07 settembre 2007

Felicità vs Tristezza

Non so se vi è mai capitato di svegliarvi e sentirvi felici, ma non quelli stati di beatitudine spirituali, quella felicità da ultimo giorno di lavoro prima delle sospirate FERIE, oppure l’aver superato un esame o aver ricevuto la famosa risposta che tanto aspettavate.
Oppure, ahimè, aprire gli occhi ed essere colti dal malumore. Una sensazione simile alla tristezza del martedì mattina, dove si è già stressati dall’inizio della settimana lavorativo o scolastico ed il fine settimana è ancora lontano. Quello stato mentale dove non vedete tutto nero, ma un po’ di grigino sì.
Ecco, solitamente la vita passa spesso da queste situazioni. Oggi si è un po’ tristi e domani un po’ felici e viceversa. Una specie di oscillazione tra livelli di endorfine.

In questi giorni mi è capitato di ricevere diverse belle notizie: nascite, amici che hanno trovato lavoro o hanno trovato un lavoro che li soddisfa di più, persone che si sono ristabilite da brutti infortuni, inviti inaspettati, etc. ed ho notato che la mia reazione interna, il mio recepire la buona novella, è differente se questa mi viene data quando sono in un periodo felice o triste, tanto da farmi vedere il famoso bicchiere o mezzo pieno o pieno d’aceto. Non so…non è invidia, o forse non solo.
Ricordo gli stati d’animo, alla fine di un esame. Se lo passavo io e non i miei amici, ero felice ed un po’ mi vergognavo. Cercavo sempre di contenere la mia euforia. Al contrario se ero io quello che non riusciva a passare l’esame un po’ mi rodeva, e non solo per l’esito dell’esame. Si, forse invidia è il peccato che più si avvicina, ma non spiega, non basta. Ci vorrebbero anche gli altri sei peccati capitali e forse anche qualche reato da 3 anni con la condizionale.
Questo sentimento vago mi prende anche in situazioni in cui l’invidia non centra niente…
Non riesco a condividere pienamente gli stati d’animo di un’altra persona, se questi non li ha simili ai miei. E credo che questo sia abbastanza generale come discorso. Quando sono triste per un qualsiasi motivo ed incrocio una persona felice, ho quel senso di dolce/amaro che si ribalta completamente quando ad essere felice sono io. Un non riuscire a condividere a pieno il momento, l’emozione dell’altra persona, a viverla con quel leggero fastidio...

Ricordo in un film, un giocatore, “anziano”, alle preselezioni per entrare in una squadra di baseball che raccomandava ai rookie di non mostrare alcuna reazione al momento che, aprendo il loro armadietto, avessero scoperto di essere stati presi o tagliati. Una forma di rispetto verso gli altri.
La stessa cosa che ha fatto Gattuso dopo il fischio finale della partita con il Liverpool. È andato a stringere la mano alla squadra sconfitta, senza fare grosse feste sino alla consegna della coppa. Un segno di rispetto, che forse è stato poco sottolineato.

Chi sa.
Lascio in calce la frase del giorno presente sul sito dell’azienda per cui presto servizio.
Se date l'impressione di avere bisogno di qualcosa, non otterrete nulla.
Per far soldi bisogna fingere di essere ricchi.
(Alexandre Dumas)
Non centrerà molto con il discorso fatto…ma mi suona bene.

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