La prima settimana di trasferta a Torino, senza che io ci abbia dormito, è trascorsa. Quando dico dormire intendo ovviamente in un letto, non in ufficio, sempre più deserto dopo il trasloco nel nuovo open space.
Questa è la prima settimana che viaggio in Prima classe volutamente, anche se alla società ho raccontato una storia un po' diversa. Lunedì mattina si è guastato un treno che andava in Piemonte, e quindi la gente si è concentrata su quello che ho preso io. Per evitare un viaggio di 2 ore in piedi, con la valigia ed il gruppo di pendolari, che a ragione, si lamentano dei treni, della sporcizia, del tempo, dei mali del mondo, viaggio in PRIMA. Per la cronaca anche questa si riempie, ma fortunatamente nessuno si lamenta del fatto che io abbia occupato un posto con la valigia.
Questa è anche la settimana in cui è iniziato il passaggio di consegna con le persone della manutenzione, quindi al nostro gruppo si sono aggiunte altre due persone.
Fortunatamente molto simpatiche, che hanno regalato anche momenti di vera ilarità rendendo così la settimana trascorsa un po' meno pesante. Uno lo riporto per diritto di cronaca:
“ arrivati in Albergo scopro che la mia camera è accanto a quella di uno dei nuovi, il più grande, ma anche quello che sembrava più un bambino in gita. Comunque la mattina successiva si lamenta di una perdita del bidet. Si va a lavorare e la giornata trascorre tra presentazioni e passaggi di conoscenze e di consegne. La sera rientrati in albergo per cambiarci ed andare a cena, anche questa novità per noi, sento bussare alla camera. Il bambino non trova la valigia. Vado a vedere e gli faccio notare che manca tutta la sua roba, non solo la valigia.
Lui è sbalordito e preoccupato. Cosa deve fare. Io lo tranquillizzo e gli ricordo che aveva segnalato il problema della camera, e che probabilmente lo hanno alloggiato in un altra camera. Ed infatti così è. Lui si lamenta del fatto che non gli abbiano lasciato un messaggio. Io gli ricordo che il messaggio glielo avrebbero lasciato in polacco, quindi la situazione non sarebbe stata molto diversa.”
Raccontata non fa tanto ridere, ma se potessi fotografare con le parole le sue espressioni, ridereste anche voi.
Questa è stata la settimana di molte prime volte. La prima volta che il vaucher per l'auto è compilato correttamente, e nella metà del tempo ritiro e restituisco l'auto, tra i complimenti del personale dell'azienda di nolo dell'auto, ad un certo punto penso che parta addirittura un applauso. Vengo addirittura accompagnato all'auto come ricompensa della giusta compilazione del vaucher da parte della segretaria. (N.d.R. è tutto vero, non ho romanzato l'evento)
La prima volta che in camera trovo il buono per una bevuta al bar dell'albergo, e con me anche un paio di colleghi. Alla fine tutti abbiamo ricevuto la drinkata gratis, tranne uno. Il mio collega, che subito inizia il suo panegirico di lamentele che si conclude con una chiacchierata con la sfortunata ragazza delle reception che lo deve ascoltare. Non è la prima volta che vedo qualcuno lamentarsi perchè non ha ricevuto un omaggio, ma ogni volta la cosa mi fa ridere. Come si fa a pretendere un omaggio, se questo non è dovuto? Finiamola subito con questo discorso altrimenti chi sa dove andremo a finire.
Questa è la prima volta che vedo rispondere al telefono un utente, che parla con un fornitore rompiscatole, e riattaccando gli dedica un italianissimo "fanculo". Se alla finestra non si vedesse il solito paesaggio grigio penserei di essere in Italia.
Questa è anche la settimana vissuta con l'incubo di dover rimanere a lavorare venerdì sino a notte fonda dell'ennesimo abbassamento di braghe. Per fortuna che chi è dall'altra parte non ha ancora scoperto la pillolina blue, e non riuscendo ad avere una degna alzata di bandiera, ci lascia liberi ad un orario impensabile: esco all'orario giusto, niente straordinario non pagato.
Il ritorno in auto con il collega, cosa che non succedeva da molto, mi riporta ai miei monologhi ed ai suoi monosillabi di risposta, tanto che penso di anticipare un po' il riposo dei giusti, e schiacciare un pisolino in macchina, ma resisto, non vorrei che l'autista sbagliasse uscita per la troppa foga di arrivare.
Ed alla fine arrivo a casa all'ora di cena, come non succedeva de tempo, mangio in compagnia dei miei famigliari, ci scambio anche quattro parole sulla settimana e sulle notizie del telegiornale. Ed alla fine stanco di così tante prime volte, vado a dormire.
Prima di lasciarti, caro lettore, ti voglio dedicare la canzone, che trasnmessa dalla radio interna della fabbrica, veniva canticchiata dalla capa dell'ufficio del passivo:
Nella prossima puntata si parlerà di...
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