Era confuso, molto confuso.
Cosa stava succedendo?
Le gambe a malapena lo sorreggevano, ed a dire il vero
neanche il resto del corpo era di grande aiuto, così si era ritrovato seduto su
una di quelle gelide panchine del metro. Faceva fatica a respirare. Più cercava
di inspirare e meno aria entrava nei suoi polmoni. Tutti i pensieri erano
ovattati. Aveva la netta sensazione che il suo cervello stesse galleggiando in
pessime acque e non si scorgeva nessuna nave all’orizzonte che potesse salvarlo.
Cercava di focalizzare le sue idee, ma non ne aveva. Le lenti
di Archimede in questo caso non potevano far un gran che. Non si poteva concentrare
il vuoto della sua mente, né dentro se stesso né al di fuori.
Si sarebbe detto in stato catatonico, con le poche funzioni
vitali ancora attive ma non era così.
Una piccola parte del suo essere era cosciente del suo
stato, solo che non riusciva a trovare la chiave di volta per uscirne. Il suo
istinto di sopravvivenza era l’unica parte del suo essere che lo teneva ancora
legato alla realtà. Al presente. All’adesso.
Cosa doveva fare? Neanche a questa domanda riusciva rispondere, anzi non riusciva neanche a porsela.
Un naufrago ad un passo dalla disperazione o forse dalla
pazzia. Così si sentiva.
Intanto il mondo intorno a lui continuava a girare come se
nulla fosse.
I treni passavano, le persone scendevano, altre salivano. I vari
annunci si susseguivano, come il chiacchiericcio di fondo dei passeggeri di
passaggio. Lui rimaneva intanto immobile, per non sprecare le poche energie che
sentiva ancora scorrergli dentro, a scrutare i possibili segnali di una squadra
di salvataggio.
Come capita in molti racconti di disastri, ecco che l’eroe
si salva per una serie di coincidenze fortuite. In questo caso la coincidenza
era stata l’incrocio di sguardi tra lui ed una favolosa principessa, titolo
nobiliare assegnato direttamente dall’eroe quando aveva sentito il primo
battito di ali di farfalla nel suo stomaco.
E dire che pensava di diventare vegetariano.
La principessa gli passò accanto e prosegui.
Fu tutto velocissimo.
D'un tratto tutto il suo corpo ricominciò a
funzionare. Tutto era tornato in ordine.
Ma non come era prima.
Meglio.
Le gambe sembravano più reattiva. L’aria profumata. I pensieri
si formulavano alla velocità della luce. Capiva tutto, anche quello che gli era
rimasto oscuro per tanti anni.
Si sentiva più di un eroe.
Si sentiva un super eroe.
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