27 febbraio 2011

Tra Alba e Tramonto – 44° puntata

25 Febbraio 2011
Torino Porta Nuova
ore 21:50

Caro Lettore, scrivo una parte di questo post in un venerdì del passato. Forse ti starai chiedendo cosa significa questa frase. Beh è presto detto. Per motivi che ti racconterò poi mi trovo sul treno regionale che da Torino Porta Nuova conduce a Milano Centrale.
Non ti preoccupare non mi sono perso, e forse questo mio essere di nuovo su questo treno lo considerò uno dei momenti migliori della settimana appena trascorsa.
Ma vediamo come sono arrivato sino a qui. Tutto ha inizio come al solito un lunedì mattina, in cui la sveglia mi strappa ai miei dolci sogni troppo presto. La mia collega mi ha dato appuntamento una ventina di minuti prima perché ha una riunione sul presto. La prima regola di chi lavora dovrebbe essere non mettere mai una riunione il lunedì mattina o il venerdì pomeriggio. Ma come molte delle regole sono fatte solo per essere ignorate.
Comunque con la testa ancora mezza addormentata mi rimetto a fare il pendolare come una volta. Prima il bus per arrivare a Milano e poi due linee di metropolitana per raggiungere il punto X. Arrivo puntuale, ed anche la collega spacca quasi il minuto. Partiamo. Al casello incrociamo un consulente di un altro gruppo. Il tempo di superarlo ed è già un puntino nello specchietto retrovisore.
Intanto che la macchina divora i chilometri noi parliamo come al solito di lavoro. La mia collega è talmente presa che quasi manchiamo la coincidenza con la seconda autostrada. Se non l’avessi avvertita in tempo forse se ne sarebbe accorta in prossimità di Genova. Ed avendo ancora un paio di forse in tasca, forse sarebbe stato meglio così.
Arrivati in ufficio l’attività è subito alacre. C’è da fare questo, rispondere a quest’altro ed andare alla riunione, messa ad un orario accettabile. Come in molte delle riunioni c’è sempre qualche invitato che non centra. In questo caso sono io. Motivo per cui me ne rimango tranquillo in disparte ad ascoltare gli altri.
A pranzo ancora lavoro lavoro lavoro. Inizio a non farcela più. E dire che molte delle cose che vengono dette sono importanti e mi servono per la mia crescita. Peccato che io più che a crescere penso a dormire.
Pomeriggio altra riunione in cui l’organizzatore no si presenta, per poi rispondere innervosito quando lo cerchiamo al telefono.
Per iniziare bene usciamo tardi dall’ufficio. Tanto tardi che i supermercati sono chiusi. Per fortuna che ho un minimo di viveri per la sussistenza. Dovrei studiare, ma crollo subito dopo cena in un sonno profondo. Martedì mi svegli con i panettieri e mi metto sotto a studiare. Mi sembra di tornare all’epoca delle superiori in cui studiavo di notte quando in casa c’era finalmente un po’ di tranquillità. Martedì siamo di nuovo sotto pressione. I turchi si divertono a chiamare. Nel fra tempo abbia un trio di personaggi che si è assediato nelle postazioni che una volta erano mie e della collega. Scopro che la ragazza di questo simil trio Drombo è un’ex compagna di università della mia collega. Peccato che per arrivare alla scoperta abbia dovuto sacrificare la mia chiavetta della macchinetta del caffè senza neanche essere invitato. Va beh. Questo evento arricchisce almeno la lista di argomenti di conversazione nella pausa pranzo.
Per democrazia anche martedì si fa tardi. E sempre per democrazia sopravvivo a scatolette, vado a letto presto e mi alzo prestissimo per studiare. Mercoledì differisce dal giorno prima per il nome, per il fatto che la collega non ha sentito la sveglia e perchè la sera è stato organizzato l’evento mondano. Cena in una delle birrerie delle città che circondano Alba. Mi ritrovo così al tavolo con 3 donne ammogliate, ma senza l’altra metà. Loro parlano di lavoro e colleghi ed io mi concentro sulla prima cena degna di questo nome. Un bello stinco. Nulla a che vedere con i Golonky polacchi, ma si lascia mangiare con piacere.
Giovedì mi evito la levataccia, visto che è in previsione il rientro, in compenso mi girano per la testa pensieri meschini, e questa cosa non mi piace affatto. Prima dell’ora di pranzo però ho già risposto alle mille richieste dei turchi, che dovevano fare una sola cosa, e sono riusciti a farla male, incasinandomi tutta la giornata. In più salta il corso a Milano e quindi si opta per restare ad Alba, visto la situazione di fuoco che c’è in ufficio. Per democrazia anche giovedì si esce tardi, io mangio le ultime scatolette e vado a dormire presto e mi alzo presto. Devo finire un paio di lavori per la mia società. Cose di piccola rilevanza se Montezuma non si fosse messo a remare contro. Un lavoro di una mezz’oretta si trasforma in un tour de force, tanto che faccio appena in tempo per arrivare in orario ed aspettare la collega, che sempre per democrazia anche oggi arriva cinque minuti in ritardo. Arrivato in ufficio mi tocca anche beccarmi una mail da parte del CFO turco su un attività urgente. Non ci sarebbe nulla da dire se non fosse il fatto che il testo della mail non è altro che il copia ed incolla di quello che io ho scritto all’ITManager di quel paese. Per fortuna che quest’ultimo ha almeno la buona creanza di scusarsi. La mail costringe il responsabile dell’atro gruppo ad indire una riunione urgente (se avessero dato retta a me non ci sarebbe stata nessuna riunione urgente, ma certa gente ci deve sbattere il muso). Risolto l’ennesimo problema mi ritrovo tra capo e collo le persone dell’altro gruppo che siccome hanno finito in anticipo una riunione sono venute a cercarmi per allinearci prima della riunione. Io provo a spiegare cosa è successo, ma loro si sono fatti già un idea, ed anche se secondo me non è quella giusta, loro non danno segni di volerla cambiare.
Visto che mi hanno bruciato così un po’ di tempo mi tocca sacrificare il pranzo perché dovrò attraversare Alba a piedi per raggiungere il luogo della riunione. Appena prima di uscire la collega mi avverte che c’è stato un contrattempo e che deve tornare a Milano presto. Montezuma bussa i nuovo alla mia porta e fa si che anche l’altra persona che va verso Milano debba andare via presto. Non ho neanche il tempo per pensarci. Sono a questa riunione e capisco che tutto il problema è dovuto ad un link errato. Provo a farlo capire all’altro gruppo che mi azzittisce. Dobbiamo perdere almeno un’ora per giungere al punto che basta correggere il link, ed i danni che ha fatto e tutti sono contenti.
Finita la riunione torno verso l’ufficio e cerco di pensare a come tornare a casa. Chiedo così ad un collega se mi può accompagnare a Torino. Da li posso prendere il treno per Milano senza essere costretto a dormire su una panchina di una delle stazioni presenti tra Alba e la ormai non più capitale morale del bel paese.
A Torino nell’attesa del mio treno riesco a passare a salutare anche un’amica dei primi capitoli di questa mia avventura in TRASFERTA. Il rivedere lei e riassaporare l’atmosfera della città delle Mole mi ha riportato indietro nel tempo, quando tutto questo ha avuto inizio. Ma è proprio vero che il tempo pulisce la memoria e lascia solo i ricordi più belli.



...all'inseguimento del sole...

20 febbraio 2011

Tra Alba e Tramonto – 43° puntata

Caro lettore,
la settimana appena trascorsa è stata breve ma piena di cose. Breve in quanto è durata solo tre giorni, i primi tre giorni della settimana. Piena di cose perchè in tre giorni c'è stato tutto.
Viaggio di andata e ritorno, serate passate in ufficio a sistemare le ultime cose, pranzi a rischio, riunioni, call conference, video conference, San Valentino, San Faustino, annunci di matrimoni e di lieti eventi.
Una settimana talmente incasinata che per poter partecipare all'evento Enogastronomico, indetto dal sottoscritto, ho dovuto inviare a tutti un invito bloccando almeno un ora sul calendario aziendale. Ciò nonostante la mia partecipazione è stata messa a rischio da una serie di eventi che servivano a ricordarmi che l'ingegner Murphy e la sua famosissima legge non sono solo uno slogan che si legge su una maglietta o il titolo di qualche collana di libri.
Ma andiamo con ordine. Lunedì solita partenza accompagnata dal brutto tempo. Mi sa che per rivedere un po' di paesaggio dovrò affidarmi per ora ad internet ed a qualche ricordo.
Arrivo in ufficio e subito giù a produrre. Devo sistemare tutto prima che inizi la video conference. Ho da archiviare tutte le mail di venerdì scorso e le prime della settimana. C'è gente che il lunedì mattina non riesce proprio a dormire.
La video conference con il Lussemburgo va, ma come al solito l'altro team non ci prova neanche a proporsi per scrivere il meeting report, anche se lo pretende. Quindi finito questo mi tocca anche scrivere il resoconto della riunione.
Appena torno alla mia postazione ecco il telefono che squilla. La Turchia ha bisogno di me e sembra non solo loro. Anche gli spagnoli si fanno sentire.
Ad un certo punto scappo a pranzo. La mia è una vera e propria fuga. Cerco un po' di respiro ma la collega mi è addosso con le beghe dell'ufficio di Milano.
Il pomeriggio lo passo a sistemare i vari voli pindarici degli utenti.
Per fortuna che ho una cena da scroccare, che mi aiuta a sopportare questa giornata di festeggiamento degli innamorati in modo meno astioso.
A cena la collega un po' si vergogna, pensando che chi ci guarda potrebbe prenderci per una coppietta, magari neanche di quelle regolari. Le ribadisco che è fortunata a cenare con il collega più affascinante di tutto l'ufficio.
Arriviamo così a martedì.
C'è da finire i test con gli utenti turchi, che tirano fuori dal cappello un paio di domande sconcertanti. Gli utenti del Lussemburgo e della Spagna, che non voglio essere da meno, si lanciano anche loro. Il tenore delle domande è “perchè il totale è errato?”. Risposta. “perchè gli addendi sono sbagliati!!”. Mi chiedo da quale sfera di cristallo siano stati tirati fuori certi numeri.
Il pomeriggio è rallegrato poi dall'ennesima web-ex (in parole comprensibili a tutti è una presentazione che avviene via internet di una nuova funzionalità. Una specie di lezione virtuale), dove l'unico che doveva seguire la lezione ha il pc fuori uso.
Finito questo evento ecco che il telefono squilla. Il responsabile di un altro team mi chiama per segnalarmi che dalla Turchia arrivano richieste stranissime. Mi viene chiesto cosa gli abbiamo detto per fare tale attività in così malo modo.
Ecco, l'utente si è inventata una procedura, sbagliata, e poi chiede come mai non funziona.
Eppure sono sicuro che io gli avevo indicato i passaggi giusti.
Rispondo alla richiesta e poi vado a verificare. Ecco, avevo ragione. La procedura inviata è quella corretta!!! ma allora cosa scrivo a fare mille manuali se poi fanno come gli pare?!?
pazienza, ci vuole pazienza.
Scatta l'allarme anti-incendio, solo che non ci sono incendi. Il suono è cosi fastidioso che quel poco di pazienza che mi era rimasto se ne va in fumo. Ormai è tardi. Me ne torno in residence.
Mercoledì mattina sveglia presto perchè devo supportare gli utenti per un'attività. Anche se abbiamo fatto tutte le prove in ambiente di test, in produzione saltano fuori mille intoppi. Cerco di affrontarli in maniera positiva, senza farmi prendere dall'ansia, quando scopro che una parte di un programma non è stato portato in produzione. Vado dalla persona che lo doveva fare a chiedere spiegazioni e lei mi dice che la sua capa non gli ha dato l'ok per il trasporto.
Ok, chiediamo alla capa allora, ma questa è impegnata in una telefonata, che scoprirò a mie spese, è una telefonata fiume. Nel frattempo una delle persone dell'altro gruppo inizia a stuzzicarmi con la frase: “Tanto non ce la fai”. Il personaggio è lo stesso che mi ha fatto ritardare il carico dei dati ad agosto. Lo guardo all'inizio storto, ma lui nulla e continua. Alla fine mi tocca minacciarlo :”se non dovessi farcela, mi beccherò tutte le mie colpe, ma stai sicuro che poi scendo ti rigo prima la macchina e poi ti rompo il parabrezza, così col cavolo che te ne torni a casa”. La cosa gliel'ho dovuta ripetere un paio di volte e poi per fortuna sono intervenuti i suoi colleghi a portarlo via.
Comunque alla fine ho portato in porto il risultato, sono arrivato all'evento Enogastronomico, che era un pranzo al ristorante Giapponese, leggermente in ritardo. Durante l'evento un collega ci consegna le partecipazioni di nozze.
Pomeriggio come al solito allucinante, ma anche se con un ora e passa di ritardo prendo la strada per casa e tutto il resto è...
Caro Lettore ora ti lascio e smetto di tediarti.



… all'inseguimento del sole...

17 febbraio 2011

Inizio - cap1

È passata la festa degli innamorati ed anche quella dei single. Per molti sono solo ricorrenze consumistiche, mentre per altri sono anniversari per ricordare chi e cosa sono. Giovani fidanzati, anziani sposi, romantici innamorati, amanti clandestini, famelici lupi da caccia o giovani prede pronte a farsi sbranare, anime disperate in cerca di dolci supplizi o padroni senza schiavi.
Nella mia storia sono giorni come altri, fatti di lavoro e di arrabbiature, di telefonate e di chilometri da fare, di pranzi saltati e riunioni da organizzare, di cene fredde da riscaldare e docce calde. Sono solo caselle sul calendario, uguali a quelle che le precedono e le seguono. Forse solo un po' più tristi, visto che non ho più con chi festeggiare la prima ricorrenza, e neanche la seconda.
Colto nuovamente da quella malinconia che si fa forte durante i giorni di festa quando non si ha nulla da festeggiare decido di uscire. Mentre vago per le vie di questa straniera città alla ricerca di una stella che mi consoli dimostrandomi che almeno in altri modi c'è vita e forse amore, un suono mi rapisce.
Il suono di un organetto che ripete la classica musichetta da festa di paese o che si sente agli angoli di qualche opulenta città dove un moderno Remì cerca di racimolare un po' di soldi per mettere insieme il pranzo con la cena.
Ma in questa fredda ed umida città non ci sono feste di paese o musicanti e quel ritornello viene suonato solo da cellulari appartenenti a persone con uno spirito giullaresco. Questo è un paese per vecchi. Alle 10 sono tutti addormentati sui divani di fronte a mega televisori che trasmettono immagini sempre più volgari e truculente, con gli scuri chiusi perchè non sia mai che qualcuno li possa vedere nell'intimità della loro casa.
Ma da dove viene questa musica?
Impossibile che nessuno abbia chiamato ancora la polizia. Non più tardi di una settimana fa, per una festa di fidanzamento che si è protratta un po' di più dell'ora in cui carosello finiva i difensori del “quieto vivere” hanno mobilitato tutte le forze dell'ordine della zona. Neanche ci fosse stata una manifestazione di piazza con squatters o black blok a romper vetrine ed a dar fuoco ai simboli del capitalismo e della globalizzazione.
Provo a seguirla, rapito come uno di quei topolini della famosa fiaba dove il miglior strumento per disinfestare una città era il suono di un flauto.
Non riesco a controllarmi. I passi si fanno d'improvviso sempre più rapidi senza che io possa fare nulla per fermarli. Corro per le buie vie senza volerlo ma desiderando di andare sempre più veloce per arrivare al più presto alla sorgente di questa musica. La notte mi circonda con i suoi colori scuri perchè in questa città non si può sprecare energia illuminando le strade visto che al calar della sera non si trova in giro neanche il più classico cane. Una specie di coprifuoco volontario.
Sbatto di colpo contro un muro.
Un muro di odori e di voci. Riconosco il profumo di dolci e vino, di zucchero filato e frittelle, di mille leccornie e dolciumi mentre il vociare è troppo confuso. E poi c'è la musica. Sembra che ora al posto dell'organetto stia suonando un intera banda. Sempre più mi convinco che deve esserci una grande festa, con bancarelle, balli, giochi e giostre. Una festa come quelle a cui andavo da bambino con tutta la famiglia a festeggiare questo o quel santo patrono.
Ma dove sono?
Cerco di riprendermi e di mettere a fuoco ciò che mi circonda per orientarmi.
Sono nella piazza centrale, davanti alle porte della grande basilica romana che si impone nella grande piazza. Intorno i tanti palazzi che fanno da cornice sono cresciuti sopra ai portici, che di giorno brulicano di gente, ma che a quest'ora non ospitano neanche il più romantico clochard, perchè non darebbe una bella immagine a questa signorotta città che ha fatto i soldi zappando la terra ma che ora sembra se ne sia dimenticata. Le loro facciate sono pareti nere. Non si vede neanche un segno di vita attraverso le veneziane serrate che danno sulla piazza.
Cerco di capire da dove arriva tutto questo frastuono ed intanto la testa mi si riempie di domande:
Chi sarà il coraggioso che ha organizzato una si fatta festa? Chi sa cosa stanno festeggiando? Chi quanti sono gli invitati? E dove mai avrà trovato un organetto ed una banda disposta a suonare in questa valle di tristezza? Chi sa quanti soldi avrà speso? Chi sa... ma ecco che intravedo un fievole alone di luce che spunta da una piccola grata ai piedi della porta di destra di quella che dovrebbe essere la casa di tutti.
Mi avvicino ed intanto continuo a guardarmi intorno per capire quando e da dove arriveranno gli uomini in divisa per riportare l'abituale pace. Non vorrei mai che pensassero che io c'entri qualcosa con tutto questo.
Un ombra veloce mi passa accanto, alza la grata e salta giù, mentre il mio cuore ha centuplicato i suoi battiti tanto da coprire per un attimo il rumore che arriva dalla grata mentre il resto del corpo si è bloccato in una posa statuaria. L'ombra sarà stata alta una cinquantina di centimetri ed aveva un che di umano. Credo di aver visto addirittura un cappello a punta, ma non sono sicuro. È stato tutto così veloce e poi inizio a dubitare di tutto. La testa mi gira.
Mi accorgo di essere in apnea. Niente ossigeno nei miei polmoni e quindi niente ossigeno nel sangue indi per cui niente ossigeno al cervello.
Mi sforzo di respirare.
Cerco di far entra la maggior quantità di aria usando bocca e naso come un aspiratore. Gonfio e sgonfio il torace come un mantice, quando una fievole vocine grida AIUTOOOO, FERMATI!!!
Entro di nuovo in apnea. La bocca si chiude a scatto e le labbra si serrano.
La vocina ora mi sembra dica: “Grazie”.
Sono disorientato. Non riesco a capire da dove arrivi questa vocina ed inizio a pensare di stare impazzendo e che la vocina è tutto il resto sono solo nella mia testa. Ed ecco che una lucina si accende sulla punta del mio naso.
È una piccola lucciola.

12 febbraio 2011

Tra Alba e Tramonto – 42° puntata


Caro Lettore, eccomi ancora qua, ancora con la voglia di scrivere e raccontare i giorni passati lontano da casa.
La settimana appena trascorsa era carica di aspettative, di cambiamenti e rivoluzioni, ma alla fine è stata tutta una bolla di sapone.
Lunedì di buon ora parto per l'ennesima volta in direzione ovest. Non è passata neanche mezz'ora ed ecco il primo dispiacere. Un sassolino mi scheggia il parabrezza. Cerco di non farci caso, ma il segno è proprio in mezzo al parabrezza. Più cerco di non farci caso e più mi focalizzo su quel punto. Penso a cosa dovrò fare ora per ripararlo, a quanto mi costerà e via dicendo.
In ufficio la vita è la solita. Tutti presi da mille cose, ed anch'io non scherzo. Nei quattro giorni che passerò nella terre delle Langhe il mio orario sarà a dir poco continuato. Ma ormai sono abituato a questi periodi, anche se devo essere sincero, giovedì non ero proprio la persona più amabile del mondo.
Scontrarsi ogni giorno con utenti che remano contro, capi che vorrebbero che tu fossi un novello Pastamatic con la forza di 20 braccia (immagine che hai più giovani dirà poco, ma chi come me ha vissuto gli anni '80 sa di cosa sto parlando), e facessi almeno 5 cose contemporaneamente. Siccome poi il tempo ce l'hai, perchè se il capo mi avverte con cinque minuti di anticipo che devo partecipare ad una riunione fiume, sul cui argomento non sono proprio ferrato, me la dovrei prendere, tenendo conto che intanto sono in call conference con gli utenti turchi.
Giusto per finire l'elenco delle cose da fare, perchè non metterci che la sera tornato a casa mi tocca fare almeno un paio di ore di studio per prepararmi all'esame di certificazione?
È proprio vero che gli “esami non finiscono mai” e che “o siamo uomini o caporali” ed a me è toccato essere uomo, circondato da caporali.
Ed intanto il mondo va avanti... dimenticavo, la mia responsabile ha preso un impegno a cui io devo far fronte, perchè lei no può.
Per no farmi mancare nessuna esperienza, mi becco anche lite tra gruppi durante una sessione di webex, ed a me tocca fare da pacere.
Arrivano poi gli utenti turchi con le loro richieste assurde, a cui credo di aver risposto almeno 1000 volte, ma loro ci provano ancora. Sono tentato di dirgli: “ Sai che c'è... tutto il giro te lo fai da solo ed a mano, e poi vediamo se torni a più miti consigli”. Ma posso solo pensarlo, ahimè.
Caro Lettore, viene facile capire come mai arrivato a giovedì non sono proprio amabile, ma ho speranze nei cambiamenti che mi hanno prospettato ed invece... la risposta che ricevo, dopo aver sottolineato più volte che sono in attesa di informazioni per fare andare avanti le pratiche è:” scusa ma non siamo riusciti a trovarle, rimandiamo tutto a Settembre.” Ma come non eravate voi che pressavate per fare la cosa subito, che non dovevo preoccuparmi che avrebbero sistemato tutto loro... ed eccomi come un novello Pinocchio ad aspettare che nel giardino degli zecchini d'oro cresca la pianta che mi farà ricco.
Venerdì mi aspettano a Milano, per una sessione di training propedeutica alla certificazione dove dovrei essere interrogato. Motivo per cui ho rinunciato a molte ore di sonno per studiare.
Mi sento anche un po' in colpa perchè dovrò saltare una parte del corso per un appuntamento preso, ed un imprevisto dell'ultimo secondo. Arrivo a pensare che la mia agenda della settimana sia stata scritta e pensata dall'inventore del Monopoli.
Arrivo in ufficio di corsa, perchè sono in ritardo di 5 minuti sull'ora di inizio, e scopro di essere il primo arrivato. Arrivato finalmente il docente scopro che: più della metà degli iscritti al corso sono malati, che il docente è stato avvertito all'ultimo momento che avrebbe tenuto tale sessione, che quindi non potrà dedicargli molto tempo, quindi invece di 8 ore si condenserà tutto in 30 minuti.
In quei 30 minuti riuscirà a metterci anche una serie di commenti alle sue frustrazioni... andiamo bene.
Ci sarebbe da essere felici se non mi toccasse rispondere per l'ennesima volta le stesse cose hai turchi, che ora hanno fretta di concludere l'attività che mi stano facendo trascinare da 3 mesi, che ho un collega messo male da rincuorare, un altro che ha scoperta un baco a poche ore dal rilasco e non sa che pesci pigliare, un altro che visto l'andazzo sta pensando di trasferirsi all'estero, un altro che mi chiede il mio parere, e via così. Dimenticavo, giusto perchè era di passaggio di lì, uno dei capi da cui aspettavo le famose info decide di farmi un colloqui a sorpresa in inglese.
Caro lettore no so se te l'ho già raccontato, ma il mio inglese condivide un appartamento con il mio francese e con il mio spagnolo, in un piccolo paese che si chiama “Tanto tempo fa”.
Ma alla fine anche questa giornata finisce e come la pioggia, mi ha bagnato ma è corsa via ed io sono sempre
… all'inseguimento del sole ...

05 febbraio 2011

Tra Alba e Tramonto – 41° puntata

Caro Lettore, eccomi di nuovo qua. Inizio chiedendoti scusa, perchè questa settimana voglio parlarti di una storia che è stata raccontata durante una riunione. A raccontarla è stata il presidente dell'azienda per cui lavoro. Ha detto che è molto famosa in Spagna, paese da cui proviene.
Se prendete una padella e la mettete sul fuoco, la fate riscaldare bene e poi ci mettete dentro una rana, questa farà un balzo.
Se ora prendete la padella, ci mettete dentro la rana, e poi mettete la padella sul fuoco, la rana non si accorgerà che la temperatura varia e morirà.
Ecco, una storia un po' “cruda”, ma come direbbe un mio caro amico amante della Spagna, dura come la vita, ma non è questo quello che mi interessa della storia.
Pensa caro Lettore che volevo dedicare un post tutto suo a questo breve racconto ed invece per vari motivi ho deciso di inserirla in questa rubrica.
Della storia mi interessa il fatto che la rana si accorge solo dei grandi cambiamenti, mentre di quelli piccoli no, così che piano piano, giorno dopo giorno viene bollita.
Questa settimana mi è stato chiesto di prendere una decisione sul mio futuro e sulla mia carriera.
La decisione non è banale, ho due vie, ed entrambe hanno i loro pro ed i loro contro. Mi è stata data anche l'opportunità di rimandare la decisione a settembre, ma ecco che è arrivata la storia della rana, ed allora...
ho pensato e ripensato, ho chiesto consiglio, e sono tornato a pensarci.
Ho messo sulla bilancia vari aspetti, che poi si riportano tutte alla solita cosa. La pecunia, che ha volte è vile ed altre è nobile. Quanto vale la ricerca di una miglior qualità della vita, quanto i sacrifici fatti, a cosa sono disposto a rinunciare per riavere un po' di tempo?
Mentre facevo tutte queste riflessioni o poi pensato quanto questo era legato al brutto periodo che ho passato l'anno scorso? Forse è vero che non tutto il male vien per nuocere. Forse mi ha permesso di ridare il giusto peso e valore alle cose.
Ora la decisione l'ho quasi presa. Mi resta ancora un piccolo dubbio legato più alla burocrazia aziendale che altro.
Della settimana che dire, passata per metà a Milano e per metà ad Alba, ma con un tocco di follia nell'organizzazione. Lunedì a Milano, poi martedì, mercoledì e metà giornata di giovedì ad alba e poi di nuovo a Milano. È stato un po' strano percorrere la strada che mi riporta a casa in un orario così strano, l'ora di pranzo.
Di cose strane ce ne sono state altre. Sono andato sempre a pranzo con la collega e la nuova responsabile del gruppo quando ho pranzato ad Alba. Loro a parlare a nastro di lavoro e del progetto che stanno seguendo, ed io lì seduto che mi sentivo come quando da bambino mia mamma mi portava con lei a trovare qualche amica o parente. Loro a parlare di cose da grandi ed io ad annoiarmi a morte. In questo caso non mi annoiavo ma mi sentivo comunque fuori posto.
Al contrario durante i pranzi a Milano si è parlato sempre di lavoro, ma mi sono sentito più parte del discorso, non so. Ho conosciuto un paio di nuovi colleghi, ho rivisto un paio di quelli vecchi. Ho anche incontrato l'orco, che mi è sembrato un po' abbacchiato. Vuoi vedere che la nuova regina lo ha rimesso in riga?
Ho riassaporato un po' la vecchia vita dell'ufficio e non so, ho sentito per un attimo la mancanza dei colleghi che hanno cambiato strada. È stato insomma un salto nel passato con una finestra sul futuro, non so. Mi sono sentito come avere un piede dentro ieri ed uno dentro domani.
Va bene caro lettore, questa settimana è andata così e come sarà la prossima non so.
Quasi dimenticavo, sembra che dovrò fare la valigia ancora per un po', ma per ora la notizia è ufficiosa, quindi acqua in bocca.



… all'inseguimento del sole...