Caro Lettore,
rieccomi qui a scrivere. Scrivo perché da
pochi giorni mi è stato assegnato un nuovo Job Tittle, cioè una nuova etichetta
da appiccicare alla mia posizione lavorativa per descrivere al meglio quello
che faccio o che dovrei fare… Qualche anno fa, quando si era più pragmatici si
sarebbe detta una nuova mansione, ma ormai conta più il vestito che la
sostanza.
Io avevo consigliato all’ufficio HR di utilizzare un sistema
simile a quello militare, dove la posizione è individuata dai gradi: Generale, Capitano,
Tenente.., nel qual caso la mia sarebbe stata 360°.
Comunque non ci sarebbe nulla di strano, anzi ci sarebbe di
che andarne fiero se non fosse: ARCHITET.
Innanzitutto precisiamo che non lavoro in una società di
costruzione e/o di arredi. Al massimo, come diceva una vecchia reclame, "noi si
crea VINCITORI/MILLIONARI". Quindi non ha nulla a che fare con l’architettura. A
questo punto vi chiederete, come ho fatto io perché ARCHITET. I più
intraprendenti avranno fatto quello che sto facendo io: cercare la definizione
su WIKIPEDIA e trova innanzitutto che è una bozza (Questa voce sull'argomento software è solo un abbozzo.), perché non è chiaro neanche a loro e poi:
Nell'ambito di un progetto informatico
l'IT Architect (o Solution Architect) ha il ruolo di
definire l'architettura del sistema informativo che deve essere
realizzato.
I compiti che deve svolgere un IT
Architect sono:
- conoscere in maniera approfondita l'ambiente IT, i processi aziendali e le esigenze del cliente
- ricercare, analizzare, valutare e proporre una soluzione architetturale rispondente alle esigenze del cliente
Ed anche così non siamo ancora arrivati al nocciolo della
questione, per cui occorre fare un paio di precisazioni su chi sta scrivendo
questo post.
Io sognavo di diventare INGEGNERE già ad 8 anni, ma non un
INGEGNERE qualunque ma un INGEGNERE ELETTRONICO. Per coerenza ho fatto da prima
gli studi da PERITO ELETTRONICO in una specie di gavetta 2.0, poi mi sono
iscritto al POLITECNICO di MILANO al corso di INGEGNERIA ELETTRONICA CON
INDIRIZZO OPTOELETTRONICO: cioè sognavo di progettare i raggi fotonici dei
super eroi.
Al Politecnico ho trascorsi più anni di quelli che sono indicati
nella prescrizione che oggi penso sia stata redatta da uno statistico del '68. In quegli anni ho avuto: alti e bassi e non parlo solo di
voti; dubbi e certezze; ore di studio e partite a carte; esami passati e non;
invidie e sete di giustizia, ma alla fine sono riuscito non solo a prendere il
pezzo di carta ma anche l’abilitazione. Ed ora entrambe si fanno compagnia
abbracciate in un tubo blu, visto che mi occupo di altro.
Tutto questo ha comportato anni ad essere deriso per la
cubicità mentale che contraddistingue ogni vero INGEGNERE ed a deridere i cugini architetti in una rivalità simile a
quella sportiva tra squadre della stessa città.
Ed ecco che mi ritrovo su un comunicato aziendale con una
dicitura che mi crea un non so che di… diciamo ironico visto che non trovo altri
aggettivi, ma penso che chi ha il titolo di INGEGNERE dentro possa capire. La
cosa più assurda è che il comunicato è anche sbagliato e quando lo faccio
notare mi viene dette: “porta pazienza, perché rifarlo che tanto tra poco
dovremo farne uno nuovo”; ed io non so come dirgli che un anno fa, quando tutto
ebbe inizio, il comunicato era già sbagliato, che ci hanno messo un anno per rettificarlo
con un altro sbagliato… ed allora capisco che probabilmente loro hanno fatto
studi umanistici e non possono capire l’umanità di noi INGEGNERI.
Allora
ripenso alla storia dei gradi e mi sento di essere un uomo e non un
caporale, come direbbe il buon Totò.