29 marzo 2008

Torino - 6° puntata


Ed eccoci ad una nuova puntata delle mie emozionanti avventure a Torino.
Questa volta vi vorrei parlare del principio, dell'inizio, dell'alba del giorno...non vi preoccupate, non si tratta di dissertazioni filosofiche, ma solo di colazione.
Il mio albergo a tre stelle, con camere a tre lati, offre una colazione a buffet.
Peccato che molti interpretino male quanto scritto: a buffet non è un errore del tipografo od un modo esotico per dire abbuffatevi.
Io resto fedele alla classica colazione dolce, nel senso che non riesco a mangiare salato appena sveglio, unica eccezione la pizza del single, ma questa è un'altra storia. Quindi cerco di mantenere le sane e buone abitudini. Thè, miele, brioches (la s del plurale per indicare che son 2), acqua e spremuta.
Nella sala predisposta per questo rituale mattutino si vedono persone mangiare le cose più improbabili. C'è chi beve contemporaneamente: caffè macchiato, latte con i cereali e yogurt magro.
Sembra di vedere uno di quei robot usati nelle catene di montaggio. Sorso di caffè, due cucchiaiate di cereali ed una di yogurt. E ricominciamo: un sorso di caffè, due cucchiaiate di cereali ed una di yogurt. Avanti così sino alla fine.
Poi ci sono quelli che seguono strane diete, del tipo mangiano una volta al giorno, a colazione. Questi riescono a fare cinque pasti completi in uno. Caffè, cappuccino, brioches, pane burro marmellata, pane e salame, pane e formaggio, torta, succo di frutta, macedonia, dolce acqua. Giusto perchè bere l'amaro alle 8 del mattino forse è un po' troppo. Questi personaggi di solito si alzano presto, non tanto perchè siano tipi mattinieri quanto più per il terrore di scoprire che è finito qualcosa. Una volta mi è capitato di sentir uno di loro chiedere se era possibile avere due uova. La ragazza al banco del bar si è scusata adducendo che non essendoci il servizio ristorante non servivano piatti caldi. Questo onnivoro del terzo millennio si è intristito e si è gettato sulle fette di torta per combattere la disperazione che lo ha colto alla cattiva novella.
Tra i tavoli si vedono passare architetti provetti, le cui torri di Hanoi alimentari vengono portate dal buffet al tavolo ed infine allo stomaco. Una rappresentazione vivente della piramide alimentare.
Non è però solo il cibo l'attore principale di questa recita. Il co-protagonista è l'abito.
Si trova seduto ai tavoli un arcobaleno di look. C'è chi si comporta come a casa e fa colazione in pigiama e babbucce, chi ha il vestito casual per fare colazione, chi invece non ha paura di sporcarsi giacca e cravatta ed è già in tuta da lavoro. Il massimo mi è successo ieri. Una ragazza si è presentata in sala con la valigia, cappotto e cappello e guardava stupita tutti i commensali non capendo dove avessero messo i propri bagagli e come si potesse uscire, con il freddo che c'era, in pantofole e con quegli strani abiti che i più chiamano pigiami.
La maggiorparte degli astanti è accomunata da un senso ancora di torpore e le chiacchiere sono poche. C'è la moglie che richiama il marito perchè ha preso troppo da mangiare e questo non fa bene alla salute oltre al fatto che così fanno una pessima figura davanti alle altre persone. Anche il manager più impegnato in questi momenti ha il buon cuore di spegnere il cellulare e di non parlare di lavoro. Piccoli scambi di saluto tra i clienti più assidui con i più ardimentosi che si lanciano in uno scambio di battute sulla serata di bagordi appena trascorsa, qualcuno guarda distrattamente la televisione che trasmette il telegiornale mentre altri cercano di trovare i classici altri 5 minuti che la sveglia non gli ha concesso.
Piano piano poi questa popolazione cambia, c'è chi va e chi viene.
E' ora di andare a lavorare, o a cambiarsi, a quell'appuntamento, o semplicemente a vivere.
Nella prossima puntata si parlerà di...

22 marzo 2008

Torino - 5° puntata


Ed anche questa settimana si è conclusa, per fortuna in anticipo. Eh si con giovedì sì è salutati tutti e si è tornati a casa. A questo giro settimana corta.
L'evento mondano è addirittura raddoppiato. Lunedì aperitivo nella camera del residence di una delle mie colleghe, e martedì ennesimo invito ad una cena da parte dei miei colleghi. Incredibile. Ed io che pensavo che solo a Natale la gente si sforzasse di essere più buona. Della prima serata si può dire che nessuno voleva credere che mi fossi arrivato sino a lì a piedi, dandomi poi dell'inconscente quando ho detto che sarei tornato in albergo con i mezzi pubblici, in fin dei conto sono solo 10 fermate di tram. Mi hanno riaccompagnato.
Martedì cena in una trattoria in zona aeroporto. Tavolata piena di persone sconosciute. Una delle tre donne al tavola, l'unica sposata con marito al seguito, mi ha trattato come un bambino e mi ha servito per tutta la serata. Io per non offenderla ho lasciato fare. La cena è stata ottima ed abbondante, tanto che ho passato la notte a cercare di digerirla.
Questi eventi hanno fatto sì che provassi la guida del mio collega anche by night.
Iniziamo col dire che è proprietario di una Golf nera. So che per molti può bastare, ma per i pochi che non hanno afferrato l'allusione, o sono proprietari di una Golf nera, andrò a spiegare.
Ormai ho fatto l'abitudine alla sua guida sportiva, al fatto che si sia adattato allo stile torinese di non rispettare la segnaletica, ma quando inscena false scenette del tipo, oh ma da qui non posso passare? non lo sapevo, sa vengo da fuori, mi fa gentilmente rientrare? ed intanto si butta superando la colonna di auto in coda, o attraversando le quattro linee continue che separano le corsie dell'incrocio, mettendo a repentagli l'auto, ma soprattutto l'integrità fisica del sottoscritto, che ogni volta vede facce arrabbiate lanciare improperi verso questo barbaro della strada.
La cosa più incredibile è che dei due sono io quello con più senso dell'orientamento. Questo spiega come mai al ritorno abbiamo mancato l'uscita dell'autostrada.
La camera dell'albergo è la stessa famigliare che avevo la scorsa settimana, quindi non perderò tempo a descriverla, anche se non ricordo se vi ho detto che c'è una colonna nel suo baricentro.
L'evento sportivo è stato la corsetta serale. Siccome mercoledì era giornata di campionato, ho preferito evitare la zona dello stadio e mi sono lanciato in una zona per me inesplorata. la zona di Nord-Est. sono stato fortunato perché ho trovato un piccolo parco, dove gli indigeni si allenavano. Correre insieme ad altra gente, e non più come un pazzo nelle vie trafficate del rientro, mi ha riscaldato, visto il vento freddo che spirava sulla città. Il rientro, sempre lungo i larghi vialoni che si diramano per tutta la città, per fortuna è avvenuto in un orario in cui il traffico è scarso.
L'evento lavorativo di questa settimana è stato indetto da me. L'ennesima riunione con la speranza di portare un po' di luce nello scantinato, fisico e mentale, dove operano le persone che dovrebbero fornirci i dati. L'incontro è andato molto bene, e tutti sono stati d'accordo sulle soluzioni proposte.
Peccato che rientrati in ufficio, il nuovo file di dati inviatoci facesse più schifo dei precedenti.
Ma la cosa più importante di questa settimana è successa a Milano, dove una mia cara amica ha messo al mondo il suo primo bambino. Quindi approfitto del mezzo di comunicazione per dare il Ben Venuto ad Alessandro.
Nella prossima puntata si parlerà di...

16 marzo 2008

Torino - 4° puntata



Caro lettore, mi trovo a scriver solo ora delle mie avventura a Torino. Ho fortunatamente evitato la grandinata della sera. stessa cosa non si può dire della mia povera auto, che mi ha difeso coraggiosamente cattive intenzioni del tempo. Di questa settimana la prima cosa da dire è che sono tornato al vecchio albergo. Quello con le stanze nel palazzo dove lavoro, solo che questa volta al posto della porno stanza mi hanno dato una stanza per famiglia. Per iniziare sono salito di un piano, i colori non sono più varianti del rosso, ma più tenuemente quelli dell'azzurrino. Mentre cerco l'armadio scopro l'angolo cottura, che ha mi ha buttato nel dubbio che mi fosse stata assegnata la stanza errata. Confortato dalla Gessica di turno mi metto alla ricerca dell'armadio, che scopro nascondersi su uno dei cateti della stanza. Eh sì, anche a questo giro stanza triangolare. L'evento lavorativo della settimana è stata una riunione fiume durata due giorni. La riunione è iniziata con l'incontro con le future utenti. Non voglio sbilanciarmi con commenti su di loro, credo che ci sarà tempo in futuro. Dopo l'incontro tecnico con le utenti è iniziato lo scontro con il CED. Quest'uomo che lavora con un sistema che ricorda i vecchi comodore 64, elui è in totale simbiosi con il suo sistema. A volte si blocca, altre devi aspettare che abbia caricato il programma. L'ufficio dove scorre impetuoso, a volte, l'insieme di argomenti da trattare ricorda molto l'inizio dell'era dei PC. Uno scantinato, male illuminato e stra affollato di pezzi di computer, programmi e carta. In questo torrente abbiamo trovato anche degli scogli a pelo d'acqua che consistono in uno scambio di mail piccate tra il mio capo ed il capo del CED, di cui io e le persone del team eravamo all'oscuro, mettendoci in serio imbarazzo, quando ci è stato chiesto di commentare il contenuto dello scambio di battute. Distrutto mentalmente e fisicamente, in questo caso credo che la carbonara presa a pranzo abbia contribuito largamente, torno in ufficio ad espletare le attività di minuteria della riunione. Tutto questo fa da preludio all'evento mondano della settimana: il compleanno di un collega. Quindi la serata ha inizio con il capo che passa a prendermi per raggiungere il resto del gruppo in un locale famoso per l'happy hour più lungo che abbia mai visto. dalle 18:00 alle 23:00. Lì l'alcool inizia a scorrere e scopro che al tavolo si sono riuniti tre gruppi di tre società diverse di consulenza, e tutte e tre in trasferta. La cosa che mi appare subito evidente è che per ogni gruppo c'è una ragazza appariscente. La cosa diventa più evidente quando ci spostiamo in discoteca e si aggiunge anche il quarto gruppo di consulenti. Anche loro sono corredati da ragazza lasciva. Questo mi fa pensare che sia una strategia aziendale. Tutti i gruppi da tre persone in su hanno al loro interno una vistosa accompagnatrice, del tipo da filmetti v.m.18. Noto poi che ognuna di queste si struscia con il più alto in grado del suo team o degli altri team. In breve la fanno odorare solo ai manager, mentre a noi poveri e semplici consulenti tocca rifarsi con le segretarie in libera uscita. Quando mi ripresento alle tre in albergo scopro che il portiere di notte si è imboscato. mi ci è voluto più di un quarto d'ora per strapparlo dalle braccia di Morfeo per farmi aprire, oltre al consumo del campanello d'ingresso e delle suole delle mie scarpe contro la porta. Sembravo un innamorato folle di gelosia che vuole fare una scenata alla povera Ofelia del momento. Poche ore di sonno e nuovamente in ufficio. Anche se fisicamente sono sveglio, il mio cervello è ancora in fase REM, e quando vengo aggredito da una responsabile alla sicurezza, che ha sbagliato ufficio, per il mancato rispetto della legge 626 sulle norme di disposizione dei cespiti in ufficio, non riesco a fare altro che dire: io non c'entro, sono qui da sole poche settimane. Lei parla ma io ormai mi sono trasformato in una ameba. sono trasparente e potrei diventare urticante se non la smette. Per fortuna sono arrivato alla fine della settimana e non vedo l'ora di essere a casa e dormire. Quasi dimenticavo l'evento sportivo. Mi sono perso in zona Stadio Olimpico. Contrariamente a quanti tu possa pensare, o lettore, sono stato così umile da chiedere indicazioni ad un indigeno, peccato che mi abbia mostrato la strada per andare al delle Alpi, che forse non sai si trova in provincia di Torino, non in città. Diopo dieci minuti abbondanti di corsa il dubbio mi ha attanagliato ed ho chiesto nuovamente, questa volta con più fortuna e sono riuscito anche ad intravedere il tripode olimpico, il buoi a Torino è molto più buio di quello di Milano.
Nella prossima puntata si parlerà di...

15 marzo 2008

Non so se vi è mai capitato


Non so se vi è mai capitato di sentirvi fuori luogo, come quando gli amici ti convincono a seguirli in discoteca, e li scopri che il posto è affollato come la metropolitana all’ora di punta, solo che qui la gente non si lamenta, ma anzi si diverte.

Le f… di legno (come dice il mio collega piemontese) la fanno da sovrane in questo regno, nel senso che la fanno vedere al popolo bue ma poi se non hai un reame alle spella ciccia, poi la musica unz unz mi schifa già alla quarta battuta, neanche fosse un comico di quart’ordine; il volume a palla poi è solo un aggravante, forse usata per non permettere agli astanti di parlare e scoprire che poi non hanno molto da dirsi. Se devo immaginare l'inferno un po' assomiglia a questo posto.
I drink sono da dimenticare, non per dimenticare. Il barista cerca di fare il brillante, ma io vedo solo buio, il buttafuori ti guarda in cagnesco e ti fa entrare solo perché la tua collega gli ha fatto vedere la scollatura da paura, ma non è che lì tra l’incavo dei seni sia finita anche il suo cervello (questo spiegherebbe un sacco di cose), sicuramente una buona parte della bavetta di questo secondino del terzo millennio, che deve controllare chi cerca di entrare anzhchè chi vorrebbe fuggire.

Non lo so, eppure un single impenitente come me e lì che dovrebbe andare a caccia, peccato che mi manchi il fisico del principe azzurro, la ricchezza del re, il senso del ritmo del menestrello, o la battuta pronta del buffone di corte. Ahimè posseggo solo l’invidia di Iago che mi fa rosica’ come il topo nel formaggio.
So di non poter mai appartenere a questa realtà fatta di alcool e strusciatine, di pasticche ed ammiccamenti, di impiegati stressati e segretarie in cerca di evasione: si perché il giovedì, oltre agli gnocchi come diceva un vecchio adagio, è il turno dei colletti bianchi di sudare l'agognato momento di evasione.
Problema non indifferente è poi quello dell'abbigliamento. Devi essere fashion, altrimenti anche se ti metti in mezzo alla pista finisci a fare tappezzeria o, al massimo, la gondola ricordo di Venezia, che negli anni '80 troneggiava come un trofeo sopra i televisori di metà degli italiani, ma che ora è al massimo un pezzo kitsch, da comprare in uno di quei mercatini di ciarpame.

Eppure il fatto che mi senta a disagio non mi dispiace. sarà orgoglio o quello che volete, ma questo disagio mi piace. Sbaglierò, ma il non sentirmi come loro, o meglio come li percepisco io, mi fa sentire bene.

Qualcuno di voi conosce un buon supermercato dove pescare? Il mio laghetto è quasi del tutto prosciugato.

08 marzo 2008

Torino - 3° puntata


Nuova settimana a Torino, e con questa fanno tre, e nuovo albergo. Sì, per questa settimana niente pacchia con i 30 secondi per arrivare in ufficio, o meglio per arrivare alla portineria, perché di solito lì devo perdere almeno dieci minuti per la parte burocratica di accreditamento, e poi per farmi dare un pass da visitatore.
Visto che una delle novità più grandi è proprio l'albergo nuovo iniziamo il resoconto della settimana proprio da qui.

L'albergo si trova a ben 300 metri dall'ingresso del complesso di uffici dove lavoro, quindi ora impiego la bellezza di 2 minuti per arrivare alla portineria, tenendo conto del fatto che devo attraversare uno dei tanti vialoni che corrono dentro la città, in compenso si trova a venti metri dalla mia trattoria preferita.
Arrivato la sera del lunedì il portiere di notte mi registra e mi dice che la camera è al secondo piano. Qui inizia l'avventura. Non c'è ascensore, e non sarebbe un grosso problema se non soffrissi della sindrome del paguro bernardo che si porta dietro la casa, quindi ho una valigia voluminosa. Non mi faccio abbattere da questo piccolo particolare ed imbocco la salita della rampa di scale come un novello Pantani. Al primo giro scopro che esistono anche i mezzi piani, ma questo non mi ferma, continuo la mia salita come uno stambecco alla ricerca dell'erbetta buona. Arrivo un po' provato in cima, la giornata è stata pesante quasi quanto la mia valigia. La mia camera è la prima per fortuna. Entro. Guardo. La prima sensazione è pessima. La stanza ha una strana forma geometrica. Un quadrilatero ubriaco. A prima vista, poi, sembra una camera d'ospedale. I colori sono freddi, la televisione si trova su una mensola a 2 metri d'altezza. Il bagno sembra una cabina armadio, sia per la posizione che per le dimensioni. Per farvi capire quanto è piccolo basti sapere che: per farmi la barba devo sedermi sul bidet, nella cabina doccia non ci sto proprio. Con le spalle tocco le pareti, con il guscio della tartaruga il miscelatore. Neanche la porta pieghevole ci sta, infatti crea un cuneo che s'infila tra le scapole, rendendo ancor più angusto il tutto. Insomma avete presente Pozzetto in Ragazzo di Campagna, ecco io uguale. Sono costretto a lavarmi a quarti, come i boui, prima quelli superiori e poi quelli inferiori.

La mattina del Martedì scopro che l'albergo è pieno di persone che lavorano in cantiere. alle sei iniziano a suonare le sveglie e lo scalpiccio per le scale è accompagnato da maschi saluti (cosa dicono non l'ho capito, so solo che se lo dicono alla maniera dei tifosi allo stadio)
Non credevo di poterlo pensare ma RIVOGLIO LA MAI PORNO STANZA!!!

Il secondo evento è la ricerca di un ristorante dove vedere la partita di Coppa Campioni, il nome Champions League proprio non mi piace. Comunque riesco a trovare il locale che far per me. Pizzeria Ristorante Cozzeria. Si va. Vedo la partita con il collega interista automunito. Arrivati al locale, molto grande e praticamente deserto, sugli schermi vedo una vecchia trasmissione che uno dei nuovi presentatori, che poi tanto nuovo non è, ed una bellezza nordica cercano di riportare in auge. Chiedo al cameriere se fanno vedere la partita, con una faccia così preoccupata e speranzosa che lui cambia subito canale e si sintonizza con lo Stadio San Siro. Lasciamo stare la partita ed il suo risultato. Comunque sullo 0 a 0 ordiniamo il dolce. Poco dopo i pistolotti segnano ed io m'intristisco. Il cameriere vede l'amarezza che provo e mi porta una doppia razione di dolce. Grazie.

Ultima novità è che venerdì devo sostenere la visita medica per il lavoro. Quindi a questo giro settimana corta e giovedì rientro a casa, dove il bagno è molto più confortevole.


Questa settimana ci sono state anche cose positive. Le belle giornate, il cielo limpido, mi hanno permesso di vedere uno spettacolo che a Milano non si può vedere. Mentre attraverso la strada per andare in ufficio, vedo le Alpi imbiancate, a nord, e le colline verdi, a sud. Mi basta solo girare la testa. Qui le montagne sembrano più vicine. Per fortuna vengo a lavoro a piedi altrimenti una fuga in verso quei paesaggi alpestri l'avrei presa seriamente in considerazione.
Il team si amalgama sempre più, ed anche le giornate in ufficio scorrono più velocemente.
Il ritorno in sede poi mi permette di rincontrare colleghi che non vedevo da un po' di tempo e di fare quattro sane chiacchiere. Ho conosciuto i nuovi arrivati.
Una giornata spensierata, come non ne capitavano da tempo.

Nella prossima puntata si parlerà di...


02 marzo 2008

CI PARLAMM' E NUN C' CAPIMM'

In questo periodo mi è capitato di avere uno scambio di battute con un'amica. Questo scambio di battute forse è anche un po' degenerato, ma non è di questo che voglio scrivere. In questo post vorrei parlare di come sia, a volte, difficile farsi capire dagli altri.

Non so se vi sia mai capitato di dire una cosa, ed avete in mente in maniera ben chiara quello che volete dire, mentre la persona che avete di fronte capisce ben altro. Ammetto che la maggior parte delle volte ciò è dovuto al fatto che dò per scontato un sacco di cose, quello che sembra evidente a me, forse non lo è anche per chi ho di fronte. Questo difetto fa di me un pessimo maestro.
Va da se che capita anche a me d'interpretare male ciò che mi viene detto. Questo capita solitamente quando credo,spero, voglio, presumo che le cose siano come le vedo io.
Solitamente, in questi casi, basta parlarsi un po' per chiarire tutto. Quello che si credeva di poter esprimere con poche parole, magari d'effetto, forse richiede un po' più di tempo e di cura. Magari la scelta di parole più semplici anziché di grossi paroloni.

La cosa è più complicata se chi si ha di fronte si è fatta un'idea ben precisa di te, peccato che questa idea sia errata, o non del tutto vera. A volte si scoprono difetti che non si pensava di avere e su cui bisogna lavorare, e questa è una fortuna perché ti permette di conoscerti meglio e di crescere. A volte, però, chi sbaglia è l'interlocutore.
Cerco di spiegarmi con un esempio. Ci sono attori a cui viene attaccata un etichetta. Sex Symbol, caratterista, attore drammatico etc. tanto che gli vengono proposte solo parti di un certo genere, per poi scoprire che questi sono in grado di affrontare anche parti diverse dal cliché appiccicatogli, e di fare molto bene. Così lo spettatore resta sorpreso e gli addetti al lavoro sono costretti a cambiare i propri giudizi. C'è chi è abbastanza umile da cambiare idea e chi è più capoccione e si ferma alla prima impressione. Chi sa chi dei due ha poi ragione.

Una cosa che ho imparato è che la gente cambia, che le opinioni rigide non fanno bene, che le fissazioni delle persone sono più di quanto si pensi.
Avete mai provato a far cambiare opinione a qualcuno?

Solitamente da ragazzi ci si scontra con la classe insegnate, che se ti etichetta male ti costringe a fare il doppio per prendere la metà, sempre se non ti si accusi di aver barato. Crescendo viene il turno dei genitori degli amici e delle amiche, sino ad arrivare al tuo capo.
C'è chi ci ha campato su questo. Chi ha ricevuto l'etichetta di champagne anche se in realtà era poco più di un'acqua brillante e su quello ci ha costruito la carriera, ed ammetto che la mia invidia nei loro confronti a volte è forte.

Quindi quando mi capita di essere etichettato per quello che credo di non essere, ci resto male, soprattutto se questo avviene da parte di persone il cui giudizio mi interessa perché le reputo in qualche modo importanti. In questi casi cerco di riflettere e capire dove ho sbagliato, se è vera “l'accusa” che mi è portata. Se così fosse cerco di migliorare, altrimenti cerco di spiegare le mie ragioni sperando di far cambiare opinione alla persona che ha portato alla riflessione.
Se questo capita con persone di cui ho, io, una pessima opinione, la cosa mi scivola addosso.

Spero di essere stato chiaro, e se non lo fossi stato cercherò di esserlo nel prossimo post da Grillo parlante.



01 marzo 2008

Torino - 2° puntata


Ed ecco che anche la seconda settimana di trasferta a Torino volge al termine.
Questa è stata una settimana un po’ diversa dalla precedente. La prima cosa da dire è che sono entrato ed uscito, dalla FIAT, con Marchionne, peccato che io ero a piedi e lui in elicottero. Mentre io salivo verso i piani alti lui scendeva tra il popolo dei dipendenti. Mentre io scendevo verso la realtà della vita al di fuori dell’ufficio lui risaliva sul suo mezzo palato e prendeva il volo sopra la città che brulicava di auto che sfrecciavano per i grandi vialoni, arterie ormai compromesse di questa ex capitale.

Quasi dimenticavo. questa settimana la mia stanza ricordava una delle costruzioni di mio nipote, scala 100 a 1. Innanzitutto la camera è triangolare, per essere precisi un triangolo rettangolo. ma fosse solo questo, a metà dell'ipotenusa sorgeva una colonna del diametro di un metro. Le poltrone sono rivestite di pelle, quella di una vacca pezzata della pianura padana. Avete presente la mucca Ercolina, simbolo della protesta contro le quote latte? ecco cosi.
A questo giro il bagno era un po' più piccolo, ma con la stessa vasca da bagno Fosbury.

Martedì, mentre la città si preparava al derby di campionato, sono riuscito a correre un po’. Correre in città non è un gran ché. Per fortuna ci sono lunghi e larghi violoni, abbastanza grandi da tener lontano le macchine, anche se non a sufficienza. Per evitare di perdermi, e chi mi conosce sa che non posseggo il senso dell’orientamento visto che mi perdo ancora al Bosco in città, ho preso lo stradone davanti all’albergo e l’ho percorso sino alla fine. Per il ritorno mi sono fatto coraggio e mi sono avventurato per una nuova strada, e lì ho apprezzato il fatto che Torino sia piena di cartine per gli sprovveduti come me. Comunque questo mia capacità di perdermi mi ha permesso di scoprire una trattoria che mi ha fatto rinunciare al proposito di provare un nuovo locale ogni sera. E sì perché uno dei più grandi problemi della vita in trasferta è quello del cibo. Si va per trattorie, ristoranti e pizzerie a mangiar il piatto tipico, o la pizza carica d'ingredienti tanto da sembrare il risultato delle pulizie di primavera della dispensa. Solitamente è difficile mantenere una dieta equilibrata. Cibi carichi di condimenti, poca verdura, zero frutta ed una quantità di zuccheri da far arrossire anche Willy Wonka. Lasciamo perdere gli alcolici, in valigia sono finite due bottiglie di super alcolici, una di San Simone ed una di Zeroundici.

Una delle note dolenti è stata che il collega malaticcio mi ha paccato tutte le sere, mi ha fatto provare la parte più dura della vita lontano da casa, almeno all’inizio. Il mangiare da solo. Seduto al tavolo a farmi compagnia questa settimana ci sono state le immagini di San Remo, solo le immagini perchè l'audio era azzerato per consentire la conversazioni degli avventori, e la lettura di qualche pagina dei libri che il proprietario ha posizionato all'ingresso. Per fortuna che il personale è stato molto gentile, e la conduzione familiare mi ha fatto sentire un po' il profumo di casa.
Per mettere ancora più in difficoltà il mio umore aggiungete che in albergo al posto del canale satellitare di film hanno posizionato quello che trasmette la diretta delle avventure di un gruppo di sconosciuti rinchiusi in una casa. E vai con l’allegria.
Il mio spirito poi è stato messo a dura prova quando, per motivi che non sto a spiegare, ho chiesto un passaggio per tornare a Milano ad un gruppo di colleghi che lavora in un paesino a nord di Torino. Se alla collega, responsabile di quel team, avessi chiesto il c... avrei avuto più possibilità. (Aspetta com'è che non gliel'ho ancora chiesto? Appunto personale: chiedere due fette di c... vicino all'osso alla collega) Comunque sono tornato a Milano, o meglio a Rho, in treno.
Per concludere con le cose negative, venerdì mattina il direttore dell'albergo mi ha detto che non poteva prenotarmi la settimana per la prossima settimana.

Ammetto che ci sono state anche cose positive: la colazione con un gruppo di ragazze dell'est ha allietato il momento del risveglio; il nuovo team in cui lavoro mi piace, ed anche quello che faccio ora è stimolante, tanto che il fatto di finire spesso tardi in ufficio mi pesa poco. Ed in fine il casual friday ha ridotto il mio dilemma nella scelta delle cravatte.
Il nuovo albergo dove alloggerò mi sembra più carino e meno freddo. Il direttore si è dimostrato persona molto gentile e simpatica (il fatto che siamo omonimi vorrà dir qualcosa). Il fatto che un amico, anche con poco preavviso, abbia trovato il tempo per passare a prendermi in stazione mi ha migliorato il rientro.

Nella prossima puntata si parlerà di....