08 febbraio 2009

Torino/Bielsko-Biała - 47° puntata


Ed eccomi a Torino, in una tiepida sera domenicale. Sono tornato in Italia solo venerdì, eppure la settimana trascorsa mi sembra già lontana. È già in un cassetto dei ricordi.
Quello che ha lasciato è un po’ di amaro. Quell’amaro dovuto a quelle situazione che si creano dopo lunga convivenza, soprattutto se si dorme male e si mangia peggio.
Metteteci poi che il capo abbassa sempre i calzoni davanti al cliente, tanto poi i bruciori al c… ce li ho io, che devo restare sino a quando la sera si fa notte davanti ad un pc a lavorare in un ufficio a miglia di distanza da casa, con l’incubo di andare a cena in una sottospecie di drugstore polacco.
Lo stress, dopo tre settimane di trasferta in Polonia con: cibo poco digeribile, orari da cucitore cinese, ore di sonno che si possono contare sulle dita della mano di un monco; non si tagliava con il coltello, ma con una moto sega. Come si dice: quando il gioco si fa duro… e meglio stare zitti e tirare avanti altrimenti ti metteresti a litigare anche con il pupazzetto incollato sul cruscotto dell’auto.
Giovedì ho toccato davvero i minimi storici. Mi sono rifiutato di lavorare ancora, tanto il mio dovere lo avevo già fatto a pieno, ed ho chiesto soccorso ad un amico (Grazie Talking Knee).
Ed ecco che è iniziato una lezione sulle mappe aereonautiche, sulle sigle e sulle rotte.
Inizio così lo studio del volo che mi porta ogni settimana in una piccola cittadina della Polonia del sud. Mi sono riproposto di cercare di riconoscere qualche luogo dall’alto, quando la coltre di nuvole avrà abbandonato i miei voli. Per ora tutto quello che riconosco è la perturbazione proveniente da nord, che fa sembrare tutto una coperta di latte.
L’unica cosa degna di nota sarebbe la faccina felice di un’anziana donnina alla proposta di avere per il secondo giorno consecutivo il sottoscritto seduto a fianco. Ma vi evito l’immagine raccapricciante. Vi basti pensare che se non avessi letto all’ingresso dello stabilimento il nome del più noto costruttore di auto italiano, avrei pensato di essere finito in un ricovero per anziani. La non più giovane seduta davanti a me, poi, ha talmente tanta chincaglieria addosso che fondendola ci si potrebbe fare la scocca di un’utilitaria. Pensate poi alla sua espressione famelica quando le ho detto che dovevo attaccare l’alimentatore del mio pc, e quindi mi sarei dovuto chinare sotto la scrivania. Non ci voglio pensare altrimenti questa notte non dormo.
Nella prossima puntata si parlerà di…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Carmine, mi hai fatto ridere. Ma non è un riso di presa per il c...,ma di condivisione, isterico. Il capo che abbassa le braghe davanti al cliente e alla direzione e poi urla con noi, lo stress da motosega e la vecchia arrapata! Ecco, da me manca la vecchia arrapata, in compenso c'è la padrona che ride come uno scaricatore di porto e ti guarda come il clown di It...bisogna barcamenarsi, per evitare di menare qualcuno. Ma le mani prudono, eccome se prudono!