11 ottobre 2008

Torino - 31° puntata


Caro lettore un'altra settimana è stata messa in cascina, una settimana un po' strana.
A questo giro è il collega fighetto che fa le ore tarde in ufficio, io riesco anche a scappare prima per presenziare all'evento sportivo, che mi vede essere convocato nella formazione del senior del mio team, e fare una prestazione che risolleva il mio voto in pagella. Ecco questa potrebbe essere la settimana in cui ho recuperato un po' di punti.
Sul lavoro un carico di responsabilità nuovo, in breve il collega mi ha girato il suo lavoro vendendomelo come un indicazione della fiducia che si ha in me, peccato che ha tralasciato di dire che in realtà era solo un padulo bello e buono. Mi sono così trovato a sistemare casini arretrati, ed a parlare con persone mai viste, cercando di guadagnare la loro fiducia in poco tempo visto che per venerdì mattina dovevo consegnare il lavoro. Metteteci che fatto che i dati da analizzare sono arrivati mercoledì sera, giovedì tra riunioni, pressioni per la consegna e caldo sahariano in ufficio, la testa ha iniziato a girare a vuoto. Alla fine mi sentivo sconfitto. Non funzionava nulla.
Non so se vi è mai capitato di guardare inebetiti e sconfortati il vostro pc senza sapere assolutamente cosa fare, con l'unico neurone che sta chiedendo asilo politico ad un altro organo.
Alla fine non mi resta che spegnere l'oggetto infernale e tornarmene con le pive nel sacco a quella che da qualche giorno chiamo “casa”.
Lì ricevo inviti per festeggiare partenze e folleggiare in discoteca. Non ho neanche la voglia di uscire dalla camera. Riesco a litigare con tutti quelli che sento al telefono, a bruciare il minestrone, a sporcare la cucina in modo assurdo (sembra un murales fatto da uno schizofrenico il muro dell'armadio cucina). Per fortuna che alle telefonate si sostituiscono gli sms di un'amica, che una buona parte del minestrone si è salvata, e quindi la cena è salva, che la cucina si ripulisce, che il dolce l'offre la collega, che le chiacchiere inutili con i colleghi mi fanno pensare ad altro, che mi convinco ad uscire, ma niente discoteca, solo una bevuta e quattro parole in giro per Torino. Come cenerentola prima che sia domani torno a casa, lasciando il gruppo in partenza per le follie del giovedì.
A letto e via.
Venerdì sembra che tutto funzioni. “Qualcuno” aveva dimenticato di avvertirmi che era stata fatta una modifica alla procedura di caricamento dati, motivo per cui non funzionava nulla. Tolta e tutto ha ricominciato a funzionare alla grande. Anche l'interrogazione da parte del capo suprema si risolve con una sufficienza piena ed abbondante.
Il pomeriggio la riunione a Milano va bene, e rivedere qualche volto amico in ufficio migliora ancora il mio umore, che viene attaccato da qualche mail di spamming, ma oggi non è ieri, quindi ciccia per chi l'ha spedita.
Uscito dall'ufficio riscopro anche un po' della mia città, e noto che un luogo mi fa tornare in mente una cosa che non c'entra niente, una voce. La prima volta che l'ho sentita ero lì, ed anche molte delle altre volte che l'ho sentita ero lì. Non vi preoccupate, la voce è reale, non nasce nel mio cervello, ma esce dal mio cellulare dopo aver pigiato una serie di numeri. Proust aveva il profumo delle croissant, io ho: case in stile Liberty, un portone, un numero civico, un paio di negozi ed un semaforo con avvisatore acustico.
La cosa all'inizio mi è suonata un po' strana, ma alla fine ho ricomposto la serie di numeri, ma sfortunatamente questa volta a rispondere è stata la voce ben impostata del messaggio della segreteria. Lascio un messaggio e mi rituffo nelle vie del centro. Cerco di capire quanto questa mia città sia cambiata, come se fosse una persona. Se è cresciuta o invecchiata. Se va ancora di corsa o ha imparato ad avere ritmi più tranquilli. Se tutto è cambiato o è rimasto uguale. Sono un indigeno con lo sguardo a metà tra il turista ed lo zio che ritorna da un lungo viaggio e scruta i suoi nipoti per leggere sui loro volti il tempo che passa.
Alla fine squilla il telefono.
Nella prossima puntata si parlerà di...

1 commento:

Anonimo ha detto...

:-)Marta