19 maggio 2013

Ritorno


Il paesaggio scorre veloce guardandolo dal finestrino del treno che lo riporta a casa. Nello scompartimento gli altri occupanti parlano e discutono ma lui non li sente. È concentrato su quel dipinto vivo che modifica il suo aspetto ad ogni batter di ciglia.
È scappato per un paio di giorni a cercare di ritrovare quei posti in cui era stato felice ed allegro. Posti che lei non aveva visto, almeno non con lui.
Sperava che quel tornare indietro nello spazio gli permettesse di far tornare indietro anche il tempo, a quei giorni in cui lei non c'era e lui era giovane e spensierato, o almeno così si sentiva.
L'occasione gli era stata fornita dal caso. La squadra della sua città giocava in trasferta proprio in quel luogo ricco di ponti e di canali e di amori giurati, dove lui aveva avuto anche il piacere di remare in uno di quegli eventi nati per gli indigene ma ormai presi d'assalto dai turisti.
Erano anni che non seguiva più quello sport che aveva riempito i pomeriggi suoi e dei suoi amici quando erano adolescente. Il suo nuovo collega, con cui divideva la scrivania, era invece un tifosissimo. Dopo ogni partita lo intratteneva con commenti e statistiche che lui non sempre comprendeva, ma che gli permettevano di distrarsi dal lavoro e dai pensieri della vita. Così il collega gli chiese se gli andava di seguire la squadra in quella partita così cruciale per il campionato. Lui aveva risposto di si senza neanche aver sentito la domanda perchè in quello stesso istante lei era entrata in ufficio e la sua attenzione si era focalizzata sul suo viso per cercare di leggerne i pensieri. Quel viso che si ritrovava davanti ogni volta che chiudeva gli occhi e cercava di dormire. Quel volto che era entrato nella sua vita con un grimaldello, perchè lui aveva fatto di tutto per tenerla fuori, ma non c'era riuscito. Aveva dovuto soccombere alla volontà di lei che si era dimostrata decisa e convinta, molto più di lui.
La loro storia era durata meno della notorietà di uno di quei personaggi televisivi che così tanto riempiono il piccolo schermo.
Si erano lasciati, o meglio, lei lo aveva lasciato una sera senza addurre molte spiegazioni se non quelle che si sentono dire spesso nei film dalla protagonista alla spalla. Quelle motivazioni che dette dall'attrice sullo schermo non sembrano poi cosi sconclusionate, ma che se rivolte a te non hanno lo stesso effetto.
Non ti fanno capire ed ancora meno ti consolano. Non reagisci come l'attore che si allontana ed esce dalla storia, ma resti immobile lì come una lepre illuminata dai fari dell'auto in attesa che tutto finisca, senza capire cosa sta succedendo.
Fermo. Vuoto.
Impantanato in quella scena che vorresti tagliare dalla sceneggiatura della tua vita e dall'intera storia.
Non sai cosa fare ed allora cerchi nel tuo passato tutti quei momenti felici per trovarne conforto. Perchè se il futuro è incerto ora sembra addirittura impossibile che possa esistere, mentre il passato ha un aspetto rassicurante e sicuro.
Ora che sta tornando a casa ha capito che non è servito a nulla fuggire. È vero che durante la partita e le discussioni con gli altri tifosi si è distratto da quel pensiero fisso. Ha provato anche una certa gioia nel tifare con gli altri per sostenere la sua squadra, ma una volta salito su treno per tornare indietro, gli sembra che anche il suo stato d'animo stia tornando al punto di partenza.
Di nuovo il suo viso e quello stato d'animo di confusione si fanno spazio dentro di lui.
Non è la fuga la soluzione, come viene decantato nei bigliettini che incartano certi cioccolatini.
Scappare non porta alla vittoria, ma rimanda il momento della verità.
Verità che può essere dolce o amara a secondo di cosa il destino ha deciso di scrivere in quel libro che tutti chiamano vita.
Mentre le lancette ruotano nel suo orologio e le ruote del treno sui binari si ritrova a fare mille propositi.
Scrive e riscrive il suo futuro.
La pagina si riempie così di frasi e scarabocchi, di progetti e di battaglie, ma solo il tempo sarà arbitro e lettore di ciò che sarà.