14 ottobre 2006

L’ARBITRO È DI MADRID – VENNI, VIDI E BEVVI

Una delle domande che si fanno più di frequente ai ragazzini è:” Cosa vuoi fare da grande?”. Una delle risposte più gettonate è “Il calciatore”. Beh io questo sogno l’ho realizzato, anche se solo per un fine settimana.
Grazie ad una di quelle iniziative dell’ufficio marketing, per abbassare l’imponibile ed aumentare lo spirito di appartenenza alla società, mi trovo su di un aereo con destinazione Madrid. La cosa più strana è che sto andando a Madrid a giocare a calcio. A volte i sogni si realizzano.
Atterrato in perfetto orario io ed il resto della squadra veniamo accolti all’uscita da un omino con il cartello della nostra azienda. Questo ci scorta sino al bus che ci porterà all’albergo. Proprio come per i veri calciatori.
Lungo la strada si vedono una marea di quartieri nuovissimi, da sembrare quasi finti. Potrebbero benissimo essere la scenografia di un THE TROUMAN SHOW iberico. Albergo 5 STELLE. Con tanto di usciere che ci accoglie all’ingresso. La hall è davvero grande. Veniamo registrati e poi saliamo in camera. Evito di dilungarmi sulla descrizione degli arredi e di tutto il resto. Basta ricordare che l’albergo ha 5 stelle mica per ridere. La sera c’è la presentazione dell’evento e cena con i partecipanti. Beh cena. Il ritrovo è alle 21:30. per fortuna ho mangiato in aereo altrimenti il minibar mi sarebbe costato uno stipendio. Non so se sarà una serata in tiro o casual. Questo dubbio attanaglia anche gli altri. Meglio scendere tirati e poi vedere, in fin dei conti ci sono anche i vertici del gruppo. Al banco riservato all’evento noto che gli unici in tiro siamo noi. C’è gente in pantaloncini e canotta. Addirittura uno in ciabatte. Rapido sguardo tra di noi e decidiamo di tornare in stanza ed abbigliarci in una maniera meno formale. Un’intera sala è stata riservata per noi. I tavoli sono apparecchiati in maniera impeccabile. Al centro intuisco esserci il tavolo delle “autorità”. Anche loro sono abbigliati con jeans e polo. Inizia a girare il vino. I brindisi ed i canti si susseguono alternati a portate di tapas. Forse stiamo esagerando. Domani dovremmo giocare. Ma l’atmosfera cameratesca e l’aria di movida ci hanno contagiato così che, dopo aver scattato le foto di tiro con i sommi capi, partiamo alla ricerca di vita notturna.
Troviamo un trittico di locali uno a fianco all’altro con la gente che tranquillamente entra ed esce. Ci infiliamo anche noi, in disco prima della partita proprio come i campioni più blasonati.
La stanchezza del viaggio si fa sentire ed io ed una parte della squadra decidiamo di tornare in albergo. Quando mi addormento il giorno della partita è già iniziato da un pezzo. Per fortuna giochiamo alle 12:30.
Alle 10 appuntamento per la colazione. Ma sarà la terra straniera, la lingua, i tavoli imbanditi con mille leccornie tanto che più di una colazione noi facciamo un vero e proprio banchetto. Alle 11 ci aspetta il bus per portarci al campo. mi sento un collega di Vieri a tutti gli effetti. Mi manca solo una velina da spupazzarmi ed il conto in banca a multi cifra.
Arriviamo al centro sportivo. Cavoli è quello dove si allena la nazionale spagnola. Hanno fatto le cose in grande. Ci vengono date le divise ed entriamo negli spogliatoi. Ce n’è una marea, dimensioni esagerate. Le docce però sono poche.
Andiamo il campo, uno dei tanti. Ci muoviamo lenti tra stanchezza e digestione lenta. Magari un breve riscaldamento può servire. Forse un miracolo della dottoressa Tirone sarebbe meglio. Breve discussione per chi deve entrare in campo. Sono titolare. Fischio dell’arbitro ed inizia la partita. 60 secondi e cerco di recuperare una palla lanciata in una zona senza giocatori. Arrivo sulla palla ed insieme al pallone trovo un mastino che si avventa sul mio ginocchio. Sono a terra. L’arbitro grida che ha preso la palla. Io rantolo a terra e non so cosa succede in campo. Ho paura di essermi fatto male di nuovo al ginocchio. Per sicurezza vado alla postazione a farmi controllare. Non hanno la bomboletta magica che risolve tutto, in compenso il ghiaccio aiuta. In un simil inglese riesco a parlare con la dottoressa. Mi dice che è solo una botta. Tenere il ghiaccio e se si gonfia di tornare da lei. Passo tutto il primo tempo in infermeria con il ghiaccio sul ginocchio, intanto l’infermeria si riempie. Tutti con lividi ed ematomi più o meno seri. Ritorno al campo e siamo sotto di due gol. L’attaccante ha la schiena bloccata. Uno dei centrocampista ha la caviglia escoriata ed uno dei terzini e malconcio. In breve vengo buttato dentro all’inizio del secondo tempo e capisco che la partita è maschia, ma maschia come un film vietato ai minori. Gli avversari entrano duro e per l’arbitro non c’è mai fallo. Io inizio a spazientirmi. Quando il loro portiere tocca la palla in angolo e l’arbitro comanda la rimessa dal fondo capisco che non ce n’è siamo la piccola di turno. Ennesima entrata, questa volta sulla caviglia. L’arbitro comanda di proseguire. Io resto a terra. Chiedo il cambio, ma la panchina è in gruppo in infermeria. Stringo i denti e vado avanti..
Loro giocano duro. E l’arbitro glielo consente. In un contrasto rischiamo di perdere anche il portiere. Alla fine perdiamo. Non riusciamo a segnare neanche il gol della bandiera. Comunque noi eravamo venuti per divertirci e alla fine della partita tutto è finito. Facciamo anche una foto con gli avversari. Vero segno di sportività.
Ora che abbiamo perso possiamo andare in giro per la città. Dopo la doccia e gli ultimi controlli in infermeria andiamo ad affogare i dispiaceri al buffet. L’alcool ritorna a scorrere. Mangiamo nuovamente come maiali e ci piaggiamo in attesa del bus di ritorno. Alle 16 partiamo. Breve riposo e partiamo per la visita della città. In due ore cerchiamo di vedere il più possibile. Sembriamo uno di quei gruppi organizzati che in tre giorni visitano un intera nazione. Alle 21 dobbiamo essere in albergo per la serata organizzata dalla società. Il bus ci porta in un locale molto chic, in cui il nostro abbigliamento fa storcere il naso ai camerieri. L’alcool continua a scorrere. Alla fine della cena viene annunciata un ora di open bar. Molti tentano un richiamo di “spirito” per riprendersi. Aprono le porte agli astanti ed entrano un nugolo di donne. Sarebbe il paradiso se le signore avessero un quarto dell’età che mostrano. L’unica è berci sopra. Arrivo ad un livello alcolemico tale che sono lì lì da provarci con una ava di Penelope Cruz. Per fortuna vengo portato fuori dai colleghi alla ricerca della vera movida.
Guidati dall’indigena del gruppo veniamo portati nella zona dei locali. Entriamo in uno di essi pieno all’inverosimile. Molti sono stranieri. Qualcuno di noi becca anche, peccato che è il prototipo del fidanzato perfetto e quindi rimanda al mittente la gnocca ubriaca che voleva fare uno scambio di lingua e forse anche di altro.
Passiamo in un altro locale. La notte qui inizia con almeno due ore di ritardo rispetto alla nostra e normalmente si cambiano almeno due locali. Scopriamo così che chi festeggia gli adii al celibato deve mettere in testa qualcosa, che siano girasoli o cerchietti da extraterrestre. Ancora alcol e musica e fumo. Mentre usciamo c’è gente che fa la coda per entrare. È quasi l’alba. Rientriamo in albergo dopo aver cercato di prendere un taxi per più di mezz’ora. Per fortuna che ci avevano detto che era facile prendere un taxi. Di taxi ce ne sono tanti, ma anche di gente. Appuntamento per la colazione alle 11. Dormo poco. Devo preparare la valigia e lavarmi. L’odore di fumo mi si è attaccato addosso.
Ennesima colazione ricca. Recuperiamo le valige ed i vari pezzi della squadra. Siamo sul bus, lo stato in cui ci presentiamo racconta molto della notte passata.
Vediamo la finale. Cile - Madrid. Lo stesso arbitro che ha arbitrato noi. Nuovo arbitraggio scandaloso. I cileni sugli spalti cantano L’ARBITRO E' DI MADRID. Io sono d’accordo e mi aggrego al coro. Vince ovviamente Madrid. I cileni non stringono neanche la mano agli avversari. Un po’ li capisco, anche se sono dell’idea che quando l’arbitro fischia finisce tutto non solo la partita ma anche i battibecchi.
Buffet di premiazione dove l’alcol non manca. Beviamo e mangiamo tanto da sembrare gli attori dell’ABBUFFATA. L’unica cosa che c’interessa delle premiazioni è il brindisi.
Mezz’ora di riposo prima di prendere il bus per l’aeroporto. Arriviamo con due ore di anticipo che ammazziamo in giro per i negozi dell’aeroporto. Si parte.
Lascio la terra iberica ed anche un pezzo del sogno di fare il calciatore. Sono comunque felice.
I miei sogni ora sono altri e sto cercando di realizzarli.

3 commenti:

cits74 ha detto...

grazie per le ultime due perle d'autore!
E W IL CALCIO E LA MOVIDA!

Anonimo ha detto...

io comunque un ricordino (stile pasquale bruno) a qualcuno l'avrei lasciato...... e una pallonata INVOLONTARIA verso l'arbitro non e'sanzionabile ... CIAO

Anonimo ha detto...

ma che pallonata fantasma... io mi sarei alleato con i Pinochet e avrei desaparecidato l'arbitro.
ste