17 febbraio 2011

Inizio - cap1

È passata la festa degli innamorati ed anche quella dei single. Per molti sono solo ricorrenze consumistiche, mentre per altri sono anniversari per ricordare chi e cosa sono. Giovani fidanzati, anziani sposi, romantici innamorati, amanti clandestini, famelici lupi da caccia o giovani prede pronte a farsi sbranare, anime disperate in cerca di dolci supplizi o padroni senza schiavi.
Nella mia storia sono giorni come altri, fatti di lavoro e di arrabbiature, di telefonate e di chilometri da fare, di pranzi saltati e riunioni da organizzare, di cene fredde da riscaldare e docce calde. Sono solo caselle sul calendario, uguali a quelle che le precedono e le seguono. Forse solo un po' più tristi, visto che non ho più con chi festeggiare la prima ricorrenza, e neanche la seconda.
Colto nuovamente da quella malinconia che si fa forte durante i giorni di festa quando non si ha nulla da festeggiare decido di uscire. Mentre vago per le vie di questa straniera città alla ricerca di una stella che mi consoli dimostrandomi che almeno in altri modi c'è vita e forse amore, un suono mi rapisce.
Il suono di un organetto che ripete la classica musichetta da festa di paese o che si sente agli angoli di qualche opulenta città dove un moderno Remì cerca di racimolare un po' di soldi per mettere insieme il pranzo con la cena.
Ma in questa fredda ed umida città non ci sono feste di paese o musicanti e quel ritornello viene suonato solo da cellulari appartenenti a persone con uno spirito giullaresco. Questo è un paese per vecchi. Alle 10 sono tutti addormentati sui divani di fronte a mega televisori che trasmettono immagini sempre più volgari e truculente, con gli scuri chiusi perchè non sia mai che qualcuno li possa vedere nell'intimità della loro casa.
Ma da dove viene questa musica?
Impossibile che nessuno abbia chiamato ancora la polizia. Non più tardi di una settimana fa, per una festa di fidanzamento che si è protratta un po' di più dell'ora in cui carosello finiva i difensori del “quieto vivere” hanno mobilitato tutte le forze dell'ordine della zona. Neanche ci fosse stata una manifestazione di piazza con squatters o black blok a romper vetrine ed a dar fuoco ai simboli del capitalismo e della globalizzazione.
Provo a seguirla, rapito come uno di quei topolini della famosa fiaba dove il miglior strumento per disinfestare una città era il suono di un flauto.
Non riesco a controllarmi. I passi si fanno d'improvviso sempre più rapidi senza che io possa fare nulla per fermarli. Corro per le buie vie senza volerlo ma desiderando di andare sempre più veloce per arrivare al più presto alla sorgente di questa musica. La notte mi circonda con i suoi colori scuri perchè in questa città non si può sprecare energia illuminando le strade visto che al calar della sera non si trova in giro neanche il più classico cane. Una specie di coprifuoco volontario.
Sbatto di colpo contro un muro.
Un muro di odori e di voci. Riconosco il profumo di dolci e vino, di zucchero filato e frittelle, di mille leccornie e dolciumi mentre il vociare è troppo confuso. E poi c'è la musica. Sembra che ora al posto dell'organetto stia suonando un intera banda. Sempre più mi convinco che deve esserci una grande festa, con bancarelle, balli, giochi e giostre. Una festa come quelle a cui andavo da bambino con tutta la famiglia a festeggiare questo o quel santo patrono.
Ma dove sono?
Cerco di riprendermi e di mettere a fuoco ciò che mi circonda per orientarmi.
Sono nella piazza centrale, davanti alle porte della grande basilica romana che si impone nella grande piazza. Intorno i tanti palazzi che fanno da cornice sono cresciuti sopra ai portici, che di giorno brulicano di gente, ma che a quest'ora non ospitano neanche il più romantico clochard, perchè non darebbe una bella immagine a questa signorotta città che ha fatto i soldi zappando la terra ma che ora sembra se ne sia dimenticata. Le loro facciate sono pareti nere. Non si vede neanche un segno di vita attraverso le veneziane serrate che danno sulla piazza.
Cerco di capire da dove arriva tutto questo frastuono ed intanto la testa mi si riempie di domande:
Chi sarà il coraggioso che ha organizzato una si fatta festa? Chi sa cosa stanno festeggiando? Chi quanti sono gli invitati? E dove mai avrà trovato un organetto ed una banda disposta a suonare in questa valle di tristezza? Chi sa quanti soldi avrà speso? Chi sa... ma ecco che intravedo un fievole alone di luce che spunta da una piccola grata ai piedi della porta di destra di quella che dovrebbe essere la casa di tutti.
Mi avvicino ed intanto continuo a guardarmi intorno per capire quando e da dove arriveranno gli uomini in divisa per riportare l'abituale pace. Non vorrei mai che pensassero che io c'entri qualcosa con tutto questo.
Un ombra veloce mi passa accanto, alza la grata e salta giù, mentre il mio cuore ha centuplicato i suoi battiti tanto da coprire per un attimo il rumore che arriva dalla grata mentre il resto del corpo si è bloccato in una posa statuaria. L'ombra sarà stata alta una cinquantina di centimetri ed aveva un che di umano. Credo di aver visto addirittura un cappello a punta, ma non sono sicuro. È stato tutto così veloce e poi inizio a dubitare di tutto. La testa mi gira.
Mi accorgo di essere in apnea. Niente ossigeno nei miei polmoni e quindi niente ossigeno nel sangue indi per cui niente ossigeno al cervello.
Mi sforzo di respirare.
Cerco di far entra la maggior quantità di aria usando bocca e naso come un aspiratore. Gonfio e sgonfio il torace come un mantice, quando una fievole vocine grida AIUTOOOO, FERMATI!!!
Entro di nuovo in apnea. La bocca si chiude a scatto e le labbra si serrano.
La vocina ora mi sembra dica: “Grazie”.
Sono disorientato. Non riesco a capire da dove arrivi questa vocina ed inizio a pensare di stare impazzendo e che la vocina è tutto il resto sono solo nella mia testa. Ed ecco che una lucina si accende sulla punta del mio naso.
È una piccola lucciola.

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