14 agosto 2006

Orgoglio e Colesterolo

Ci sono cose che in modica quantità risultano buone, la cosa strana è che possono essere buone anche in quantità superiore. Ad esempio il colesterolo. Quello buono ha limiti inferiori mentre quello cattivo ha limiti superiori. Credo che la stessa cosa si possa dire a proposito dell’orgoglio.

L’orgoglio buono è l’insieme di emozioni che si provano bevendo un buon vino italiano all’ombra della Tour Eiffel, o mangiando una pizza a Città del Cairo o due spaghetti al sugo con una grattatina di parmigiano a Tokio, o ancora vedendo una 600 scorazzare per le vie di Bombay. Il sintomo principale dell’innalzamento di questa sostanza è quella piacevole sensazione che si prova quando veniamo associati a Moda e Design, ai grandi scrittori o sportivi, a bravi attori e attrici, ai grandi film, a tutto ciò che di buono la nostra nazione ed i suoi cittadini fanno tutti i giorni
L’orgoglio buono è anche quello che non ti fa piegare la testa davanti ad un ingiustizia, che ti fa gridare se offendono i tuoi principi o calpestano i tuoi diritti. È quella forza interiore che ti fa superare gli ostacoli che incontri sulla strada, che non ti fa rinunciare davanti alle difficoltà.


È trascorso ormai più di un mese dalla notte che ha laureato la Nazionale di calcio Campione del Mondo per la quarta volta: e l’orgoglio di essere cittadini di questa Nazione di Poeti, Santi, Navigatori e per i prossimi quattro anni anche Campioni del Mondo, è ancora alto.
Quando si fanno abbuffate di questo genere l’orgoglio sale come sale il colesterolo dopo una mangiata fantozziana, rutto libero compreso.
Giunto il periodo di vacanza o ferie, aumentano le possibilità d’incontrare cittadini di terre lontane o vicine. Mi è capitato d’incrociare, nel mio scorazzare per le Alpi, tedeschi e francesi su sentieri più o meno scoscesi, ed ogni volta che il saluto rilevava la loro nazionalità, o almeno mi faceva sospettare il loro non essere compatrioti, dovevo trattenermi dal non sbeffeggiarli sottolineando la vittoria di un trofeo mondiale.
Quanti italiani viaggeranno per le vie del mondo con lo sguardo un po’ più fiero. Ordineranno spaghetti o mangeranno pizza e se si sentiranno dire: “ italiani mafia e mandolino”, risponderanno “anche CAMPIONI DEL MONDO”. Ormai il nostro sangue è pieno di questa sostanza, che non sempre è nociva.

Il problema, come per il colesterolo è trovare il giusto equilibrio, che non deve essere statico, ma fluido per potersi adattare alle diverse situazioni e necessità. Perché se si esagera con l’orgoglio buono: s’inizia a gridare di essere migliori perché gli altri non sono come noi, non hanno quello che abbiano noi; perdendo così la possibilità di confrontarsi con altre realtà, magari di non condividerle ma non per questo rifiutarle a priori.

Penso che l’orgoglio cattivo sia, invece, quello che fa sì che persone gentilissime, appena salgono in auto, si trasformino in hooligan violenti pronti a litigare per la minima cosa, ad inveire contro tutti e tutto. Non possono essere superati, non accettano che gli altri si fermino per far attraversare la strada alla mammina con bambino o alla nonna con accompagnatrice esotica al seguito. Non possono perdere tempo.
Quello che ti fa offendere gli altri perché non la pensano come te la domenica pomeriggio davanti a uomini in pantaloncini che calciano un pallone, o hanno un’altra idea di come andrebbe guidato il paese, in breve che “pensano sbagliato”; oppure che non sono uguali a te e per ciò li pensi inferiori e li tratti come cose. Vasco cantava “ne ha uccisi più l’orgoglio che il petrolio”, facendo così di una gran verità un pezzo orecchiabile.
L’orgoglio cattivo è una malattia: ti restringe il campo visivo; ti fa perdere l’obbiettività in cambio di mille giustificazioni; non ti permette di ascoltare i consigli di chi ti è vicino, che siano buoni o no; scusa le azioni più riprovevoli lavandoti anche la coscienza dai sensi di colpa; ti nasconde cosa è veramente giusto facendoti credere di non essere mai in errore.

Credo di aver peccato di orgoglio. Mi scuso per la filippica.
Visto che i consigli giusti vengono di solito dati dalle persone che non possono dare il cattivo esempio: mi asterrò.

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