Sono qui in ufficio che aspetto che la solita utente stordita si accorga che è passata l’ora di chiusura e che me ne voglio andare a casa. Ed in tanto spio i miei contatti messanger. A quest’ora la maggior parte ha lasciato l’ufficio, quindi sino a domani saranno presenti solo nel mondo reale. Va beh.
Sono qui ad attendere ed a guardare il telefono che non squilla (ho su le cuffie ed ascolto sigle di cartoni animati, perciò guardo il telefono, che possiede fortunatamente una luce rossa che si accende quando arriva una telefonata).
Mi ritrovo a pensare come sia diverso il modo di dialogare dal vivo o per via telematica. Nel primo caso i filtri, le inibizioni sono molto stringenti, mentre nascosti dietro i tasti di un pc ecco che anche la formica Amilcare riesce a strangolare l’elefante.
A dire il vero avevo sottovalutato la potenza di questi mezzi di contatto. Ho sempre pensato che uno sguardo, un profumo, un suono o un semplice contatto valesse molto di più di uno scambio di lettere digitali che non possiedono il calore di quelle vergate a mano. Non capivo come si potessero passare ore a messaggiarsi via pc o via sms. Ed invece.
Mi sentivo nel giusto come ci si sente quando ci si sbaglia, ed infatti mi sono sbagliato. Anch’io ho giudicato il piatto senza assaggiarlo, ed ora che l’ho assaggiato devo dire che mi piace. Devo stare solo attento a non “ingrassare” ed a “mangiare piano”.
Il problema è proprio qua. Mi ritrovo a massaggiare con più persone e con alcune di queste ad andare troppo veloce.
Troppo veloce nello scrivere. Troppo veloce nell’esprimermi. Troppo veloce nell’inviare. Troppo veloce nello scaricare. Troppo veloce nel rispondere. Troppo veloce nel chiedere.
Tutto questo porta ad una bella indigestione.
Quindi cerco di concentrarmi su altro. Ed il blog è un buon amico. Un amico che chiede poco, che c’è sempre, o quasi, quando lo chiami. Non sei costretto a rispondere alle sue domande. Lui è lì. Eppure anche questa è una forma di comunicazione. Ed anche qui le giornate a passate a controllare il numero di contatti, o i commenti lasciati. Oppure viaggiare sulla cartina per vedere da dove le persone si sono collegate e cercare nei puntini rossi gli amici lontani, ma solo geograficamente. È strano pensare che dietro a quei puntini ci siano persone in carne ed ossa che hanno speso almeno un secondo per venirmi a trovare, magari lasciando un saluto. Ed anche in questo caso, mi trovo al riparo dietro il fortino fatto di pulsanti, con le lettere a fare da vedette. Al sicuro do libero sfogo a tutto il mio ego, al mio egocentrismo, alla mia voglia di esprimermi e di esprimere ciò che si nasconde dietro.
E nascosto su questa barchetta navigo alla scoperta di altre persone, che inizialmente hanno solo una dimensione, poi due e forse un giorno tre.
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