01 novembre 2008

Torino - 34° puntata

Caro lettore ecco un altro post sulla mia trasferta a Torino. Un altro racconto sui giorni trascorsi nel capoluogo piemontese, o come sarebbe meglio dire negli uffici dell'azienda più conosciuta di questa città. Eh sì, perchè questa è stata un'altra settimana tutta residence ed ufficio, o quasi.
La partenza avviene in una domenica notte avvolta dalla nebbia e dal buoi, tanto da far pensare che ci sia un tunnel che collega le due città. Per la prima volta il collega impiega lo stesso tempo che avrei impiegato io con condizioni più favorevoli. Arriviamo sani e salvi in residence che la settimana è già iniziata.
Mi ritrovo nuovamente a risolvere beghe create da altri, a parlare con gente diffidente che ha anche il problema della lingua... lo so lo so, l'ennesimo sfogo, ma cosa direste voi se chiedeste un' informazione e questa richiesta facesse il giro dell'Europa, quasi, per ripresentarsi sulla vostra scrivania, oppure vi dicessero di non fare una cosa e poi ritrovarsi una bella mail che vi chiede una spiegazione del fatto di non aver fatto tale operazione, e sentirsi dire che è vero che non dovevo fare nulla ma il capo aveva cambiato idea, e si era dimenticato di comunicarcelo, quindi ora mi tocca recuperare tutto il lavoro... lettore hai ragione: sono le solite beghe di chi lavora, e quello che capita a me sarà capitato e capiterà a chi sa quanti altri, ma a volte uno sfogo è una necessità.
Incredibile ma vero, anche in questa settimana piovosa è stato consumato l'evento sportivo, solo che questa volta i vostri eroi si sono presentati in giacca e cravatta all'evento, visto l'ennesima uscita tardi dall'ufficio. Siamo arrivati che il fischio d'inizio era già stato dato, e c'era già stata una traversa. Troviamo facilmente la nostra posizione in campo e ci mettiamo poco a decidere lo schema di gioco: birra patatine ed hamburger per due. La partita di cartello del Mercoledì di campionato risulta essere la più noiosa di tutta la nona giornata ed io passo il tempo a cercare di capire se quello è lo stesso locale dove avevo visto la nostra nazionale dare un dispiacere ai cugini d'oltralpe.
Incredibile ma vero c'è stata anche la serata “godereccia”, come è stata felicemente battezzata da una collega blogger. Ricevo l'invito di una utente del vecchio progetto ad un aperitivo a Ciriè, per me posto mitico visto che appare in una marea di cartelloni pubblicitari, tanto da farmi pensare che potesse essere la città di Bengodi. A questo giro sono le ragazze che fanno da autiste e per fortuna che una è astemia per storia e l'altra per raccomandazione, mentre il solito gruppetto si riempi di acqua di fuoco, ma a forza di sentirmelo dire questa volta un po' me ne sono fregato (solo un po', sono pur sempre un cavaliere dalla scintillante armatura). L'età media dei partecipanti a questo moderno baccanale era decisamente alta, ma come dice il mio collega: “La tarda è meglio”. Tra gli invitati c'è anche il responsabile progetto lato clienti, anche lui abbastanza pieno da proporre aumento a chi si portava in camera la fuori età del gruppo. Comunque la sera passa ed io riesco anche a non pensare troppo all'ufficio ed ad altri casini.
Il ritorno a Torino è tranquillo, e mentre aspetto nel parcheggio che anche i due beoni dei miei colleghi vengano scaricati guardo il cielo. Così. Solo per il gusto di guardare in alto. Mi ritrovo a pensare che era molto tempo che non alzavo gli occhi verso la volta celeste che in questa notte ha un colore indefinito. Ecco un'altra cosa che si rischia di perdere se non si fa attenzione e si continua a guardare solo in basso o dritti davanti a se, ma queste sono riflessioni filosofiche che mal si sposano con lo spirito del post.
Nella prossima puntata si parlerà di...

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