28 marzo 2009

Torino/Bielsko-Biała - 54° puntata


Caro lettore, anche oggi sono qui a raccontarti di un'altra settimana trascorsa lontano, in trasferta.
Cosa dire, che il gruppo di allegri villeggianti polacchi va piano piano a diminuire. Che questa è stata l'ultima settimana, dell'unica collega, in Polonia. Da lunedì lei, fortunatamente, tornerà a lavorare nell'ufficio di Torino.
Perchè te lo racconto, forse perchè è il primo segno della fine di questa avventura. Il giro di boa c'è già stato, anche se passato sottovoce. Ormai dovrebbero mancare un ultimo sforzo e poi... e già poi? Poi si vedrà dove mi porterà la vita ed il caso, ma per ora il momento delle domande è ancora abbastanza lontano e ci sono ancora molte cose da raccontare e da vivere.
Partiamo dalla fine questa volta, partiamo dall'ultima cena, quella in cui abbiamo diviso il desco con il grande capo polacco.
Siamo finiti nella solita Katcma (o come si scrive) a mangiare un vassoio di piatti tipici della zona. Le chiacchiere si sono fatte sempre più allegre man mano che il ricordo del lavoro si faceva lontano ed il cibo e la birra si facevano vicini. Le risate riecheggiavano e poi la domanda che non ti aspetti.
Boss: “Ritornate tutti con lo stesso volo?”
Noi: “Si”
Boss: “Solitamente le aziende preferiscono che si voli separati”
Noi: scratch scratch scratch
Noi: “Viaggiamo insieme per ridurre i costi”
Boss: “Per la riunione generale avevano chiesto di viaggiare su voli separati e pensavo che anche voi...”
Noi: scratch scratch scratch
Noi: “Nel caso rimane il Capo a finire il nostro lavoro, sempre che la notizia di dover venire in Polonia non la faccia infartare”.
Noi: “ Chi vuole l'ultimo pezzo di Golonko?”
Spostiamo il discorso su un altro argomento.
La mattina dopo però le parole del Boss continuano a girare tra il team. In due vedono segni dappertutto del prossimo disastro.
Una mosca, io che mi siedo in fondo all'aereo, il piatto preso all'aeroporto, il problema con il serbatoio dell'auto etc. etc.
Per fortuna che il tutto è fatto in maniera ironica per cercare di esorcizzare le parole del Boss.
Il volo ha presentato alcune turbolenze, soprattutto in fase di atterraggio, dove a qualcuno di noi sono tornate in mente le varie battute fatte precedentemente, ma senza più il sorriso sulle labbra.
La vita in ufficio è trascorsa tra momenti di noia ed altri di alacre frenesia.
Domande banali e domande più succose si susseguivano senza alcuna continuità, fino ad arrivare all'ora in cui l'unico mio pensiero è: anche per questa settimana l'ho svangata.
Peccato che la capa dell'ufficio mi ha risvegliato con il suo: follow me, che tradotto per chi non conosce la lingua di Sir Byron vuol dire: PADULO.
La seguo e vedo che punta alla scrivania della capa dell'area, che per inciso è soprannominata morte che camina o malata terminale, per assistere ad un dialogo assurdo.
Morte che cammina parla solo polacco e quindi la signora dei paduli doveva fungere da traduttrice. Il problema principale è stato che tra loro non si capivano, quindi a me prospettavano scenari da attentato alla sicurezza nazionale o cose del genere. Dopo poco più di mezz'ora è venuto fuori che il problema era il testo di alcune registrazioni. Con la domanda “why there isn't a link?” “why?”.
Io guardo i documenti e l'unica cosa che mi chiedo è: da dove sono usciti? Non dovrebbero esserci.
Con la scusa di dover fare un controllo, e chiedere al mio responsabile il file di caricamento, visto che se n'è occupato lui tutto da solo, batto in una umiliante ritirata.
Mi scervello ma non riesco a capire da dove escano quei documenti e perchè non sia presente il link, faccio un'analisi competa di tutti i flussi, ma nulla.
Alla fine getto la spugna, anche perchè vengo pressato dai colleghi per andare a cena, e giro il problema e l'analisi fatta al responsabile, visto che il giorno dopo sarò in volo ed è stato lui a seguire la migrazione di questi dati.
La notte, tra la fatica della digestione e il pensiero di quei cavolo di documenti, dormo male. Fino a quando non arrivo in Italia al cospetto del responsabile l'ossessione di quei documenti mi perseguita.
Arrivato in ufficio vengo accolto dalla risposta:
Responsabile:” Avevo fatto un errore di customizing, in pratica avevo dimenticato di correggere una variante, me ne sono accorto solo dopo la migrazione ed ho fatto la correzione, ma non pensavo potesse generare questo tipo di errore”
Il mio mondo interiore:”Dirlo? Controllare? Dov'è il pulsante rosso per far partire le testate nucleari?”
Realtà: “Ah, ok. Ed ora?”
Responsabile:”Occorre fare le correzioni”.
Il mio mondo interiore:”Buum”
Realtà:”va bene”.
Ore 18:00 il responsabile fa cadere la penna e se ne va.
Ore 18:05 anch'io faccio cadere la penna e me ne vado, ho una cena a scrocco che mi aspetta.
Questa cena, e soprattutto il dopocena meriterebbero l'onore della cronaca, ma per ora ahimè non c'è spazio.
Nella prossima puntata si parlerà di...

21 marzo 2009

Torino/Bielsko-Biała - 53° puntata


Ed ecco che un'altra settimana è trascorsa, un’altra settimana senza vedere il sole in questa terra desolata, e non solo per gli orari lavorati. Continuo a chiedere quando spunterà il sole, chiedo agli utenti, al signore del meteo, agli dei… ma nulla. Solo pioggia, vento e neve. Chi sa se i postini hanno almeno riconosciuto in busta paga un indennizzo per queste intemperie del tempo.
La settimana in realtà è iniziata con il Sole, temperature decisamente primaverili e gli sguardi stralunati dei miei compatrioti. Eh sì, sembravo vestito come Totò e Peppino quando arrivano alla stazione di Milano. Imbacuccato con sciarpa, cappello e giubbotto pesante e fuori i 18°C ed un Sole che riscaldava i cuori e mi faceva sudare come un agnello prima di Pasqua. Agli sguardi della gente, che sembra chiedersi dove vado conciato in quel modo, avrei voluto rispondere: IN POLONIA!!!, ma non ho la faccia così espressiva.
Il volo di andata in aereo è stato accompagnato dalle quattro chiacchiere fatte con la ragazza che mi si è seduta accanto. Lo so cosa di starai chiedendo caro lettore: la ragazza è carina, ma prima di dirmi il suo nome mi ha detto che è fidanzatissima e che si fermava in Polonia solo un giorno. Beata lei. Quindi all'aeroporto l'ho salutata e con lei anche l'ultimo ricordo della primavera.
La Polonia ci accoglie sempre in maniera gelida ed un po’ freddina, per poi abbracciarci in una piccola tormenta di neve e vento. Ormai ci ho fatto l'abitudine.
Lunedì sperimentiamo un nuovo ristorante. È il ristorante di un club sportivo/elegante. In breve una tristezza. Esito dell'esperimento: fallimento.
Martedì è giorno di festa. Anche la seconda società migrata inizia a registrare. L'evento viene festeggiato con una piccola festa a base di pizza italiana condita alla polacca (c'è anche la possibilità di aggiungere katchup e salsa greca), vino africano e parole in esperanto. Per questo chiedo scusa al mio fegato. L'ufficio si riempe di allegria, ed il fatto che l'idioma madre sia differente non sembra poi un problema, l'allegria è sovranazionale.
Il giorno dopo, la terza società viene festeggiata in maniera più sobria, con un giro di caramelle.
Giovedì è una giornata strana, dove si è lavorato a picchi e dove il responsabile di aerea mi ha preannunciato l'ennesimo padulo. Non sto a tediarvi con la storia, che è sempre la stessa e che ho già letto sul blog di un amico e sentito raccontare decine di volte dagli amici la sera davanti ad un'amichevole birra. Sono anche riuscito a trattenere il mio desiderio di tirare testate a destra ed a manca.
In questi momenti penso che bisognerebbe spendere più soldi nella ricerca sulla STUPIDITA' reale piuttosto che sull'INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
Sono arrivato a quel punto in cui non sopporto più i colleghi, quindi appena si è presentata l'occasione di dividerci l'ho colta al volo. Il trio che più sono costretto a vivere se ne va, mentre io ed il collega stacanovista per obbligo restiamo in ufficio. Io ne approfitto per vedere un film e fare quei lavori per cui non si trova mai tempo.
Usciamo che l'ora è tarda, molto tarda e la paura di non trovare un posto dove mangiare ci attanaglia. Giriamo per il centro alla ricerca di ristoro. Sono messo così male che tento anche un incursione in un fast food, ma la mia buona stella me lo fa trovare chiuso.
Siamo quasi disperati quando ci sovviene un ultimo ricordo. Una pizzeria vista in una delle poche sortite serali. Siamo fortunati, o così penso prima di iniziare la fase digestiva, la pizzeria è aperta. Ci viene servita la pizza sempre accompagnata dalla solita ciotola di salsa che noi guardiamo un po' schifati.
Mangiamo avidamente, e la pizza sembra anche buona. Ha l'ingrediente fondamentale: LA FAME.
Prima di rientrare incontriamo il trio dei colleghi per il bicchiere della staffa. Questo dovrebbe essere l'evento mondano della settimana.
Venerdì, quando ormai pensavo di aver lasciato tutto alle spalle, ecco che arrivano le brutte notizie:
la prima era nota. La trasferta, per me, durerà ancora un bel po'
la seconda è un lavoro di analisi, che le chiacchiere dei capoccia fanno più lungo di quanto non sia. Siccome per lunedì il padulo già ce l'ho, faccio l'analisi subito. I capoccia restano sbalorditi sulla velocità di esecuzione, ma non possono dire nulla sul risultato, anche se provano a beccarmi in fallo con qualche domanda, ma io sono in trance agonistica e gli rispondo a raffica.
Appena esco dall'ufficio il cervello va in stand by e si riprende solo quando vengo accolto da quello scalmanato di mio nipote.
Nella prossima puntata si parlerà di...

15 marzo 2009

Torino/Bielsko-Biała - 52° puntata


Son diventato famoso! Anch’io ho avuto i miei 15 minuti sotto i riflettori.
Pensavo che prima o poi avrei incontrato un compagno di scuola, un vicino di casa, un cugino o parente di primo/secondo/terzo grado, un ex collega o cose del genere ed invece…
Ma iniziamo con ordine.
L’ennesimo martedì in fila dalla “ZIA VANIA”. Prima o poi le dedicherò un intero post. Comunque mentre sono in coda per ritirare il mio ennesimo pass, perché non è possibile fare un pass che copra tutto il periodo della trasferta, o anche solo un mese. Ogni settimana è la solita solfa. La “ZIA” mi chiama per ritirare il mio pass e quando esco dal gabbiotto una delle persone in coda mi chiede se sono l’autore di questo BLOG.
Sono un po’ spiazzato ed imbarazzato.
Solo uno dei miei colleghi sa dell’esistenza del blog, o meglio la sua fidanzata, tutti gli altri non sanno che mi diletto a tenere un diario di questa esperienza lontano da casa.
Il lettore mi racconta come è arrivato a queste pagine, che mi aveva riconosciuto dalla foto, e quando ha sentito il nome era sicuro che fossi io l’autore degli scritti sulle trasferte polacche. Mi fa i complimenti, mentre il mio capo mi guarda un po’ basito, non capendo molto del dialogo tra me ed un emerito sconosciuto. Io non lo aiuto perché resto molto nel vago.
A proposito:
Lettore in trasferta in Polonia, non so neanche il tuo nome, se ricapiti su queste pagine lascia un messaggio per confutare questo mio piccolo momento di “celebrità”. Grazie
La parte più difficile dopo aver lasciato il “fan” nelle grinfie della “ZIA” è stato non farsi “grandi” con i colleghi e far passare l’evento in secondo o terzo piano. Una volta tanto che mi posso vantare ed invece per il quieto vivere è meglio mantenere un basso profilo.
In mio aiuto sono arrivati i soliti casini dell’ufficio e la caduta della rete che fa impazzire un po' tutti. C'è stato un momento in cui ho seriamente pensato e proposto di ripassare a carte e penna per sostituire il mezzo elettronico di invio messaggi.
Comunque, dopo l'ennesima dimostrazione che i tre utenti di riferimento non hanno capito come gira il lavoro (2 giorni per capire come mai non tornano alcuni totali, io dopo aver proposto di aiutarle ci ho messo 3 minuti a trovare gli errori. Bastava guardare i segni delle registrazione).
Ora qualcuno starà pensando che esageri. Forse. Ma quando questo nuovo trittico di madonne, alle 16:00 fa cadere le penne, senza essere arrivata a nessuna conclusione, oppure mi riprende perchè oso accendere le luci e disturbare il loro stato catatonico... va beh.
Ammetto: questa settimana in Polonia l'ho vissuta come una punizione. Non ho capito perchè ci hanno costretto all'ennesima settimana all'estero. Questa decisione ha ristretto a 3 giorni il lavoro effettivo, mettendo tutti sotto pressione per il caricamento dati; non ci è stata data la possibilità di interagire con gli utenti finali, unico motivo per cui dovrebbe essere necessario questo viaggio in un luogo in cui un 'ora di sole è visto come un evento prodigioso, tanto da far uscire tutti, da fare foto... scusa lettore l'ennesimo sfogo.
Vediamo di cambiare un po' discorso.
È tornato il classico giovedì godereccio, questa volta dedicato al compleanno del collega autista.
Il gruppo per l'evento vede nuove entrate: italiani di un team che lavorano in associazione con noi, il capo di tutta la baracca ed una delle sue persone di fiducia, appena ritornata dalla Slovacchia. La tavolata è davvero eterogenea. Scopro addirittura che uno dei commensali ha la mia stessa carriera di studi, tanto che ci troviamo a fare commenti sui professori e scritte.
Io ho uno scambio di battute con il capo, che mi ricorda un personaggio di Lupin 3°, avete presente la puntata sulle carte da gioco di Napoleone, il cattivo: ecco è lui (ottava puntata della prima serie). Parliamo per 5 minuti, per poi scoprire che facevamo riferimento a cose diverse. Comunque la quantità di alcool riduce sempre di più la distanza tra le persone, le battute si sprecano, ed ogni due minuti parte una risata. Finita la cena ci trasferiamo in un altro locale per fare un richiamo dell'alcol nel sangue.
La terza tappa sarebbe dovuta essere uno di quei localini vietati ai minori, ma dopo più di mezz'ora di giro in giro, nella fredda notte bialense, dovuto all'orientamento distorto del capo branco. Arrivati al localino, scopriamo che è in via di chiusura. Torniamo con le pive nel sacco in albergo.
Devo chiederti di nuovo venia, caro lettore, ma il volo di ritorno merita almeno due righe.
Arrivati in aeroporto, dopo aver commentato pessimamente l'auto che mi è stata data:
l'affita auto: com'è l'auto
io: una scatola con le ruote
il suo collega: si, ma con l'autoradio.
Mangiamo qualcosina prima di superare il check in. Superato lo schieramento di sicurezza, ritroviamo di là tutti gli italiani che sono nel giro di questo progetto. Due battute in attesa della chiamata per salire sull'aereo. Sento l'ennesimo messaggio che richiama le persone che devono prendere il mio aereo di sbrigarsi a fare il check in. Il solito.
Passano i minuti ma non si sente l'annuncio di recarsi al gate.
Guardo dalle finestre e vedo il nostro aereo parcheggiato, circondato da due furgoni e quattro persone.
Inizia a girare la voce che ci sia un guasto. Da lì in poi ogni mezz'ora gli altoparlanti daranno il messaggio che l'aereo partirà in ritardo e che nuove notizie verranno date tra mezz'ora. Questa volta sono pronto. Cuffie, film ed un saluto a tutti.
A 5 minuti dalla fine del fine chiamano l'imbarco d'urgenza, mentre il collega sta dicendo che è molto probabile che cancellino il volo. Spengo il pc e mi accalco con gli altri al gate. Ci facciamo un'altra attesa di 20 minuti sul bus, in attesa che vengano caricati panini e petrolio.
Riusciamo a salire sul vettore, accolto da due hostess che sembrano le nonne delle veline. Arrivato al mio posto trovo una valigia nera depositata sul mio sedile. Chiedo agli astanti di chi sia il bagaglio. Ricevo come risposta che l'oggetto era nel corridoio e dava fastidio al passaggio, quindi era stato depositato lì. Io lo sposto sul posto a fianco al mio in attesa di segnalare la cosa alle nonne volanti. Il mio piano non aveva tenuto conto del collega con le sporte della spesa da duty free e borsa porta pc. Con un abile gioco d'incastri facciamo passare gli ultimi passeggeri, e rimetto la valigia dov'era all'inizio, riproponendo la domanda sul proprietario. La velina anziana con i capelli neri mi cazia perchè sto parlando ad alta voce e sto lasciando il bagaglio in mezzo ai piedi.
Eh no!!! la settimana già mi ha fatto schifo, prendermi un rimprovero da una cariatide per una colpa non mia non mi va.
La fisso negli occhi e le dico che il bagaglio non è mio, l'ho trovato sul mio sedile e sottolineo il tutto prendendo a calci la valigia. Questa mi guarda stupefatta e poi si rende conto che l'oggetto è di proprietà dell'equipaggio. Si scusa, ma io ormai sono in fase da decollo a causa delle balle che mi girano. Le faccio notare che non c'è più posto per il mio capotto nello scompartimento sopra il mio posto. Lei cambia espressione e con la nuova maschera da nonnina delle favole prende il cappotto e lo mette nell'armadio destinato alle persone della business class. Ecco ora le cose iniziano a girare meglio. Perdiamo altri 20 minuti sull'aereo prima di rullare per il decollo, ma la nonnina mi rassicura che partiremo senza più indugi.
Per fortuna che in Italia ci accoglie una bella giornata di sole.
Basta, anche questa settimana è finita!
Nella prossima puntata si parlerà di...

08 marzo 2009

FESTA DELLE DONNE


Cavoli quanto è difficile scrivere un post, quando l'unica cosa che hai in mente è che vorresti scrivere qualcosa sulle DONNE nel giorno a loro dedicato. Per aiutarmi sto facendo scorpacciata di canzone dedicate a loro, da Zucchero a Vecchioni, da Fiorella Mannoia alla Bertè, ma nulla, neanche Vasco o gli Stadio, Mia Martini o Silvia Salemmi. Ho provato addirittura con i GEMBOY, ma non c'è nulla da fare. Non ho l'ispirazione, o meglio ho un minestrone di idee, che quando cerco di mettere giù si trasforma in un piatto dal gusto strano, né dolce né salato, né saporito né insipido. Un piatto confuso. Mi ci vorrebbe un libro di cucina.

Potrei scrivere un post impegnato, approfittando degli argomenti che riempiono i giornali in questi giorni, ma credo che ci siano opinionisti più titolati di me.
Potrei scrivere un post divertente, sottolineando i difetti o i pregi dell'altra metà del cielo, ma di pezzi così son piene le trasmissioni televisive.
Potrei scrivere un post fantascientifico parlando come se le avessi capite, ma non mi basterebbero duecento anni di vita.
Potrei scrivere un post romantico, da rivista per parrucchiere, ma la mia calvizia incipiente non mi è di aiuto.
Potrei scrivere un post lirico, cantando le odi del mondo femminile, ma poeti più o meno famosi lo hanno già fatto.
Potrei scrivere un post di aneddoti, ricco delle mie avventure con l'altro sesso, ma sarebbe troppo personale ed imbarazzante.
Potrei scrivere un post sotto forma di favola, ma la morale potrebbe mancarmi ed il post sarebbe censurato.
Potrei scrivere un post cantato, ma sono così stonato che anche le campane rotte sul campanile si lamenterebbero.
Potrei scrivere un post politicizzato, ma credo che questo blog non sia il luogo adatto.
Potrei scrivere un post biografico, ma ci son state troppe donne alla mia fermata che hanno lasciato una valigia, piena o vuota.
Potrei scrivere un post o solo augurare a tutte le lettrici:

Buona FESTA DELLA DONNA e che ogni giorno ci sia un motivo di allegria nella vostra vita.

E per non scontentare gli amici lettori, che voi possiate far parte di quel motivo di allegria.

07 marzo 2009

Torino/Bielsko-Biała - 51° puntata

La prima settimana di trasferta a Torino, senza che io ci abbia dormito, è trascorsa. Quando dico dormire intendo ovviamente in un letto, non in ufficio, sempre più deserto dopo il trasloco nel nuovo open space.
Questa è la prima settimana che viaggio in Prima classe volutamente, anche se alla società ho raccontato una storia un po' diversa. Lunedì mattina si è guastato un treno che andava in Piemonte, e quindi la gente si è concentrata su quello che ho preso io. Per evitare un viaggio di 2 ore in piedi, con la valigia ed il gruppo di pendolari, che a ragione, si lamentano dei treni, della sporcizia, del tempo, dei mali del mondo, viaggio in PRIMA. Per la cronaca anche questa si riempie, ma fortunatamente nessuno si lamenta del fatto che io abbia occupato un posto con la valigia.
Questa è anche la settimana in cui è iniziato il passaggio di consegna con le persone della manutenzione, quindi al nostro gruppo si sono aggiunte altre due persone.
Fortunatamente molto simpatiche, che hanno regalato anche momenti di vera ilarità rendendo così la settimana trascorsa un po' meno pesante. Uno lo riporto per diritto di cronaca:

“ arrivati in Albergo scopro che la mia camera è accanto a quella di uno dei nuovi, il più grande, ma anche quello che sembrava più un bambino in gita. Comunque la mattina successiva si lamenta di una perdita del bidet. Si va a lavorare e la giornata trascorre tra presentazioni e passaggi di conoscenze e di consegne. La sera rientrati in albergo per cambiarci ed andare a cena, anche questa novità per noi, sento bussare alla camera. Il bambino non trova la valigia. Vado a vedere e gli faccio notare che manca tutta la sua roba, non solo la valigia.
Lui è sbalordito e preoccupato. Cosa deve fare. Io lo tranquillizzo e gli ricordo che aveva segnalato il problema della camera, e che probabilmente lo hanno alloggiato in un altra camera. Ed infatti così è. Lui si lamenta del fatto che non gli abbiano lasciato un messaggio. Io gli ricordo che il messaggio glielo avrebbero lasciato in polacco, quindi la situazione non sarebbe stata molto diversa.”

Raccontata non fa tanto ridere, ma se potessi fotografare con le parole le sue espressioni, ridereste anche voi.
Questa è stata la settimana di molte prime volte. La prima volta che il vaucher per l'auto è compilato correttamente, e nella metà del tempo ritiro e restituisco l'auto, tra i complimenti del personale dell'azienda di nolo dell'auto, ad un certo punto penso che parta addirittura un applauso. Vengo addirittura accompagnato all'auto come ricompensa della giusta compilazione del vaucher da parte della segretaria. (N.d.R. è tutto vero, non ho romanzato l'evento)
La prima volta che in camera trovo il buono per una bevuta al bar dell'albergo, e con me anche un paio di colleghi. Alla fine tutti abbiamo ricevuto la drinkata gratis, tranne uno. Il mio collega, che subito inizia il suo panegirico di lamentele che si conclude con una chiacchierata con la sfortunata ragazza delle reception che lo deve ascoltare. Non è la prima volta che vedo qualcuno lamentarsi perchè non ha ricevuto un omaggio, ma ogni volta la cosa mi fa ridere. Come si fa a pretendere un omaggio, se questo non è dovuto? Finiamola subito con questo discorso altrimenti chi sa dove andremo a finire.
Questa è la prima volta che vedo rispondere al telefono un utente, che parla con un fornitore rompiscatole, e riattaccando gli dedica un italianissimo "fanculo". Se alla finestra non si vedesse il solito paesaggio grigio penserei di essere in Italia.
Questa è anche la settimana vissuta con l'incubo di dover rimanere a lavorare venerdì sino a notte fonda dell'ennesimo abbassamento di braghe. Per fortuna che chi è dall'altra parte non ha ancora scoperto la pillolina blue, e non riuscendo ad avere una degna alzata di bandiera, ci lascia liberi ad un orario impensabile: esco all'orario giusto, niente straordinario non pagato.
Il ritorno in auto con il collega, cosa che non succedeva da molto, mi riporta ai miei monologhi ed ai suoi monosillabi di risposta, tanto che penso di anticipare un po' il riposo dei giusti, e schiacciare un pisolino in macchina, ma resisto, non vorrei che l'autista sbagliasse uscita per la troppa foga di arrivare.
Ed alla fine arrivo a casa all'ora di cena, come non succedeva de tempo, mangio in compagnia dei miei famigliari, ci scambio anche quattro parole sulla settimana e sulle notizie del telegiornale. Ed alla fine stanco di così tante prime volte, vado a dormire.
Prima di lasciarti, caro lettore, ti voglio dedicare la canzone, che trasnmessa dalla radio interna della fabbrica, veniva canticchiata dalla capa dell'ufficio del passivo:



Nella prossima puntata si parlerà di...