14 maggio 2011

Tra Alba e Tramonto – 54° puntata


Caro Lettore nei pochi giorni passati mi sono ritrovato a pensare a come viene misurato il tempo. Fin dall'antichità l'uomo ha cercato di misurare il trascorrere della sua vita. Ne ha fatto anche un dio, Crono, figlio di Urano e di Gea. Non proprio uno stinco di santo anzi... ma questa è un'altra storia.
Agli albori della civiltà si usavano gli eventi climatici, il movimento dei pianeti, l'alternarsi di giorno e notte, le lune piene. Poi ha iniziato ad usare i granelli di sabbia, le ombre. Dopo aver cercato varie unità di misure, tra cui le più usate sono: secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni, lustri, decenni secoli etc. ha cercato il punto INIZIO da cui iniziare le sue misurazioni. Ancora oggi viene usato un calendario che vede come anno 0 quello della nascita di Cristo, o della Egira del profeta Maometto. Questi i più famosi, ma ci saranno mille altre possibilità.
Queste possibilità meno diffuse hanno le loro celebrazioni negli anniversari. Si parte già dalla nascita con il giorno del compleanno, poi con gli anniversari di fidanzamento, matrimonio, laurea, morte. Quelli del primo giorno di lavoro, del primo giorno in trasferta, il primo giorno in una nuova casa etc. anche il bel paese quest'anno festeggia il suo 150° Anniversario.
Io uso come metro di questo scorrere il numero di camice pulite che ho appese nell'armadio. Due camice pulite vuol dire che devono passare ancora 3 giorni prima di tornare a casa. Questa è la mia convenzione temporale per individuare in quale punto della settimana mi trovo. Mentre il mio punto d'inizio è il primo giorno trascorso in una nuova città a portare le mie opere di migrante dal colletto bianco. Secondo questo calendario siamo alla 54° settimana dell'avventura Tra Alba e Tramonto, che potrebbe diventare il periodo più lungo di trasferta, iniziato con Torino (60 settimane), seguito da Mezza Trasferta (16 settimane) e giunto sino ad oggi.
Se caro Lettore, la tua curiosità è più pruriginosa e del panegirico scritto sino ad ora ti interessa poco, ma vuoi sapere cosa è successo nella settimana appena trascorsa che dire. Si può dire, a ragion veduta, che ho surfate su un mare di m..., con onde alte ed irregolari.
La prima onda è stato l'annuncio che una collega ha dato le dimissioni. Questo significa che il progetto che sta seguendo non lo porterà sino alla fine e nel nostro lavoro questa è una delle cose più brutte che può succedere. Se ci metti che di messo c'è anche una trasferta in terre esotiche il cui fascino è fuggito appena si è visto il luogo dove sorge lo stabilimento.
Seconda ondata: la riorganizzazione aziendale non mi suona molto bene. Sembra sempre più di vivere nel mondo raccontato da Orwell in 1984, in particolare nella parte:
Andando al lavoro, Winston incontra Parsons, un suo collega attivista tutto contento perché la settimana prossima la razione di cioccolata aumenterà arrivando a ben 25 grammi! Teoricamente è una bella notizia, ma Winston che la mattina stessa aveva corretto un vecchio articolo del Time, sa che la razione sarebbe dovuta aumentare fino a 30 grammi, e la cosa lo disturba molto: Winston dovrebbe dimenticare cose di questo tipo, ma purtroppo se le ricorda.
Ecco, mi sento come Winston.
Terza ondata: la mia settimana di ferie sta andando in fumo. Volevo fare mille cose, ma mi sto rendendo conto che ho un sacco di cose arretrate da affrontare e che no posso continuare a rimandare. Mi ci vorrebbe una settimana di ferie da 14 giorni.
Mentre surfo su questo mare cerco una Bagnina che possa almeno soccorrere la mia anima, ma vedo solo un'ombra molto, anzi, troppo lontana.
Ed intanto la vita va avanti ed arriva la quarta Onda. Appena finita una video conference con l'ufficio di Milano, fatta dalla mia camera del residence decido di scaldare la mia cena.
Inforno il piatto e metto il timer. Intanto controllo se ci sono comunicazioni importatni arrivate durante la riunione.
Sento il suono del campanello. Il piatto è caldo. Lo estraggo e lo appoggio sul tavolo. Mi ricordo di avere in congelatore il pane. Decido di scongelarlo. Lo inforno e pigio il tasto di avvio, ma non mi accorgo di aver lascito le impostazioni sul riscaldamento del piatto. Intanto cerco di conquistare un po' di spazio sul tavolo, tra fogli, appunti, pc etc dove poter consumare la mia cena.
Di nuovo il drin del forno. Mi avvicino e vedo un alito di fumo. Apro lo sportello ed una nuvola di fumo esce dal forno. In un attimo mi trovo nella nebbia più fitta, con gli occhi che mi bruciano. Corro a chiudere le porte della camera da letto e del bagno ed apro tutte le finestre ed accendo la cappa. Mi metto ad arieggiare la casa come meglio posso. Estraggo dal forno la mummia del pezzo di pane. Fuori sembra normale, ma dentro è completamente nero. Lo butto nel lavandino ed paro l'acqua.
Dopo mezz'ora arriva l'amministratore del residence che mi chiede cosa ho combinato e che mi striglia per averlo costretto a venire a vedere cosa stava succedendo. Io mortificato mi prodigo in scuse. Sembra che questo evento eccezionale abbia risvegliato gli animi assopiti dei vicini che lo hanno chiamato parlando di incendio, lingue di fuoco che uscivano dalla finestra e similari e che lui abbia dovuto interrompere le sue attività serali.
Va beh, il lato positivo è che ho mangiato all'aperto, guardato la tv all'aperto, dormito sul divano all'aperto, visto che ho tenuto tutto spalancato sino all'una di notte, con la cappa che continuava con il suo ronzio. Questa l'ho spenta solo la mattina del giorno dopo, appena prima di andare al lavoro. Di nascosto per evitare un altro cazziatone.
Ed eccomi arrivato a venerdì, a scendere veloce dalla cresta dell'onda prima che mi sommerga ed a cercare rifugio in una cena con amici, questa volta loro in trasferta, nella mia città.



… all'inseguimento del sole...

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