La settimana appena trascorsa è fatta di alti e bassi.
La partenza per l'est è stata resa un po' più nervosa a causa di una mail del grande capo che ci ha notificato che da quel momento in poi avremo dovuto concludere la settimana rientrando il venerdì in ufficio, per giustificare le 8 ore di lavoro indicate per tale giorno. Diciamo che tutto ciò non è stato gradito, anche perchè dopo 6 ore di viaggio ed una settimana molto pesante sia fisicamente che mentalmente, la voglia di tornare in ufficio per un paio di ore non c'è proprio.
Ed è con questo pensiero che parto con i colleghi.
Per fortuna che il primo risveglio porta con se una bella notizia a rendere meno duro svegliarsi in uno stato straniero, lontano da casa e dagli amici.
E sì, a quasi un anno dall'inizio di questa avventura inizio a sentire un po' la stanchezza.
Questo essere in un paese dove parlano un'altra lingua, hanno un altro modo di cucinare, altre abitudini, mi arricchisce, ma al tempo stesso mi fa sentire di più la lontananza da casa.
Sì, lo confesso: sono un mammone, bamboccione, un italiano medio, un emigrante con la nostalgia di casa, uno di quelli che all'estero sogna i piatti cucinati dalla mamma la domenica... lettore scusa lo sfogo, ma i giorni trascorsi, quasi sempre in un ufficio, in una grande fabbrica, in un piccolo paese, dove anche il Sole sembra non voler passare troppo tempo, il poco sonno, non so. Ripenso alla frase di un amico: “Carmine, hai bisogno di ferie!!! Hai una faccia stanca....”
Mi sa che ha proprio ragione.
Mercoledì sera, mentre in tutto lo stabile a lavorare eravamo rimasti solo noi, visto l'orario molto tardo, sono stato tentato di chiamare in Italia, volevo sentire una voce amica, ma non ho avuto neanche il tempo. C'era da finire un lavoro entro la giornata. A questo aggiungeteci che è già molto difficile trovare un posto con la cucina aperta dopo le 21:00, pensate dopo le 23:00. La fame ha rapito così l'unico neurone che era rimasto libero, per pianificare un piano per trovare cibo.
Ed arriva il Giovedì. Giorno di compleanni e di feste. I dolci si sprecano negli uffici, quasi tutti a base di cioccolata, che qui va molto, addirittura più degli alcolici.
La giornata trascorre nell'attesa di andare al ristorante italiano che abbiamo scoperto la scorsa settimana. Il cibo è buono, la cameriera parla italiano e quindi non siamo costretti a fare le ordinazioni a caso ed a gesti (non è vero che all'estero tutti parlano inglese), la televisione mostra video musicali italiani ed anche la pubblicità è in italiano. Per un attimo dimentico di essere lontano dalla mia terra. La cena è il preludio alla serata mondana. Si esce e si va a cercare un locale per pensare che la vita non è solo ufficio e lavoro. Il primo locale è già chiuso alle 23:00. il secondo è una specie di club/associazione. Il locale è piccolino ma sembra carino. I clienti si conoscono tutti, ed un paio sono ciucchi persi. E vedere una ragazza ubriaca non so perchè mi riporta alla mente brutti ricordi che cerco di scacciare andando a fare due salti nella sala da ballo. Sala perchè è grande quanto la sala di casa mia la zona dove si balla.
I colleghi in crisi di astinenza da sigaretta, decidono di cambiare locale, ed eccoci di nuovo alla discoteca nel centro commerciale. Ecco un'altra cosa che ho notato: la quantità di gente che fuma ed il fatto che quasi tutti i locali vendano le sigarette.
Dopo essere stati rimbalzati un paio di volte dal buttafuori del locale, riusciamo ad entrare. La serata è identica alle precedenti serate godereccie. Mi tocca riportare a casa, o meglio in albergo, i colleghi un po' alticci. La novità è che questa volta proviamo una nuova strada. Vediamo uno scorcio della città che sino ad ora ci era sconosciuto, ad un certo punto pensiamo anche di esserci persi, ma le piccole dimensioni della città ci permettono di trovare comunque l'albergo e poco importa se ci abbiamo messo molto più tempo ad arrivare.
Evito di tediarvi con la descrizione dei colleghi il giorno dopo, o con il fatto che mi sono dovuto alzare presto per finire un lavoro, o alla quantità di cibo polacco che il collega ha distribuito nelle valige del team, o il volo del rientro (non ricordo molto ho allacciato le cinture, mi sono addormentato, ho slacciato le cinture ed ero a Torino), o i saluti al collega che lascia il progetto, o al viaggio di ritorno a casa nella nebbia, o... buona notte.
Prima di lasciarci un saluto a chi se n'è andato. Forse la notizia della sua partenza ha sottolineato un po' di più la mancanza di casa.
Nella prossima puntata si parlerà di...
1 commento:
Capisco bene Carmine la sensazione di smarrimento che si ha alle volte quando si è in giro per lavoro. Certo, tu per di più sei già in giro tutta la settimana...ma se ti piglia la voglia di sentire parlare la tua lingua, prova a cercarmi su skype, spesso sono collegato! E grazie per gli auguri...
Posta un commento