Caro Lettore,
come stai? Tutto bene?
È tanto che non ci sentiamo. Ammetto di aver scritto poco lo scorso anno, ma
anche tu non è che ti sa fatto sentire molto. Mi devo preoccupare? Va beh l’importante
è sapere che tra le varie onde di questo mare virtuale, tu sappia che esiste un’isola
dove puoi trovare i racconti di uno della Gambara alcolica.
Finito con il preambolo ecco cosa in realtà vorrei
raccontare.
Ieri sera, dopo un bel po’ di tempo sono andato con 3
amici al concerto dei Radici Nel Cemento.
Lo so caro Lettore che probabilmente non sai di chi sto parlando,
proprio come i mie accompagnatori che ho incastrato per andare a questo evento.
Cosa dire del gruppo… per la scelta della canzone dell’anno loro sono sempre in
lizza, ma sfortunatamente non hanno ancora vinto. Sarà che ormai sono così
familiari che forse li do un po’ per scontato.
Per quanto riguarda sentirli dal vivo, poi, avevo provato a cercare informazioni quando sono
stato a Roma, la loro città, ma ahimè il loro concerto si teneva lo stesso
giorno del mio ritorno a casa…maledetta sfortuna. Comunque non mi sono arreso ed ho marcato
stretto il loro sito. Ed ecco che un giorno appare una data con affianco la scritta
Milano.
È la mia occasione. Questa volta non me la faccio
sfuggire.
Inizio a scrivere ed a telefonare a tutti quelli che
conosco per trovare volontari che mi accompagnino, perché anche il concerto più
bello non è mai così bello se non ci vai con qualcuno con cui poterlo
ricordare/raccontare. Chiedo a destra ed
a manca mentre la data del concerto si avvicina. Raccolgo un bel po’ di rifiuti
(all’epoca dell’università qualcuno li avrebbe chiamati 2 di Picche)ma per
fortuna un paio di amici accettano di accompagnarmi in questa avventura.
L’agitazione sale mentre la data si avvicina.
Non conosco il posto dove suoneranno ( centro sociale ZAM
– Zona Autonoma Milanese. Mai sentito prima), ed il sito non è ricco di
dettagli su inizio del concerto e costo, oltre al fatto che la locandina che
pubblicizza l’evento viene pubblicata solo una settimana fa.
Questo però non mi fermo, sono ormai convinto. Ogni giorno
controllo i due siti. Quello del gruppo e quello del centro sociale. Comunque al
concerto si va.
Arriva la data. Alcuni dei volontari sono vittime dell’influenza
e di biondi sogni, ma come scritto, tre “moschettieri”, sopravvissuti ai casi della vita degni forse
di un paragrafo scritto da Dumas Padre, mi
scortano al concerto.
Non saranno Athos, Portos ed Aramis ma sul motto “tutti per uno ed uno per tutti” credo di
poterci fare affidamento anche con loro.
Appuntamento in un
locale di fronte allo ZAM, per cenare e parlare un po’ prima del concerto.
La stanchezza della settimana di lavoro ed i postumi di
qualche acciacco si fanno sentire, ma sono troppo orientato all’obbiettivo,
come scriveva il mio ex-capo in alcune valutazioni, per desistere o far
desistere i miei compagni.
Le chiacchiere sono piacevoli come il cibo per chi ha
fame. Ristorano e danno nuove energie.
È ora. Usciamo dal locale ed entriamo al centro sociale. Il
primo impatto è molto strano. Diciamo che per età e per abbigliamento mi sento
leggermente fuori tema. Ho anche l’impressione che il nostro gruppettino sia
guardato con diffidenza dagli habitué. Ma sai che c’è caro lettore: saremo
vestiti anche in modo troppo normale, avremo anche facce senza piercing e
tatuaggi in bella vita, età che una volta ci avrebbero garantito l’appellativo
di Matusa ed ora invece al massimo ci fanno entrare da protagonista nei film di
Gabriele Muccino. Forse non centriamo molto, ma chi se ne frega. Siamo venuti a
sentire il concerto e basta.
Facciamo il giro del centro sociale. Una delle cose che
vogliamo vedere, essendo arrivati con un po’ di anticipo, è la palestra di
Builder che pubblicizza il sito. Ammetto di non capirci molto, ma uno dei tre
accompagnatori ne capisce e sembra interessato. Notiamo anche una specie di libreria
a muro dove sono riposti, libri e riviste. Ovviamente quelli di alpinismo sono
nel ripiano più alto.
Ci fermiamo nel cortile a chiacchierare mentre arrivano a
varie ondate i ragazzi di oggi. Su molti dubitiamo della loro maggiore età. Dubbio
che diventa una certezza quando vediamo 3 ragazzine accompagnate dalle mamme.
Il freddo si fa sentire, ed allora decidiamo di entrare
nello scantinato dove si terrà il concerto. La musica a palla messa da un dj,
che mi ricorda un amico peruviano di altri tempi, non rende facile la
comunicazione e quindi mi concentro sulle persone che entrano ed escono. Un paio
di loro mi diventano familiari visto che ci passeranno davanti almeno una
quindicina di volte per fare il piano di birra al bar improvvisato in un
angolo.
Il concerto ritarda, mentre la musica messa dal dj cerca
di entrarmi dentro non dalle orecchie ma da tutto il corpo tanto il volume è
alto. Passata la mezzanotte vedo passare il cantante davanti a me ed un altro
del gruppo. Rassicuro i miei accompagnatori che stanno perdendo la speranza. Arriva
anche l’omino che vende i gadget ed i cd. Vado a scambiarci quattro
chiacchiere. Il concerto inizierà intorno alle 24:30. Giusto un’ ora dopo le informazioni
che eravamo riusciti a carpire da faccia di libro.
Torno dai miei tre coraggiosi accompagnatori che iniziavano
a subire la situazione. Alla fine il concerto ha inizio. La gente canta e balla
al ritmo che esce dagli strumenti e dalla voce del cantante. Mi guardo in giro
ed una delle facce familiari di cui ti parlavo è seduta su una sedia, o meglio
rannicchiata. Ha passato tutto i concerto guardando le piastrelle e restituendo
alla terra quello che aveva ingurgitato… per la stessa strada.
Ha forza di sentire le canzoni da supporti hardware, mi
fa un po’ specie sentirli dal vivo. Belli ma c’è qualcosa nel suono che non mi
torna. Le casse di destra saturano (spero si dica così) e rovinano il suono.
Credo di essere uno dei 4 che hanno notato questa cosa.
Non tutti gli eroi che mi accompagnano riescono a
resistere per tutto il concerto. Ormai abbiamo perso l’abitudine a stare in
posti angusti dove la gente fuma e beve a nastro. Dove le poche sedie sono
occupate da chi non riesce a stare in piedi a causa della propria stupidità. Un po’ mi dispiace per aver trascinato i miei
amici ad un concerto che forse non gli è neanche piaciuto, ma così è l’amicizia.
Ti porta a fare anche delle cose che non ti piacciono. Per questo li ringrazio.
Grazie ragazzi!
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