14 dicembre 2008
Torino - 40° puntata
Ed ecco che mattoncino dopo mattoncino siamo arrivati alla puntata 40. Questo numero di solito rappresenta un punto di riflessione, in cui ci si ferma e si guarda indietro quello che si è fatto per vedere di rendere il cammino futuro un po' migliore. Una specie di “CANTO DI NATALE”, senza nessun Ebenezer Scrooge od uno dei suoi fantasmi. Comunque questo tipo di riflessioni le rimando ad altro periodo.
La settimana appena trascorsa è stata una di quelle brevi, ma molto intense. È iniziata con la mia scarsa voglia di andare nel capoluogo piemontese, aggravata dal fatto che ho dovuto scomodare mio fratello per accompagnarmi in stazione ad un orario in cui lui di solito dorme. L'annunciatrice della stazione ha fatto un po' di confusione con i binari ed i treni in arrivo, così due fiumane di persone si sono date appuntamento nel sottopassaggio della stazione. I più coraggiosi si sono affrontati direttamente nel guado dei binari. Tutto questo per rendere un po' più frizzante la partenza.
La vita in ufficio è trascorsa tra appuntamenti spostati all'ultimo, scadenze anticipate, lavori richiesti con urgenza che una volta consegnati hanno perso tale caratteristica, lasciandomi solo qualche ora di vita rubata dall'ennesima tabella Excel da riempire.
Tutto questo ha fatto passare un po' passare in secondo piano il brutto tempo, la neve, il primo panettone in ufficio, il furto delle carte benzina al mio babbo, i regali da fare... ma per fortuna non l'arrivo di Tottigol!!!
Un'altra amica ha dato alla luce un bel pargoletto.
BENVENUTO DAVIDE.
L'evento sportivo è stata la solita partita a calcetto, ed ora come ora è usata più come scusa per uscire ad un orario cristiano che come momento ricreativo.
Il vostro blogger, si è distinto nella prima partitella per parate degne di Benjamin Price, mentre nella seconda, innervosito dalla coppia di attaccanti della propria squadra (io mi faccio il mazzo e prendo calci e pallonate e loro sprecano in modo indicibile, e quando sono in fase difensiva si lanciano in autogol degni di Comunardo Niccolai). In un contrasto rimedio anche un colpo al mento paragonabile ad un gancio sinistro di Sugar Ray Leonard. Mi ritrovo a terra con la testa frastornata e la mandibola indolenzita. Resto stoicamente in campo meritando una sufficienza piena, se non qualcosa di più, anche se alla fine abbiamo perso per un solo goal di scarto.
Come già detto nei precedenti post, le serate di baldoria si sono molto ridimensionate, e questa volta sono rimasti solo quattro amici al bar, a parlare di tutto e di niente, solo per farsi un po' di compagnia e per assaporare un po' di quel liquore verdognolo conosciuto come Assenzio, noto anche come Fata Verde, e che ricorda Belle Epoque e scrittori come Wilde e Poe.
Tutto il resto è solo routine ed attesa di regali, feste, ferie, dormite, passegiate, amici, brindisi, fuochi d'artificio, speranze, sogni e mille colori.
Nella prossima puntata si parlerà di...
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