19 luglio 2007

Come finisce un’amicizia?

Mi sono trovato di recente con dei vecchi amici per una rimpatriata…scambio di opinioni. In pratica da uno scambio di opinioni telematico sono venuti fuori vecchi rancori mai sopiti.
La serata si è svolta come la maggior parte delle serate solo uomini…si è bevuto, fatto commenti sull’anatomia delle cameriere e con lo scorrere dell’alcol anche su tutti quelli che passavano a tiro. Battute, scherzi e grasse risate.
E sarebbe tutto normale se, il motivo dell’incontro non fosse una situazione di rottura che si è creata tra alcuni membri del gruppo.

La discussione, appassionata, è andata avanti per ore ed in diversi luoghi (visti i commenti fatti abbiam preferito lasciare il locale prima che le cameriere e gli avventori iniziassero a risponder con i fatti alle nostro battute). Tutti cercavano di esporre le proprie ragioni e delusioni.
Ad un certo punto mi è sembrato che le persone che più ci tenessero a salvare il rapporto fossero proprio quelle più accalorate nelle accuse. In quel momento mi sono sentito molto ignavo (non ci credo sono riuscito ad usare questo “peccato” in un post). Lì ha guardare il fiume scorrere, ed ad aspettare che qualche corpo galleggiante mi passasse davanti.
Sono entrato nella discussione pochissimo. Per lo più ho ascoltato.
Mi sono chiesto poi il perché del mio atteggiamento. Perché tutto quello che a loro dava fastidio a me sembrava indifferente…forse non sono davvero un amico…
Mi sono spaventato. Ho pensato di non essere capace di difendere questo sentimento di amicizia, di non riuscire a dargli il giusto peso. E da lì è partita la riflessione.

Come finiscono le amicizie?

Né soldi, né donne, né politica potranno dividerci…così recitava una canzone. E se non sono questi i motivi che fanno finire un’amicizia, quali sono?
Quanti amici avevo quando ero piccolo; che fine hanno fatto?
Ad ogni ciclo della mia vita sono stato circondato da amici, sempre diversi e sempre nuovi. Gli amici delle medie, quelli delle superiori, quelli dell’università, quelli dell’estate, quelli delle vacanze, quelli della biblioteca, quelli degli altri.
Eppure tante delle persone che chiamavo: AMICO, ora non so che fine abbiano fatto.
Di tutta questa gente solo pochi sono rimasti, ed anche con loro il rapporto è cambiato. Non è evoluto, si è adattato.
Si è adattato alle esigenze della vita, e come dimostrazione di un novello principio darwiniano, solo il più forte è sopravvissuto.
Quindi, quando un amico mi fa uno sgarbo, ci resto male, mi arrabbio anche, ma non me la sento di perdere una di queste persone, per cui spesso lascio perdere. Un amico è un amico, punto e basta. Con i suoi pregi ed i suoi difetti.
Eppure molti amici si allontanano, piano piano scompaiono dalla mente, o meglio si nascondono in qualche anfratto per uscire solo nel momento del ricordo. Prima ne dimentichi il nome, poi il volto, i giorni passati insieme, fino ad arrivare a non ricordare perché eravate amici, ma la sensazione che ci fosse qualcosa che vi legava la sentite dentro, come se fosse una specie di dolce retrogusto che viene a bussarvi al cuore.

Quindi per gli amici che dovessero leggere questo post, mi scuso se non mi faccio sentire spesso, se sono sempre poco disponibile o cosa, ma vi assicuro che questo non vuol dire che non vi consideri amici.

12 luglio 2007

Un Anno è Passato

Non ho grosse idee su come festeggiare un anno e più dalla creazione di questo blog.
La cosa più ovvia dovrebbe essere quella di scrivere un bel post, magari stile Anno Nuovo, con tutti gli avvenimenti più o meno significativi avvenuti in questo periodo.
Il post inizierebbe così……..

Un anno è passato, e di cose ne sono successe.
L’Italia si è laureata CAMPIONE DEL MONDO di calcio, il Milan Campione d’Europa e l’Inter d’Italia.
Io sono passato da un contratto da stagista sfruttato ad uno a tempo determinato dove mi sfruttano.
Sono nati i figli di alcuni amici e mia sorella è convolata a nozze.
Mio padre ha avuto un brutto incidente.
Ed io sono caduto dalla moto ben 2 volte in un mese.
Ho cambiato macchina, o meglio sono tornato alla mia vecchia Clio.
Un paio di amici si sono dottorati, ed altri hanno cambiato lavoro o casa.
Il mio inglese peggiorato , se fosse possibile, mentre lo spagnolo è cresciuto, ma va coltivato con più cura.
I due di picche ora riesco a prenderli anche per via telematica.
Le distanze corse sono diminuite, ma la strada fatta è molta di più.
………

Il solito elenco di ricordi e nozioni che ha forse poco significato per chi legge, ma alcuni di questi avvenimenti per me hanno significato molto.
Ed ora il tocco finale, degno di una qualsiasi trasmissione radio…
Carissimi lettori, abituali od occasionali, qual è l’evento più significativo che vi è capitato tra:
il 7 Luglio 2006 e il 7 Luglio 2007?
Lasciate un messaggio.
Tutti verranno letti ed i più belli potrebbero essere usati in un prossimo post.

05 luglio 2007

Udito

Non ci crederete, ma ho scoperto che più si sale in alto e più le orecchie si chiudono e si sentono solo le cose che si vuole. Il problema è che in alto non è sempre un posto fisico.

Le onde sonore non dovrebbero subire la forza di gravità, nel loro caso conta solo la direzione. Segnale più alto in centro e in attenuazione ai lati. Eppure ogni volta che parlo con un “capo” questo prende le mie parole, le shakerà e poi ne tira fuori quello che vuole.
È una revisione storica in real-time. Fenomenale.
Più mi sforzo di usare parole semplici e frasi base, più loro riescono ad estrapolare ciò che gli fa comodo. Non so quante volte ho dovuto ripetere “non mi sono spiegato”, sono arrivato a pensare di parlare una lingua diversa da quella che sentivo uscire dalla mia bocca.
Questo non capita solo con il dialogo in ufficio.
Il concetto è applicabile anche in modalità UP-DOWN
Provate a chiedere ad un commerciante di alimentari “mi dia, gentilmente, 2 etti di …”, va da se che vi darà 2 etti abbondanti, diciamo quasi 3, e con la faccia più innocente che ci sia pone la solita domanda retorica “lascio”. E tu per no fare la figura del pezzente rispondi "lasci lasci".

Ma forse il problema sta proprio nella comunicazione.
Credo che ormai siano dati per assunti che i significati che si danno alle stesse parole, in un dialogo tra genitori e figlio, o tra uomo e donna, siano diversi. Questo crea incomprensioni.
Da parte mia posso dire che il mio udito è fortemente influenzato dal punto in cui si trova, nella mia Gaussiana, la ragazza che ho di fronte. Così un semplice “ciao ” viene interpretato come un “okkei sono pronta a fare una bella sudata con te sotto le lenzuola”, se è carina; ed un semplice saluto se si trova vicino allo ZERO della curva su citata.
Il “ciao” cambia di valore anche se chi ci parla mi è simpatico o no. Il “Ciao” di una persona simpatica è più ricco, è quasi un Moto Guzzi Nevada, rispetto all’anonimo “Ciao” di un antipatico, che ricorda più un Atala scassato.

Ma ancora più incredibile, mi è capitato di sentire discorsi per cui si può influenzare il relatore solo con l’atteggiamento e la …psicologica. Se fosse vero il mio capo si sarebbe già dovuto strozzare tre volte ed essere in viaggio per un luogo più popoloso della Cina, visto che sono in molti quelli che ci vengono gentilmente mandati giornalmente.

Ho scoperto di riuscire a distinguere le parole dette da una persona persa tra la folla (ovviamente non troppo distante), posseggo un udito direzionale. Più chi parla mi incuriosisce e più riesco a concentrarmi ed a sentirne la sua voce, filtrando il chiacchiericcio circostante. Come se avessi uno di quei gadget da UOMO DA 6 MILIONI DI DOLLARI $, ma pagato meno. La versione tarocca per farla breve.

Tutto questo viene poi amplificato dalla comunicazione scritta.
Questa dovrebbe aiutare eliminando il rischio di equivoci e di frasi tipo “ma io non l’ho mai detto”, oppure “ma io ho detto questo e non quello”. Ed invece, anche se metti le persone davanti al fatto compiuto esse continueranno a negare, e ti accuseranno di non aver capito ciò che c’è scritto nelle loro mail/istruzioni/indicazioni.
Una volta, un caro amico mi disse che per raggiungere casa sua dovevo percorrere un viale e svoltare alla terza strada a destra. Peccato che non tutte le strade a destra dovessero essere contate, secondo lui. Ogni volta che vado a casa suo, ormai mi perdo in una zona differente del suo paese, che per fortuna non è una metropoli.


Ho una collezione di mail in cui ciò che viene scritto non centra con quello che si vorrebbe. Tutte provenienti dalle mie utenti, che ora scrivono solo l’oggetto nelle mail e poi telefonano per spiegare cosa desiderano, adducendo che hanno poco tempo o, le più oneste, di non saper scrivere in italiano.

Ricordo, altresì, un professore di università che non voleva che si registrassero le sue lezioni. All’inizio ho pensato che il motivo fosse per mantenere alta la concentrazione degli studenti durante le sue spiegazioni, ma poi ho capito che la realtà era ben diversa. Le registrazioni avrebbero permesso di confutare le cavolate che diceva a lezione.

…ho riscritto la conclusione di questo Post più volte, nella speranza si trovare una battuta ad effetto che coinvolgesse l’udito e la mansarda, ma ahimè ho rinunciato, mi manca l’ispirazione, ed anche l’espirazione mi fa difetto.