13 ottobre 2012

Il maestro Ogu - 4


Il Maestro Ogu si accordò con il Capitano Gedio per far venire presso la sua capanna ogni mattina, il Maestro avrebbe impartito le sue lezioni al ragazzo. Il Capitano, leggermente imbarazzato, disse balbettando un po’ che ovviamente le lezioni sarebbero state pagate. Il Maestro lo interruppe prima che la parola soldo o moneta spuntasse dalla bocca del Capitano. Le sue lezioni le avrebbe pagate direttamente il giovane Alopo aiutando il Maestro nelle sue attività. Il Maestro si rivolse nuovamente al ragazzo e rivolgendosi chiedendogli se era d’accordo e pronto ad affrontare quella che sarebbe stata la prima vera avventura della sua giovane vita.
Il Capitano si girò e vedendo la titubanza del figlio cercò di sostenerlo con lo sguardo perché aveva capito che quella era la prima lezione che il ragazzo doveva affrontare.
Alopo guardò da prima suo padre, lo sguardo paterno lo rincuorò e cercando di non far vedere la paura e l’imbarazzo che lo pervadevano si rivolse al Maestro,  dando però prima uno sguardo fuggevole anche al bastone nodoso appoggiato alla parete. Alopo disse: Maestro sono pronto, deglutì faticosamente e continuò affermando che avrebbe fatto del suo meglio.
Il Maestro batte fragorosamente la mano sul tavolo, tanto che i suoi due ospiti sobbalzarono, e con un gran sorriso disse che accettava l’incarico e che il ragazzo si sarebbe dovuto presentare il giorno successivo presso la sua capanna. Il Capitano, ripresosi dallo spavento, iniziò a ringraziare il Maestro, mentre il giovane virgulto che lo accompagnava era ancora un po’ stupito. Il Maestro lo incuriosiva e lo terrorizzava allo stesso tempo. Avrebbe voluto sapere tutto di lui ma aveva anche paura di quello che avrebbe potuto scoprire.
Il Capitano strinse vigorosamente la mano al Maestro continuando a ringraziarlo. Il Maestro Ogu porse poi la mano al ragazzo per stringere in questo modo un patto diretto tra i due. Alopo, interrogando con lo sguardo il padre, non sapeva cosa fare; era la prima volta che veniva trattato come un adulto e non ne era abituato. Non sapeva se poteva stringere quella mano che poco prima gli aveva tolto il respiro ed almeno sette battiti del suo piccolo cuore. Il Capitano fece un cenno di consenso e di incitazione verso il suo giovane erede, ed allora il ragazzino allungò la mano in direzione di quella del Maestro che la fece scomparire all’interno del suo palmo. In quel momento il ragazzo vide quanto quella mano era grande. Anche il Maestro ora gli sembrava molto grande, anzi grandissimo mentre lui si sentiva piccolo ed inadeguato. Alzò quindi gli occhi verso il volto di quell’uomo che stringeva in maniera forte, ma senza fargli male, quel suo piccolo arto. Anche la faccia ora gli sembrava più grande, gli ricordava le maschere che indossavano alcuni contadini nelle ricorrenze in cui ci si rivolgeva agli spiriti, sacri e profani, per chiedere protezione e  buona sorte. Ma a differenza di quelle maschere lo sguardo del Maestro era più penetrante, tanto che credette che il Maestro Ogu, con una specie di sortilegio gli stesse guardando dentro e stesse scoprendo tutto di lui, segreti compresi. Che insomma gli stesse leggendo cuore ed anima.
Il Maestro lasciò la stretta ed il ragazzo rimase un attimo bloccato con la mano per aria, come una statua di sale, con lo sguardo fisso e perduto dietro a chi sa quale pensiero,  prima di riscuotersi e sentirsi di nuovo in possesso del suo corpo e delle sue facoltà.
Il Capitano Gedio, rivolgendosi ad Alopo, gli disse che poteva tornare a casa e dire a sua madre che lui si sarebbe fermato a parlare ancora un po’ con il Maestro di alcune incombenze e che sarebbe rientrato per l’ora di pranzo. Si raccomandò anche di non fermarsi a perdere tempo sulla strada.
Il ragazzo partì alla volta del sentiero quando sentì qualcosa trattenerlo. Era la mano del padre che lo bloccava. Alopo si girò a guardare il padre incredulo mentre questo gli assestava un bel ceffone. Il ragazzo, cercando di trattenere le lacrime mentre si massaggiava la gota arrossita dal colpo, non capiva il perché di quella punizione, in fin dei conti non aveva fatto nulla. Stava andando, come il padre gli aveva comandato verso casa.
Il Capitano, leggermente adirato ma con voce ferma, gli ricordò che era buona creanza salutare prima di andar via. Il ragazzo allora rivolse i suoi saluti al Maestro Ogu ed al padre e poi si allontanò.
Il Capitano chiese poi scusa per quel comportamento increscioso del figlio. Il maestro Ogu, in maniera benevola dando una pacca sulla spalla del Capitano, gli disse di non preoccuparsi che i ragazzi sono così.
I due iniziarono così a parlare di alcuni problemi che attanagliavano la città e per cui il Capitano Gedio chiedeva aiuto al Maestro Ogu.
  

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