25 maggio 2009

Torino - Epilogo





Sabato, 23 Maggio 2009
19:00 passate da un po'
Treno Regionale
Torino – Milano






Ed ecco che mi ritrovo sul treno regionale Torino – Milano delle 18:59 da Porta Susa. Vi chiederete cosa ci sto facendo su questo treno, ora che il periodo di trasferta è finito e non lavoro più né nella città sabauda né nella terra di Mikołaj Kopernik, ma pigio i tasti del mio pc nella sede milanese dell'azienda per cui lavoro.
Bella domanda.
Perchè c'era ancora qualcosa di non finito, qualcosa da dire e da fare che non potevo lasciare in sospeso. Ci sono ancora delle parole da scrivere, pensieri da fermare come una foto, l'ultima foto forse di quest'album, ormai di ricordi.
Partiamo da una cosa che mi è successa un po' di tempo fa. Mentre cercavo il nome di un ristorante di Bielsko Biala sono finito a leggere le pagine scritte da un altro blogger che aveva vissuto la mia stessa esperienza. Anche lui trasfertista nella città che mi ha ospitato per 15 settimane. Leggendo i suoi post ho scoperto che le nostre avventure erano simili, abbiamo visto gli stessi posti, siamo andati a mangiare negli stessi luoghi, abbiamo dormito nello stesso albergo dove abbiamo provato le stesse sensazioni (spero che almeno le lenzuola siano state cambiate). La cosa incredibile è che alcune delle persone che ha incontrato credo di averle conosciute anch'io.
Se siete curiosi, e volete leggere un altro punto di vista cliccate qui.

Sono passati più di 15 mesi da quando ho dormito per un intera settimana nel mio letto. Niente incubi riguardanti la valigia da fare, o il caldo insopportabile della camera d'albergo polacca, o il rumore del traffico di un vialone torinese.
Quante cose sono cambiate. Tornare a prendere i mezzi pubblici per andare al lavoro e niente più auto con l'autista o passeggiate per le strade del capoluogo piemontese. Tornare a mangiare in maniera sana, piatti che non necessitano di almeno due bicchierini di vodka per essere digeriti e dimenticati, oppure di essere riscaldati nel cucinino del residence. Rivedere i colleghi che ormai sono cresciuti, anche di numero; tanto che la mattina bisogna accaparrarsi una sedia neanche fossimo perennemente in campagna elettorale. Tornare a mangiare nei soliti localini e scoprire che c'è una cameriera che si ricorda di te e dei tuoi gusti, anche se sono passati mesi da quando avevi messo piede in quel bar, un po' ti emoziona. È come rivedere un se stesso che è stato e che ora non è, perchè quest'avventura un po' mi ha cambiato, non solo nella forma fisica, che ora sfiora la perfezione della sfera.

Ma tutto questo non spiega perchè io sono finito su questo treno per scrivere queste riflessioni. Per capirlo bisognerebbe spiegare come Torino un po' mi sia entrata sotto la pelle, con i suoi vialoni così larghi, perchè fosse complicato farci delle barricate nel periodo rivoluzionario, con le sue nobili piazze e popolari quartieri, con i parchi ed i Murazzi, ma soprattutto con i suoi volti che mi sono diventati familiari, e che trovano un posto nei miei ricordi oltre che nelle righe di questo blog.
Ecco, mancava un saluto a Torino, un saluto che non avevo potuto dare.
Un saluto che è un arrivederci, perchè non si dovrebbe mai dire addio ad un amico.

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