26 febbraio 2010

Burocrazia


Ed ecco che il mio giorno di ferie lo passo infognato nella melma della burocrazia. Ok lettore aspetta che ti spiego. Questa mattina dovevo, insieme ad altre due persone registrare un documento. La mia presenza, ho scoperto alla fine era per abbastanza relativa, ma da internet e dalle poche informazioni recuperate dal call center, sembrava che la mancanza di solo una delle persone interessate avrebbe richiesto altri mille documenti. Dopo aver capito in quali giorni sarei stato in Italia, e quale giorno si incastrasse meglio con le attività dei miei compagni di sventura, si è deciso per oggi. Dopo un breve briefing fatto ieri sera, dove abbiamo messo giù un piano di battaglia e ci siamo dati appuntamento per la mattina. Un'altra mattina con la sveglia puntata come una guarnigione davanti al condannato ad alzarsi presto anche nel giorno di ferie.

All'appuntamento siamo tutti puntualissimi e partiamo per destinazione ufficio delle entrate. Arriviamo con mezz'ora di anticipo rispetto all'apertura, ma siamo i primi. Ci mettiamo in calma attesa. Piano piano arriva altra gente. Alle nove spaccate si aprono le porte. Corro all'elimina code e come primo arrivato pesco il numero 44, come i gatti che fanno la festa in cortile. Primi ad essere chiamati e primi ad essere cacciati. L'ufficio è sbagliato. Lì i contratti che registrano sono solo quelli tra aziende. L'ufficio a cui dobbiamo rivolgerci è dall'altra parte del paese. Armati di pazienza ripartiamo.

Secondo ufficio. Già l'architettura è più imponente e à la sensazione di un posto pieno di uffici e scartoffie. Nuovo elimina code. Nuova attesa. Per fortuna le persone non sono tante. Finalmente è il nostro turno. Ci sediamo e facciamo la nostra richiesta. L'addetto inizia ad agitarsi e scarabocchia sulla ricevuta del modulo di pagamento che gli abbiamo dato. Per fortuna interviene il suo capo e lo ferma. Ora ci tocca compilare un altro documento per annullare il codice inserito dall'addetto. La responsabile intanto controlla il documento e ci dice che dobbiamo andare allo sportello dell'ufficio di un altro paese. Noi chiediamo spiegazioni e lei ci dice che il codice inserito nella ricevuta del modulo di pagamento fa riferimento ad un altra sede. La persona che è andata a pagare rimane sorpresa perchè ha chiesto ben due volte al call center quale fosse il codice da inserire per andare allo sportello di Magenta e non di Abbiategrasso ed antrambe le volte le hanno dato lo stesso codice. La responsabile dice che ormai questa storia l'ha sentita mille volte. Ci chiede di fare un esposto per segnalare questo problema e che lei non ci può far nulla. L'unico consiglio che ci può andare è che la prossima volta sarà meglio andare direttamente lì a chiedere, si perde un po' più tempo ma si hanno le informazioni corrette. Noi tre ci guardiamo e pensiamo tutti la stessa cosa: noi tutto questo tempo non lo abbiamo.

Facciamo buon viso a cattivo gioco e ci rimettiamo in viaggio. Direzione Abbiategrasso. Lungo il tragitto ci fermiamo a pagare anche l'ultimo balzello in banca. La banca ha un ingresso claustrofobico. Sono sicuro che nel bussolotto per il controllo dei metalli un paio delle persone che conosco non riuscirebbero ad entrare. Ci mettiamo in coda. Una coda della terza età e tutti che prelevano soldi e non pochi. Per motivi di sicurezza non dirò di quale banca si tratta, ma la cosa ha sorpreso tutti noi. L'addetto della banca, a dispetto dell'età che dimostra è nuovo dell'ufficio e chiede mille conferme al collega seduto dietro di lui che sta intrattenendo la guardia giurata in un amabile conversazione.

Paghiamo ed usciamo.

Di nuovo in macchina in direzione ennesimo ufficio. Becchiamo anche il passaggio a livello chiuso. Per fortuna il treno è corto e ripartiamo.

La palazzina sembra la sorella di quella di Magenta. Entriamo e prendiamo il nostro numerino. Aspettiamo pazientemente il nostro turno. Neanche la pausa caffè dell'addetto poco prima del nostro turno ci turba. Ormai la rassegnazione o una strana pace interiore ci pervada. Arriva il nostro turno. L'addetto è molto gentile e preciso. Controlla, ci consiglia ed in poco tempo sbriga la pratica. Lo ringraziamo e ci mettiamo sulla strada del ritorno. Quando ormai pensiamo che sia finita veniamo fermati da una pattuglia dei carabinieri per un controllo di routine. Superiamo anche questo “impiccio”.

Come Asterix ed Obelix abbiamo superato anche questa fatica.

Mezza Trasferta - 15° Puntata


Ed ecco che la settimana di mezza trasferta perde un venerdì. Eh si venerdì non si lavora per recuperare dalle 2 settimane consecutive in Slovakia. E devo dire come non mai si può far riferimento alla settimana appena trascorsa come ad una di quelle a cui manca davvero un venerdì, come si diceva una volta delle persone non del tutto a posto.
Per prima cosa questa è stata una settimana di tutti uomini in ufficio. Neanche una donna presente nell'open space ha abbassato di molto la sua vivibilità, tanto che metà dell'ufficio non si è presentato: tra malattie, visite mediche, ricoveri ospedalieri, corsi aziendali, training e trasferte dell'ultimo minuto.
Questo a reso un po' più pesante l'atmosfera e la vivibilità dell'ufficio. Lunedì pomeriggio ero talmente triste che per riprendermi avevo deciso di partecipare ad un aperitivo aziendale così da vedere qualche faccia nota e scambiare quattro chiacchiere. Avverto che arrivo e che parto da lontano, e va da se che mi inchiodano in un meeting che doveva iniziare alle 9:15, ma che causa di piccoli imprevisti, inizia alle 17:45. Mi brucio così un ora, e per fortuna che avevo avvertito che sarei dovuto uscire prima, ma il lavoro è così. Spengo il pc e mi precipito a Milano, in quanto l'aperitivo è vicino alla sede della società per cui lavoro. Mentre salgo in metrò, avverto che sto arrivando ed ecco la novità.
L'aperitivo è saltato!
Ma come, chiedo. Eh sì, c'è stato un imprevisto settimana scorsa, quindì un gruppo è dovuto andare a Torino, perciò è iniziata la fila di beh se non viene lui/lei non vengo neanch'io, ma se non ci siamo tutti allora salto, mi sono dimenticato che dovevo andare dal parrucchiere..di lunedì?!? comunque non ti preoccupare qualcuno c'è. Ed ecco che mi ritrovo con 5 persone di una, se non due generazioni, che lavorano tutte insieme ed io come intruso. La serata non decolla, visto che più della metà di loro è giù alticcia quando arriva, uno smessaggia con la fidanzata e l'unica ragazza fa la faccia schifata, ma si vede che ha qualche interesse.
Io resisto il tempo di una birra, bevuta con calma, mentre i compagni di tavolo ne hanno già fatte fuori due molto più grandi della mia.
Me ne torno a casa, con l'umore ancora più nero.
Martedì le cose non migliorano. Io passo tutto il giorno a sistemare documentazione ed ad aspettare novità per la prossima settimana sia dal capo scout che dal responsabile dell'area. La giornata anella uno scambio di mail tra il capo scout ed il francesino che mette in serio dubbio la nostra partenza, oltre a rovinare del tutto l'ambiente che potremmo trovare lì ora; una mega riunione da cui esce il responsabile dell'area e mi annuncia che non verrà in Slovakia; il cantante di matrimoni che inizia con le sue richieste. Dimenticavo, uno dei clienti più grandi che la società per cui lavoro ha rischia il commissariamento per un piccolo problema di riciclaggio. L'umore si mantiene su un livello costante di tristezza. Sarà il tempo.
Mercoledì apoteosi. Dopo che ho preparato un manuale di 80 pagine il responsabile d'area dice serafico, che nella riunione di ieri hanno cambiato le strutture, che quindi metà del lavoro fatto non serve più. Io ringrazio la mia buona stella di non avermi dato la forza, se no una prima scarica di testate sarebbe partita. Intanto aspetto news per la trasferta e mentre leggo le mie mail ne trovo una con una battuta riferita al cantante di matrimoni, che come credo di aver detto ha il brutto vizio di leggermi la posta mentre la guardo. Io cerco di chiudere la mail prima che se ne accorga, ma non ce la faccio. Per fortuna lui deve uscire prima per andare allo stadio. Io credo di averla scampata, ed invece, dopo cena mi becco una sua telefonata. Passo 20 minuti a tranquillizzarlo ed a spiegarli la storia che c'era dietro la battuta. Ovviamente la spiegazione era molto credibile. Per fortuna che la protezione civile mi viene in soccorso. Devo chiudere la comunicazione perchè devo andare alla riunione generale, dove eleggiamo il nuovo direttivo.
Giovedì. Passo la giornata a chiudere gli ultimi dubbi, ed a scoprire che i manuali che mi hanno dato erano sbagliati, e che quindi prima di passarli all'utente andavano corretti. Il responsabile d'area mi racconta, per tirarmi su di morale quando ci accorgiamo che ho saltato un passo di una procedura, che le due persone che mi hanno preceduto hanno fatto solo danni. Almeno io qualcosa di buono l'ho fatta e mi sono impegnato, e poi non avevo alcuna esperienza sull'area assegnatami. Per diritto di cronaca, le due persone che mi hanno preceduto in questa attività sono state allontanate, il che significa che anche questa rubrica potrebbe avere vita breve.
Finisco le attività. Invio mail che il responsabile si era dimenticato di inviare, ed io credevo perchè voleva rimandare l'attività a quando gli utenti fossero stati più capaci ed invece mi confessa che se n'era dimenticato proprio. Per inciso vengo caziato perchè nella mia versione non sono antrato nello specifico della problematica e tutto. Eppure io avevo chiesto: “ma gli devo spiegare anche le basi del loro lavoro o solo come il lavoro deve essere fatto con i nuovi sistemi, in fin dei conti gli hanno assunti per fare questo lavoro”. Lasciamo perdere.
Concludo la serata con un gesto samaritano. Aiuto il cantante di matrimoni a fare una slide per spiegare un flusso. Io ho fatto 300 slide in 4 giorni e lui 1 in tutta la giornata, che faceva oltretutto schifo. Gli spiego come sistemarla, gli rispiego per l'ennesima volta come correggere il piè pagina, gli trovo un paio di errori e poi, quando è molto più leggibile e non ho più la forza di spiegargli che la sua impostazione dell'argomento fa cagare me ne vado a casa. Ci rivediamo la prossima settimana, anche se non so ancora dove sarò.
… e la storia continua ...

20 febbraio 2010

Mezza Trasferta - 14° Puntata Kechnec


Ehilà caro lettore, come va? Io sono finalmente giunto a casa e scrivo queste righe dal mio antico pc di casa. Eh sì, ieri ennesimo viaggio dall'est verso la pianura padana, a conclusione di due settimane davvero pesanti. Questa poi è iniziata con una sveglia all'ora dei panettieri, perchè lunedì bisognava essere in stabilimento prima del primo turno, cioè delle 6 del mattino. Quel giorno ho visto il sole sorgere dietro una piccola collinetta dal parcheggio del magazzino. Tutto intorno la neve copriva i colori, e dove non c'era la neve ci pensavano le nuvole ad abbacinare la vista. In due settimane il cielo azzurro l'ho visto solo in volo. Comunque arriviamo assonati in stabilimento che è ancora buio, e scopriamo che un due delle macchine della linea di produzione sono rotte... il che significa che poteva anche rimanere a dormire tutto il giorno. Ormai ci siamo ed andiamo avanti. Io mi alterno tra fare il cane da guardia al magazzino e cercare di capire quando saranno riparate le macchine, far sentire la presenza del team a tutte le persone dello stabilimento con i miei giri di ronda, ed all'attesa che il mio utente mi conceda la grazia di presentarsi ad una sessione di training.
Non potendo fare razzia ai tavoli della colazione dell'albergo, sopravviviamo con i beni di sussistenza, che previdenti, abbiamo comprato nel fine settimana. Ovviamente poco cibo sano.
Il francesino, responsabile del plant fa anche il brillante quando mi incontra, sperando di beccarmi in fallo sulle regole di sicurezza, ed invece ciccia, dicendomi che non capisce perchè siamo andati lì così presto. Io gli dico che da piano dovevamo essere lì per l'inizio della produzione e tutto il resto, ma che non poteva immaginare che le macchine proprio lunedì decidessero di non lavorare.
Nel primo pomeriggio arriva anche capo scout, con un diavolo per capello, in quanto gli hanno perso la valigia, bloccato la carta di credito, è andata persa la prenotazione dell'auto e via dicendo. Quindì non è proprio di buon umore, ma per lo meno a questo giro non ha ancora preso la sua solita multa.
La giornata scorre in attesa di avere notizie sulla riparazione della linea, e dell'arrivo della prima spedizione. Per lunedì niente di fatto. Quando ritorniamo in albergo sono così stanco che mi addormento vestito sul letto e rischio di perdere l'appuntamento a cena con gli altri.
Proviamo un nuovo ristorante, in cui non si mangia male, ma che verrà ricordato per l'avvenenza della cameriera e di una delle ospiti, che visto l'abbigliamento e l'aspetto fa pensare solo a peccati a pagamento. Stanchi e con l'ennesimo piatto duro da digerire torniamo in albergo tutti a dormire.
Martedì è un altra giornata praticamente inutile. Macchine ferme, utente preso, io che sistemo i manuali, attesa di un camion che non arriva. Salta anche la cena in una tipica casa slovacca, in quanto chi ci ha invitato ha avuto un imprevisto. La sera, quindi proviamo un ristorante che ci aveva incuriosito in una delle uscite del fine settimana. Facciamo un po' fatica a capire come si entra, in quanto l'ingresso si trova tra due vetrine di un bar, dove bisogna percorrere un lungo corridoio, aprire una prima porta, fare una rampa di scale ed aprire una seconda porta e quindì ritrovarsi su un pianerottolo con altre tre porte. Quando stiamo per rinunciare uno dei clienti uscendo dalla porta del ristorante e sentendo le nost4re perplessità ci dice che il posto è stupendo, in perfetto italiano. Ormai siamo abituati a sentir parlare italiano con accenti dei vari paesi del mondo. Entriamo. Il ristorante è arredato in maniera rustica, con legno in ogni dove, ed il servizio è rapido e preciso. I piatti poi sono di tutto rispetto, tanto che ci torniamo il giorno dopo ed ordiniamo la pasta.
Come sempre, ormai concludiamo la serata al casinò, dove ci accoglie una comitiva di anziani che deve aver scoperto che il letame mantiene giovani, perchè emanano un odore nauseabondo. Sono tutti alla roulette e noi non riusciamo neanche ad avvicinarci. Il capo quindi decide di far aprire il tavolo del black jack. Qui uno degli avventori, che ha il tipico aspetto di un mafioso russo, parla molto bene l'italiano e ci propone di acquistare il suo negozio di scarpe. Va da se che anche questa sera i colleghi hanno contribuito alla sussistenza dei poveri croupier , perdendo un po' del denaro guadagnato. La stessa routine si ripete mercoledì, dove però il mio utente ha la scusa di essere malato. Stesso ristorante la sera e stessa conclusione al casinò. Giovedì, mancando il capo scout e la team leader decidiamo di provare una birreria slovacca con annesso birrificio. Il locale è molto imballato, pieno di gente, e la cameriera ci chiede, per proforma, se vogliamo bere birra. Per ordinare da mangiare abbiamo un po' più difficoltà, ma consigliati dal capannello di camerieri che abbiamo attirato grazie al nostro modo vociante di parlare, riusciamo anche a mangiare. Mentre guarda il menù noto un paio di cose. La birra costa 1,26€, che con 15 € possiamo ordinare tutti i piatti presenti nella pagina dei contorni, e che alla fine, dopo aver preso 8 birre, quattro piatti completi (i più cari del menu), due cordon blue, una bruschetta all'aglio arriviamo a spendere un totale di 39, 36€.
Solito deposito al casinò e poi via a cercar di chiudere la valigia.
La sveglia di venerdì è accompagnata dal malfunzionamento degli ascensori, dal fatto che dobbiamo essere in ufficio prima delle 8:30 perchè sembra che la tanto attesa spedizione stia per arrivare, e che le macchine inizino a lavorare. Ovvio che le macchine siano ancora in riparazione e che il camion arrivi alle 11:00. io però riesco a fare un intera sessione di training con il mio utente, che è un po' scombussolato a causa della sveglia sta mattutina per vedere l'incontro di hockey della Slovacchia.
Come al solito si concentra poi tutto negli ultimi minuti e noi si deve correre all'aeroporto.
Caro lettore, se ti dovesse capitare di andare all'aeroporto di Kosice, fai attenzione, potresti scoprire che l'unico bar non ha roba da mangiare, che quello che dovrebbe essere il piccolo ristorantino, non fa roba da mangiare, quindi è meglio arrivare preparati.
A Praga il solito ritardo, con il gate che si riempie di gente. C'è famiglia italo ceca, in cui la mamma parla un italiano con accento pugliceco, la solita quantità di business man, il lampadato che cerca di atteggiarsi, qualche ragazza vestita in modo eccentrico (forse in un bordello passerebbe inosservata). Qualche consulente e/o operaio specializzato. Qualche badante che torna a lavorare. Insomma anche a questo giro aereo pieno.
Arrivato finalmente in Italia inizia un altro viaggio, quello per recuperare l'auto. Il pulmino gira per tutto il parcheggio a scaricare i suoi passeggeri in prossimità delle auto, ma il buio non sempre aiuta la ricerca. Per recuperare la mia ci metto una buona ventina di minuti. Ma alla fine ce la faccio. Ecco ora un ultimo sforzo e finalmente dopo più di 9 ore di viaggio sono a casa, a mangiare un piatto italiano.
… e la storia continua ...

13 febbraio 2010

Mezza trasferta - 13° puntata Kechnec


Buon dì caro lettore, buon giorno dalla non proprio vicina Kosice. Eh sì, questa mattina mi sono svegliato in una camera d’albergo, in un’altra città, n un altro stato e non solo geografico. Per esigenze di progetto la trasferta, in queste lande fredde, è stata programmata per due settimane consecutive. Già due settimane in Slovacchia, e non in ferie ma a far girare, se è possibile, le viti del nuovo stabilimento. Ma procediamo con ordine.
Lunedì, dopo un fine settimana da rinchiuso in casa causa malattia, decido di prendere l’auto per andare all’aeroporto. Prenoto il parcheggio in anticipo e vado via tranquillo. Peccato che proprio la mattina della partenza ci sia una bella nebbia a rendere tutto più complicato. Ovviamente la cartina che mi sono preparato per arrivare al parcheggi serve a poco, perché invece che passare da Arese sono passato da Mesero, con la speranza di trovare poco traffico. Ho trovato poco traffico, ma come al solito, in prossimità dell’aeroporto non sapevo più dove andare, ma ero tranquillo perché avevo il numero del servizio clienti da chiamare. Qui faccio la prima scoperta: ho dimenticato il cellulare affianco alle medicine!!! Sono un genio. Vado via 2 settimane e dimentico il cellulare a casa, e sono anche in leggero ritardo. Bene. Mi prende un po’ l’ansia, ma per fortuna trovo un netturbino a cui chiedere la strada e poi incrocio la navetta del parcheggio. Mi ci attacco come una zecca ed arrivo trafelato al parcheggio. Qui cerco di sbrigare velocemente tutte le pratiche e mi fiondo sul pulmino. Arrivo in tempo. Al check in, che sembra infinito per la quantità di gente che c’è scopriamo che sul volo per Praga c’è anche una scolaresca. Sull’aereo sono lontani da me e quindi non mi accorgo della loro presenza sino a quando non applaudono il pilota per l’atterraggio. Era dall’86 che non vedevo applaudire all’atterraggio. La seconda tratta è come al solito stordente. Volare con un ATR non è proprio semplice. All’aeroporto sbrighiamo velocemente le pratiche per le auto e via verso il plant. Iniziamo a lavorare. Io ho bisogno di un paio di risposte e di fare il training all’utente. Sono un po’ nervoso perché non mi sento del tutto confidente sulla materia e poi fare il training in inglese… non so. La persona che devo formare poi mi viene subito in aiuto. Ad ogni domanda risponde con “Devo chiedere”, “Devono autorizzarmi”, “Ma lo devo fare io” e cose del genere e quando parlo di training mi dice che è impegnato in altre attività. Così un lavoro di 2 ore da fare in una settimana si trascina ed i colleghi, il cui lavoro è impattato dal mio iniziano ad essere insofferenti ed io mi sento sempre più sottopressione ed inadeguato per il progetto. Metteteci poi che per un paio di giorni c’è con noi anche il capo di tutte l’area mondo di tale business line; che il plant manager, di origine francese e quindi leggermente restio ad aiutare i Campioni del Mondo, decide di metterci i bastoni fra le ruote in tutti i modi. Bhè i primi giorni della settimana sono davvero allucinanti. Arrivo ogni sera in albergo davvero stressantissimo. La cucina locale poi non aiuta. Se non è stra-grassa e ricca di aglio. Giovedì mattina l’intero albergo si sveglia senza luce. Blackout.
Non posso radermi perché il bagno è cieco e quindi non c’è luce, ma non è quello che mi preoccupa. Mi preoccupa il fatto che l’aria, dopo l’ennesima cena a base di “ginocchio”, non è proprio frizzantina e la signora delle pulizie potrebbe risentirne.

La giornata procede come al solito. Faccio una domanda alle 9:00 del mattino e ricevo una risposta alle 17:30 che contraddice la risposta del giorno precedente. Quindi mi tocca rifare tutto. Alla fine però riesco ad uscirne, in qualche modo, ma ci riesco. Mi convinco che non posso andare avanti così, ed i colleghi mi spingono a prendere la cosa con più leggerezza. La cena è stranamente digeribile. Nessuna salsa assurda o condimento degno delle fucine di Vulcano. Dormo un sonno tranquillo e ristoratore. La mattina tutte le cose mi sembrano più leggere. Il fatto che l’utonto che devo seguire ricomincia con la sua tiritera non mi pesa. Non è un mio problema. Faccio un paio di cavolate, ma rimediabili. Ed anche quando il genio prima mi dice che posso fare una call conference dalla saletta visitatori del plant e poi guardarmi con faccia stranita e scusarsi, obbligandomi ad una corsa trafelata all’altro plant dove c’è il re degli imboscati che dopo una settimana di insistenza decide almeno di partecipare a questo appuntamento. Ok, perdo la prima parte, ma quella che serve la recupero. Ho le info per finire il mio lavoro. Me ne torno al punto di partenza e mi metto a lavorare. 10 minuti ed ho finito. Da ora in poi farò da supporto ai colleghi, che ne hanno bisogno, visto che anche loro ora si scontrano con l’inefficienza di alcuni personaggi, che sembrano sobillati dal francesino, ora che si sente più sicuro visto che il capo scout è dovuto tornare in Italia per esigenze personali. Il team al completo decide allora di unirsi alla richiesta di: RIVOGLIAMO LA GIOCONDA!!!
Riusciamo comunque a finire tutto, in un modo o nell’altro, ed anche a farci quattro risate. Siamo gli ultimi ad uscire, e chiudiamo noi lo stabilimento. Arrivati in albergo veniamo accolti da una folla di persone in abito da gala. C’è una festa o casa similare. Gli uomini sono tutti in smoking, o meglio in una parvenza di smoking e le donne hanno tutte vestiti da sera delle fogge e colori più disparati. La curiosità mi porta a vedere com’è questa festa, ma dopo una lunghissima giornata di lavoro, in uno stabilimento manifatturiero potete immaginare come stavo. Comunque dopo una breve sosta in camera, dove mi accoglie un giornale italiano che mi fa saltare di gioia, solo perché mi fa sentire un po’ meno lontano, inizia la difficile avventura di trovare un ristorante aperto. Siamo fortunati e troviamo una pizzeria, dopo essere stati rimbalzati da un paio di locali, che ci accoglie come suoi ultimi clienti. La pizza che mi servono è ricca di aglio, ed il fatto che ci portino il conto prima delle pizze un po’ mi fa pensare, ma lascio stare. Il più è fatto, o quasi. Ora mi posso godere un po’, ahimè poco, meritato riposo.
…e la storia continua…

07 febbraio 2010

Mezza Trasferta - 12° puntata



Caro lettore inizio subito con lo scusarmi per il ritardo nella pubblicazione delle avventure di questa settimana, ma sono stato vittima dell'influenza e non mi è stato possibile mettere in parole gli eventi accaduti prima di adesso.

Il più grande evento della settimana è stato la mia partecipazione alla review di una collega. Lo so lettore ti stai chiedendo cos'è una review. Nella società che mi stipendia, si è soliti valutare il lavoro svolto da una persona a fine di ogni progetto. Questa volta io ero chiamato a far parte della giuria, essendo stato il responsabile del progetto.

La situazione a dire il vero non era facile a causa degli scontri che ci sono stati tra la persona che doveva essere giudicata ed il capo, che gli ha praticamente fatto terra bruciata. Aggiungeteci poi che era la mia prima volta, insomma ero più emozionato io della persona che andavamo a giudicare.

Per aggiungere ancora un po' di stress, il genio del mio capo mi ha fatto fare 20 minuti di anticamera, il che non sarebbe stato un grosso problema, se non mi fossi già fatto le mie canoniche 8 ore di lavoro, fossi dovuto venire a Milano che nei primi giorni della settimana aveva un fastidiosissimo odore di smog e freddo.

Questo miscuglio di emozione mi ha fatto fare un paio di gaffe che non sono piaciute al capo, tanto che alla fine mi ha fatto anche 20 minuti di ramanzina.

A mia giustificazione posso solo dire che benché io avessi sottolineato la bravura e l'impegno della persona giudicata, lui ha cambiato le regole mentre giocavamo, sminuendo il progetto fatto ed altri passaggi al limite del mobbing. Per fortuna che sono riuscito a fargli cancellare un commento troppo personale che voleva inserire nella valutazione, altrimenti ora mi toccava davvero fare da testimone al tribunale del lavoro.

Se pensate che sia finita qui, vi sbagliate. Vedendomi stanco e prosciugato, il genio ha deciso di fare anche la mia valutazione. Piccola premessa. Il progetto di cui parliamo per me è finito il 30 ottobre, ed in effettivo a metà novembre. Da allora chiedo di avere la mia valutazione e di quelle delle persone impegnate. Ricevendo sempre la stessa risposta: sono pronte devo solo trovare il tempo... gli ci sono voluti più di 2 mesi per trovare il tempo, ed ovviamente lo squalo ha attaccato quando io ero indifeso sia fisicamente che psicologicamente. L'unica cosa che ricordavo era il consiglio di una collega molto più esperta. ANCHE SE TI DIRANNO MILLE CAVOLATE E TI ACCUSERANNO DEI LORO ERRORI E SI VANTERANNO DELLE TUE VITTORIE COME SE FOSSERO MERITO LORO TU RISPONDI “ FARO' TESORO DEI VOSTRI CONSIGLI E CERCHERO' DI FARNE BUON USO PER LA MIA CRESCITA PERSONALE”. Cosa che ho prontamente fatto pur di riuscire ad uscire dall'ufficio a respirare nuovamente, aria inquinata ma meno venefica di quella che respiravo durante la consegna della pagella.

Molte delle ore passate in ufficio sono state dedicate alla prossima trasferta nelle terre dell'est, all'accoglienza della nuova risorsa che la società ci ha fornito, ha far capire alla persona delle “risorse umane” che non esiste un modo legale per aggirare la sicurezza dell'azienda del cliente e che quindi i documenti richiesti andavano preparati al più presto, a tranquillizzare il capo scout che tutto procedeva per bene a … black out. Non mi sento bene. Cerco di resistere ma non ce la faccio. Saluto tutti e torno a casa. Influenza. Nel tragitto di ritorno un po' sono preoccupato, ma la strada per casa riuscirei a farla anche in condizioni peggiori cerco di ripetermi, soprattutto quando affronto le rotonde che mi acutizzano quel senso di nausea che per fortuna si attenua sui rettilinei.

Arrivato a casa, mi infilo sotto le coperte e ne esco solo ora per mettere giù queste quattro righe. Se ti chiedi come sto, caro lettore, che dire... con tutte le medicine prese per rimettermi velocemente, se starnutisco rischio di curare le persone che mi circondano.

… e la storia continua …