30 agosto 2008

Torino - 26° puntata


Ed ecco che anche la prima settimana, dopo il rientro, è passata. Non sto ed enunciare le solite frasi da rientro, tanto tutti le avete sentite e dette, quindi vediamo di non cadere negli stereotipi.
Per rendere la settimana di rientro più leggere, i primi due giorni ci hanno tagliato l'acqua calda in residence, quindi doccia fredda nel vero e proprio senso della parola. Lo so che molti la fanno così d'abitudine, ma l'anziano che scrive è abituato a fare la doccia a temperatura “pollo” anche con quaranta gradi all'ombra. C'è stato un momento che ho pensato di riscaldare l'acqua sui fornelli, ma mi mancava la Saratoga per riempire la doccia, per cui l'idea malsana successiva è stata quella di lavarsi con le salviette umidificate da viaggio, ma ho desistito ed ho affrontato il mio destino a testa alta, per evitare il primo impatto gelido. Questo è proprio il segno del decadimento umano, ahiahiahi.
La cosa positiva di questa settimana è che sono riuscito ad uscire sempre presto dall'ufficio, e con presto vuol dire solo mezz'ora dopo l'ora in cui dovrei uscire per contratto. Questo mi ha permesso addirittura di andare al parco per correre o solo per leggere un po' all'aria aperta, gustandomi ancora un po' di estate. Vista la quantità di gente al parco penso che questo pensiero deve essere balenato nelle menti di molti. I discorsi che si sentono sono tutti uguali: dove sei stato; com'è andata; fatto qualcosa di bello; quando rientri; ti sei abbronzato; mangiato bene; etc.etc. Il solito repertorio, con l'aggiunta del pettegolezzo da spiaggia, che inizia sempre con “Ma lo sai che...”, come quello da ufficio che accompagna il caffè nell'area relax o le camminate lungo i corridoi del posto di lavoro.
Questa settimana ho fatto anche una scoperta sconvolgente, quattro adulti si possono dimenticare dove hanno parcheggiato l'auto. A discolpa di questi neo moschettieri va detto che era lunedì di rientro, che comunque due brindisi sono stati fatti, oltre al fatto che anche a questo giro si è pagato di più il bere che il cibo, e non conta che ci si era persi anche all'andata, sono cose che possono capitare se ci si affida a due guide scout che senza navigatore non riuscirebbero ad arrivare neanche dal salotto al bagno. A pensarci bene moschettieri è proprio il giusto soprannome. C'è quello nobile amante di cibo e donne, Athos, quello mantenuto che affida le sue fortune al gioco, Porthos, quello tutto ufficio e chiesa (anche se il suo dio è fatto di Rum e Cola), Aramis. C'è anche la giovane serva della Regina, Costanza. Per fortuna che il Cardinale Richelieu ha avuto un attacco di dissenteria e non è dei nostri. Al locale che ha un nome che sarebbe piaciuto a Dumas padre, I TRE GALLI, incontriamo la Regina Anna con il suo servo ed il Duca di Buckingham. La serata piacevole rende più dolce il ritorno nella città dell'ultimo Re d'Italia.
La serata mondana può essere ricordata dal tasso alcolico raggiunto dai colleghi. A questo giro ho dovuto accompagnare per mano la collega all'auto mentre continuava a ripetere che tutto andava bene, che lei era a posto ed intanto persisteva a sbattere contro gli specchietti delle macchine parcheggiate, uno dei colleghi voleva per forza andare a dire ad un trans che sembrava un armadio quattro stagioni con le ante aperte che era brutto (le sue condizioni erano simili al Genio della Gambara ma in versione più kamikaze), mentre il terzo era poco più di un vegetale. Ad un certo punto mi sono sentito come alle colonie estive, solo che io non ero il bambino che giocava sulla spiaggia, ma l'educatore che doveva garantire la riconsegna dei pupi, possibilmente interi o non troppo ammaccati. L'ultima scena della serata è stata spostata alla mattina. Uno dei partecipanti alla serata danzante, possessore di valigia trolley con manico telescopico, ha cercato di stivare la valigia con quest'ultimo allungato e stupito non capiva come mai non entrasse nel bagagliaio, visto che all'andata c'era stato. Dopo due minuti di risate gli ho fatto notare il manico allungato più dell'attrezzo di lavoro del più famoso Rocco, e lui con la faccia stupita di chi ha fatto una grande scoperta ha accorciato di quel poco che bastava l'appiglio e mi ha ringraziato per la rilevazione.
Dal punto di vista lavorativo è stato fatto il passaggio di conoscenze alla manutenzione per quanto riguarda il vecchio progetto e si è iniziato a lavorare, se così si può dire sul nuovo. Questo lo scrivo per giustificare anche a voi, oltre che a me, il motivo per cui sono rientrato dalle ferie.
Nella prossima puntata si parlerà di...

24 agosto 2008

Ben Tornato


Ben tornato...eccomi di nuovo davanti alla tastiera a scrivere, ma per parlare di cosa.
Ecco, come già scritto in queste pagine potrei e vorrei raccontare delle cose che ho imparato in queste settimane che mi hanno visto scorrazzare per lo stivale italico.
La prima cosa, di sicuro, è non preparare le valige all'ultimo momento, e soprattutto di notte, va a finire che la tecnica rovescia il contenuto dei cassetti nella valigia ti fa portare un sacco di roba inutile, e ti fa dimenticare quelle cose che un minuto dopo il casello ti saranno indispensabili, o quasi (non credevo che un tagliaunghie mi sarebbe così mancato).
La seconda cosa è la differenza tra il sonno ristoratore e quello rilassante. Il primo è quello che ti fa chiudere gli occhi dopo una giornata di lavoro o dopo una delle tante attività estenuanti che si “devono” fare in FERIE/vacanze per divertirsi. Il secondo è quello che si fa per ozio, che ti prende mentre ti guardi in giro e vedi attorno a te i tuoi amici e la natura, quando sei circondato da ciò che lo spirito aveva bisogno. Quest'estate ho sfoggiato uno dei miei super poteri, quello di riuscire ad addormentare ovunque, addirittura in un parco acquatico in mezzo a ragazzini che corrono eccitati ed a genitori più o meno urlanti.
Ecco, i genitori al parco acquatico meritano due righe.
Le mamme super apprensive gridano ai figli di fare attenzione, di non correre, di non tuffarsi in quel modo, di stare fermi, di stare a sentire e via dicendo.
I padri, come dire, ho sentito uno consigliare al figliolo di due anni di buttarsi dallo scivolo di testa, ed un altro di prendere la rincorsa per andare giù più velocemente; infanti accompagnati, da chi dovrebbe essere responsabile della loro venuta al mondo, su scivoli solo per adulti, dove anche al sottoscritto sono tremate le gambe, soprattutto guardando giù dalla piattaforma e vedendo mamme sull'orlo di un infarto ad aspettare trenta metri più sotto il resto della famiglia che si lanciava da uno scivolo chiamato kamikaze.
La terza cosa, forse la migliore e la più artistica, sono i colori del tramonto. Avere il tempo e la giusta situazione mentale per poter ammirare i colori del cielo quando il sole va a scaldare terre lontane mi ha riempito l'anima. Questo immenso arcobaleno adagiato all'orizzonte, come a cercare riposo. Il solo guardarlo mi faceva sentire... non so, forse estasiato, anche se non credo che una sola parola possa racchiudere il coacervo di emozioni che spumeggiavano dentro me davanti a questo dono.
La quarta cosa, forse la più scontata, che gli amici, anche se sono lontani, e si ha poche occasioni per vederli e sentirli, hanno sempre la capacità di azzerare il tempo quando sono seduti davanti a te con un buon piatto, del buon vino ed un po' di vita da raccontare.
La quinta cosa, la prima imparata, che il modo migliore per conoscere bene qualcuno è viaggiarci insieme. Non so perchè ma il condividere il cammino, in senso letterale, ti permette di capire e vedere cose che da fermo si nascondono. Sarà la paura dell'avventura che abbassa i muri costruiti durante le ore di ufficio e la vita in città, lasciando le costruzioni del anima in bella mostra.
La sesta cosa, è un po' banale, è che se ti addormenti su una amaca, con la brezza che ti dondola, oppure su una barca con le onde che ti cantano la ninna nanna, poi non ti puoi lamentare, se la sera coricato nel letto tutto ballonzola.
La settima cosa, non mangiare mai con uno o più medici. La probabilità che vengano chiamati da pazienti poco pazienti, per un consulto telefonico o per un emergenza che il primario non può seguire perchè è in ferie, lui, mentre vi siete appena seduti in attesa che il desco si riempia di piatti ; oppure che inizino a parlare dei vari casi capitatigli è davvero alta. Se poi si ha la fortuna di conoscere gastroenterologhi e specializzati in malattie infettive, magari si corre anche il rischio che vi decantano i sintomi della cirrosi epatica mentre sorseggiate un buon chianti. La cena è servita.
Probabilmente l'elenco potrebbe essere anche più lungo, ma l'ottava cosa che dovrei aver imparato dovrebbe essere la sintesi, anche se non credo di averla capita ancora molto bene.
Per chi domani, come me riprenderà la via del lavoro, che dire: "non fa male, non fa male..."

08 agosto 2008

Torino - 25° puntata


Questa settimana, per mio sommo piacere (e spero si noti l’ironia), per forze di causa maggiore sono finito in un albergo nel piccolo paesino di Borgaro Torinese. Se pensate che ad Agosto la città è deserta, la periferia lo è anche di più. Partiamo con il dire che il ristorante dell’albergo è chiuso, quindi, come agli inizi devo cercare un rifugio dove rifocillarmi, solo che prima avevo l’imbarazzo della scelta, e le mie erano escursioni per testare l’abilità del cuoco, ora sono spedizioni in cerca di cibo e magari di un paio di chiacchiere. Se poi qualcuno si lamentasse che lavorare in città quando tutti sono in ferie è pesante, provate a lavorare in periferia. Giro turistico di tutta la città mi ha portato via una mezz’oretta, di cui dieci minuti passati tra la folla dei sette curiosi rimasti in paese a vedere l’intervento dei vigili del fuoco all’ultimo piano di una palazzina. Girando per le piccole viuzze e la grande statale ho scoperto che qui le agenzie viaggio crescono come la muffa sul formaggio, si vede che la gente cerca la fuga da questa cittadina dormitorio. Se i paesi di villeggiatura decuplicano la loro popolazione in questi mesi, qui restano i forzati, nel senso di quelli che non possono per un motivo o per un altro andar via, e visto il gran caldo non mettono neanche la testa fuori di casa.
Gli aerei che sorvolano in modo periodico il cielo che mi sovrasta mi fanno pensare solo a quando anch’io sarò molto probabilmente in coda con un paio di milioni di turisti sulle strade dell’estate, che in realtà sono trafficate tutto l’anno.
L’albergo si trova a pochi passi dalla “FABBRICA” dove lavoro in questo periodo, solo che si trova nella zona residenziale, una specie di area dormitorio ma molto più curata di quella del grande boom, con più verde e case meno caserme. Lungo il tragitto che mi porta in ufficio devo passare da un sottopasso ferroviario, e lì come per magia, passo dalla zona residenziale alla zona industriale di questa cittadina della cintura di Torino. Il sottopasso è una specie di portale magico che unisce due realtà totalmente differenti. La zona residenziale, con case basse, alberi, giardini e fontane, con quella industriale più grigia e fatiscente, in alcuni aspetti ricorda un quadro futurista.
Una nota la merita anche la camera. Innanzitutto partiamo con il dire che qui film osè non ne hanno girati sicuramente. Le dimensioni ricordano più quelle di una celletta di un convento. Per aprire le porte scorrevoli dell’armadio devo chiudere le porte del bagno e della camera, giusto per dare un’idea. In compenso ho un grande balcone, peccato che sia vuoto, e che dia proprio sull’ingresso dell’albergo. Quindi fruibilità zero, non avendo in camera neanche una sedia da portar fuori. Ogni giorno ti viene offerta una mela all’ingresso, giusto per farti capire che l’eden non è proprio lì. La televisione, ogni volta che l’accendi ti propone di comprare il pacchetto dorato di film di tutti i generi. Il collegamento ad internet poi ha un costo pari ad un pacchetto di azioni di un browser internazionale. Nell’elenco delle lamentele ci andrebbe anche l’interruttore della luce che fa un po’ quello che vuole lui, e siccome è per il risparmio energetico mi razionalizza la corrente. La popolazione che abita le camere è poi composta prevalentemente da uomini in trasferta, ed in fondo non credo proprio che qualcuno sano di mente possa venire qui a fare villeggiatura.
I giorni trascorrono a piccoli passi, cercando qualsiasi scusa per fare qualcosa di stimolante e cercare di dare al proprio encefalogramma una forma meno concava. Quasi tutti hanno la faccia scazzata in attesa che arrivi il momento di lasciare le sveglie spente e di regolare la propria vita su ciò che più gli piace, o gli deve piacere, mentre i pochi tristi sono quelli con le ferie già fatte ed il loro ricordo negli occhi oppure quelli che non riescono ancora a vedere i giorni senza rotture da parte del capo o di colleghi più stressati di te. Hanno avuto anche il coraggio di farmi pagare, ben due euro e mezzo la bottiglietta di acqua.
Ed anche l’ultimo giorno di lavoro arriva, peccato che l’auto abbia deciso di fare i capricci e di non volerne sapere di partire. Speriamo che con il sole si ricarichi anche lei.
Le ultime ore sembrano non passare mai, in questo ufficio deserto. Io sono qui ed aspetto che l’orologio faccia scattare le ore 16 per imbarcarmi nell’ennesimo viaggio della speranza che mi porterà da prima a Milano e poi in giro per l’Italia a trovare vecchi amici ed a sperare di farmene di nuovi.

Nella prossima puntata si parlerà di…

07 agosto 2008

CHIUSO PER FERIE



A TUTTI VOI CARI LETTORI

BUONE FERIE/VACANZE

ED UN ARRIVEDERCI

AL PROSSIMO POST


03 agosto 2008

MILANO

Questo post è nato qualche mese fa, mentre ero alla ricerca di informazioni su Torino mi ritrovo a leggere il post di un blogger che decanta come Torino sia preferibile a Milano.
Di getto mi sono venute le parole, ma non la voglia di postarle. Non so. Mi sembrava di fare uno spot elettorale e non era proprio la mia intenzione. Oggi mentre riguardo tutti i lavori messi in un cassetto virtuale in attesa di miglior fortuna ed ispirazione, non so perchè ho riletto queste righe.
E forse ora che l'essere lontano mi pesa un po' di più, forse è arrivato il momento di pubblicare questa piccola “ode” a Milano.


Sarà il periodo di elezione che si avvicina, la situazione economica, il fatto che sono quasi due mesi che sono in trasferta in un altra città, ma mi sembra che tutti tessano le lodi della propria terra di origine.
Ecco, io sono un milanese di prima generazione, come si può immaginare dal mio nome (anche se una delle chiese più belle di Milano, oltre che una porte del Castello Sforzesco portano lo stesso nome come amavo ripetere nel periodo in cui le mie radici meridionali un po' mi pesavano. ah l'età della stupidera).
Comunque ora che sono lontano, che Milano è alla ribalta mondiale perchè si è aggiudicata l'Expo 2015, mi piacerebbe parlar un po di lei.
Per prima cosa vorrei sfatare un mito. dicono tutti che i milanesi siano tutta gente con poca fantasia, dote che invece sembra essere caratteristica solo delle persone del sud. Molte città hanno un fiume che le attraversa (il Tevere per Roma, il Po per Torino e Pavia, l'Arno per Firenze e Pisa,l'Adige per Verona etc., la Senna per Parigi, Il Danubio per Budapest, il Tamigi per Londra), oppure sono vicino al mare (Napoli, Genova, Venezia, Ancona, Pescara,Bari, Taranto, Palermo, Cagliari, Reggio Calabria etc.). Milano per non essere da meno si è inventata una serie di canali da far invidia a città più titolate, tanto da esser stata una città fluviale tra le più importanti del medioevo, senza avere neanche un vero fiume. Mancava il lago, e ha riempito le vecchie cave di acqua. Non c'è il mare, allora lo si può sognare in un idroscalo.
Milano si trova nella pianura padana, e guarda con invidia le montagne distanti al Nord, ed allora perchè non sfruttare le macerie della seconda guerra mondiale per costruire una collina in città? Non ci crederete ma ho visto gente sciarci.
Si dice che non ci sia verde a Milano. Il verde a Milano è una ricchezza che viene celata nei tanti cortili, nei parchi in periferia (uno di questi si chiama addirittura Bosco in Città), a volte ahimè maltrattato, recintato, abusato. Sembra che solo chi sia lontano dalla propria terra l'apprezzi, mentre i milanesi a volte lo danno per scontato e lo riscoprono con stupore mentre cercano di buttar giù un po' di pancetta e di stress.
Sempre pronti a rincorrere qualcosa, a copiare, adattare migliorare qualcosa vista altrove, meglio dei cinesi. Milano che è città di moda, operaia e del terziario avanzato. Milano da bere, ma che sa offrire anche ottimi piatti per il desco. Milano grande lavoratrice ma anche grande festaiola, piena di locali e musica. Milano rivoluzionaria, patriottica e secessionista. Milano capitale morale, economica e madre di tangentopoli. Milano dove puoi fare una domanda in tedesco e sentirti rispondere in siciliano , coma cantava un emiliano.
Milano sportiva, Milano teatrale, Milano culturale.
Milano televisiva, radiofonica, ed ora sempre più cinematografica. Milano ricca di bellezze poco conosciute. Milano trafficata, dove è bello partire quando Milano dorme ancora. Milano dei quartieri, dei mercatini, dei negozi dove puoi comprare di tutto.
Milano disprezzata dove tutti prima o poi passano e tornano. Milano che non può mancare.
Milano cattolica, mussulmana, ebraica, pronta a dar spazio a tutti i credi ed a nessuno.
Milano afosa d'estate e fredda d'inverno.
Milano anello di congiunzione tra i punti cardinali del bel paese. Milano che se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Milano la mia città anche se vivo in periferia.


02 agosto 2008

Torino - 24° puntata

Un'altra settima da segnare in nota spesa. Una settimana piena di incontri strani.
Il primo di tutti è fatto nella notte che mi porta nella prima capitale del regno. Un benzinaio che alle 2:00 del mattino ha la stessa simpatia di un gatto persiano attaccato ai gioielli di famiglia. Sono troppo stanco per rispondere al suo sarcasmo con la badilata che ci vorrebbe e faccio finta di nulla, anche se vorrei tanto che i soldi che gli sto dando si trasformassero in mosche.
Lunedì ho un incontro virtuale con la smemorata che continua a non ricordare nulla della mia scimmia (vedi post precedente). Quindi mi arrendo all'evidenza e cerco, anzi mi sforzo, di non pensarci più. In aiuto mi viene un amica lontana che gentilmente, senza saperlo, mi da un punto di vista differente.
E siamo giunti ad un altro giorno. Qui si rivede il cantante tedesco, anni settanta, accompagnato da una delle grupies. Una tipica ragazza nordica pre-esplosione del metabolismo, con la stessa tonalità di voce di un muratore bergamasco con la raucedine. Forse è posseduta, o almeno questa è l'impressione che da. Ogni volta che mi rivolge la parola sento la paura crescere, e guardando la faccia dei colleghi attorno non devo essere l'unico a pensarla così.
In serata spunto un'altra delle cose che volevo fare a Torino: andare allo stadio a vedere una partita. Il triangolare Tim mi permette di vedere addirittura tre mezze partite, essere vittima di un bagarino, fare una coda impressionante per cambiare il nome sul biglietto e nel fra tempo indossare una ragazza argentina come zainetto a causa della ressa. Lo stadio olimpico non ha il fascino del Comunale ne lo spreco del Delle Alpi. Non sembra degno della città che lo ospita.
I giorni in ufficio passano al cospetto della coppia crucca che racconta quanto sia bello il loro programma, peccato che ogni 2 ore io li becchi in fallo e costringa il povero Gingo (il vero nome è anche peggio Strolz e non scherzo) a sentire Pingo (il cugino tedesco entusiasta di Mario Bros). Il mio inglese inizia un po' ad ingranare anche se a fine serata sono stanco il doppio.
L'evento sportivo è l'ennesima partita di calcetto, giocata questa volta in un campetto di periferie, quasi il parcheggio di un centro commerciale. La pioggia non ha fermato la voglia di correre dietro ad un pallone o di fare quattro chiacchiere tutti insieme nel dopo partita, accompagnate da un paio di birre a prezzi quasi da supermercato. Il risultato, scontato, ha visto la mia compagine uscire vincitrice, con un gol di scarto.
Non resta poi tanto da raccontare, o meglio. Il mio ritorno a casa venerdì sera meriterebbe un video clip. Parto dalla fabbrica che iniziano a cadere le prime gocce di pioggia, e mentre faccio il resoconto della settimana al mio capo, la pioggia s'intensifica, il vento si alza, e vedo addirittura cadere un albero sulla strada avanti a me. Vado piano e cerco di concentrarmi sulla strada e su quello che devo dire al capo. Faccio ancora un centinaio di metri e decido di troncare sia la comunicazione che il viaggio. Non vedo nulla, mi sembra di essere in lavatrice con tutta l'auto e la grandine suona sulla carrozzeria della macchina un ritmo tribale. Parcheggio e aspetto.
Dopo una ventina di minuti il dio Pluvio sembra placarsi e ricomincio a viaggiare. Non faccio neanche cento metri ed al primo semaforo vengo affiancato da un auto guidata da una guardia giurata in divisa. Con la faccia sconvolta mi chiede indicazioni per un ospedale. Provo a dargliele e lui scoppia a piangere ed a gridare PERCHE'. Il semaforo scatta e lui pure. Ed io resto un attimo con l'immagine di quest'uomo disperato pensando a tutto ciò che può essergli successo ed augurandogli col cuore che tutto possa sistemarsi. Dopo Pluvio anche Nettuno vuole mostrare la usa potenza allagando in maniera inverosimile la strada che porta al mio tetto piemontese. Sono tentato di mettere il salvagente e le pinne alla macchina e di fornirmi di un boccaglio. Faccio il periplo di tutto il quartiere alla ricerca di una via agibile per tornare alla mia residenza, e con un po' di pazienza e di tempo la trovo. Il mio primo venerdì sera a Torino lo passo sul letto a cercare i perchè della vita, ma il sonno, aiutato dalla stanchezza hanno la meglio.
Sabato mattina mi sveglio con la voglia di ferie alle stelle e vado a fare il turista. Provo a ripercorrere i miei sentieri notturni per scoprire nuovi colori e particolari. Il verde di un viale, il profumo di un giardino od il fastidio di un sassolino nei sandali. La città si deve ancora svegliare. Cerco di non farmi distrarre da scorci della città che mi attirano come sirene. Ho un obbiettivo. Vedere Torino dall'alto del suo balcone più famoso. Dalla Mole Antoneliana.
Arrivo ed ha tutto un altro aspetto la zona vista di giorno. Anche l'ingresso ha quel non so che di esoterico. Sono il primo, ed unico in coda per la salita. Mentre si aprono le porte dell'ascensore arrivano anche due signore delle pulizie che iniziano a ciacolare con il pigiatore dei pulsanti dell'ascensore. L'ascensore è vetrato e permette di vedere tutto intorno, e per la precisione i vari piani del museo del cinema. La struttura si trova al centro della Mole e quando si avvicina alla cupola sembra che ti risucchi in un altra dimensione e poi sei fuori, all'altezza del primo balcone. Scendo e guardo la città ai miei piedi. Provo a riconoscere i luoghi, come i bambini, ed a ricordare così le situazioni. Lì mi sono perso, lì è dove lavoro, lì è dove dormo, lì c'è il Po', lì ho visto i fuochi , quello è il Duomo, lì mi ha sorpreso la Mole l'ultima volta, quella è Piazza Castello, lì la prima cena fuori, quella è la strada che ho fatto, l'università, li la prima bevuta, lì l'ultima. E così l'elenco si allunga cercando i giorni passati.
Il piano si riempie di turisti di varia provenienza, lingua ed accenti si mischiano. È ora di tornare. Studio il percorso dall'altro come quando lo cerco sulle cartine satellitare in rete. Fatto. Spuntata anche questa.
Scendo e vengo accolto da un afa in crescita. Il sole inizia a fare il suo lavoro a piene braccia, ma il mio umore da turista mi protegge, mi porta addirittura a sentire l'odore del mare. Per aumentare questa mia sensazione mi fermo a prendere la vera focaccia ligure in quello che si dice essere il posto dove la fanno meglio. Non la mangio, l'assaporo cercando di usare il gusto per viaggiare, per vedere i budelli, l'arenile, gli ombrelloni sulla spiaggia, meglio di Ligabue ed il suo viaggiare col cuore. Viaggiare con il sapore.
Ferie aspettate ancora un po' sono quasi pronto.

Nella prossima puntata si parlerà di...