11 febbraio 2018

JOB TITLE

Caro Lettore,
   rieccomi qui a scrivere. Scrivo perché da pochi giorni mi è stato assegnato un nuovo Job Tittle, cioè una nuova etichetta da appiccicare alla mia posizione lavorativa per descrivere al meglio quello che faccio o che dovrei fare… Qualche anno fa, quando si era più pragmatici si sarebbe detta una nuova mansione, ma ormai conta più il vestito che la sostanza.
Io avevo consigliato all’ufficio HR di utilizzare un sistema simile a quello militare, dove la posizione è individuata dai gradi: Generale, Capitano, Tenente.., nel qual caso la mia sarebbe stata 360°.
Comunque non ci sarebbe nulla di strano, anzi ci sarebbe di che andarne fiero se non fosse: ARCHITET.
Innanzitutto precisiamo che non lavoro in una società di costruzione e/o di arredi. Al massimo, come diceva una vecchia reclame, "noi si crea VINCITORI/MILLIONARI". Quindi non ha nulla a che fare con l’architettura. A questo punto vi chiederete, come ho fatto io perché ARCHITET. I più intraprendenti avranno fatto quello che sto facendo io: cercare la definizione su WIKIPEDIA e trova innanzitutto che è una bozza (Questa voce sull'argomento software è solo un abbozzo.), perché non è chiaro neanche a loro e poi:

Nell'ambito di un progetto informatico l'IT Architect (o Solution Architect) ha il ruolo di definire l'architettura del sistema informativo che deve essere realizzato.
I compiti che deve svolgere un IT Architect sono:
  •          conoscere in maniera approfondita l'ambiente IT, i processi aziendali e le esigenze del cliente
  •     ricercare, analizzare, valutare e proporre una soluzione architetturale rispondente alle esigenze del cliente


Ed anche così non siamo ancora arrivati al nocciolo della questione, per cui occorre fare un paio di precisazioni su chi sta scrivendo questo post. 
Io sognavo di diventare INGEGNERE già ad 8 anni, ma non un INGEGNERE qualunque ma un INGEGNERE ELETTRONICO. Per coerenza ho fatto da prima gli studi da PERITO ELETTRONICO in una specie di gavetta 2.0, poi mi sono iscritto al POLITECNICO di MILANO al corso di INGEGNERIA ELETTRONICA CON INDIRIZZO OPTOELETTRONICO: cioè sognavo di progettare i raggi fotonici dei super eroi. 
Al Politecnico ho trascorsi più anni di quelli che sono indicati nella prescrizione che oggi penso sia stata redatta da uno statistico del '68. In quegli anni ho avuto: alti e bassi e non parlo solo di voti; dubbi e certezze; ore di studio e partite a carte; esami passati e non; invidie e sete di giustizia, ma alla fine sono riuscito non solo a prendere il pezzo di carta ma anche l’abilitazione. Ed ora entrambe si fanno compagnia abbracciate in un tubo blu, visto che mi occupo di altro.
Tutto questo ha comportato anni ad essere deriso per la cubicità mentale che contraddistingue ogni vero INGEGNERE ed a deridere i cugini architetti in una rivalità simile a quella sportiva tra squadre della stessa città.
Ed ecco che mi ritrovo su un comunicato aziendale con una dicitura che mi crea un non so che di… diciamo ironico visto che non trovo altri aggettivi, ma penso che chi ha il titolo di INGEGNERE dentro possa capire. La cosa più assurda è che il comunicato è anche sbagliato e quando lo faccio notare mi viene dette: “porta pazienza, perché rifarlo che tanto tra poco dovremo farne uno nuovo”; ed io non so come dirgli che un anno fa, quando tutto ebbe inizio, il comunicato era già sbagliato, che ci hanno messo un anno per rettificarlo con un altro sbagliato… ed allora capisco che probabilmente loro hanno fatto studi umanistici e non possono capire l’umanità di noi INGEGNERI. 
Allora ripenso alla storia dei gradi e mi sento di essere un uomo e non un caporale, come direbbe il buon Totò.