Il paesaggio scorre veloce guardandolo
dal finestrino del treno che lo riporta a casa. Nello scompartimento
gli altri occupanti parlano e discutono ma lui non li sente. È
concentrato su quel dipinto vivo che modifica il suo aspetto ad ogni
batter di ciglia.
È scappato per un paio di giorni a
cercare di ritrovare quei posti in cui era stato felice ed allegro.
Posti che lei non aveva visto, almeno non con lui.
Sperava che quel tornare indietro nello
spazio gli permettesse di far tornare indietro anche il tempo, a quei
giorni in cui lei non c'era e lui era giovane e spensierato, o
almeno così si sentiva.
L'occasione gli era stata fornita dal
caso. La squadra della sua città giocava in trasferta proprio in
quel luogo ricco di ponti e di canali e di amori giurati, dove lui
aveva avuto anche il piacere di remare in uno di quegli eventi nati
per gli indigene ma ormai presi d'assalto dai turisti.
Erano anni che non seguiva più quello
sport che aveva riempito i pomeriggi suoi e dei suoi amici quando
erano adolescente. Il suo nuovo collega, con cui divideva la
scrivania, era invece un tifosissimo. Dopo ogni partita lo
intratteneva con commenti e statistiche che lui non sempre
comprendeva, ma che gli permettevano di distrarsi dal lavoro e dai
pensieri della vita. Così il collega gli chiese se gli andava di
seguire la squadra in quella partita così cruciale per il
campionato. Lui aveva risposto di si senza neanche aver sentito la
domanda perchè in quello stesso istante lei era entrata in ufficio e
la sua attenzione si era focalizzata sul suo viso per cercare di
leggerne i pensieri. Quel viso che si ritrovava davanti ogni volta
che chiudeva gli occhi e cercava di dormire. Quel volto che era
entrato nella sua vita con un grimaldello, perchè lui aveva fatto di
tutto per tenerla fuori, ma non c'era riuscito. Aveva dovuto
soccombere alla volontà di lei che si era dimostrata decisa e
convinta, molto più di lui.
La loro storia era durata meno della
notorietà di uno di quei personaggi televisivi che così tanto
riempiono il piccolo schermo.
Si erano lasciati, o meglio, lei lo
aveva lasciato una sera senza addurre molte spiegazioni se non quelle
che si sentono dire spesso nei film dalla protagonista alla spalla.
Quelle motivazioni che dette dall'attrice sullo schermo non sembrano
poi cosi sconclusionate, ma che se rivolte a te non hanno lo stesso
effetto.
Non ti fanno capire ed ancora meno ti
consolano. Non reagisci come l'attore che si allontana ed esce dalla
storia, ma resti immobile lì come una lepre illuminata dai fari
dell'auto in attesa che tutto finisca, senza capire cosa sta
succedendo.
Fermo. Vuoto.
Impantanato in quella scena che
vorresti tagliare dalla sceneggiatura della tua vita e dall'intera
storia.
Non sai cosa fare ed allora cerchi nel
tuo passato tutti quei momenti felici per trovarne conforto. Perchè
se il futuro è incerto ora sembra addirittura impossibile che possa
esistere, mentre il passato ha un aspetto rassicurante e sicuro.
Ora che sta tornando a casa ha capito
che non è servito a nulla fuggire. È vero che durante la partita e
le discussioni con gli altri tifosi si è distratto da quel pensiero
fisso. Ha provato anche una certa gioia nel tifare con gli altri per
sostenere la sua squadra, ma una volta salito su treno per tornare
indietro, gli sembra che anche il suo stato d'animo stia tornando al
punto di partenza.
Di nuovo il suo viso e quello stato
d'animo di confusione si fanno spazio dentro di lui.
Non è la fuga la soluzione, come viene
decantato nei bigliettini che incartano certi cioccolatini.
Scappare non porta alla vittoria, ma
rimanda il momento della verità.
Verità che può essere dolce o amara a
secondo di cosa il destino ha deciso di scrivere in quel libro che
tutti chiamano vita.
Mentre le lancette ruotano nel suo
orologio e le ruote del treno sui binari si ritrova a fare mille
propositi.
Scrive e riscrive il suo futuro.
La pagina si riempie così di frasi e
scarabocchi, di progetti e di battaglie, ma solo il tempo sarà
arbitro e lettore di ciò che sarà.