17 maggio 2009

Torino/Bielsko-Biała - 60° puntata


Incredibile ma vero, caro lettore, ma questa è l’ultima settimana di trasferta… almeno sino a quando non mi manderanno da qualche altra parte. Sono passate ben 60 settimane, cifra tonda, da quando è iniziata questa avventura. Chi sa quanti di voi ho tediato e quanti si sono avvicinati incuriositi leggendo le avventure di questo emigrante con il colletto bianco. Ne ho scritte di cose.
Qualcuno mi ha detto che ci potrebbe venir fuori un libro, anche se non credo che ci possano essere molti interessati ad investire in questi brevi racconti. A me sono serviti per fotografare il tempo e scaricare un po’ dello stress che la lontananza produce.
Lasciamo perdere tutti questi preamboli e passiamo alle cose vere che sono successe in questi ultimi giorni.
Come detto questa è l’ultima settimana ed è iniziata provando una nuova kastzma (non ho ancora imparato come si scrive e probabilmente non lo imparerò mai). Il menù monolingue ha orientato la scelta su piatti classici, per iniziare, e su qualche rischio per finire. Alla fine il solito cicchetto al bar dell’albergo ci è corso in soccorso per digerire la mappazza formata dentro di me, alla faccia del dirigibile marrone senza elica e timone di una famosa canzone.
Martedì la prima scoperta è che l’ufficio che seguo in Polonia si è trasferito di piano, e dal giardino delle cariatidi sono finite nel parco delle “vergini”. Si vede che pensavano che non ci saremo più stati ed ora hanno tirato fuori l’argenteria. Lo so cara lettrice, sono il solito maschilista sciovinista ma è arrivata la primavera anche qui in Polonia ed il mio caro ormoncino ha rialzato la testa.
La giornata è passata tra le solite richieste e lo scambio, commentato, delle foto fatte settimana scorsa. La sera ho lasciato i due soci a fare una sgambata nel bosco dietro l’albergo e mi sono rifugiato in camera a cercare un po’ di relax.
Mercoledì l’ufficio è quasi deserto. Le utenti sono quasi tutte ad un corso, i telefono squillano a giro, ed io dopo un po’ non resisto e rispondo. Mi si crea un po’ di confusione tra parlare in polacco, inglese ed italiano, ma ne vengo comunque fuori.
Una delle utenti festeggia l’andata via dall’ufficio ed ha portato un bel Tiramisù alla polacca, che io amabilmente rifiuto nota la mia allergia al cacao. Lei quindi decide di riempirmi di salatini in formato famiglia (mi avrà visto deperito?).
L’unico lavoro che dovevo fare è stato inchiodato da un utente di un altro ufficio e quindi anche per oggi salta. In breve una tranquilla giornata di riposo.
Il capo del progetto è in trasferta in un’altra città, con un’utente, e risulta irreperibile per tutto il giorno. Si fa sentire quando ormai l’autostop aveva già dato i suoi risultati.
Per la sera compratevi il libro.
Giovedì è l’ultimo giorno in ufficio. Passo a salutare il primo ufficio che mi ha accolto, e cerco di sistemare il problema della registrazione inchiodata. Mi trasferisco poi nel nuovo ufficio, in cui l’unico utente maschio festeggia il compleanno. Mi viene servita una bella fetta di torta alla ricotta, che sarà poi doppiata da una seconda fetta di una torta simile donatami da una coppia di utenti. Ecco che l’ultimo giorno mi trovo a spiegare i nuovi errori fatti dagli utenti. Mi raccomando più volte di fare attenzione quando inseriscono i dati, e loro mi rassicurano che lo faranno. Dopo i festeggiamenti del compleanno partono i saluti con le utenti. Alla fine passa anche il capo degli uffici a salutare. Io sistemo le ultime cose, e con i colleghi esco per l’acquisto della Vodka che tanto ci ha accompagnato nelle strade che portano al giaciglio. Un breve giro turistico e poi l’incontro con due utenti che passano a salutare. La sera si passa un po’ in giro tra chiacchiere e locali.
Riportiamo le due pulzelle alle rispettive case e ci prepariamo al ritorno.
Venerdì inizia il lungo viaggio del ritorno, con qualche piccola complicazione che però non mi abbatte. Durante l’ultimo viaggio dall’albergo all’aeroporto mi trasformo in un giapponese e faccio mille foto. A tutto, fotografo davvero tutto, anche la signora della sicurezza che tante risate ci ha fatto fare ogni volta che dovevamo fare il permesso d’ingresso. Nel mentre, sottopongo il capo progetto all’interrogatorio a cui ho sottoposto tutti quelli che hanno lasciato il progetto prima di me.
Ultima volta all’aeroporto, ultimo ceck in con effetto coda al casello (mi sposto nella seconda file quasi vuota, e finisco per essere l’ultimo a fare il ceck in).
Il volo va benissimo, anche se avrei tirato volentieri una testata al vicino, ma è l’ultima volta e sopporto anche questo piccolo fastidio.
In ufficio a Torino partono i saluti ed il passaggio di consegne. La serata poi prosegue in una trattoria della periferia della città sabauda. Qui le foto ai piatti si sprecano, ed ai regali pure. Superata così l’ora di Cenerentola proseguiamo in un paio di locali del centro, dove una delle prime utenti piemontesi, che è diventata un’amica, ci raggiunge. Per far felice il collega andiamo anche in un famoso locale dei Murazzi. Passata anche l’ora in cui una volta si svegliavano i panettieri, decido che è meglio tornare a casa. Dopo un breve brain storming con me stesso, che sono tra le altre cose l’unico sobrio. Persi 10 minuti solo per capire dove avevano parcheggiato tutti, molti non se lo ricordano, carico tutti e parto con il pulmino. Consegnato l’ultimo passeggero parto alla volta di casa. Gli occhi sono pesanti, ma la voglia di tornare a casa di più. Prendo come riferimento gli autogrill, ed ad ogni cartello che ne indica uno in prossimità, faccio un controllo delle mie capacità di guida per decidere se fermarmi od andare avanti. Con l’aiuto del pessimo succo comprato in polacchia, il cui disgusto mi toglie il sonno. All’ora in cui i più escono di casa io ci metto piede. Breve saluto ai parenti e poi a nanna. L’ultimo sonno di questa avventura.
Nella prossima puntata si parlerà di… qualcos’altro.

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