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Caro Lettore,
come saprai è tradizione che le
feste natalizie siano aperte dalla festa dell'Immacolata o, più
milanesemente, dalla tradizionale festa di Sant'Ambrogio. Questi sono
giorni in cui Milano si riempie di bancarelle e mercatini. In ogni piazza è un sorgere di tende e tavoloni su cui sono distesi prodotti ed oggetti. Alcuni di questi sono
storici e tradizionali, altri sono più commerciali tanto da far transumare migliaia di
persone verso la nuova fiera alla ricerca di Graal da regalare a
parenti od amici o più semplicemente per assaggiare prelibatezze
provenienti da tutto il mondo.
Per me è quasi una tradizione andare
in giro per la fiera degli Obej Obej con gli amici. Questo è
l'evento che apre la stagione natalizia, per me. Negli anni, per vari
motivi, questa fiera cittadina ha traslocato in vari luoghi della
città meneghina, spostandosi dalla sua sede tradizionale intorno
alla chiesa dedicata al patrono milanese per giungere negli ultimi
anni a circondare un altro simbolo della città, il Castello
Sforzesco.
Mi trovo un po' infreddolito ad
aspettare un'amica che arriva da un'altra bellissima città, in cui
la tradizione del presepe è una religione quasi per fare un giro per
la fiera nella speranza di mantenere viva la tradizione.
Arrivata ci incamminiamo tra le
bancarelle colorate alla ricerca di qualcosa che attiri la nostra
attenzione. Mentre percorro il circuito creato dalle bancarelle penso
a come questo fiera sia cambiata. Ricordo la folla che si spostava
quasi fosse un sol uomo per i vicoletti saturati a volte dal profumo
del vin brulè, delle frittelle cotte in olio che assomigliava a
quello usato per i motori delle vecchie Fiat 127, dello zucchero filato e delle caldarroste, l'odore intenso degli incensi e dei saponi oltre alle acre essenze coloniali. Ci si trovava di tutto: da
antichità che strizzavano l'occhio al vintage ad oggettistica fatta a
mano degna di opere della pop-art, ad artigianato proveniente dal sud
del mondo, cibo e sapori ma soprattutto giocattoli per i bambini da cui il nome della fiera.
Negli anni era diventata tradizione
cercare nella folla persone conosciute con cui poi andare a bere un
bicchiere di vin brulè in compagnia. Il primo che incontrava
qualcuno riceveva in premio un bicchiere offerto dagli altri.
Se penso al Natale quasi subito penso
agli Obej Obej. Alla folla, ai colori, ai regali...
Oggi invece non trovo nulla di quello
spirito.
Le bancarelle sono tutte uguali con poco artigianato, tanto
che proprio quelle poche attirano la mia curiosità. Non c'è più
profumo in questa fiera che ormai sembra più un mercatino. Gli
spazzi si sono allargati per rendere più agevole il passaggio delle
persone, facendo però perdere un po' di magia e di umanità a questa
fiera.
La mia amica è stupita della
concomitanza di più ferie e non capisce come mai questa non venga
spostata.
Io mi sento ferito. Un'altra tradizione
che si perde a causa delle regole del mercato e che le prossime
generazioni rischiano di non conoscere neanche.
Cerco di spiegarle la tradizione e
tutto il resto ma capisco che le mie parole sono quelle di chi non
vuole perdere quel pezzo di storia aggrappandosi a ricordi che ormai
sfumano nel secolo scorso e che sono difficili da comprendere da chi non le ha vissute.
Compro un paio di cose: una utile ed
una che spero porti il sorriso a chi la troverà sotto l'albero ma
non mi sento soddisfatto. Sento ancora un po' di freddo, e non credo
che sia dovuto solo al clima, ma forse anche questo è un altro segno
che non si è più ragazzi.
Chi sa dove sono finiti tutti i profumi
dei miei natali...
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