06 dicembre 2013

Dolce Natalizio


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Caro Lettore,
   come saprai è tradizione che le feste natalizie siano aperte dalla festa dell'Immacolata o, più milanesemente, dalla tradizionale festa di Sant'Ambrogio. Questi sono giorni in cui Milano si riempie di bancarelle e mercatini. In ogni piazza è un sorgere di tende e tavoloni su cui sono distesi prodotti ed oggetti. Alcuni di questi sono storici e tradizionali, altri sono più commerciali tanto da far transumare migliaia di persone verso la nuova fiera alla ricerca di Graal da regalare a parenti od amici o più semplicemente per assaggiare prelibatezze provenienti da tutto il mondo.
Per me è quasi una tradizione andare in giro per la fiera degli Obej Obej con gli amici. Questo è l'evento che apre la stagione natalizia, per me. Negli anni, per vari motivi, questa fiera cittadina ha traslocato in vari luoghi della città meneghina, spostandosi dalla sua sede tradizionale intorno alla chiesa dedicata al patrono milanese per giungere negli ultimi anni a circondare un altro simbolo della città, il Castello Sforzesco.
Mi trovo un po' infreddolito ad aspettare un'amica che arriva da un'altra bellissima città, in cui la tradizione del presepe è una religione quasi per fare un giro per la fiera nella speranza di mantenere viva la tradizione.
Arrivata ci incamminiamo tra le bancarelle colorate alla ricerca di qualcosa che attiri la nostra attenzione. Mentre percorro il circuito creato dalle bancarelle penso a come questo fiera sia cambiata. Ricordo la folla che si spostava quasi fosse un sol uomo per i vicoletti saturati a volte dal profumo del vin brulè, delle frittelle cotte in olio che assomigliava a quello usato per i motori delle vecchie Fiat 127, dello zucchero filato e delle caldarroste, l'odore intenso degli incensi e dei saponi oltre alle acre essenze coloniali. Ci si trovava di tutto: da antichità che strizzavano l'occhio al vintage ad oggettistica fatta a mano degna di opere della pop-art, ad artigianato proveniente dal sud del mondo, cibo e sapori ma soprattutto giocattoli per i bambini da cui il nome della fiera.
Negli anni era diventata tradizione cercare nella folla persone conosciute con cui poi andare a bere un bicchiere di vin brulè in compagnia. Il primo che incontrava qualcuno riceveva in premio un bicchiere offerto dagli altri.
Se penso al Natale quasi subito penso agli Obej Obej. Alla folla, ai colori, ai regali...
Oggi invece non trovo nulla di quello spirito. 
Le bancarelle sono tutte uguali con poco artigianato, tanto che proprio quelle poche attirano la mia curiosità. Non c'è più profumo in questa fiera che ormai sembra più un mercatino. Gli spazzi si sono allargati per rendere più agevole il passaggio delle persone, facendo però perdere un po' di magia e di umanità a questa fiera.
La mia amica è stupita della concomitanza di più ferie e non capisce come mai questa non venga spostata.
Io mi sento ferito. Un'altra tradizione che si perde a causa delle regole del mercato e che le prossime generazioni rischiano di non conoscere neanche.
Cerco di spiegarle la tradizione e tutto il resto ma capisco che le mie parole sono quelle di chi non vuole perdere quel pezzo di storia aggrappandosi a ricordi che ormai sfumano nel secolo scorso e che sono difficili da comprendere da chi non le ha vissute.
Compro un paio di cose: una utile ed una che spero porti il sorriso a chi la troverà sotto l'albero ma non mi sento soddisfatto. Sento ancora un po' di freddo, e non credo che sia dovuto solo al clima, ma forse anche questo è un altro segno che non si è più ragazzi.
Chi sa dove sono finiti tutti i profumi dei miei natali...

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