31 maggio 2008

Torino - 15° puntata


Buon giorno caro lettore, questo ennesimo post sulla mia trasferta vuol essere un po' diverso dai precedenti. Voglio cercare di allontanarmi un po' dal solito elenco delle avventure tragicomiche della vita di un consulente a Torino. Per inciso la settimana è stata pesante, molto pesante, e le abbondanti piogge non l'hanno resa più divertente. Comunque volevo provare a parlare solo delle cose belle, ed in particolare di una.

Ieri, quando sono partito da Borgaro Torinese, il tempo sembrava in miglioramento. Il sole dopo tanta fatica era riuscito ad aprirsi un varco tra le nuvole ed a riscaldare un po' a terra, ed anche il mio stato d'animo, ed anche se è stato per poco, quel poco a riacceso qualcosa di buono dentro me. Sensazioni piacevoli, non ben definite, come nuove speranze, non so spiegare bene. Non so se ti è mai capitato di svegliarti e di sentirti bene, quasi felice senza alcun motivo. Ecco una cosa del genere.

In macchina eravamo in tre, ed io seduto dietro non avevo neanche l'obbligo morale di tenere lesto il guidatore o di controllare la strada (per la precisione ci siamo persi, ma questa volta non ho dovuto sfoggiare il mio super potere che tanto mi ha reso famoso, il collega alla guida ha fatto tutto da solo), così che mi sono potuto godere il paesaggio, un po' differente dalla solito. L'arcobaleno che si vedeva in lontananza mi ha fatto favoleggiare di pentoloni pieni di monete d'oro, di gnomi e fate, della spiritualità della natura.

Mentre i campi scorrono velocemente cercavo di vedere la pioggia in maniera diversa, di cambiare punto di vista. Come se tutta quell'acqua servisse a portar via tutto lo stress, il nervosismo, le lunghe ore passate in ufficio, le arrabbiature, tutte le cose grigie, come il mio vestito, per lasciare posto ai colori. Si proprio i colori.

Ecco ora inizio a sragionare e quindi è meglio che mi fermi qui, forse è meglio cantarci su.



Nella prossima puntata si parlerà di...

25 maggio 2008

Torino – 14° puntata bis


Partiamo subito con lo spiegare il perchè del bis.
La prima stesura di questo post era ricca di fiele e delle solite battute acide nei confronti di colleghi ed utenti, una pagina di frustrazioni e rivalse, dove l'unica cosa che emergeva era che i colleghi possono diventare anche amici, ma principalmente sono colleghi, quindi non devo rimanere sorpreso se si comportano in modo poco amichevole a volte, e che gli utenti sono e saranno sempre utenti.
Per cui ho deciso di riscrivere il post, parlando di altro.
Vi racconterò dell'evento sportivo della settimana.
Il vostro blogger preferito, o almeno uno dei primi 10 blogger preferit speroi, è stato chiamato per sostituire un collega nella partita settimanale che si tiene tra i due diversi gruppi di consulenza che ci sono sul progetto che sto seguendo. Convocazione arrivata all'ultimo minuto. La telefonata del mister, il mio collega dalla guida veloce, è stata pressappoco così: “tra 20 minuti fatti trovare giù che si gioca”.
Cavoli erano anni che non giocavo. Comunque mi presento come al solito un po' in anticipo, mentre il mister, come suo solito un po' in ritardo. Anche le nuvole, smettono di rovesciare pioggia con i catini, e si mettono a guardare il ritorno in campo dell'eroe di mille partite giovanili, quando le uniche curve erano quelle dello stadio ed appena c'era un attimo s'improvvisava un match importantissimo, nei corridoi della scuola con palloni fatti di carta e scotch o per la strada con lattine o qualsiasi altra cosa fosse lecito calciare.
La partita inizia con un paio di minuti di ritardo perchè il quinto ritarda, tanto che decidiamo di partire a giocare in quattro. Dall'altra parte sono schierati, la versione robusta di Tarzan Annoni accompagnato dal fratello più grosso, direttamente da scuola di polizia Eugene Tackleberry, Mr Mare&Monti proveniente dall'ultima sfilata in Val d'Aosta, e Casper che appare e scompare dal campo.
La formazione di cui faccio parte vede in campo il sottoscritto, i gemelli del del Cuba Libre e loro cugino Mojto, con l'aggiunta dello straniero PaloAlto. Evitiamo le foto di rito per non impressionare i posteri. E poi non vorrei che si scoprisse che questa marmaglia di giocatori della domenica gioca anche durante la settimana.
Si parte blandi e siamo sull'1 a 1.
Di colpo la partita si accende ed i vostri eroi iniziano a fare sul serio, in breve tempo siamo sul 5 a 1. Io, dopo un rinvio da calcio saponato mi rifugio in porta, dove lo spirito partigiano mi aiuta a difendere la porta dall'avanzata straniera (devo ammettere che i legni della porta mi hanno dato una mano. Probabilmente gli avversari non conoscono bene le regole del gioco e continuano a tirare il pallone contro i sostegni della rete anziché dentro). Ripreso il contatto con il gioco e riconquistata la fiducia dei compagni inizio a giocare ai livelli di una volta. Le poche escursioni in attacco consigliano la squadra a non passarmi la palla oltre la linea di centrocampo perchè tanto non la prendo. Comunque corro e cerco di fare del mio meglio; e quando la squadra cala fisicamente mi carico tutta la retroguardia sulle spalle e difendo il risultato. 14 a 3. Non so come, ma gli altri hanno tutti paura di una cocente rimonta. Io non voglio assistere ad un'altra Istanbul e raddoppio gli sforzi. Rincuorati nel fisico e nell'animo, dopo una serie di grandi salvataggi da parte del sottoscritto, il team ricomincia a girare, tanto che riesco a segnare anch'io dopo una serie di passaggi stretti con uno dei gemelli del Cuba. La partita si conclude con uno schiacciante 18 a 5 quando si spengono le luci in campo. Eh sì qui niente fischi.
Alla fine del match ricevo i complimenti del Mr che mi dice che se voglio il posto del quinto giocatore è mio. Orgoglioso me ne torno in camera a farmi la doccia ed a nascondere i mille dolorino che mi assaliranno appena i muscoli si saranno raffreddati.
Evito di raccontarvi la difficoltà nel non mostrare la faccia sofferente il giorno dopo.
E pensare che lo sport è salutare...Ciao Ciao.
Nella prossima puntata si parlerà di...

17 maggio 2008

Torino 12+1° Puntata


Non so se siate scaramantici, ma io come si suol dire “Non ci credo ma mi adeguo”.

Comunque anche questa settimana è finita, ed a dirla tutto per fortuna. Non credevo che anche il lavoro potesse essere meteoropatico, che potesse essere influenzato dagli strali del tempo, ma mi sto ricredendo. Fino a quando sulla città piemontese che mi ospita c'è stato il sole il lavoro è stato tranquillo, ma appena le prime nuvole si sono affacciate eccomi rifare le ora piccole per caricare dati, sistemare tabelle, aggiustare programmi e preparare riunioni. Ed io che pensavo ad una settimana di vita e giri a zonzo per Torino, mi sono dovuto svegliare eppure avrei voluto continuare a dormire.

Mi sono accorto che sino ad ora non sono entrato molto nel merito del mio lavoro a Torino, o meglio del mio lavoro in generale, questo perchè non mi è facile rispondere alla domanda che lavoro fai. Di solito rispondo consulente informatico o che mi occupo di information technology quando voglio darmi delle aree. E si, perchè tradurre il proprio lavoro in inglese sta diventando un MUST. Dire che lavori in un call center fa precario, ma dire che lavori ad un centralino fa sfigato.

Appena la gente sente la parola informatica: o inorridisce come quando deve settare l'ora sul videoregistratore e si accorge di aver usato le istruzioni per la gabbia dei pappagallini, o inizia a chiederti consigli su programmi per chattare/scaricare filmati e pezzi del pc, senza rendersi conto che il consulente informatico di solito non capisce assolutamente nulla di hardware e sa ben poco di software che non sia quello che usa per lavoro. Di contro, un buon consulente sa dissimulare molto bene la sua ignoranza, tanto che a volte sono tentato di presentarmi come Venditore di piume d'equino (citazione direttamente dagli anni '80), invece di dire che sono un consulente IT e che mi occupo dell'ERP SAP moduli HCM ed FI. A dimenticavo, anche le sigle stanno diventando un MUST.


Ma tornando a noi, un collega mi ha inviato un documento in cui era spiegato, semplicemente, il lavoro che facciamo, ed io lo riporto qui sotto per il vostro diletto:


Sei un consulente informatico? Quindi:

1- Lavori a degli orari bizzarri. (Come le prostitute)

2- Sei pagato per rendere felice il tuo cliente. (Come le prostitute)

3- Il tuo cliente paga tanto, ma è il tuo padrone che intasca. (Come le prostitute)

4- Sei pagato all'ora, ma i tuoi lavori arrivano fino a quando il lavoro è finito. (Come le prostitute)

5- Anche se sei bravo, non sei mai fiero di quello che fai. (Come le prostitute)

6- Sei ricompensato se soddisfi le fantasie del cliente. (Come le prostitute)

7- Ti è difficile avere e mantenere una famiglia. (Come le prostitute)

8- I tuoi amici si allontanano da te e resti solo con gente del tuo tipo. (Come le prostitute)

9- E' il tuo cliente che paga l'hotel e le ore di lavoro. (Come le prostitute)

10- Il tuo padrone ha una gran bella macchina. (Come le prostitute)

11- Quando vai in "missione" da un cliente, arrivi con un gran sorriso. (Come le prostitute)

12- Ma quando il lavoro è finito, sei di cattivo umore. (Come le prostitute)

13- Per valutare le tue capacità ti sottopongono a dei terribili test. (Come le prostitute)

14- Il cliente vuole sempre pagare di meno e tu devi fare delle meraviglie. (Come le prostitute)

15- Quando ti alzi dal letto, ti dici: “Non posso fare questo per tutta la vita!”. (Come le prostitute)

16- Comunque va, te lo prendi sempre in quel posto. (Come le prostitute)

17- Non usi l'auto aziendale. (come le prostitute)

18- Quando hai finito con un cliente cominci con un altro. (Come le prostitute)

Ma non avresti guadagnato di più facendo la prostituta??? E avresti anche saltato anni e anni di sacrifici all'università e a 35 anni andresti in pensione.

Ed ecco che come la settimana anche questo post volge al termine.

Nella prossima puntata si parlerà di...


Post notturno

Perchè scrivere un post a quest'ora di notte.
Forse perchè Morfeo sta suonando la sua dolce musica lontano da qui, forse perchè il buon umore è affogato sotto la pioggia di questa giornata grigia a cavallo tra due prefissi telefonici, tra piccole e grandi città del nord. Vecchie signore che cercano di rifarsi il trucco per nascondere le solite magagne.
Forse volevo solo fotografare questo stato d'animo dolce ed amaro che le parole non riescono ad impressionare.
Forse è solo perchè avevo voglia di scrivere ma poche idee da raccontare.
Scegli tu caro lettore, ma non ti far prendere dalla malinconia del tempo, perchè: che domani piova o no, prima o poi spunterà il sole.


10 maggio 2008

Torino - 12° puntata


Ed eccomi di nuovo davanti alla tastiera ed al monitor del pc a cercare di ricapitolare le cose che sono successe in un'altra settimana di trasferta in quel di Torino.
Tanto per iniziare questa è stata quasi una settimana piena, come on succedeva da tempo tra ponti e festività. Ben quattro giorni e mezzo passati nella città sabauda. Il mezzo che manca è trascorso lottando con la noia ad un vespertino aziendale tenuto in un hotel di Milano.
Ahi, quanto è difficile non sbadigliare quando il capo dei capi attacca a parlare e tu hai dormito solo poche ore...ma andiamo in ordine.

I primi due giorni della settimana trascorrono come sempre. Chini davanti al pc a macinare lavoro e a cercare di sentire ancora il profumo dei giorni trascorsi al lago. Il primo evento che merita di essere raccontato è legato ad un centro commerciale. Martedì si va a fare la spesa. Siamo in due io ed il collega autista. Appena entrati nel centro commerciale, sono uguali in tutta Italia, ci rechiamo al supermercato per fare un po' di scorte. Siccome abbiamo visioni alimentari diverse ci dividiamo e ci diamo appuntamento alle casse. Io, memore dell'esperienza fatta nei supermercati del milanese faccio la mia spesa e vado alle casse a pagare, mettendomi in attesa del mio collega. Davanti a lui c'è una coppia di ragazze, o almeno lo devono essere stata una decina di anni fa, ma a comprare è una sola di loro. La cassiera passa i pochi articoli presi quando la ragazza la blocca. Inizia una breve discussione sul prezzo del tanga... e si lettore, la ragazza impugna un bel tanga nero traslucido e dice che era in offerta, mentre la cassiera risponde qualcosa che non sento, sono troppo rapito da questo tanga che balla senza accompagnatore e dalla faccia imbarazzata dell'amica. Il mio collega, nascosto da occhialoni da sole degni del Billionaire, sogghigna di gusto, come fa quasi tutta la fila che si slunga alle loro spalle. La ragazza a malincuore lascia il prezioso indumento e non curante degli sguardi si allontana scortata dall'amica imbarazzata per entrambe.

Mercoledì è giornata di sfide. Alcuni colleghi hanno organizzato una partita di calcetto. Io declino l'invito per diversi motivi tra cui il principale è che non ho scarpe con cui giocare, e poi i piedi si devono riprendere ancora dalle scarpinate fatte in queste settimane. Faccio quindi da spettatore in compagnia di due colleghe, una bionda ed una bruna tanto che mi fanno pensare alle veline ed io mi sento un po' il Gabibbo della situazione. Comunque guardiamo un po' i colleghi sgambettare dietro al pallone e poi decidiamo che è meglio andare a prendere qualcosa al bar. Questo è il preludio ad una serata fuori al Quadrilatero Romano, zona ricca di locali di Torino.
La serata viene doppiata il giorno seguente quando ricevo una chiamata alle 11 di sera che mi avverte che i miei colleghi mi stanno aspettando per andare a ballare. Accetto volentieri di uscire perchè da quando mi sono trasferito in residence le uscite si sono azzerate e fare vita ufficio casa un po' inizia a pesarmi. Tralascio il racconto della serata e della giungla di persone presenti nel locale. Sarebbero parole già dette.
Il problema nasce venerdì pomeriggio.

Mi sono invitato con il collega a questa riunione aziendale a Milano, il cui organizzatore è la figura più alta in grado a Milano per vari motivi:

primo per essere a Milano presto e poter raggiungere gli amici ad una cena all'ora dell'aperitivo e non del dolce;

secondo per motivi d'immagine aziendale, in certe occasioni bisogna esserci;

terzo motivo per portare alcuni documenti in sede e salutare qualche collega.

La riunione inizia con un pippozzo, come dice il capo, che attacca alla base la parte del mio cervello che si dovrebbe occupare di tenermi sveglio. Combatto con il desiderio di addormentarmi, e le sedie modello invitati non siete graditi mi aiutano. La loro scomodità deve essere stata brevettata.
Non so come, ed a dire il vero non ne sono sicuro, ma arrivo alla fine dell'intervento con gli occhi ancora aperti ed in uno stato di lucidità accettabile. Confido di rilassarmi nella seconda parte della riunione ma il posto libero accanto a me viene occupato dal capo, che cerca di trasmettere in questo modo il concetto che lui è uno di noi. Quindi nuova lotta contro il sonno che questa volta viene aiutata anche dagli argomenti meno noiosi che vengono trattati.
Giungiamo cosi alla fine della riunione che ha sforato come al solito di una buona mezz'ora l'ora di fine. Saluto tutti velocemente e scappo alla ricerca di un po' di vita, di quella che mi sembra ogni tanto rubata dal lavoro, gli impegni e gli altri mille casini in cui vado ad impegolarmi.

Nella prossima puntata si parlerà di...

04 maggio 2008

Torino - 11° puntata


Chi sa se qualche lettore si è preoccupato non vedendo apparire il resoconto della settimana di trasferta.
Preoccupati caro lettore perchè le cose importanti son ben altre...scherzo ovviamente.

In questi giorni passati, dove nuove persone sono state investite di cariche importanti, anche nel mio piccolo mondo lavorativo ci sono state piccole rivoluzioni.
Dopo un mese di frequenti assenze la responsabile del team ha annunciato l'entrata in maternità anticipata. Al giubilo e festa nel alzare i calici, metaforici, della festa si è anche aggiunta, ahimè un po' di preoccupazione per quanto riguarda il lavoro. Perchè ora da tre persone siamo rimaste in due, le meno esperte, e la prima data di consegna è lì che si può toccare.
In questi casi lamentarsi serve a poco. Ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo lavorato ancora più sodo, anche se io avevo dei dubbi sulla capacità di fare ancora di più. Comunque tolti alcuni piccoli errorini dovuti alla stanchezza, beccati dei rimproveri ingiusti con grande savuar fair e mettendo da parte lo Zidane che voleva risolvere la situazione a suo modo, siamo arrivati alla fine.
Quasi impensabile, ma alle 18:00 di mercoledì avevamo quasi finito. Il mio collega, essendo il nuovo team leader doveva solo inviare la mail per la conferma del caricamento dei dati.
Non ci sono stati eventi mondani rilevanti, la settimana è stata davvero breve, ma in compenso sono riuscito a rimettere in campo un altro super potere, che credevo ormai perso: la super GAFFE.

Vado in breve a spiegare cosa è successo: siamo ormai agli ultimi giorni del mese e devo presentare la Nota spese riguardante l'intero mese di Aprile, e siccome si tratta di soldini sono molto sensibile all'argomento, ed essendo miei sono più sensibile di Madre Teresa con i malati.
Compilo la mia bella paginetta nella intranet aziendale, quando scopro che il sistema blocca il caricamento dei dati relativi ai miei ultimi giorni in albergo. Ed adesso cosa faccio? Provo a rintracciare Una delle tre persone che lavorano in amministrazione. Alla prima chiamata, la centralinista, mi dice che non c'è nessuno in ufficio e che probabilmente sono alla macchinetta del caffè. Va bene provo dopo.
Riprovo e ciccia di nuovo.
Ormai mi sto innervosendo. Devo chiudere questa cosa al più presto ed ho ancora da attendere il buon esito dei caricamenti lanciati. Candidamente, al terzo tentativo chiedo alla segretaria se mi può passare la nuova collega, che preciso ho visto solo un paio di volte di sfuggita passando dall'ufficio, che si occupa del controllo delle presenze, non si sa mai che mi possa aiutare. Dall'altra parte del telefono, in un altra regione, sento arrivare un NO sbalordito ed incredulo, un NO da “stai scherzando, VERO?”. Io all'inizio resto ammutolito e non capisco. Quando arriva in mio aiuto la voce del narratore che sembra moltissimo quella della segretaria, oltre a provenire stranamente dala cornetta del telefono che tengo in mano, che mi fa notare che la collega in questione è audiolesa, anche se lei ha usato altre parole.
Io mi scuso, sentendomi mortificato e riprometto di scrivere una mail per chiedere aiuto.

Ecco, ricapitolando il filone dei cinque sensi gaffeur ho:
  • Chiesto l'ora ad un cieco;
  • Mi sono proposto di dare una mano ad un monco;
  • Ho chiesto di parlare al telefono ad un sordo.
Santo Mike da Bongiorno proteggimi tu!!!

Nella prossima puntata si parlerà di...