Ho sempre giocato in difesa, fin dai primi calci tirati al pallone con gli amici ai giardini o per le strade, non ancora dominate dalle ruote e rese più grigie da polveri sottili e fumi di scarico.
Il tempo passava ed io sempre lì. Terzino. Centrale. Stopper. Libero. La mia linea Maginot.
Sempre nella retroguardia, a cercare di difendere la porta e non solo, ad aiutare i compagni e a far ripartire il gioco, nel tentativo di costruire qualcosa. Forse apprensivo o troppo severo, sempre a gridare cosa fare, a cercare di organizzare.
Che ricordi, difficilmente lasciavo la mia posizione, troppo rassicurante. Lavoro semplice e chiaro. Avversario. Pallone. Recupero. Passaggio.
Nel lavoro e nella vita lo stesso. Attaccanti, centrocampisti, difensori, portiere. Quattro grosse classi.
Di sicuro si può dire che non sono un attaccante, indole più consona ad un commerciale. Ad uno di quelli che deve segnare, fare bottino, spesso grazie alla loro abilità od all’ingenuità altrui. Colpi di classe alternati a gol di rapina. Opportunisti dei 16 metri. Dei front man.
Quelli che finalizzano il lavoro degli altri, che si prendono gloria e soldi, ma anche una gran quantità di calci. Quelli che vengono riconosciuti alle feste. Quelli con le auto sportive ed una ragazza troppo bella al loro fianco. Sempre al centro dell’attenzione.
Forse troppo lontani dal mio essere un po’ troppo formica.
Dietro di loro ci sono i centrocampisti. Il supporto tecnico. Quelli che tengono uniti la difesa e l’attacco. La produzione e la vendita. A loro il compito di tenere unita la squadra. Di supportare l’attacco e di aiutare la difesa. di tenerli vicini e di rendere più facile il dialogo, altrimenti complicato a causa della distanza, non solo fisica. Nella compagnia a volte erano quelli che facevano numero, che organizzavano gite e serate. I mediatori, per scelta o per necessità. Sempre impegnati in qualcosa. Nel parcheggio sotto le loro case, di solito, trovi una berlina o un’utilitaria di lusso. Dividono la camera da letto, e la vita, con la compagna di banco di quando andavano a scuola o con una vecchia amica.
Ed ecco che arriva la difesa. quella che protegge il risultato, il tesoro. Quelli che ci mettono oltre la faccia anche la gamba. Che rincorrono, recuperano, ricostruiscono, ed a volte rubano agli avversari. Che devono prevedere le finte, anticipare. Evitare le fregature e le false piste. Giocare con la testa ma non solo. Sempre sul chi va là. Quelli che spesso escono sporchi dal campo.
Persone poco appariscenti, grandi lavoratori, che tirano la carretta, poco inclini a far chiacchiere. Gente che va al sodo, con poco tatto, a volte, ma da cui puoi comprare una macchina usata. Solitamente una famigliare o al massimo una monovolume. Innamorati di donne pratiche e materne.
Ed in fine il portiere. Ruolo strano. Dentro e fuori dal gioco. Ricorda il consulente. Gioca con te ma sembra non far parte della squadra. Deve risolvere gli errori degli altri. Si prende oneri ed onori. Gloria e fischi. Chiamato ad intervenire quando tutti gli altri hanno fallito. Quando la squadra ha bisogno di aiuto per difendere la porta. Pagato per lavorare e non. La sua presenza è quello che conta. Sono le persone che ti aiutano quando forse non pensavi più di farcela. Per loro l’auto è solo un mezzo. Loro cercano una compagna con la stessa luce negli occhi, che guardi con loro nella stessa direzione.
Come la maggior parte delle classificazioni è puramente personale, soggettiva e di parte. Molto maschilista. Calcio, auto e donne. Gioie e dolori.
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