07 novembre 2009

Mezza Trasferta - 1° Puntata


Caro lettore, questa settimana ho iniziato a lavorare a mezza trasferta. Eh sì, si è ricominciato a viaggiare, solo che questa volta il viaggio prevede il ritorno a casa tutte le sere.
Sono finito a lavorare in un paesino a pochi chilometri da casa mia che deve il suo nome al ciuchino di un uomo in fugo dalle responsabilità della città che lo eleggerà a suo simbolo.
La mattina viaggio contro traffico, ed anche uscendo più tardi del solito arrivo in ufficio prestissimo.
Per ora le difficoltà principali sono:
Superare la portineria senza che la persona della sicurezza inizi ad odiarmi per il carico di lavoro che gli do a causa di quel fogliettino che deve stampare. Mi hanno fatto racconti tragicomici su questa specie di “portinai” della sicurezza aziendale. All'uscita invece devo affrontare la prova “Rambo”, questo è il soprannome che hanno dato alla guardia all'uscita. Sembra che sia un tipo un po' nervoso e facile all'ira.
Lavoro con un team formato da altre due persone più il responsabile del progetto. Siamo in quattro di quattro società diverse, provenienti da quattro città diverse, distribuite su tre regioni e per fortuna una sola nazione.
A volte è difficile capire come riuscire a rimanere tutti in contatto.
Nello stesso open space, dove la mattina scatta il gioco della sedia per cui è consigliabile arrivare presto per non dover lavorare in piedi, ho ritrovato un po' dei personaggi che hanno incrociato la mia precedente trasferta, sia a Torino che in Polonia. È cambiata la scenografia e la sceneggiatura, quindi non si può parlare di “seconda serie”, ma più di uno spin off .
L'open space meriterebbe, poi, il suo bel racconto. Si trova al piano terra ed ha un itera parete fatta di vetro. Quando fuori fa freddo e non c'è sole sembra di partecipare ad uno dei viaggi di Capitan Findus visto che c'è solo un radiatore, e per lo più si utilizza un'antica modalità di riscaldamento, vecchia più di 2000 anni, che si chiama “Bue ed Asinello”. L'interruttore delle luci della parte dell'ufficio dove sta diventando solito che io mi sieda, si trova nell'open space a fianco, e siccome le porte sono all'inizio degli uffici, mi tocca fare una gita ogni volta che serve accendere la luce. L'unica cosa valida, forse, è che la mensa è a due passi, letteralmente parlando, dall'open space. Con il passare dei giorni, però, inizio a pensare che non sia una cosa poi così buona, proprio come i piatti che servono.
In mezzo a tutte queste novità poi non ho potuto dire al cliente che seguivo da remoto che sarei uscito dal progetto, proprio a pochi giorni dal suo termine. Quindi i colleghi mi hanno coperto con varie scuse, ed anch'io, quando sono stato chiamato ho dovuto fare il vago, peccato che l'ambito in cui lavoro sia così piccolo che tutti si conoscano. Mi sembra di vivere nel segreto di Pulcinella, l'unico che ci crede è il mio capo, non nel senso di quello che sta sotto al mio cappello, ma nel senso di quella persona che avrebbe dovuto segnalare la mia uscita dal progetto.
Lettore forse sto tralasciando un particolare che ha una certa rilevanza. Ho cambiato per l'ennesima volta modulo, e dire che secondo i diktat aziendali si dovrebbe cercare di consentire una continuità di progetti per favorire la “specializzazione” su un mondo vastissimo che è quello di SAP. Ecco io ho per l'ennesima volta cambiato modulo, e per l'ennesima volta sono stato venduto come espertone, quale non sono, o meglio, non sono ancora.
Ci sarebbero da raccontare ancora mille cose, ma penso che il tempo non mancherà e quindi termino qua.
Ed ora ci vorrebbe un nuovo tormentone per a chiusa di questo post.

...e la storia continua...

1 commento:

Anonimo ha detto...

e quando abbandonerai il vecchio SAP e diventerai esperto Java?
Scommetto che ti venderebbero come esperto anche di quello ...