27 aprile 2008
25 Aprile 2008
Questa mattina mi sono svegliato ancora stanco, eppure ho dormito molto più del solito.
Le gambe mi facevano ancora un po' male a seguito della scampagnata in montagna di venerdì pomeriggio.
Eh sì! Venerdì pomeriggio io ed un amico abbiamo onorato una gita fatta il secolo scorso; ritornando su un sentiero che ci aveva regalato la conoscenza di un bel rifugio e di una famiglia molto ospitale, che ci ha coccolato durante il nostro soggiorno in località Terz'Alpe. Questa gita rimarrà famosa per la mia totale impreparazione e l'organizzazione all'ultimo momento.
Il mio amico, che in alcuni momenti penso mi odii perchè mi mette in situazioni in cui sento vicino la mano della morte, la prima volta mi aveva parlato di un agriturismo molto economico e non tanto lontano, tralasciando però di dirmi: che si trovava alla fine di un sentiero di montagna, di cui entrambi ignoravamo l'esistenza. Fu così che partì con una bella borsa a tracolla e scarpe non proprio adatte e che iniziò un intenso scambio di battute con la signora di nero vestita.
Per non farsi mancare nulla sul cammino incontrammo: uno scout che cercava un modo naturale per avvicinarsi ai suoi sogni, come il più celebre Marco Polo raccontò nel suo Milione; ed un po' di pioggierellina per rendere più agevole l'ascesa. Tenuto conto che arrivammo su che era già buio, bagnati ed infreddoliti, ma vivi ci andò piuttosto bene. Per fortuna la famiglia che gestiva il rifugio ci accolse come poveri viandanti capendo subito la nostra inesperienza e riscaldandoci con la loro ospitalità.
Quella fu una gita bellissima che ha lasciato un bel ricordo e che prima o poi si era detto di ripetere.
Questa volta ero un po' più preparato, peccato che il mio super potere di perdermi ovunque unito alla memoria fotografica sfocata del mio socio di avventura ci abbiano portato lungo il sentiero sbagliato. Così che, una piccola gita che doveva vederci giungere per l'ora della merenda al rifugio, si è trasformata in un viaggio mistico. Ad un certo punto ho invocato un segno dal cielo che mi rincuorasse e mi desse la forza di andare avanti. ed in quel preciso momento il cellulare, croce e delizia di questa epoca di comunicazione virtuale, ha deciso di squillare. Va precisato che in tutta la valle ci saranno si e no tre punti dove c'è segnale facendone un luogo ideale per il relax. Comunque al telefono era un amico che voleva sapere che fine avessimo fatto. Quattro battute così per avere il tempo di recuperare fiato e battiti cardiaci da utilizzare su quell'erta salita e siamo ripartiti.
Alla fine della salita, un cartello indicava che il rifugio tanto agognato si trovava a quaranta minuti di cammino, ma per fortuna verso valle.
Ennesima sosta sputa smog dai polmoni e rinfrancati siamo partiti alla volta del rifugio, con la speranza di arrivare prima che si facesse buio e di trovare di che rifocillarci.
La discesa, molto meno impegnativa, è stata allora rallegrata da canti adatti alla ricorrenza storica ed al luogo, anche se al dire il vero due stonati come noi giusto in un luogo isolato possono cantare senza ricevere improperi od ortaggi.
La fame ha accecato il mio collega di ventura portandolo a seguire il sentiero più breve e facendoci caracollare giù come le caprette di Heidì. Potere della fame.
Giunti al rifugio, dopo una sciacquatina rinfrescante, ci siamo messi a tavola ed abbiamo iniziato a banchettare con i prodotti dell'agriturismo a cui abbiamo fatto onore. Visto che comunque saremo dovuti scendere con il buio, abbiamo deciso di cenare con gli ospiti che erano di ritorno dalle loro escursioni. Si è fatta subito amicizia con una famiglia di Milano, che poi ci ha gentilmente ospitato al suo tavolo.
Rifocillati a dovere e con la giusta quantità di “spirito” nel sangue ci siamo incamminati per il sentiero giusto.
Il cielo di notte ha tutto un altro aspetto se si guarda da una piccola radura che si apre nel bosco, e la città a valle che ci aspetta sembra un piccolo presepe quando fa la sua apparizione dopo una curva.
Mi sembra di essere stato catapultato indietro nel tempo, agli inizi dello scorso secolo. Ma il pensiero dura poco, le luci elettriche sono sempre più vicine. Arriviamo nel paese che sembra deserto, e se non fosse per un auto che passa piano lungo le stradine che circondano le case rurali, forse sentirei ancora la sensazione del viaggio nel tempo.
La macchina ci aspetta nel parcheggio vicino alla statale.
Prima di salire però cerco la strada fatta, ma questa si cela tra le fronde degli alberi, come i tesori in fondo al mare.
per chi volesse avere più informazioni sul rifugio: Terz'Alpe
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4 commenti:
che bel racconto...!bello andare in montagna...
marta
BUON COMPLEANNO CARMINE
devo dire che letto è quasi meglio che vissuto!
dal tuo socio di viaggio
Continua Carmine, scrivi piu' di natura e meno di colleghi e donne ;)
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