29 giugno 2008

Torino - 19° puntata



Benvenuti alla lettura della diciannovesima puntata delle avventure di un giovane, si fa per dire, consulente a Torino.
Iniziamo con il dire che questo lunedì era il lunedì dopo i quarti degli europei, che ci hanno visto sconfitti ai rigori da parte della compagine iberica. C'era un caldo che faceva finalmente capire a tutti che era estate. Ed io mi sono svegliato con la netta sensazione che fosse meglio tornare a letto, anche se non c'era nessuna bella ragazza ad attendermi. Avvertiti chi di dovere della mia situazione di salute, passo la giornata da malaticcio a deambulare dal divano al letto e viceversa, con soste che andavano diradandosi con il passare delle ore nella stanza della ceramica.
Martedì, per nemesi mal compresa dal fato, mi tocca fare il viaggio con il mio capo. Un capo che è stato sempre meno presente, e che per questo ringrazio la mia buona stella, visto che mi ripete trecento volte la stessa cosa, e non ha ancora ben capito che se risiedo con i colleghi nello stesso residence, non vuol dire che lavori al loro stesso progetto, ed ogni volta a ricordargli che i progetti sono due, con problemi molto differenti.
Arrivo a Torino, o meglio a Borgaro Torinese, quando il capoluogo di regione si prepara a festeggiare il suo patrono. Vengo subito investito dalle cose da fare, ma nella mia testa c'è solo il pensiero di andare a vedere i fuochi in Piazza Vittorio, modo in cui i torinesi chiamano P.zza V.Veneto. Quindi se vi capita di chiedere indicazione state attenti che a dispetto del popolo dei polentoni, quello della bagna cauda preferisce abbreviare con il nome anziché usare il cognome.
Arrivata finalmente l'ora del rientro passo il tempo del tragitto a convincere il mio collega ad andare in piazza, lui tituba sino all'ultimo ma poi con l'innesto di un'altra collega e per reazione del collega indigeno, formiamo un quartetto che si mischia con la folla che, partendo da Piazza Castello si dirige lungo via Po in Piazza Vittorio. La via è molto lunga e ricca di portici ai suoi lati, la classica via dello struscio, con in fondo i locali dove far vita notturna.
Mentre percorriamo in compagnia di migliaia di persone questa arteria cittadina, rivivo le sensazioni delle manifestazione scolastiche, dove ci si trovava in piazza e si cominciava a marciare per la città cantando e protestando, in compagnia di amici e compagni di scuola. In fondo alla fiumana di persone c'è la piazza che risulta invisibile visto che è leggermente in pendenza, ma che così permette di vedere la chiesa della Grande Madre di Dio, che sorge dall'altra parte del Po, ai piedi della Collina Torinese e del Monte dei Cappuccini.
Riusciamo a malapena a giungere al bordo della piazza, visto che la folla compattatasi in un corpo unico, non ci permette di andare oltre. Sento i commenti dei vari gruppi, amici, famiglie, turisti, studenti fuori sede o fuori e basta, visto che si arrampicano su un impalcatura per vedere meglio i fuochi, che hanno concentrato l'attenzione di tutti.
Lo spettacolo pirotecnico ogni anno ha un tema diverso. Quello di quest'anno erano i colori, ed ai fuochi era associata una musica per rendere lo spettacolo non solo visivo. I fuochi vengono sparati lungo il fiume, e capisco subito, confortato dai commenti degli autoctoni, che il posto strategico era il Monte dei Cappuccini, e che bisognava essere lì almeno dalle sei del pomeriggio.
Comunque mi godo i fuochi, anche se il collega continua a ripetere che quelli che fanno al suo paese sono molto meglio.
Guardo la gente, e come detto la scorsa settimana, vedo questa città risvegliata dal torpore del freddo e pronta a vivere questa calda estate.
I giorni successivi trascorrono con le solite beghe da ufficio, oltre la quale si aggiunge un incontro a cui devo partecipare a Milano. Il che si traduce in quattro ore di lavoro frenetiche il venerdì per poter arrivare in tempo a Milano e scoprire che mi tocca fare anticamera. Ne approfitto per sbrigare alcune beghe burocratiche e scoprire che causa sforamento del corso tenuto dal mio mentor, il mio incontro di mentoring si riduce ad un breve scambio di battute perchè lui ha un impegno inderogabile. Per fortuna che si scusa e questo dimostra che non importa il livello che raggiungi, ma se sei una persona educata lo resti qualsiasi stipendio tu percepisca.
Uscito dall'ufficio cerco di godermi un po' di Milano e noto che è più di un mese che non mi trovo a camminare per le sue vie, a guardare i suoi palazzi, a fare compre nei suoi negozi o bere nei suoi bar, ed un po' mi manca.
Nella prossima puntata si parlerà di...

22 giugno 2008

Torino - 18° puntata



Caro lettore questa volta non vorrei parlarti della vita torinese passata tra le mure dell'ufficio, in uno stabilimento grigio, non nelle mura che sono di un rosa malato, ma nell'atmosfera, o nell'abitacolo della macchina, questa blu mica a caso, ma di come ho visto risvegliarsi una città dal torpore e dal grigiume dell'inverno.
Eh sì, un po' in ritardo, come la bella stagione, ma sembra che anche qui il disgelo sia finalmente finito e la gente ha iniziato a riversarsi per le strade dello “struscio”, le piazze, i quartieri ed i parchi. Iniziamo con la sveglia. Questa si può dire essere stata la sfida calcistica con i cugini d'oltralpe. l'evento ha smosso la popolazione, così che molti hanno organizzato visioni di gruppo in vari locali, per cercare di ricreare quell'atmosfera che si respira normalmente allo stadio, quando si è tra facce sconosciute di amici o no, ma magari con qualche comodità in più.
Ed ecco che davanti a schermi di varia foggia e misura, come se fossero i nuovi altari del terzo millennio, ci si trova tutti a fare il tifo per la propria squadra o per la squadra meno antipatica. I novanta minuti trascorrono tra cori, grida, applausi e fischi, proprio come se si fosse seduti in uno settore dello stadio un po' più lontano degli altri settori. Al triplice fischi dell'arbitro ci sono facce felici, la maggior parte, e qualche triste, ma basta poco e tutti, in un modo e nell'altro, iniziano a muoversi al ritmo della musica che sembra invadere la città. Ed ecco che si può dare sfogo al desiderio di molti di scorazzare in giro facendo baccano e gridando la propria gioia. Queste urla, probabilmente, hanno ridestato la voglia di vita di questa città. Ed ecco che appaiono locandine di manifestazioni, concerti, sfilate. Sembra che tutti siano fuori di casa. Locali deserti, o addirittura chiusi qualche giorno fa, ora sono così affollati da ricordare la metropolitana all'ora di punta, dove al posto dell'anziana signora con i sacchetti della spesa o del ragazzino con lo zainetto e le cuffie saldate nel canale “auricolare”, ci sono uomini e donne, vestiti nei modi che ritengono più opportuni e comodi, che cercano di divertirsi, magari anche in modo esagerato, pur di recuperare le ore di vita trascorse assopite nei giorni trascorsi a vedere la pioggia cadere ed il freddo circondare l'anima. La musica fa ondeggiare questa massa di corpi come una frenata improvvisa dopo la fermata di Cadorna, solo che non si sente gente lamentarsi del fatto di essere pigiati come le proverbiali sardine, ed DJ è assorto al ruolo di manovratore di questo grande carrozzone.
Il caldo, scoppiato di colpo ed il cielo nuovamente azzurro hanno portato, oltre al cambio più evidente del tempo, anche quello dell'umore di questa città, che ha mandato a dormire la “vecchia signora” per risvegliare la “ragazza spumeggiante e un po discinta” che si nasconde sotto i vecchi merletti ed i colletti inamidati durante l'inverno, pronta a passare da una festa all'altra.
Ed ecco che i ritmi del salento si possono sentire anche qui ai piedi delle alpi



Nella prossima puntata si parlerà...

21 giugno 2008

Cappotto di Legno

Caro Lettore,
volevo scrivere un post impegnato. Portare un po' di attenzione su un processo molto importante, quello denominato SPARTACUS, passato forse un po' troppo in sordina.
La mia vuole essere solo una voce, uno sguardo, un segno di presenza.
Non voglio voltarmi dall'altra parte, non vedere, stare zitto.

15 giugno 2008

Torino - 16°+1 puntata


Ed eccomi a raccontarvi di un altra settimana trascorsa a Torino...anzi no.
Questa volta non voglio tediarvi con l'intero racconto della settimana, ma solo con l'evento principale.
Ebbene sì. Dopo quasi quattro mesi sono riuscito a vedere la Mole da vicino, ma andiamo con ordine.
Mercoledì sera, finalmente mi decido ad intraprendere questo viaggio, che dal letto della camera del residence mi porta sino ai piedi del monumento per antonomasia di Torino. Il simbolo della città. La decisione l'ho presa di colpo. Non mi andava di restare a “casa”. Quindi munito di scarpe comode, look da dimenticare, cappellino esco nella tiepida ed umida sera piemontese.
Una cosa va detta, la mia meta non è proprio dietro l'angolo, ma per fortuna, tolto il primo tratto di strada, poi ho molti punti turistici da attraversare.
Il camminare mi permette, oltre a vedere con calma questa città che mi ospita, anche di scaricare un po' di stress e di pensare, innanzitutto, a come non farmi investire quando attraverso la strada.
Eh si, diciamo che i torinesi, non avranno la fama dei guidatori del sud, ma secondo me ingiustamente. Una volta facendo notare ad un collega autoctono che stava andando contromano, lui con tutta calma mi ha risposto: “qui è uso”. Ammutolito mi raccomando mentalmente ai miei santi protettori ed anche un po' a quelli dell'autista.
Comunque tornando a noi, attraverso al zona del quadrilatero romano, nota sia per i monumenti che per i tanti locali, da lì mi porto su uno dei corsi più famosi per lo struscio (termine antico e forse dialettale per indicare le vasche, cioè le camminate, fatte avanti ed indietro, per vedere negozi, chiacchierare e incontrare persone), corso Garibaldi, dove sembra ci sia anche una delle migliore gelaterie della città, vista la coda, e che quindi necessità di una futura sortita per verificare se tanta fama è dovuta.
Da lì mi sposto in Piazza Castello, con Palazzo Madama che troneggia al centro di questa piazza circondata di portici, chiese, palazzi reali, archivio di stato, e teatro regio. L'ombelico del mondo di Torino, dove si respira ancora un po' dell'atmosfera dei secoli in cui qui avevano dimora i reali, e per le strade circolavano al massimo carrozze e cavalli, e non giovani turisti distratti o automobilisti frettolosi. Via G.Verdi mi accompagna per l'ultimo tratto di strada, dove doppio la Cavallerizza, palazzo così chiamato ed un altro teatro. Svolto a sinistra in via Sant'Ottavio, dove sorge la sede della RAI, un palazzo fatto di acciaio e vetro. Proprio riflessa sulla facciata di questa ormai storica costruzione che mi appare maestosa la Mole. Ne sono catturato, rapito, affascinato. Sembra una scenografia studiata a tavolino. Mentre mi avvicino ho la sensazione che la Mole mi osservi e che cerchi di indicarmi la strada come se fosse un enorme gigante buone, o meglio una gigantessa visto che lo sguardo che mi sento addosso è molto materno. Una sensazione stranissima. Questo è uno di quei momenti in cui vorrei avere la capacità di tramettere sui tasti l'emozione provata oltre allo spettacolo incredibile, ma caro lettore dovrai accontentarti di queste poche righe ed aggiungere un po' di tuo.
Ed eccomi ai piedi del simbolo di Torino.
Una sensazione già provata a Roma davanti alla fontana di Trevi sopraggiunge. La mancanza di spazio. Come allora mi aspettavo che la fontana facesse parte di un enorme piazza, anche per la Mole mi aspettavo una “location” più ariosa, ed invece i palazzi crescono a poca distanza dalle sue mura togliendole spazio. Circumnavigo questo monumento con il naso in su. E mentre giro penso già al prossimo obbiettivo, salire sul suo balcone per poter gustare la splendida vista che immagino ci sia da la su.
La notte avanza a lunghi passi ed io devo rientrare. Percorro la strada al contrario. In Piazza Castello un artista di strada sta mettendo su la scenografia del suo spettacolo, ed i primi passanti iniziano a fare capannello attorno a lui. In Corso Garibaldi c'è ancora la coda davanti alla gelateria. Proseguo per Piazza Statuto con i suoi portici, e mentre esco da quello che si potrebbe chiamare centro, iniziano a cadere le prime gocce di pioggia. La mia attenzione ora passa a trovare una strada veloce, riparata, sicura per rientrare in residence. I quartieri che attraverso ora sono molto più moderni e residenziali, con poco di turistico o ludico da vedere, ma per fortuna con ampi cornicioni che creano un passaggio leggermente riparato per il mio rientro. Negli occhi ogni tanto appare ancora la visione della Mole riflessa sulle vetrate della RAI e mi sento meno bagnato.
Giungo ragionevolmente infreddolito nella mia camera, dove una doccia calda ed una bella tazza di tè fumante scacciano un po' del freddo che mi sono portato da fuori.

Nella prossima puntata si parlerà di...

08 giugno 2008

Torino - 16° puntata



Ed eccomi in questa domenica primaverile, che dovrebbe essere più vicina all'estate, ma che guardando fuori ricorda più l'autunno che inizio il racconto dell'ennesima settimana trascorsa a Torino.
Queste che vengono sono settimane cruciale, in verità è da un bel po' che le settimane sono cruciali, che le date dei blocchi del del progetto si susseguono, ma finalmente un po' di aiuto arriva, anche se non a dare una mano a me...cavoli.
Sono entrati a far parte del gruppo altre tre persone, in realtà due fanno parte del gruppo da un paio di settimane ma non ero mai riuscito ad incontrarle e poi solo da questa settimana sono state dirottate sul nostro progetto, mentre la terza è una figura con esperienza, che fino a fine giugno lavorerà con noi part-time e poi da Luglio anche lui sarà parte integrante del gruppo.

Potrei dilungarmi nella descrizione di queste nuove figure, ma poi questo post prenderebbe la forma di uno di quei temi delle elementari in cui veniva chiesto di descrivere il compagno di banco, il miglior amico, l'eroe od un parente più o meno prossimo. Quindi, curioso di un lettore, ti è andata male.

Potrei dilungarmi a parlare dell'evento sportivo della settimana: invito a giocare a calcetto in una sfida di perfetti sconosciuti che giocano tutti i mercoledì in uno dei campetti del centro sportivo del residence, ma visto il pessimo risultato ottenuto eviterei, non vorrei intaccare la mia immagine di grande condottiero della difesa, che in questa partita ha fatto davvero una figura barbina. Quindi anche questa volta, curiosone di un lettore, caschi male.


Potrei dilungarmi sull'evento lavorativo, che ha visto questo povero amanuense al centro di una caccia al colpevole, ma per motivi squisitamente di riservatezza professionale posso solo dire che ne sono uscito incolume, ed a malincuore ho dovuto affidarmi al motto “
mors tua vita mea”. l'accusatore indicava me come colpevole anzich'è il vero autore dell'errore, quindi io ho accusato lui dell'errore, ed avendo dalla mia i consigli di amici più esperti che mi avevano preparato durante le chiacchierate di contorno alle corse domenicali a queste situazioni(Grazie Ste), gli ho ribaltato la frittata ed il grande accusatore si è ritrovato accusato e dichiaratamente colpevole, con l'unica persona che lo poteva difendere dall'altra parte, e se n'è dovuto tornare negli inferi con le pive nel sacco. Questo è il massimo che posso dire su questo spiacevole episodio. Quindi curiosonissimo di un lettore mi sa che ti dovrai accontentare.

Potrei dilungarmi sul raccontare della faccia stupita delle persone a cui fai una gentilezza che è alla base della buona educazione, come tenere la porta aperta a chi esce dopo di te, cedere il posto in tram ad un'anziana signora, proporsi di aiutarne una con sporte pesanti da portare, e via dicendo. Ma mi fa male pensare che l'educazione sia una cosa sorprendente anziché la regola, mentre la maleducazione sia del tutto naturale. Quindi curiosoneducato di un lettore mi spiace, spero solo che tu mi possa perdonare ed accordarmi il tuo perdono.


Potrei dilungarmi, ma poi sarei prolisso, quindi perchè non terminare questo post con un ringraziamento.

Grazie Paolo e Barbara di avermi voluto al vostro matrimonio, per aver voluto che partecipassi in maniera attiva alla cerimonia, grazie per un sacco di altri motivi che non sto qui ad elencare tra cui quello di avermi dato la giustificazione per non restare a lavorare il sabato a Torino.
Grazie e Buona Vita, questa è per voi:



Nella prossima puntata si parlerà di...