Innanzi tutto la fabbrica è cosi grande che per spostarsi al suo interno è consigliabile l'utilizzo di un mezzo o di scarpe comode. Gli uffici sono spesso ricavati da grandi stanzoni ed hanno quel non so che di ospedale per matti, con colori tenui e rilassanti e pareti scrostate. A causa della concentrazione di molte attività in pochi giorni, gli orari si sono sempre allungati e quindi non c'è stata occasione per fare una visita al centro della città, che era anche conosciuta come “Piccola Vienna”. Non ci facciamo comunque mancare la serata godereccia, e l'ultima sera, messi a letto i capi fuggiamo alla ricerca di un po' di vita vera. Qui dopo le 11 le vie sono deserte ed i posti aperti sono pochissimi, così finiamo in una discoteca situata in un centro commerciale a ridosso del centro. Si la discoteca è al primo piano di un centro commerciale fatto di negozi e supermercato, con insegna regolamentare. Alcuni pavoneggiavano che in meno di mezz'ora avrebbero avuto mille donne a corteggiarli, ma non è successo. Si sono riviste le solite scene di queste serate, con l'unica differenza della scenografia e delle comparse che parlavano un altro idioma, ed un risparmio sul consumo dell'alcol visto il basso costo dei cocktail.
I ragazzi sembravano tutti naziskin palestrati e le ragazze avevano una bellezza algida, ma tutti sembravano ballare come se stessero facendo un provino per fare la letterina. Lo spazio infatti non manca e tutti possono dare sfogo al loro modo di interpretare la musica, a differenza delle serate danzanti nazionali che ricordavano di più lo spostamento tra una fermata e l'altra della metropolitana nell'ora di punta. Un'altra differenza è che qui si può ancora fumare nei locali, discoteca compresa, e se ci mettete anche il fatto che il gestore si divertiva ad esagerare con il fumo artificiale creando veri e propri banchi di nebbia, potete immaginare l'odore dei vestiti ed ilbruciore degli occhi.
Come al solito, alla fine, ho dovuto riportare a casa questo gruppetto di giovani ubriachi.
Venerdì sveglia presto per poter fare gli ultimi acquisti al centro commerciale che si trova sulla via per l'aeroporto, e se doveste chiedervi cosa è stato acquistato e presto detto: Vodka e sigarette, come si faceva negli anni della guerra fredda, con l'unica variante di una scatola di biscotti per i colleghi rimasti in Italia.
Nella prossima puntata si parlerà di...

18 ottobre 2008

Torino - 32° puntata


Lunedì non ci volevo credere, ed anche martedì ho avuto molti dubbi, ma anche questa settima di trasferta è finita. Ho passato quasi tutto il mio tempo in ufficio. Orari non proprio da ufficio postale, anzi...c'è da preparare le presentazioni per la prossima settimana, e s'inizia a sentire la pressione, tanto che siamo stati richiamati all'ordine per il fatto che il lunedì arriviamo in ufficio in ritardo.
La strigliata l'avrei presa anche bene se: il capo di Torino l'avesse detto direttamente a me e non a quello di Milano che ha inaugurato il martedì con una bella telefonata. Metteteci pure il fatto che comunque non si fa cadere la penna alle 18:00 ma si va avanti ad oltranza, e questa settimana più che mai... insomma ho accusato il colpo. Per fortuna che mi sono tornate alla mente le parole di un paio di amici, che con me hanno condiviso molta strada nel senso letterale della parola. I consigli che mi avevano dato all'inizio della mia avventura di consulente sono ancora validi e, scopro ogni giorno di più, preziosi. Ma non vorrei riempire questo post solo di lamentele o cose. Quindi vediamo di cambiare la rotta di questo barcone.
L'evento sportivo ha visto il vostro eroe scendere in campo e cercare di difendere l'onore della porta, ma questa donava la sua rete come se fosse di un'altra. A nulla sono serviti i mille e più tentativi di difenderne l'onore. Alla fine è risultata essere più gonfia della sorella gemella all'altro capo del verde prato sintetico.
L'evento mondano è stato anticipato a mercoledì ed è arrivato come la manna dal cielo, visto il deserto che regna nel piccolo frigo e nella dispensa della mia piccola residenza. Come la cicala non ho fatto grosse provviste, pensando che ci sarebbe stato tempo, che poi è passato tutto in ufficio e non a frinire tra i fiori. Per mia fortuna l'invito alla cena in camera della collega con altri dieci invitati ha riempito questa mia mancanza, oltre che al mio stomaco. Il grande capo del precedente progetto, con cui ho avuto qualche fraintendimento, si è rivelato buon cuoco, ed i prodotti calabri che hanno arricchito la tavola. La conversazione allegra, anche se un po' troppo legata all'ambito lavorativo, ma in fin dei conti è l'unica cosa che accomuna i commensali.
Giovedì sera, dopo l'ennesima giornata lavorativa fiume, si fa dura mettere in tavola qualcosa per cena. Decido di provare uno dei mille locali che preparano kebab, in zona, ed esco. L'intenzione era di mangiare e tornare a riposare in camera, peccato fosse solo l'intenzione. Mi trovo in questo locale, accolto con gentilezza dal gestore, che in attesa del mio piatto mi offre un bicchiere di thè verde, molto buono. Mi accomodo ad uno dei tavolini liberi e vengo rapito dalle immagini trasmesse dal televisore che ha preso il posto dei suonatori di tempi passati, solo dalle immagini visto che i dialoghi sono in una lingua orientale. Guardo le scene, influenzata dalle commedie occidentali, tanto che ad un certo momento mi è sembrato di vedere addirittura una parodia di Toto.
Finita la mia cena esotica esco. Non ho proprio voglia di tornare in camera e parto per una passeggiata serale, ma dove andare? Idea!!! Torino è o non è la città più esoterica d'Italia, potrei andare in uno di quei tanti luoghi che la credenza vuole abbiano strane energie. Ecco, vado a fare un carico di energia tra Castore e Polluce.
Mentre cammino vedo che questa città piano piano sta cadendo in letargo. Poche le persone in giro. Ci sono i soliti proprietari di cani, obbligati alla solita uscita liberatoria serale, qualche gruppetto che si saluta all'uscita di non so cosa, qualche giovane turista, che apprezza più la libertà dal parentado che l'architettura del luogo.
Arrivo alla mia meta, mentre noto che non sono l'unico ad aver fatto il pensiero del ricarico energetico. Una coppia di fotografi si scambia effusioni e consigli per la messa a fuoco. Io cercando di non farmi notare, un po' furtivamente tipo "non ci credo ma mi adeguo "sfioro il punto energetico.
È ora di tornare a casa. Riparto e noto che alcuni angoli di questa città ormai mi sono famigliari, forse addirittura più di quelli della città dove risiedo.
Nella prossima puntata si parlerà di...

11 ottobre 2008

Torino - 31° puntata


Caro lettore un'altra settimana è stata messa in cascina, una settimana un po' strana.
A questo giro è il collega fighetto che fa le ore tarde in ufficio, io riesco anche a scappare prima per presenziare all'evento sportivo, che mi vede essere convocato nella formazione del senior del mio team, e fare una prestazione che risolleva il mio voto in pagella. Ecco questa potrebbe essere la settimana in cui ho recuperato un po' di punti.
Sul lavoro un carico di responsabilità nuovo, in breve il collega mi ha girato il suo lavoro vendendomelo come un indicazione della fiducia che si ha in me, peccato che ha tralasciato di dire che in realtà era solo un padulo bello e buono. Mi sono così trovato a sistemare casini arretrati, ed a parlare con persone mai viste, cercando di guadagnare la loro fiducia in poco tempo visto che per venerdì mattina dovevo consegnare il lavoro. Metteteci che fatto che i dati da analizzare sono arrivati mercoledì sera, giovedì tra riunioni, pressioni per la consegna e caldo sahariano in ufficio, la testa ha iniziato a girare a vuoto. Alla fine mi sentivo sconfitto. Non funzionava nulla.
Non so se vi è mai capitato di guardare inebetiti e sconfortati il vostro pc senza sapere assolutamente cosa fare, con l'unico neurone che sta chiedendo asilo politico ad un altro organo.
Alla fine non mi resta che spegnere l'oggetto infernale e tornarmene con le pive nel sacco a quella che da qualche giorno chiamo “casa”.
Lì ricevo inviti per festeggiare partenze e folleggiare in discoteca. Non ho neanche la voglia di uscire dalla camera. Riesco a litigare con tutti quelli che sento al telefono, a bruciare il minestrone, a sporcare la cucina in modo assurdo (sembra un murales fatto da uno schizofrenico il muro dell'armadio cucina). Per fortuna che alle telefonate si sostituiscono gli sms di un'amica, che una buona parte del minestrone si è salvata, e quindi la cena è salva, che la cucina si ripulisce, che il dolce l'offre la collega, che le chiacchiere inutili con i colleghi mi fanno pensare ad altro, che mi convinco ad uscire, ma niente discoteca, solo una bevuta e quattro parole in giro per Torino. Come cenerentola prima che sia domani torno a casa, lasciando il gruppo in partenza per le follie del giovedì.
A letto e via.
Venerdì sembra che tutto funzioni. “Qualcuno” aveva dimenticato di avvertirmi che era stata fatta una modifica alla procedura di caricamento dati, motivo per cui non funzionava nulla. Tolta e tutto ha ricominciato a funzionare alla grande. Anche l'interrogazione da parte del capo suprema si risolve con una sufficienza piena ed abbondante.
Il pomeriggio la riunione a Milano va bene, e rivedere qualche volto amico in ufficio migliora ancora il mio umore, che viene attaccato da qualche mail di spamming, ma oggi non è ieri, quindi ciccia per chi l'ha spedita.
Uscito dall'ufficio riscopro anche un po' della mia città, e noto che un luogo mi fa tornare in mente una cosa che non c'entra niente, una voce. La prima volta che l'ho sentita ero lì, ed anche molte delle altre volte che l'ho sentita ero lì. Non vi preoccupate, la voce è reale, non nasce nel mio cervello, ma esce dal mio cellulare dopo aver pigiato una serie di numeri. Proust aveva il profumo delle croissant, io ho: case in stile Liberty, un portone, un numero civico, un paio di negozi ed un semaforo con avvisatore acustico.
La cosa all'inizio mi è suonata un po' strana, ma alla fine ho ricomposto la serie di numeri, ma sfortunatamente questa volta a rispondere è stata la voce ben impostata del messaggio della segreteria. Lascio un messaggio e mi rituffo nelle vie del centro. Cerco di capire quanto questa mia città sia cambiata, come se fosse una persona. Se è cresciuta o invecchiata. Se va ancora di corsa o ha imparato ad avere ritmi più tranquilli. Se tutto è cambiato o è rimasto uguale. Sono un indigeno con lo sguardo a metà tra il turista ed lo zio che ritorna da un lungo viaggio e scruta i suoi nipoti per leggere sui loro volti il tempo che passa.
Alla fine squilla il telefono.
Nella prossima puntata si parlerà di...

04 ottobre 2008

Torino - 30° puntata


Ed incredibilmente sono giunto alla trentesima puntata di questo serial. Una puntata con poche novità e caratterizzata da un bel raffreddore, che ha inciso sulla vita sia in ufficio che fuori.
Comunque ci sono alcune novità. La prima è la mia svolta culturale. Alle serate da autista per colleghi ubriachi ho sostituito serata a musei o cinema. Questo giovedì, mentre i colleghi si stortavano, ma meno perchè non c'era chi li avrebbe riportati a casa, io mi sono recato a vedere una mostra a Torino. Ho provato a proporlo anche a loro, ma ho ottenuto la stessa adesione che avrei avuto invitando un gruppo di mussulmani ortodossi ad una serata birra-wurstel-crauti, e se devo dire la verità anche gli sguardi sembravano quelli di chi avesse sentito una bestialità. Me ne frego, ed anche se il collega continua a ripetere che sono solo chiacchiere e distintivo, e che non andrò mai al museo da solo (ci prova perchè sa che se non lo riporto a casa io, dovrà aumentare la quantità di sangue nell'alcool che gli scorre in corpo). Lo so, non ho ancora cosa sono andato a vedere:
IL CELESTE IMPERO - DALL'ESERCITO DI TERRACOTTA ALLA VIA DELLA SETA.
Il museo dell'Antichità, che accoglie la mostra, si trova in una zona poco visitata di Torino, anche se si trova a due passi dal centro e del quadrilatero romano, tanto che l'ingresso è accanto ai resti dell'anfiteatro romano nelle vicinanze di Porta Palazzo. Il Duomo di questa città, visto dalle scale che portano all'ingresso sembra quasi finto. Se non fosse per le dimensioni si potrebbe dire che è un modellino. Comunque tornando all'avventura culturale, percorro le varie sale del museo seguendo le spiegazioni ed i racconti della guida con un gruppo caratterizzato da un puntino rosso sulle vesti. Anch'io sono stato bollato, e per la prima volta non come campione di “baccagliaggio” o “superbroccolone”, ma con quell'adesivo tondo rosso che indica l'appartenenza al gruppo. Il prezzo del biglietto è totalmente ripagato dalle opere e dall'atmosfera. Quindi chi dovesse trovarsi a passareentro il 16 Novembre 2008 per la città che Pascoli indicò come: “Figlia di tua Figlia: Roma, Madre di tua Madre: l'Italia”, e volesse godersi una bella mostra, io la consiglio.
La vita in ufficio risente dell'avvicinarsi delle date con il puntino rosso, che in questo caso non vuol dire che il marito è meglio che vada a pescare, ma solo che bisogna consegnare una parte del lavoro, ed il capo freme, metteteci anche il fatto che in questo momento alla parola capo associo una Idra a più teste, visto che per ogni argomento ho una figura di riferimento diversa e capirete perchè di questo mio bisogno di scrivere.
Altri eventi degni di nota...eviterei di parlare di quello sportivo, visto che il voto medio della formazione, a fine partita, è lo stesso che meriterebbe qualche nostro politico in educazione civica.
Quello mondano era il compleanno di una collega, ma tra stati influenzali, carichi di lavoro e super scazzo l'evento è durato il tempo di cottura di una tagliata, dove l'unico piacere è arrivato appunto dal cibo, quindi No Comment.
Quello lavorativo è l'annuncio della partenza per la Polonia a fine Ottobre, ma ne parlerò quando la cosa sarà ben definita e via dicendo. Intanto se qualcuno a qualche consiglio per il viaggio, lo ringrazio in anticipo.
Prima di finire questo sproloquio senza capo ne coda di questa settimana, caro lettore vorrei farti una domanda: “Chi è Kunta Kinte?”
Attento che la risposta può darti un riscontro sulla tua età, e non solo. Io l'ho nominato in una discussione con i colleghi, e loro avevano un idea non proprio esatta di chi fosse, frutto di periodi storici diversi in cui siamo cresciuti.
Se volete provare la stessa emozione, come facevano gli Stadioi con i Beatles, chiedete ad una ragazzina della terza media chi è “Costantino”.

Nella prossima puntata si parlerà di...