09 gennaio 2010

Mezza Trasferta - 8° Puntata


Caro lettore ben tornato, se sei già tornato, o buon inizio se sei tra i tanti che lunedì ricominceranno a lavorare, mentre se sei tra quelli che si godranno ancora un po' di ferie/vacanze la mia invidia ti colga.

E con questo bel inizio posso dare via ai racconti di questa due giorni che mi ha rivisto tornare a girare le viti, non del mondo, ma solo della mia piccola vita lavorativa.

È proprio vero che l'Epifania tutte le feste si porta via... e forse si è portato via anche un po' di materia grigia visti alcuni comportamenti degli altri ingabbiati dell'ufficio. Ma vediamo di andare con ordine.

Giovedì si ricomincia a produrre e già la sveglia mi riporta all'epoca in cui il 7 di Gennaio tornavo a scuola e non a lavorare. La sensazione di essere impreparato è talmente grande che mi sveglio prima della sveglia, dopo una notte non proprio di sogni d'oro. Vedo di recuperare velocemente le buoni abitudini. Doccia, colazione, barba e denti da pulire, scelta della cravatta, box, auto strada e ufficio.

Cerco per l'appunto di ritrovare gli automatismi, e mi sembra quasi di esserci. Ed anche se la giornata è grigia di quelle che ti chiedi che fine hanno fatto tutti quei colori che hai visto nei giorni scorsi, vado avanti sino a quando non rimango colpito da un immagine che avrò visto chi sa quante volte, ma che adesso mi fa riflettere. Nel tragitto casa lavoro passo a fianco di uno di quei centri per il divertimento estivo, attrezzato con piscine e scivoli. Questi ultimi sono coloratissimi, di forme strane e abbastanza alti, almeno per me che un po' soffro di vertigini. Ecco vedo questi colori che cercano di resistere anche loro al grigiore totale, con ahimè poca fortuna. È peggio che vedere il mare d'inverno, perchè qui non si sentono le onde sulla battigia, non c'è la spiaggia, ci sono solo questi simboli del divertimento abbandonati alle intemperie in attesa che il cerchio delle stagioni torni a ripopolare questi spiazzi di gente e schiamazzi, di allegria e di sole, di bambini festanti e di corpi abbronzati o in cerca della giusta rosolatura. Ecco questa è l'immagine che mi si attacca dietro la retina, mentre varco la porta della fabbrica e mi reco in ufficio, e neanche il uovo look dell'open space, più carino ma molto meno funzionale, riesce a cancellare quell'immagine. Siamo a ranghi ridotti ma tutti cercano di alzare il livello umorale del gruppo. Qualcuno a portato anche dei dolcetti tipici delle sue terre, per addolcire il rientro e ci sarebbe anche riuscito se non arrivasse la telefonata del capo che ci annuncia che ci viene a trovare per pranzo. Io ed i colleghi lo aspettiamo con la speranza che ci porti la buona novella, ed invece sembra che la parte più importante l'abbia dimenticata nella sua terra natale, così che mi sembra di parlare con uno di quei pupi abbandonati in qualche soffitta siciliana, in attesa di una risposta che per questa volta non arriverà.

La parte più dura e sopravvivere all'inizio di abbiocco del pomeriggio, ma stringo i denti e vado avanti. Un po' a sorpresa arrivo a fine serata, avendo concluso poco, ma almeno avendo ricominciato a girare le famose viti.

Venerdì arriva un po' a sorpresa. La sveglia mi sorprende. L'annuncio di un nuovo viaggio mi sorprende. Le richieste insulse dell'ultimo arrivato mi sorprendono. Il sostegno dei colleghi mi sorprende. La quantità di cose che devo ancora imparare mi sorprende. Il non ricordarmi alcuni passi per un attività mi sorprende. Un paio di mail, che non riguardano il lavoro, mi sorprendono. La telefonata di mia sorella mi sorprende. E di sorpresa in sorpresa arrivo all'ora di spegnere il pc e di tornare a casa.

… e la storia continua ...


2 commenti:

Pietro ha detto...

Condivido la tua opinione sul grigiore di questi giorni. Certo, mi farebbe incazzare non poco se lunedi, tornato al lavoro, ci fosse un sole estivo...

Carmine ha detto...

Pietro va tranquillo, ho visto le previsioni e per la prossima settimana danno tempo di mierda (scusami lo spagnolismo).