31 gennaio 2010

Mezza Trasferta - 11° Puntata Kechnec


Ed eccomi di nuovo qui a scrivere di viaggi e paesi freddi, come succedeva un anno fa. Si si, caro lettore, hai capito bene. Questa settimana sono stato spedito a lavorare ancora più a est di quanto accadeva un anno fa e come al solito la prima avventura non è mai a settimana piena, per permettere al metabolismo di prendere ferie, ed alla digestione di mandare 'avviso di assenza dal lavoro per lungo periodo.

Vediamo come gli avvenimenti si sono succeduti..

lunedì scorre nella frenesia dei preparativi per la partenza. Controllo di documenti, prenotazioni, tessere punti e via dicendo. Tornato a casa la giornata non è ancora finita, bisogna affrontare nuovamente l'avventura valigia ed i mille quesiti annessi. Quanti calzini? Le ciabatte le porto? Quanti maglioni? Quali medicine portare? Numero di mutande e canottiere? Quali cravatte? Come piegare i pantaloni del vestito perchè non si rovinino? E le camice? Etc.etc.

Mentre chiudo la valigia il telefono mi segnala l'arrivo di un SMS. Il “capo scout” ci autorizza, visto le temperature basse come il QI del mio capo aziendale, ad indossare abiti “casual”. In meno di un minuto ho rifatto la valigia mettendo felpe e jeans imbottiti, calzettoni e polo.

Martedì la sveglia suona all'ora dei panettieri. Doccia, colazione, vestiti pesanti e si parte. L'area e fredda, ma non tanto come quella che troverò nei giorni seguenti. All'aeroporto trovo un paio di colleghi in partenza per la Germania. Facciamo check-in e ci imbarchiamo. Il volo sino a Praga procede senza intoppi. All'aeroporto scopro che lì esiste anche un bar dove si può fumare. I miei colleghi ci si tuffano intanto che io osservo il via vai delle persone per i vari gate. La seconda tratta è più complicata. Saliamo su un ATR. Per chi non lo sapesse sono gli aerei con due motori ad elica. Sempre per cultura personale vi informo che fanno un rumore dell'ostrega, e vibrano che è una meraviglia. I colleghi mi dicono che gli atterraggi sono di solito molto duri, ed invece sia all'andata che al ritorno trovo due piloti davvero bravi, forse i migliori incrociati sino ad ora, e l'atterraggio sarebbe da applausi se in testa non avessi un frullatore che ancora gira. Kosice ci accoglie con una gelida giornata di sole, se così si può dire. Ci dividiamo. Il capo scout con un collega e le valige prendono un auto a nolo, e noi tre ci affidiamo al tassista di turno per raggiungere gli stabilimenti da avviare. Questi si trovano a Kechnec, non ridente località dell'est Slovacchia. In pratica lavoro in una città che è ad est^2.

Il paesaggio è desolante. Non c'è nulla, e dietro ad una collina c'è la zona industriale. Decidiamo, dopo essere entrati in ufficio, percorrendo un centinaio di metri nei cortili dell'azienda, che salteremo tutti i pranzi a causa del freddo e del fatto che il primo punto di ristoro è a 20 minuti di strada, almeno.

Gli stabilimenti, sono nuovi, e non ancora finiti. Alcuni spazi sembrano la pubblicità di qualche catalogo di mobili per uffici. Noi veniamo piazzati in un piccolo ufficio ed iniziamo a lavorare. Pianifichiamo con il direttore degli stabilimenti le vaie attività in essere e la prenotazione per un ristorante noto per la cucina del “Ginocchio”.

La giornata scorre velocemente, ed ad un orario dettato più dal fatto che si abbia prenotato un taxi per tornare in città, piuttosto che si sia finito di lavorare, facciamo rotto verso l'albergo. Qui troviamo un accoglienza dolce e calorosa, sotto forma di biscottone al cioccolato che ci viene offerto alla reception.

Le camere non sono male, peccato la mancanza delle ciabattine. Breve pit stop e poi fuori a cena. Qui scopro che una collega non si sente bene e da forfait. Il ristorante che ci accoglie è arredato in stile medioevale. Ordiniamo ed il piatto che scelgo ha un indice di digeribilità pari a quello di un incudine.

Si torna tutti in albergo a dormire, od almeno provarci. Il giorno dopo a colazione faccio un po' di spesa al buffet, giusto per tappare qualche possibile languorino durante il giorno. Quando esco con la mia felpona con la tasca davanti sembro un canguro che porta nel marsupio almeno una cucciolata fatta di 12 piccoli cangurini.

Si parte per lo stabilimento. Questa volta ci viene assegnata una scrivania all'interno dello stabilimento in costruzione. Per entrare dobbiamo indossare dei sovrascarpe che trasformano il passo di tutti in quello di pagliacci.

Incontro il mio utente, che sino ad ora mi aveva fatto pensare a calde terre africane, ed invece di persona sembra un prototipo di un profugo di lontane guerre, per quanto sia magro ed abbia la testa grande. Lavoriamo mentre gli operai assemblano i vari macchinari. Anche questa giornata scorre e si fa ritorno all'hotel. Rapido cambio di abiti e via a mangiare il ginocchio con il direttore di stabilimento. Altro piatto per cui il tasso di digeribilità riporta la dicitura N.P. (non pervenuto). All'uscita i colleghi scoprono il casinò ed è l'inizio della fine. Ci passiamo il resto della serata, con alterne fortune, ma con lo stesso risultato alla fine. Si è perso.

Il giorno dopo si pianifica la cena solo per poter andare poi velocemente al casinò. Qui di nuovo si gioca, ed ovviamente si perde.

Non mi dilungo in descrizioni ora, perchè ci sarà sicuramente occasione di tornarci.

Venerdì mattina check out e via verso la fabbrica. Lavoriamo, sistemiamo le ultime cose e di nuovo in movimento verso l'aeroporto. Il volo con l'ATR sembra non finire mai. Tanto che al frullatore sembra si sia aggiunto anche un tritatutto. Arrivati a Praga, mi faccio prendere da una crisi da acquisto compulsivo e faccio man bassa velocemente, prima di scoprire che il nostro aereo partirà in ritardo. Al gate si affolla sempre più gente. Scopriamo che il ritardo è dovuto alla coincidenza con un volo proveniente da Kiev.

In coda per salire sull'aereo, iniziamo ad osservare gli altri passeggeri, tre suore, un'anziana donna vestita di nero, con tanto di scialle sulla testa, una donna stra rifatta, due finti giovani vestiti in maniera trendy (modo educato per dire da idioti), ragazzina con look da scolaretta di collegio svizzero. In breve sembra il csting di “Final destination”. Qualche scongiuro lo faccio anch'io.

Il volo alla fine va bene, e Milano ci accoglie con un amorevole nevicata..

caro lettore che aspetti trepidante la descrizione della fauna che ho incrociato, ahimè dovrai aspettare un'altra occasione, ormai qui non c'è più spazio.

e la storia continua ...

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