Ed ecco un’altra domenica mattina che mi vede trascinarmi, non del tutto sveglio, al parco, sotto un sole che alle 10 è già caldo da disidratarti. Il problema principale è che i miei soci di corsa sono tutti in ferie, ed io sono qui solo. Il che rappresenta un problema sia dal punto di vista della concentrazione per tenere il ritmo adatto, sia dal punto di vista della noia che ti assale. Dovrei correre con le cuffie nelle orecchie, ma preferisco sentire i rumori di fondo del parco.
Non ho fatto neanche 500 Mt. , e sono ancora alla ricerca del passo giusto, quando per fortuna una ragazza mi taglia la strada. Guardo e noto che il suo ritmo è solo leggermente superiore al mio, mi attacco, oltre ad essere un bel vedere.
Per non farle paura o cosa, non mi metto in scia, ma mi tengo leggermente di lato, così che mi possa vedere. Lei non si volta neanche a guardarmi, tira avanti. Due chiacchiere mi avrebbero fatto piacere, ma mi accontento anche di qualcuno che tenga il ritmo e del bel vedere (son sempre fatto di carne, anche se con questo sole si sta seccando).
Dopo poco più di 1 km. lei rallenta decisamente, allora prima mi affianco e poi la supero con l’intento di darle il cambio e farla recuperare un po’. Sento un mantice che si avvicina e mi supera. È lei che ha interpretato il mio gesto come un affronto alla sua superiorità ed alla sua stirpe di giovane guerriera amazzone.
Capito la cosa resto in dietro. La tengo come riferimento, tanto prima o poi cede. Ed infatti in prossimità del km. 3,5 cede. Mi affianco fiero e non la guardo neanche, come Luna Rossa cerco il vento giusto e la supero di slancio. Cavoli mi sento davvero figo. Al ristoro del 4 km mi fermo per rinfrescarmi un attimo e lei ne approfitta per superarmi, ma non mi preoccupo. Andrà in crisi da caldo così se non si rinfresca e reidrata. Ed infatti 700 Mt. dopo è ferma ad una fontanella, volto distrutto. È scoppiata. Io bello e fiero come un dio greco continuo. Peccato che ora senza punti di riferimento e nient’altro vengo colto da mille pensieri che prima ero riuscito a relegare in fondo al cervello. Il 6° Km è quello della crisi, sto percorrendo un tratto senz’ombra, il sole picchia ed asciuga tutte le mie forze. Ho la lingua talmente secca e ruvida che ci si potrebbe accendere un cerino. La mente continua a saltare da un segnale di dolore o di stanchezza che arrivano dalle varie parti del corpo ai pensieri più disparati:lavoro, ferie, amici, chi vincerà il gp oggi,casa, blog, blogger (o meglio ad una blogger in particolare). Sembra di assistere ad un ingorgo stradale. Ci vorrebbe un vigile.
Qui occorre far ricorso a tutte le energie rimaste, vado in modalità risparmio energetico. Piccoli obbiettivi. Arrivare: fino alla prima curva, fino a quel albero, fino a quella panchina e così via. Riesco così a terminare il secondo giro.
Arrivo alla macchina, apro il baule e vai di bibitone (acqua, limone e zucchero alla faccia di tutti i dopati che ci sono in giro).
Ed ora.
Il bibitone inizia a fare effetto, sento il beneficio degli zuccheri nei muscoli, ed il limone ha tolto la sensazione di sete simile a quella di un disperso nel deserto. Le gambe fanno meno male e sembrano meno pesanti, e dire che sino a poco fa sembravano due pezzi di granito. Inizio piano piano…cammino. Vengo superato dai pochi che corrono in questa prima domenica di agosto.
Ok ricomincio. Un passo dietro l’altro.
È arrivato, per fortuna, il vigile a sbloccare l’ingorgo. Peccato che un pensiero cerchi continuamente d’intraversarsi all’incrocio delle mie sinapsi cerebrali e di far saltare i miei ultimi 2 neuroni rimasti. Questa volta sono più forte.
Mi convinco a pensare ad altro, ma a cosa? Ad un bel post. Ma cosa scrivere…va beh potrei scrivere di queste ore che mi vedono impegnato in una fatica inspiegabile. Inspiegabile perché mi domando chi me lo ha fatto fare. Ed ecco che il titolo mi arriva di colpo: La crisi del 6° Km.
Il resto viene da se. Ed eccomi come per magia trasportato al parcheggio dove la macchina riposa all’ombra di un bel albero. Il trofeo di oggi è un’altra dose di bibitone, oltre al pranzo luculliano che mi aspetta a casa.
Ho corso per più di 12 Km., ed anche se il tempo impiegato è osceno sono arrivato sino in fondo, ed è questo quello che conta. Non fermarsi, rallentare, ma andare avanti senza farsi abbattere dalle difficoltà.
3 commenti:
provocazione: cosa serve correre 12 km, di cui la metà dietro a una donna (battutaccia ;)), se poi torni a casa a spazzolare un pranzo luculliano?
serve per i sensi di colpa. se non avessi fatto 12 km, avrei mangiato la parmiggiana con meno piacere
allora anche tu sei ancora a casa provando a tenerti in forma eh?
cits
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