16 novembre 2021

Ma un semplice grazie era così difficile da dire?!?

Caro Lettore,

  approfitto di questo spazio per sfogarmi con te.

Oggi mi è capitata una cosa che mi sta facendo montare una rabbia più della panna su di un cono gelato.

Ricevo una mail da una ex collega per un chiarimento. Rispondo dandole i chiarimenti richiesti, visto che l’attività a suo tempo (2018) l’avevo seguita io.

Lei mi ringrazia e penso sia finita là, ma ecco che il suo capo si intromette sottolineando il fatto che io abbia fatto l’attività senza seguire le procedure e che ora se la devono smazzare loro.

Io faccio presente che le procedure le ho seguite e che ci sono tracce evidenti a sistema, ma che nessuno delle persone presenti nel 2018 ora lavori più con loro e quindi possa confutare quanto da me scritto.

Lui la butta lì con la frase: siccome l’hai fatta tu non abbiamo controllato.

Ed allora li la scimmia mi diventa gorilla ed il condor pasa nella speranza che gli caghi in testa.

Ribatto che ho seguito le procedure dell’epoca e che la prassi volesse che l’attività la facesse in produzione chi aveva seguito lo sviluppo. Questo perché ci sono passi delicati che non vengono demandati all’utente essendo puramente tecnici.

Segnalo che sono dispiaciuto di aver lasciato un così pessimo ricordo.

Mi aspetto allora almeno uno “SCUSA” o se costa troppo almeno un “GRAZIE per aver risposto anche se non eri tenuto”, ma ché. Probabilmente dovrò chiedere questi doni nella lettera a Babbo Natale.

Chiedo quindi ad un collega, anche lui ex della stessa società, che ne pensa e cosa avrebbe fatto al posto mio.

La sua risposta è stata: è capitato anche a me… ho ignorato la sua mail. Ormai non lavoriamo più per la stessa società e quindi visto i modi si può attaccare.

Tirando le fila sembra che abbia sbagliato io a rispondere. Dovevo lasciarli impelagati nei loro problemi e fregarmene… ma io non sono così e fin che posso non lo sarò mai, ma ti giuro Caro Lettore che la cosa mi ha disturbato ed ancora mi disturba che… alla fine l’ho dovuta mettere in un post con la speranza che venga portata via dalle onde della rete.

Nel frattempo mi chiedo ma costa così tanto dire SCUSA e GRAZIE?!?.

Ed ora è il mio turno di chiedere SCUSA a te Caro Lettore per l’ennesimo sfogo e di RINGRAZIARTI per avermi ancora una volta dato ascolto.

Buon vento


23 aprile 2021

Scena metropolitana - Cenerentola ninja.

Caro lettore,

   visto il periodo di pandemia mi trovo ad andare in ufficio solo un paio di giorni al mese. Questi sono anche i giorni in cui prendo la metropolitana per raggiungere la sede della società per cui lavoro.

Lo so, fino a qui nulla di strano, lo fanno in molti, ma a me oggi è capitata una cosa strana. Ho assistito ad una scena degna di una candid camera. Provo a raccontare di cosa sono stato testimone:

Da poco è passato l’orario delle scolaresche ed è iniziato quello degli impiegati dalle 9:00 alle 17:00 orario continuato. La banchina della metropolitana accoglie quindi una decina di persone quando arrivo io, che come loro mi metto in attesa. Il display presente segnala 3:30 min di attesa.

Come da bravo “metropolitano” mi posizione all’altezza più comoda per scendere ed attendo guardando il fondo della galleria.

Arriva la mia corriera sotterranea e salgo, insieme agli altri passegeri. Essendo una delle prime fermate solitamente non scende nessuno a quest’ora e quindi tutti sprintano per accaparrarsi i posti a sedere, che in questo periodo si sono dimezzati.

Oltre ai passeggeri, che attendevano in banchina, sembra sia salito anche un insetto simile ad un moscone, nero e ronzante.

Questo essere volante ha messo un po' di agitazione tra i presenti che hanno iniziato ad improvvisare passi di danza per evitarne il contatto. Sembra quasi di essere alle prove di uno spettacolo circense, a metà tra danza e contorsionismo. Non vedevo certe mosse dal film “IL MIO NOME E’ REMO WILLIAM” o “MATRIX”.

Una passeggera si spaventa molto, tanto che decide di lasciare il suo mitico posto a sedere per allontanarsi facendo cenno alla sua amica di seguirla. L’amica fa il classico gesto:” tranquilla ci penso io”, ed in modo del tutto naturale si sfila la scarpa rossa che porta al piede destro, e con un gesto degno di un ninja secca l'essere volante con un sol colpo. TAC. Poi con la stessa naturalezza si reinfila la calzatura, come se niente fosse, tra lo sguardo sbalordito degli astanti, mio compreso, che vedo l’essere immondo giacere a terra inerme.

L’amica si risiede e ricominciano a parlare come se nulla fosse, mentre io cerco nello sguardo degli altri passeggeri un segno che mi confermi che quello che ho visto è davvero successo e non me lo sono sognato, ma le tracce di stupore che ancora si leggono sui volti mi conferma che la scena è davvero successa.

Ancora un paio di secondi e la vita riprende il suo corso, perché la frenesia metropolitana non consente di soffermarsi troppo su queste avventure, anche se vedono esibirsi una moderna Cenerentola Ninja.

16 novembre 2020

Autocritica

Caro Lettore,

  mi spiace per il post Think it’s useful. L’idea era valida e se fossi stato capace di trasmettere in parola la telefonata che mi ha fatto pensare a questo post avrei fatto ridere anche te come ho riso io, ma ahimè non ce l’ho fatta.

Rileggo il post e mi rendo conto che è forzato, approssimativo, vuoto… avrei voluto cancellarlo, ma questo non si fa. Che resti a futura memoria per me e per chi passerà di qui. A volte delle ciambelle ti tocca il buco, che non conterrà calorie ma che non dà alcuna soddisfazione.

Se fossi ancora a scuola mi sarei preso un 5/6. Bella l’idea pessima la sua stesura. Tra le altre cose credo di aver preso un giudizio del genere almeno una decina di volte in tutti i miei anni da studente obbligato, ma questa è un’altra storia.

Ora vado e chi sa che non vi venga in mente qualche idea per un prossimo post.

Buona vita

08 novembre 2020

Think it’s useful

 

Caro Lettore,

   oggi, dopo l’ennesima telefonata surreale, mi sono reso conto non si può più usare la parola positivo/a.

Nella maggior parte dei casi si viene fraintesi ottenendo effetti contrari a quelli desiderati. Prova a pensare al significato che le seguenti frasi avevano solo un anno fa e cosa vogliono dire oggi: pensa positivo, siamo positivi, spero in un risultato positivo, cerca di essere positivo, cerca il lato positivo, è una persona positiva, risposta positiva, etc.

Ecco caro Lettore sembra si sia realizzato il sogno del Grande Signore dei Pessimisti: eliminare dall’uso comune parole o cambiare il significato ai termini che sono sempre stati la bandiera del Grande Signore degli Ottimisti.

Per chi ha un po’ di anni saprà che di casi del genere ce ne sono tantissimi: parole con un eccezione che di colpo assumono un altro significato e quindi non vengono usate e ci sentiamo derubati. Lo so caro Lettore, ho usato questo concetto anche in un altro post, quindi per quanto riguarda l’originalità ho perso qualche punto, ma a differenza di quanto scritto allora questa volta vorrei prendere l’occasione per fare un esercizio linguistico.

Come sostituire la parola positivo? Vediamo cosa suggerisce il vocabolario:

buono, favorevole, utile, vantaggioso, propizio, sicuro, accertato, assodato, concreto, effettivo, fondato, reale, tangibile, vero, [di scienza] esatto, affermativo, certamente, indubbiamente, senza dubbio, sicuramente, con ottimismo.

Ora la parte difficile: sostituire la parola positivo con una dei suoi tanti sinonimi.

pensa positivo à pensa in maniera vantaggiosa/utile

siamo positivi à siamo favorevoli a noi

spero in un risultato positivo à spero in un risultato favorevole

cerca di essere positivo à cerca di essere ottimista

cerca il lato positivo à cerca l’aspetto propizio

è una persona positiva à è una persona buona

risposta positiva à risposta affermativa

etc.

Lo so: non suonano uguali… anche se secondo me alcune sono meno vaghe, più chiare e precise.

Magari Lorenzo Cherubini potrebbe dissentire visto che lui ci ha fatto una delle sue canzoni più famose, e chi sa cosa direbbero i guru del marketing e della filosofia new age.

Che dire caro Lettore a questo punto: attendiamoci un nuovo movimento Think it’s useful

Ps. Nel caso vorrei almeno una parte dei diritti d’autore.

26 agosto 2020

BEN TORNATO

Ed ecco che si ritorna in ufficio, non al lavoro perché quello è ricominciato già un paio di giorni fa, ma proprio fisicamente in ufficio.

Le ferie sembrano lontane anche se solo una settimana fa ero sulle pendici dell'Etna a riposare e rilassarmi tra un’uscita con parenti ed amici, una mangiata luculliana ed un pisolino ristoratore.

Il rientro in ufficio quest'anno ha uno strano sapore: distanziamento sociale e mascherine hanno dilatato il mese di Agosto oltre i suoi 31 giorni. Poco traffico, poca gente e tutti attaccati ai cellulari, me compreso. Ogni tanto qualche forestiero chiede indicazioni. Caldo, ma per fortuna non soffocante.

Guardo le fermate della metropolitana scorrere ed ascolto i messaggi diffusi nella speranza, di sentire un COCCO BELLO COCCO, COCCO BELLOOOOO ricordo di vacanze passate, spiagge e mare.

Ogni fermata mi porta più vicino alla meta, intanto osservo chi sale e chi scende. Chi sa che non incontri qualcuno che conosco per ricordare i giorni passati o fare solo quattro chiacchiere, oppure qualche personaggio buffo, di quelli che potrebbero diventare il protagonista di qualche riga di questo post: come ad esempio la signora con un solo guanto, di pizzo bianco, alla mano destra che utilizza per potersi reggere agli appositi sostegni, mentre io sono mesi che faccio l’equilibristi per evitare contatti con le superfici dei mezzi pubblici.

Scendo e seguo diligentemente i percorsi indicati e mi fermo sul mio bollino rosso in attesa della coincidenza che mi porterà sul posto del lavoro.

Su uno dei muri della galleria viene proiettato un video su come preparare non so che piatto, vedo solo alcuni passaggi perché l’arrivo del treno, invece di indicare l’inizio dello spettacolo, ne determina la fine.

Salgo, dopo aver fatto educatamente scendere i passeggeri arrivati.

Poche fermate e ci siamo.

Devo fare attenzione.

Non vorrei sbagliare fermata.

Mi guardo intorno. Cambiano i colori del treno ma la situazione è la stessa trovata sul treno precedente.

Arrivato.

Scendo e seguo il percorso indicato.

Esco all’area aperta e come il Sommo Poeta mi ritrovo nello stesso punto da cui ero partito qualche settimana fa.

Mi sembra di aver fatto un salto nel tempo.

La zona è come l’avevo lasciata.

Poca gente e cantieri ovunque.

Entro.

Ben tornato.

 

 

08 luglio 2020

Compagno di viaggio


Caro Lettore, 
     mi ritrovo nuovamente su un treno sbagliato; finito al capolinea sbagliato; così che il pensiero di essere stato fortunato a prendere la metropolitana al volo si è trasformato in un colpo di sfiga...oppure no.
In questo tempo allungato del viaggio ho il modo di leggere qualche vecchio post e chissà di scriverne uno nuovo.
E così la mente inizia il suo di viaggio e così ritorna alla giornata di oggi in cui ho "trovato" due colleghi, che per motivi diversi, hanno vissuto un’esperienza analoga alla mia in ufficio. 
Nel primo caso era come sentir parlare il proprio omino del cervello. Eravamo una decina di persone in call ed inizio a sentire una serie di considerazioni che io ripeto al mio nuovo capo ogni giorno. La cosa buffa è che anche il mio capo era collegato in call e quindi abbiamo iniziato a commentare via chat la cosa facendoci anche una risata su. 
Poche ore dopo scopro che ad un collega hanno fatto un'infamata simile a quella che subì io qualche anno fa, e cavoli la cosa mi ha fatto rosicare assai, proprio come allora. Sembra che certi personaggi siano riusciti a laurearsi anche se in Storia avevano 3 e continuano a fare gli stessi errori. Sono dei serial idioti. Stesso modus operandi, stessa tipologia di vittima, stessa minchiata!!!
Riflettendo sulla caso auto pontificavo che: alla fine nella vita le cose capitano, la differenza è solo nel modo in cui le prendi, questo fa davvero la differenza o forse la differenza la fa dove le prendi…mah.
Ed allora si può passare il tempo a pensare se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, oppure della forma sbagliata, o berne il contenuto e passare oltre, magari cercando l'ispirazione per fare o pensare ad altro.
Cercare il lato positivo oppure cercare un'altra forma…ok la smetto prima che qualcuno inizi a pensare che questo sia un altro post di autocoscienza che cerca di motivare qualcuno a parole (cioè me stesso). Lungi da me.
Volevo solo un po' di compagnia durante questo viaggio che mi riporterà a casa.
Grazie Lettore di esserci. 

15 giugno 2020

Piccoli passi verso la normalità...forse.


Dopo mesi chiuso a casa con spostamenti limitati e solo con mezzi propri mi trovo a prendere la metropolitana per andare in ufficio. 
Fa specie vedere sulla banchina solo altre 2 persone oltre me. Ci siamo messi in automatico a distanza di “sicurezza”, uno all’inizio, io in mezzo e l’altro passeggero in fondo. Mi sono sentito come uno di quei giocatori dei cartoni animati Hollye Benji in cui i giocatori a volte sembrano così distanti da poter percepire la curvatura terrestre.
Sui treni ci sono adesivi che indicano dove poter sostare trasformando così il vagone in una specie di scuola di ballo, ma non è questo che mi impressiona di più ma il fatto che oltre il 90% dei passeggeri sia donna.
Intanto che il treno prosegue il suo viaggio nelle gallerie sotto Milano mi vengono in mente una serie di riflessioni:
1) la donna, consapevole di essere più forte, infatti meno colpita dal covid , prende tranquillamente la metropolitana mentre gli uomini cercano di godersi la superficie della città dove c’è meno traffico e meno pedoni.
2) mi sembra di essere finito per sbaglio in una festa araba per sole donne. Tutte mascherate che mi guardano in maniera sospettosa... chi sa se pensano a cosa si nasconde sotto la mascherina o se hanno pensieri più pruriginosi.
3) giochi di equilibrismo per riuscire a fare tutto il viaggio senza tenersi agli appositi sostegni, un po' come facevamo da bambini con la scusa di non sapere leggere e la fantasia che trasformava la metropolitana in una giostra tipo il tagada. 
4) la mascherina ed il distanziamento sociale sembra aver reso ancora più forte la sensazione di isolamento nella folla che abitano le grandi città. 
5) camminare seguendo un percorso fatto di adesivi tondi e colorati più che ad un novello pollicino mi fa pensare ad un PAC-MAN tridimensionale. 
6) Superman avrebbe avuto ancora bisogno di occhiali e ciuffo per nascondere la sua identità? o sarebbe bastata la mascherina?
7) che fastidio mi danno le persone che non seguono le regole e non sostano sui bollini ma si piazzano vicino a te per farti sentire la loro telefonata e farti sapere che loro non hanno paura del covid...che se ne fottono e non capiscono che essere fottuti siamo tutti.

Ed eccomi finalmente arrivare alla macchina, lasciata sulle righe dei puffi che sono gratis in questi giorni, e sentire quel senso di piacere che solo le cose a gratis riescono a trasmetterti.