06 giugno 2010

Tra Alba e Tramonto – 11° puntata


Caro lettore, eccomi di nuovo qui a cercare di mettere sotto forma di parole questi giorni trascorsi la dove ero abituato vedere il Sole tramontare.
Parto nel pomeriggio della giornata dedicata alla nostra Repubblica, con o senza banane, e con una domanda per la testa. Una di quelle domande che mi sarò sentito fare mille volte durante la mia ricerca di lavoro: “COME SI VEDE TRA 5 ANNI?”. Mentre penso ad una possibile risposta, scopro che c’è un accordo tra una coppia di automobilisti da stereotipo:
il primo, anziano con cappello sulla cappelliera e moglie a lato, che guida una macchina troppo potente per i riflessi che ha;
il secondo un giovane rampante che guida l’auto di papà ad una velocità non proprio legale.
I due decidono di ridurre le distanze tra generazioni, non facendo caso che io mi trovo in mezzo, come il prosciutto nei toast alla francese. La cosa divertente è che loro attentano prima alla mia vita fisica e poi mi ricoprono di improperi.
Mi ci vogliono almeno venti chilometri per riprendere contatto con la vita terrena e smettere di ringraziare i miei santi ovunque essi siano.
Mi rimetto a pensare alla domanda su citata, ma ogni volta rivedo l’effetto pane e frittata appena evitato e quindi decido di rimandare la riflessione astrofilosofica a tempi migliori.
La puffo machine mi porta con calma a destinazione. Mi da anche il tempo di scaricare le valigie, o meglio un sacchetto, e scappare via di corsa al cinema. Vado a vedere il film di Sabina Guzzanti nel piccolo cinema parrocchiale che ha già avuto il piacere di essere citato tra questi post.
Non commento il film per non togliervi il piacere di farvi un opinione vostra.
Giovedì inizia con una marea di mail da leggere, di casini fatti da altri da sistemare, da piccole cose che si sistemano ed altre che vanno a ciccia. Il mio piano di lavoro si reca a meretrici cinque minuti dopo averlo scritto, così che riesco a fare le attività programmate, e non tutte, solo quando tutti se ne sono andati, con l'ultimo degli stacanovisti che mi chiede se ho le chiavi dell'ufficio.
Caro lettore non pensare che sia tutto qui. Arriva anche la mail che preannuncia la prossima partenza per la Città delle Città. L'informazione è criptata come nei film di spionaggio di Ridolini:

Per favore prenota l'albergo da lunedì a venerdì per le seguenti persone: Nome 1; Nome 2; io; Nome 3. Grazie.

Ecco come scopro che partirò. Da qui si innesca tutto il solito circo di trovare anche i voli, che coincidano negli orari e via di seguito e passare tutte queste informazioni a chi deve prenotare, e fidatevi non sempre la cosa è semplice come sembra.
Esco che anche l'ora della cena è trascorsa. La temperatura ora è piacevole e torno in residence con calma ed inizio a scrivere queste righe.
Venerdì mattina e butto i panni sporchi nella mia valigia super de luxe che farebbe invidia a un senza tetto, forse.
La puffo machine mi accompagna nel breve tratto dal residence all'ufficio. Parcheggio e penso che forse dovrei mettergli un po' di crema solare.
In ufficio vengo proiettato subito sulle attività da fare, il gruppo in Turchia arriva con mille richieste, e non tutte a me direttamente riconducibili. Io mi sento sempre più come Don Abbondio, ma a differenza sua io non mi faccio spaventare dai vasi di ferro e vado avanti. Cerco di sistemare un po' tutto. Ecco che mi becco le lamentele di un collega su come sta procedendo l'attività, ed io a spiegargli che sono bloccato in attesa di un autorizzazione che non vuol arrivare, perchè nessuno si prende la responsabilità,
Ed io a tranquillizzarlo. E poi a fare telefonate qua e la per sistemare almeno il minimo indispensabile, così scopro che non sono stato messo a conoscenza di alcune decisioni che riguardano anche il mio lavoro. Io intasco ed indosso il mio miglior viso, visto che il gioco non è proprio buono. Le ore passano e vedo che on sono l'unico messo male. Qualche tecnico deve aver combinato un casino ad orologeria che scoppia appena passate le 18:00. I colleghi iniziano a lamentarsi sempre più ad alta voce. Io che non volevo essere il primo ad andar via sono costretto a rimanere ancora un po'. Alla fine i due più alti in grado rimangono a sistemare ed io scappo che manca poco alle 19:00.
uscendo scambio due chiacchiere con la ragazza all'ingresso sul caldo afoso. Mi chiedo se ho l'aria condizionata in auto... le rispondo come nel più classico modo dei tempi che furono: ma quale aria condizionata, finestrino giù, braccio fuori, radio a palla e testa ciondolante a ritmo di musica, e così è.
Dovrei far incidere sul cruscotto della puffo machine la scritta CHI VA PIANO VA SANE E VA LONTANO, ma sarà forse in un'altra storia.



... all'inseguimento del sole ...

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