25 settembre 2009

Venerdì sera, in ufficio.


Venerdì sera, in ufficio.
La domanda sorge spontanea, come diceva l’adagio di un noto presentatore qualche anno fa, a fare che? A fare un po’ di manutenzione al pc che ne necessità. È ormai passata una settimana da quando o scoperto che è ammalato ed ora che sono riuscito ad andare in farmacia a prendere la medicina lo sto curando con una prima ondata di anti-virus. La cura è più lunga del previsto e mi vedo costretto a rimanere al suo capezzale per non lasciarlo solo in questi momenti difficili. Siccome il malato è privo degli arti per cui non ha un’estremità che posso stringere per trasmettergli un po’ di coraggio (i maliziosi sono pregati di uscire, grazie), e per non morire di noia nel veder scorrere l’elenco di tutti i file presenti nel pc, mi sono messo a scrivere queste quattro righe che ricordano le due foglioline d’insalata che si mettono nel piatto per non far vedere il bianco della porcellana.
L’ufficio è quasi vuoto, solo qualche sfortunato mi fa compagnia, ma non per dovere nei miei confronti, ma per …zi suoi. Sento arrivare le voci di un paio di Manager che discutono da uno degli uffici che ha ancora le luci accese. Quanto è triste quest’open space a quest’ora.
L’aver cambiato posto, cioè essermi spostato per motivi tecnici, su cui non mi dilungo, sembra abbia apportato alcune metamorfosi al mio essere. Alcuni, dei pochi rimasti, che passano per andare alla macchinetta delle bibite non mi riconoscono. Ormai hanno registrato la mia persona in un determinato punto dell’ufficio e vedermi in un altro li disorienta. Incredibile.
Su questa cosa potrei scrivere un post, ma molto probabilmente verrebbe fuori un pastrocchio come quello che state leggendo ora e per cui dovrei scusarmi con te povero lettore, caduto in questa rete senza pesci e sirene ma piena di alghe e mucillaggine.

Ora ti lascio e vedo se qualche onda dell’immenso mare di internet mi porta su qualche bel lido.

Buon fine settimana.

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