25 ottobre 2008

Torino/Bielsko-Biała - 33° puntata


Questa settimana è quasi finita. E già “quasi”, perchè ho iniziato a metter giù questo post mentre sorvoliamo l'Austria, direzione Piemonte.
Qualcuno si chiederà cosa faccio su di un aereo che sta sorvolando le Alpi orientali se lavoro a Torino e risiedo a Milano. Provo a spiegare l'arcano.
Questa settimana è iniziata con la solita colazione a casa mia, prima di incominciare il viaggio che mi porta ogni settimana nella città sabauda. Martedì, colazione in residence a pochi passi dalla Dora ed il parco della Pellerina, e mercoledì in un albergo di una piccola cittadina polacca, Bielsko-Biała.
Proprio così, la trasferta della trasferta, una trasferta al quadrato.
Se ora vi chiedete perchè partire e tornare a Torino è presto detto: la capa, nel senso della manager di progetto ha voluto così.
Gli aerei che abbiamo preso erano così piccoli che ho pensato che il collega più alto potesse incastrarsi nell'ingresso, o che esistono ascensori capaci di trasportare molte più persone. Comunque i voli sono andati bene, ed anche la mia paura dei decolli si è molto attenuata, tanto che al ritorno non ho fatto nessun esercizio di concentrazione. Volevo provare il metodo G.G.Marquez, ma non penso di essere così famoso da potermi presentare ubriaco al check in.
Atterrati e decollati da Katowice, che dista circa un'ora e mezza da Bielsko-Biała, ho potuto vedere una piccola parte del sud della Polonia. La statale che abbiamo percorso mi ricordava molto la A1 nel tratto Milano-Bologna, piatto con nulla oltre a poche case rurali ed alberi a far da cornice. Anche qui i lavori in corso e le relative code si sprecano. Ecco che inizio a misurare tutto con il metro del nazionalismo, confrontando quello che vedo con il bel paese e con quello che mi è stato raccontato.
La zona è famosa per le carni, i funghi e le zuppe, oltre ai pierogi (si pronuncia come pieroghi), piatto tipico polacco. Ed essendo famosa per questi cibi perchè non provarli, magari accompagnati da un po' di birra e vodka, quest'ultima va bevuta anche solo per aiutare la digestione o sentire di meno il freddo. Tutti i ristoranti che abbiamo visitato, tre, hanno la forma tipica delle baite, ed in una c'erano anche pelli e corna di animali appesi al muro e sparsi per il locale.
Non dimentichiamo che qui ci sono molte fabbriche italiane, ed in una di queste passo la maggior parte del tempo. Innanzi tutto la fabbrica è cosi grande che per spostarsi al suo interno è consigliabile l'utilizzo di un mezzo o di scarpe comode. Gli uffici sono spesso ricavati da grandi stanzoni ed hanno quel non so che di ospedale per matti, con colori tenui e rilassanti e pareti scrostate. A causa della concentrazione di molte attività in pochi giorni, gli orari si sono sempre allungati e quindi non c'è stata occasione per fare una visita al centro della città, che era anche conosciuta come “Piccola Vienna”. Non ci facciamo comunque mancare la serata godereccia, e l'ultima sera, messi a letto i capi fuggiamo alla ricerca di un po' di vita vera. Qui dopo le 11 le vie sono deserte ed i posti aperti sono pochissimi, così finiamo in una discoteca situata in un centro commerciale a ridosso del centro. Si la discoteca è al primo piano di un centro commerciale fatto di negozi e supermercato, con insegna regolamentare. Alcuni pavoneggiavano che in meno di mezz'ora avrebbero avuto mille donne a corteggiarli, ma non è successo. Si sono riviste le solite scene di queste serate, con l'unica differenza della scenografia e delle comparse che parlavano un altro idioma, ed un risparmio sul consumo dell'alcol visto il basso costo dei cocktail.
I ragazzi sembravano tutti naziskin palestrati e le ragazze avevano una bellezza algida, ma tutti sembravano ballare come se stessero facendo un provino per fare la letterina. Lo spazio infatti non manca e tutti possono dare sfogo al loro modo di interpretare la musica, a differenza delle serate danzanti nazionali che ricordavano di più lo spostamento tra una fermata e l'altra della metropolitana nell'ora di punta. Un'altra differenza è che qui si può ancora fumare nei locali, discoteca compresa, e se ci mettete anche il fatto che il gestore si divertiva ad esagerare con il fumo artificiale creando veri e propri banchi di nebbia, potete immaginare l'odore dei vestiti ed ilbruciore degli occhi.
Come al solito, alla fine, ho dovuto riportare a casa questo gruppetto di giovani ubriachi.
Venerdì sveglia presto per poter fare gli ultimi acquisti al centro commerciale che si trova sulla via per l'aeroporto, e se doveste chiedervi cosa è stato acquistato e presto detto: Vodka e sigarette, come si faceva negli anni della guerra fredda, con l'unica variante di una scatola di biscotti per i colleghi rimasti in Italia.
Nella prossima puntata si parlerà di...

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