18 novembre 2012

La caduta di un eroe?!?


Questo post ha avuto una gestazione strana. L’ho buttato giù di getto quando ho sentito la notizia, ma poi non sono riuscito a postarlo perché ho un ricordo particolare di quel periodo. Ho dovuto far decantare le onde che si infrangevano nei miei ricordi fino a quando è tornata un po’ di bonaccia ed ho trovato la voglia e forse non solo di mettere giù queste parole.


Sono passati degli anni da quando Lance Armstrong (Forte Braccio) indossava per la settima volta consecutiva la maglia gialla sugli Champs Elysee.
Quel giorno tutti parlavano delle tante battaglie affrontate, delle scalate, delle cronometro, dei compagni di squadra, del modo di correre… ed anche allora si ricordava come Lance Armstrong avesse più di tutti battuto la malattia e di come fosse diventato un icona di speranza di chi come lui era stato attaccato dalla malattia. Qualcuno già all’epoca metteva in dubbio le sue vittorie dicendo che non fossero del tutto pulite.
Ricordo bene che in uno dei suoi primi Tours venne accusato di doping perché assumeva medicinali che per lui erano salvavita.  Molti dicevano che non era possibile che Lance fosse diventato di colpo così forte, che dominasse così facilmente una delle corse a tappe più famose e dure al mondo. Soprattutto dopo aver avuto una malattia così debilitante.
Quasi tutti dimenticavano che un giovane Lance, nel 1993, aveva vinto uno dei mondiali in linea più duri che si ricordi. Si correva nella capitale Norvegese. In quel mondiale apparivano per la prima volta due nomi che avrebbero segnato la Grande Bucle: Lance ed un dilettante tedesco di nome Ian Ullrich.
In Italia i nomi che si rincorrevano erano quelli di Chiappucci, Chioccioli, Bugno, Cipollini, Fondriest e da li a poco sarebbe nata la stella di Pantani. Non c’erano solo gl’italiani, Uno spagnolo da li a poco si sarebbe imposto sulla ribalta delle due ruote: Miguel Indurain Larraya. Lui e le sue imprese che si sarebbero dette irraggiungibili. Sono certo di essermi dimenticato molti dei nomi di corridori che in quegli anni hanno vinto e fatto imprese straordinarie e per questo me ne scuso ma la memoria è strana e fa associazioni strane.
Come vedete il ciclismo ha sempre avuto degli eroi da venerare e dimenticare per poi magari riscoprirli anni dopo. Ma torniamo a parlare del corridore a stelle e strisce.
Della storia di Lance corridore ci sono tante cose da dire. Il suo ricordo di Casertelli e la dedica della sua vittoria alla crono con dedica al compagno di squadra così sfortunato.
La rabbia con cui scalava le impervie salite del Tour o la voracità con cui divorava la strada durante le cronometro. C’era della cattiveria nel suo modo di correre, tanto che molti corridori non lo vedevano di buon occhio, mentre i tifosi l’osannavano come “eroe”.
Metteva nel correre la stessa determinazione con cui immagino avesse affrontato la malattia. Se era riuscito a sconfiggere quel male oscuro nessuno lo poteva battere. E questo lo doveva a se stesso e ma anche a chi come lui stava affrontando lo stesso calvario. Era un simbolo di speranza.

Come puoi capire caro Lettore non è stato facile leggere le accuse a “Forte Braccio”. Di come le accuse arrivavano da tutte le parti, dei 7 Tour tolti e non riassegnati…
Lui era riuscito dove il povero Andrea Fortunato non era riuscito.

In molti vedevano nelle sue pedalate la speranza di sconfiggere la malattia… non solo i malati guardavano a lui con speranza ma anche i parenti e gli amici delle persone che venivano colpite da questo male oscuro. Un salvagente per non affogare nel buio della disperazione.  
Ecco perché non è facile.