16 novembre 2020

Autocritica

Caro Lettore,

  mi spiace per il post Think it’s useful. L’idea era valida e se fossi stato capace di trasmettere in parola la telefonata che mi ha fatto pensare a questo post avrei fatto ridere anche te come ho riso io, ma ahimè non ce l’ho fatta.

Rileggo il post e mi rendo conto che è forzato, approssimativo, vuoto… avrei voluto cancellarlo, ma questo non si fa. Che resti a futura memoria per me e per chi passerà di qui. A volte delle ciambelle ti tocca il buco, che non conterrà calorie ma che non dà alcuna soddisfazione.

Se fossi ancora a scuola mi sarei preso un 5/6. Bella l’idea pessima la sua stesura. Tra le altre cose credo di aver preso un giudizio del genere almeno una decina di volte in tutti i miei anni da studente obbligato, ma questa è un’altra storia.

Ora vado e chi sa che non vi venga in mente qualche idea per un prossimo post.

Buona vita

08 novembre 2020

Think it’s useful

 

Caro Lettore,

   oggi, dopo l’ennesima telefonata surreale, mi sono reso conto non si può più usare la parola positivo/a.

Nella maggior parte dei casi si viene fraintesi ottenendo effetti contrari a quelli desiderati. Prova a pensare al significato che le seguenti frasi avevano solo un anno fa e cosa vogliono dire oggi: pensa positivo, siamo positivi, spero in un risultato positivo, cerca di essere positivo, cerca il lato positivo, è una persona positiva, risposta positiva, etc.

Ecco caro Lettore sembra si sia realizzato il sogno del Grande Signore dei Pessimisti: eliminare dall’uso comune parole o cambiare il significato ai termini che sono sempre stati la bandiera del Grande Signore degli Ottimisti.

Per chi ha un po’ di anni saprà che di casi del genere ce ne sono tantissimi: parole con un eccezione che di colpo assumono un altro significato e quindi non vengono usate e ci sentiamo derubati. Lo so caro Lettore, ho usato questo concetto anche in un altro post, quindi per quanto riguarda l’originalità ho perso qualche punto, ma a differenza di quanto scritto allora questa volta vorrei prendere l’occasione per fare un esercizio linguistico.

Come sostituire la parola positivo? Vediamo cosa suggerisce il vocabolario:

buono, favorevole, utile, vantaggioso, propizio, sicuro, accertato, assodato, concreto, effettivo, fondato, reale, tangibile, vero, [di scienza] esatto, affermativo, certamente, indubbiamente, senza dubbio, sicuramente, con ottimismo.

Ora la parte difficile: sostituire la parola positivo con una dei suoi tanti sinonimi.

pensa positivo à pensa in maniera vantaggiosa/utile

siamo positivi à siamo favorevoli a noi

spero in un risultato positivo à spero in un risultato favorevole

cerca di essere positivo à cerca di essere ottimista

cerca il lato positivo à cerca l’aspetto propizio

è una persona positiva à è una persona buona

risposta positiva à risposta affermativa

etc.

Lo so: non suonano uguali… anche se secondo me alcune sono meno vaghe, più chiare e precise.

Magari Lorenzo Cherubini potrebbe dissentire visto che lui ci ha fatto una delle sue canzoni più famose, e chi sa cosa direbbero i guru del marketing e della filosofia new age.

Che dire caro Lettore a questo punto: attendiamoci un nuovo movimento Think it’s useful

Ps. Nel caso vorrei almeno una parte dei diritti d’autore.

26 agosto 2020

BEN TORNATO

Ed ecco che si ritorna in ufficio, non al lavoro perché quello è ricominciato già un paio di giorni fa, ma proprio fisicamente in ufficio.

Le ferie sembrano lontane anche se solo una settimana fa ero sulle pendici dell'Etna a riposare e rilassarmi tra un’uscita con parenti ed amici, una mangiata luculliana ed un pisolino ristoratore.

Il rientro in ufficio quest'anno ha uno strano sapore: distanziamento sociale e mascherine hanno dilatato il mese di Agosto oltre i suoi 31 giorni. Poco traffico, poca gente e tutti attaccati ai cellulari, me compreso. Ogni tanto qualche forestiero chiede indicazioni. Caldo, ma per fortuna non soffocante.

Guardo le fermate della metropolitana scorrere ed ascolto i messaggi diffusi nella speranza, di sentire un COCCO BELLO COCCO, COCCO BELLOOOOO ricordo di vacanze passate, spiagge e mare.

Ogni fermata mi porta più vicino alla meta, intanto osservo chi sale e chi scende. Chi sa che non incontri qualcuno che conosco per ricordare i giorni passati o fare solo quattro chiacchiere, oppure qualche personaggio buffo, di quelli che potrebbero diventare il protagonista di qualche riga di questo post: come ad esempio la signora con un solo guanto, di pizzo bianco, alla mano destra che utilizza per potersi reggere agli appositi sostegni, mentre io sono mesi che faccio l’equilibristi per evitare contatti con le superfici dei mezzi pubblici.

Scendo e seguo diligentemente i percorsi indicati e mi fermo sul mio bollino rosso in attesa della coincidenza che mi porterà sul posto del lavoro.

Su uno dei muri della galleria viene proiettato un video su come preparare non so che piatto, vedo solo alcuni passaggi perché l’arrivo del treno, invece di indicare l’inizio dello spettacolo, ne determina la fine.

Salgo, dopo aver fatto educatamente scendere i passeggeri arrivati.

Poche fermate e ci siamo.

Devo fare attenzione.

Non vorrei sbagliare fermata.

Mi guardo intorno. Cambiano i colori del treno ma la situazione è la stessa trovata sul treno precedente.

Arrivato.

Scendo e seguo il percorso indicato.

Esco all’area aperta e come il Sommo Poeta mi ritrovo nello stesso punto da cui ero partito qualche settimana fa.

Mi sembra di aver fatto un salto nel tempo.

La zona è come l’avevo lasciata.

Poca gente e cantieri ovunque.

Entro.

Ben tornato.

 

 

08 luglio 2020

Compagno di viaggio


Caro Lettore, 
     mi ritrovo nuovamente su un treno sbagliato; finito al capolinea sbagliato; così che il pensiero di essere stato fortunato a prendere la metropolitana al volo si è trasformato in un colpo di sfiga...oppure no.
In questo tempo allungato del viaggio ho il modo di leggere qualche vecchio post e chissà di scriverne uno nuovo.
E così la mente inizia il suo di viaggio e così ritorna alla giornata di oggi in cui ho "trovato" due colleghi, che per motivi diversi, hanno vissuto un’esperienza analoga alla mia in ufficio. 
Nel primo caso era come sentir parlare il proprio omino del cervello. Eravamo una decina di persone in call ed inizio a sentire una serie di considerazioni che io ripeto al mio nuovo capo ogni giorno. La cosa buffa è che anche il mio capo era collegato in call e quindi abbiamo iniziato a commentare via chat la cosa facendoci anche una risata su. 
Poche ore dopo scopro che ad un collega hanno fatto un'infamata simile a quella che subì io qualche anno fa, e cavoli la cosa mi ha fatto rosicare assai, proprio come allora. Sembra che certi personaggi siano riusciti a laurearsi anche se in Storia avevano 3 e continuano a fare gli stessi errori. Sono dei serial idioti. Stesso modus operandi, stessa tipologia di vittima, stessa minchiata!!!
Riflettendo sulla caso auto pontificavo che: alla fine nella vita le cose capitano, la differenza è solo nel modo in cui le prendi, questo fa davvero la differenza o forse la differenza la fa dove le prendi…mah.
Ed allora si può passare il tempo a pensare se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, oppure della forma sbagliata, o berne il contenuto e passare oltre, magari cercando l'ispirazione per fare o pensare ad altro.
Cercare il lato positivo oppure cercare un'altra forma…ok la smetto prima che qualcuno inizi a pensare che questo sia un altro post di autocoscienza che cerca di motivare qualcuno a parole (cioè me stesso). Lungi da me.
Volevo solo un po' di compagnia durante questo viaggio che mi riporterà a casa.
Grazie Lettore di esserci. 

15 giugno 2020

Piccoli passi verso la normalità...forse.


Dopo mesi chiuso a casa con spostamenti limitati e solo con mezzi propri mi trovo a prendere la metropolitana per andare in ufficio. 
Fa specie vedere sulla banchina solo altre 2 persone oltre me. Ci siamo messi in automatico a distanza di “sicurezza”, uno all’inizio, io in mezzo e l’altro passeggero in fondo. Mi sono sentito come uno di quei giocatori dei cartoni animati Hollye Benji in cui i giocatori a volte sembrano così distanti da poter percepire la curvatura terrestre.
Sui treni ci sono adesivi che indicano dove poter sostare trasformando così il vagone in una specie di scuola di ballo, ma non è questo che mi impressiona di più ma il fatto che oltre il 90% dei passeggeri sia donna.
Intanto che il treno prosegue il suo viaggio nelle gallerie sotto Milano mi vengono in mente una serie di riflessioni:
1) la donna, consapevole di essere più forte, infatti meno colpita dal covid , prende tranquillamente la metropolitana mentre gli uomini cercano di godersi la superficie della città dove c’è meno traffico e meno pedoni.
2) mi sembra di essere finito per sbaglio in una festa araba per sole donne. Tutte mascherate che mi guardano in maniera sospettosa... chi sa se pensano a cosa si nasconde sotto la mascherina o se hanno pensieri più pruriginosi.
3) giochi di equilibrismo per riuscire a fare tutto il viaggio senza tenersi agli appositi sostegni, un po' come facevamo da bambini con la scusa di non sapere leggere e la fantasia che trasformava la metropolitana in una giostra tipo il tagada. 
4) la mascherina ed il distanziamento sociale sembra aver reso ancora più forte la sensazione di isolamento nella folla che abitano le grandi città. 
5) camminare seguendo un percorso fatto di adesivi tondi e colorati più che ad un novello pollicino mi fa pensare ad un PAC-MAN tridimensionale. 
6) Superman avrebbe avuto ancora bisogno di occhiali e ciuffo per nascondere la sua identità? o sarebbe bastata la mascherina?
7) che fastidio mi danno le persone che non seguono le regole e non sostano sui bollini ma si piazzano vicino a te per farti sentire la loro telefonata e farti sapere che loro non hanno paura del covid...che se ne fottono e non capiscono che essere fottuti siamo tutti.

Ed eccomi finalmente arrivare alla macchina, lasciata sulle righe dei puffi che sono gratis in questi giorni, e sentire quel senso di piacere che solo le cose a gratis riescono a trasmetterti.


03 giugno 2020

HATER C19


Ciao Caro Lettore,
    come va? Com’è andata la quarantena? … io ho aumentato il mio stato di stress ed il mio “hate” verso il mondo degli utonti, soprattutto quelli maleducati.
Una cosa che mi manda in bestia è quando ti scrivono messaggi del tipo
Ciao Carmine, come stai? Avrei un problema bla bla bla bla”
Tutto scritto in un fiato.
Cavoli se mi chiedi come sto, aspetta almeno che te lo dica, altrimenti va bene anche un semplice saluto e poi puoi scrivere la dimostrazione che avere il pollice opponibile non indica che il tuo QI sia per forza più alto del ventre di una biscia.
Non se te, Caro Lettore, ma il dover passare molto più tempo davanti al monitor per poter avere anche quel contatto umano che si chiama Vita Sociale, ha ridotto di molto il mio livello di sopportazione della maleducazione altrui. Sono diventato insofferente e forse tra i sintomi del C19 ci sarà anche la trasformazione da persona quasi normale ad hater.
Ormai non sopporto chi ti vede impegnato sul sistema di messaggistica aziendale e ti scrive o ti chiama e vuole una risposta subito. E se gli scrivi: “scusa sono in call possiamo sentirci dopo”, ti risponde candidamente: “ è cosa di un attimo bla bla bla”.
Allora gli spieghi che ci sono canali ufficiali per fare certe richieste, come da prassi aziendale, e lì esce il furbetto che c’è dentro l’utonto che con una sottospecie di supplica ti chiede solo per questa volta… e tu pensi: cavoli ho imparato a contare sulle dita prima dei 5 anni, usavo il pallottoliere ed il regolo calcolatore alle elementari, ho imparato il sistema binario ed esadecimale ed anche sistemi a base diversa da quella decimale, mi sono anche esercitato a contare sino a 10 con una mano sola come fanno in Cina, e quindi se vi dico che non è solo una volta potete fidarvi.
Poi ci sono quelli che non concepiscono che anche se lavori da casa certi bisogni li hai ancora, tipo mangiare, fare la minzione, pausa caffè, dormire e quindi ti scrivono a qualsiasi ora e poi si stupiscono se non gli rispondi subito.
Capitolo a parte per quelli che ti mandano una mail e un secondo dopo ti scrivono in chat: hai letto la mia mail? E tu vorresti spiegargli che umanamente solo Babbo Natale potrebbe aver trasportato, aperto e letto al tua lettera in così breve tempo…ma sono sicuro che anche lui concorderebbe con me nel chiedere alla Befana di sommergerti di carbone, così nel caso prendessi fuoco per autocombustione ci arrostirei le salsicce.
Non so se vi è capitato di notare che in ogni CALL in cui non si parla di lavoro ci si lamenta… avevo predisposto una callo settimanale con i colleghi per conservare lo spirito di gruppo che si forgia alla macchinetta del caffè, ma all’ennesima lista delle sfighe/recriminazioni dei colleghi ho preferito smettere.
Caro Lettore lo so che anch’io non ho fatto altro che lamentarmi per tutto il post ma che ci posso fare: SE NON PUOI BATTERLI, CON UNA MAZZA, ALLORA ALLEATI A LORO dice un vecchio adagio.
Buona vita