31 ottobre 2009

Quanto pesa un water?


Domanda strana, vero caro lettore?

Probabilmente ti stai chiedendo cosa centra, qual'è il suo significato recondito, perchè farsi certe domande, che droghe ha assunto il fin qua brillante autore di questo blog da doverla proporre a me povero lettore che rubo il mio tempo per dilettarmi con gli scritti di questo improvvisato blogger. Ecco caro lettore le domande dovrei farle io a te ed ai signori che comandano il sito più linkato del mondo. Come mai qualcuno si fa questa domanda, e come mai le sinapsi di Google fanno si che il primo risultato che appaia sia il link a questo blog. Quando ho controllato, per curiosità il report dei contatti, ho visto che la maggior parte dei contatti via motore di ricerca era proprio: “Quanto pesa un water”. Ho voluto verificare la veridicità di questo risultato, ed ahimè la verità è apparsa lì sulla schermata del monitor: primo risultato questo blog. Se non mi credi, lettore, prova anche tu.

Ed io che pensavo di aver fatto un buon lavoro con i racconti delle mie esperienze in Trasferta, oppure con la rubrica Impegni Credevo di essere stato di aiuto a qualcuno nella ricerca di conoscenza sulla “fine di un amicizia”, o di un posto dove mangiare nelle terre desolate e gelide che mi hanno ospitato nella mia avventura oltre confine, oppure di cosa fare il giovedì sera nella capitale sabauda, ed invece no! La regina delle parole ricercate legate al blog è:

“Quanto pesa un water”.

Lettore è vero che il periodo congetturale è quello che è, ma almeno un po' di filosofia... e poi Mr. Google, credo di poter essere ricercato con frasi di più ampio respiro, di più elevato concetto, di più sofisticata scrittura, oppure devo pensare che tutte le parole che ho scritto in queste pagine siano troppo introspettive da richiedere di essere lette solo nell'intimità di una stanza ceramicata, dove ci si può ritirare e tirar fuori il meglio/peggio di se senza remore, dove quei pesi che in pubblico non si ha il coraggio di tirare fuori possano vedere la luce di un lungo percorso, di espellere ciò che ha volte ci pesa nell'animo e nel fisico per sentirci dopo più leggeri...

Ma rifacendomi al motto di sovrani passati: Francia o Spagna purchè se mangna... e poi

24 ottobre 2009

Non puoi capire

“Non puoi capire” - quante volte avrò sentito dirmi queste tre parole, ogni volta c'era di mezzo una situazione di stress o di dolore. Situazioni che magari anche io avevo provato, ma come ho “capito”, le cose vengono vissute e percepite in maniera diversa dalle persone. La stessa cosa può essere vista con sfumature di “dolore” diverso.

Questa riflessione nasce dal fatto che in azienda sto rivivendo una situazione che pensavo, o meglio speravo, non dovesse più ripetersi. In questa vicenda io sono solo uno spettatore, mentre uno degli attori principali, che potrebbe rappresentare il cattivo di tutte le storie è sempre lui, solo che questa volta a cambiare è l'eroina che ha attaccato. Mi sembra di rivivere i giorni di qualche anno fa che hanno portato una mia cara collega, che ora annovero tra le amiche, a cambiare lavoro. In realtà in quel periodo l'orco cattivo ha fatto scappare molte persone, ma dopo l'intervento del Re aziendale sembrava avesse deposto le armi ed invece... è proprio vero che chi nasce tondo non può morire quadrato, come diceva il vecchio saggio a cui devo il nome ed almeno un quarto dei cromosomi.

Ed eccomi di nuovo in prima fila ad assistere a questo scontro a colpi d'insensibilità. E la frase che torna “non puoi capire come mi sono sentita quando mi ha fatto la sua piazzata...” ed io lì sulla mia poltrona, senza pop corn o bibite gasate e colorate dietro cui nascondermi, a rivedere la scena. Come allora, anche adesso, l'unica cosa che ho potuto fare e cercare di rincuorare la collega, darle il mio punto di vista e qualche consiglio maturato dalla storia precedente ma nulla di più. Mi sono sentito come un cavaliere senza spada ne cavallo.

Mentre tornavo a casa quella sera mi sono tornate in mente tutte le volte che mi ero sentito dire “non puoi capire” e la maggior parte della volta provavo a mettermi nei panni del mio interlocutore, con il mio bagaglio di esperienze e di vita vissuta, per vedere se era vero che non potevo capire, ed intanto l'unica cosa che mi sembrava giusta fare era mettere a disposizione la mia attenzione e qualche parola, ed a volte una bottiglia di acqua di fuoco per bruciare le cattiverie del mondo. Pensavo che fosse meglio non cercare di capire ma cercare di condividere il fardello di cupa tristezza per alleggerirlo a chi stava soffrendo davvero. Non so se ci sono sempre riuscito. Se ho fatto bene o ne, se ho peggiorato le cose o migliorate. Comunque ho agito sempre in buona fede con il massimo dell'onestà che mi era consentita.

Questo post vorrebbe essere una fotografia di questo momento in cui le cose accadono intorno a me. Dove il Vice Re decide della mia sorte e della mia terra e di tutte quelle del popolo aziendale, mentre il Re è impegnato lontano dal regno. Ora capisco perchè in ufficio ci sono solo tavoli quadrati. Dove anche la vita vera, che non è il lavoro, mi ha portato ad incrociare pellegrini che cercavano le risposte nel volo delle rondini per dare una spiegazione al loro destino.

Caro lettore che tu possa avere una buona vita.


p.s. Caro lettore forse "non puoi capire" perchè ho allegato questo video e qualche dubbio l'ho anch'io....

01 ottobre 2009

Settembre è passato

Settembre è finito. Un settembre strano pieno di alti e bassi. Con molta pioggia quando non serviva e con molto caldo quando non era il caso. Una cosa però gli va concessa: mi ha riportato a guardare il cielo, di giorno e di notte, per vedere come un novello Giulio Cesare il mio destino volare sulle ali di uno stormo di uccelli.
Mentre il mese del ritorno a scuola spendeva le sue ultime ore io ho alzato gli occhi al cielo ed ho visto una luna che piano piano si fa piena come il ventre di una futura madre, ed una stella che le fa compagnia. Il cielo era scuro, buio, nero.
Un momento di riscoperta del mondo intorno a me, quel mondo fatto di alberi, montagne, prati, laghetti, anatre e cicogne, spiagge e conchiglie, onde e vento, aria e farfalle, flora e fauna. E subito dopo pensare alla vita giornaliera, fatta di ufficio di telefonate da fare ed altre da aspettare come il Natale, viaggi in carrozze che hanno poco a che fare con quelle che solcavano i sentieri del Far West o si aggiravano nelle città ottocentesche, o forse mi sbaglio visto che l’odore che sento mi ricorda qualche quadrupede.
Giorni passati come granelli di sabbia in una clessidra, uno alla volta, uno dopo l’altro, tutti in fila, ordinati per forza.

Un altro post pieno di parole ad essiccare al sole come i podorini prima di fare un tuffo nel vasetto della conserva.