28 luglio 2013

Kiling me softly with his song


Eccoci, quattro amici al bar come canta Gino Paoli, solo che noi ormai da tempo forse abbiamo smesso di sognare di cambiare il mondo ed abbiamo nel sangue un po' più di alcool. Se ci mettessimo in macchina ora capiremmo le parole di Battisti : “guidando a fari spenti nella notte...”
per fortuna il proprietario del locale si chiama Mario... già proprio come quello della canzone di Ligabue ed è uno dei quattro, solo che lui non passa lo straccio ma si fuma l'ultima sigaretta prima di tornarsene a casa, casa che poi dista solo una i di scale. È un ex militare che ha bruciato la divisa dopo una missione all'estero in zona di guerra. Nessuno sa il suo vero nome, tutti lo chiamano così perchè lavora alle ferrovie ed è uno dei pochi ad indossare ancora l'eskimo. Fa il volontario nel Partito, con la P maiuscola come sottolinea ogni volta. Una volta al mese, poi, cerca di incastrare qualcuno per andare a delle retrospettive cinematografiche da dove anche i cani si tengono lontani in qualche centro sociale che è poco più di uno scantinato fumoso. Giusto per completare la descrizione del personaggio ha come suoneria del telefono “La Locomotiva” e come sveglia, perchè quando viene al bar punta la sveglia per ricordarsi che deve tornare a casa, “Canzone per un'amica”. Non vi descrivo i gesti dei vari frequentatori del bar quando scatta questa suoneria. Se entrasse un rappresentante dell'ASL farebbe chiudere l'esercizio per timori di invasione di piattole. Guccio guida una delle pochi esemplari di panda 4x4 color verde bottiglia che si intona spesso con l'abito e con il suo colorito post convegno del Partito.
Il terzo fa il meccanico e “con un cacciavite in mano fa dei miracoli”, e non solo con quello. Lo chiamano Brinner per via del taglio dei capelli. Ripara qualsiasi cosa, dalle automobili ai vecchi elettrodomestici, senza parlare di cellulari e computer. È in grado di riparare tutto, meglio di quel Meggiver della televisione o di Archimede Pitagorica. La cosa più incredibile è che sa anche cucinare da gran cuoco. Ogni tanto si scontra con il Guccio che invece si vanta di essere un gran somelier... vista la quantità di vino bevuto nelle varie feste del partito, ops Partito.
Brinner viaggia solo sulla sua Poderosa. Una vecchia Guzzi rossa lascito di un suo avo partigiano.
È anche il trombettista di un gruppo jazz, anche se ormai sono poche le occasioni in cui lo si sente suonare, troppo impegnato a cercare di aggiustare la vita della sua famiglia. Una famiglia all'altezza di quella cantata da Gaber e Iannaci.
Ed io sono il quarto del gruppo. Almeno una generazione mi divide dal trio con cui condivido queste chiacchiere di fine serata, fatte serie dal vino che ha sciolto i pensieri. Mi sono trasferito da poco in questa città. Dormo in una delle stanze della casa di Mario, che se non l'ho detto è il nipote di un'amica di mia madre, e se ho capito bene è stato l'avventura estiva di una delle mie cugine, ma queste sono calunnie da operetta. Il lavoro mi ha portato qui, perchè al paese c'è il mare ed il vino buono, ma lavoro poco davvero poco.
Sono stato adottato, novello Dartagnan, da questi moderni moschettieri che cercano di andare avanti, nonostante le donne e la politica proprio come direbbe Cocciante. Ho trovato lavoro come insegnate precario in una delle tante scuole multietniche di periferia. La mia laurea in lettere è rimasta al paese perchè tanto qui conta poco. Conta di più il sapersi piegare, adattare, adulare e via dicendo. Il saper fare, insegnare è un di più che non sempre è gradito. 

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